l’audizione pubblica dell’assessore alla mobilità di Roma Capitale, Antonello Aurigemma, tenutasi il primo agosto nell’aula consiliare di Piazza Sempione e riguardante il prolungamento della metro B1 fino a Bufalotta, è stata interrotta per alcuni minuti dal presidente del consiglio Roberto Borgheresi perchè tra il pubblico, il giornalista Enrico Pazzi continuava a riprendere i lavori con una piccola telecamerina, con l’intento di mettere on line il filmato sul suo sito, registrato regolarmente come testata giornalistica presso il Tribunale di Roma, così come ci informano i credits. Io ero presente, insieme a Nicola Sciannamè, Giuseppe Grifeo e Alessandro Pino, tutti per il giornale locale “La Voce del Municipio”: l’evento era troppo importante, al di là di chi poi ne avrebbe scritto. Pino con la sua inseparabile reflex, impossibile da nascondere, ha goduto dell’autorizzazione rilasciata al giornale per fare le foto nell’aula consiliare. Tanto è vero che nessuno, nè in divisa nè in borghese ci ha chiesto di smettere. A dire la verità nessuno ha chiesto nulla neanche a chi tra il pubblico ha impugnato il proprio smartphone per fare foto o filmati, chissà, senza visionare la scheda non è possibile stabilirlo.Il particolare non è di poco conto, perché il presidente Borgheresi, scrivendo un post a commento dell’accaduto, ha addotto come negazione all’autorizzazione che questa viene rilasciata soltanto a chi scrive per testata registrata, quindi ai privati non spetterebbe,se la logica non mi fa difetto. Pazzi è molto conosciuto nell’ambiente politico locale e municipale come un cronista puntiglioso, molte volte fastidioso per alcuni, quindi sull’intento divulgativo delle sue riprese non ci potevano essere dubbi. Alla fine, Pazzi è stato l’unico ad essere allontanato da carabinieri e polizia municipale, senza che si arrivasse a capire da chi ne fosse stato richiesto l’intervento. Non nuovo a simili dimostrazioni, il giornalista mise in rete qualche tempo fa un filmato in cui si vedeva il meccanismo delle votazioni in campidoglio utiliazzato dai famosi “pianisti”. Quella volta aveva l’autorizzazione. Il nostro è restio a chiederne, perchè convinto del dettato costituzionale della libertà di informazione. Anche il primo agosto, richiese l’autorizzazione nell’immediatezza dell’audizione, presentandola direttamente al presidente Borgheresi, saltando tutta la prassi burocratica, che può essere giusta o ingiusta ma che tanto è cara alla presidenza. Già, Borgheresi ci tiene molto alla buona creanza e al cerimoniale. In fin dei conti basta prenderlo per il verso giusto, il più delle volte. Gran conoscitore del regolamento municipale – che contribuì a compilare – sa perfettamente come muoversi all’interno dei suoi articoli. Al presidente dell’aula consiliare va dato atto di essere un politico fedele alla propria linea. Ed ecco l’allontanamento di Pazzi viene disposto con generici “motivi d’ordine”, gli stessi per cui anche se si ha un’autorizzazione alle riprese questa può venire momentaneamente sospesa. Sarà stata una questione di inosservanza delle procedure o magari l’esigenza di tutelare una posizione politica sulla b1 che non sembra molto chiara, con il presidente del Municipio che parla di project financing, l’assessore alla mobilità che dichiara non trattarsi assolutamente di questo ma di valorizzazione mobiliare di una quota dell’housing sociale, con il sindaco che poco dopo torna a parlare di project financing. Sta di fatto che il consiglio ha abboccato appieno all’amo del provocatore del IV municipio per eccellenza. Infatti, la cronaca dell’incontro è stata pubblicata comunque, anche se la forza del racconto non è minimamente confrontabile con l’impatto di una registrazione video completa. Dopo poco, anche la parte videoripresa da Pazzi è stata pubblicata su youtube. Soprattutto, roma2013 ha inondato il web con gli articoli sul giornalista allontanato dall’aula contro la libertà di informazione, numerosi politici hanno emanato comunicati stampa per testimoniare solidarietà al martire della censura mediatica e, c’è da giurarci, prima o poi accorrerà anche qualche giornale nazionale, dopo che la notizia è arrivata su “affari italiani” e “giornalisti di calabria”.Un clamoroso autogol, in parole povere, anche perché l’argomento prolungamento b1 non è uno di quelli destinanti a sgonfiarsi nell’afa estiva. Il rischio valanga di cemento è qualcosa più di una probalità remota e l’attenzione della cittadinanza è allertata proprio dalle continue incongruenze che si registrano nel leggere i comunicati che provengono dalle varie amministrazioni coinvolte.
Enrico Pazzi, nomen omen o scaltro provocatore dalle idee ben chiare? La fazione di chi considera corretto l’operato del presidente Borgheresi si appella all’esistenza degli articoli del regolamento Municipale e Comunale che richiedono un’autorizzazione preventiva scritta, gli altri si appellano alla trasparenza degli atti pubblici e al diritto di cronaca sancito dalla Costituzione. A volersi togliere lo sfizio, basterebbe un ricorso al Tar per avere un’interpretazione autentica. Sarebbe sufficiente una mossa semplice e disarmante: che sia la stessa municipalità a mettere on line le sedute del consiglio, realizzando il principio di trasparenza di cui sempre più cittadini sentono l’esigenza, abbattendo gli episodi in cui alcuni consiglieri si assentano strategicamente al momento delle votazioni, anche se si tratta di una fontanella in un parco pubblico o della potatura degli alberi di un viale, e, come effetto collaterale, spuntare l’arma preferita di un intelligente giornalista provocatore, segnando tra l’altro una vittoria strategica in termini di ritorno d’immagine.
Elogio di un provocatore
17 AgoStalker assassinato dal padre della ex – di Alessandro Pino
17 Ago
Roma: pluripregiudicato viene ucciso dal padre di una donna che molestava da tempo dopo l’ennesima violenta provocazione. Nel popolo della rete sono in molti ad approvare il gesto.
La borgata di San Basilio, periferia est di Roma, è stata il teatro di una storia di pesantissime molestie ai danni di una giovane donna che poteva finire come troppi casi analoghi nei quali il persecutore di turno, nonostante denunce e diffide, ha continuato ad agire indisturbato arrivando anche a uccidere brutalmente il bersaglio delle sue morbose attenzioni. Questa volta è andata diversamente ma il sangue è stato versato comunque. Il copione fino a un certo punto è stato quello tristemente collaudato: un uomo pregiudicato per furto, Stefano Suriano, minaccia da tempo la sua ex compagna malmenandone anche il padre, Carlo Nanni. La situazione viene segnalata formalmente alle Forze dell’Ordine e alla Magistratura ma il molestatore, anzi lo stalker come si usa dire oggi, non fa una piega e prosegue imperterrito. Fino a un paio di giorni fa, quando Nanni, dopo l’ennesimo episodio di minacce e insulti, decide che è ora di finirla ma sul serio, non con le carte bollate. Assieme ad altre tre persone si mette a cercare Suriano a bordo di una macchina rubata, perchè forse neanche Nanni, pregiudicato anch’egli, rappresenta l’ideale di vicino di casa che tutti vorrebbero. Alla fine di questa caccia selvaggia Suriano viene trovato, inizia una feroce colluttazione al termine della quale rimane ferito mortalmente con un coltello e una mazzetta da muratore. Per gli inquirenti non è difficile intuire chi possa essere l’autore dell’omicidio: Nanni viene condotto nella caserma dei Carabinieri della Compagnia di Montesacro dove nel corso dell’interrogatorio ammette le proprie responsabilità, riferendo inoltre di avere gettato il coltello nell’Aniene dal ponte di via di Tor Cervara. Le ricerche dell’arma nelle acque limacciose del fiume sono ancora in corso. Intanto l’opinione pubblica si divide: da una parte c’è chi non ammette che in alcun caso si possa ricorrere a questa sorta di giustizia privata. Dall’altra però sono apparse in rete, sui forum e nei social network, numerose manifestazioni di solidarietà verso l’arrestato e di malcontento nei confronti di un sistema giudiziario la cui inerzia ha fatto sì che il molestatore continuasse le sue provocazioni. Perchè è questo di cui bisogna prendere mestamente atto: c’era un grave problema, ovvero la persecuzione attuata contro una donna e i suoi familiari. La Legge non ha saputo – o voluto – risolverlo. Ci ha pensato – a modo suo, s’intende – la violenta giustizia sommaria delle borgate. Se dunque la civiltà è definita come “l’insieme dei modi di soluzione ai problemi dell’esistenza”, quale dei due sistemi bisogna considerare più “civile” ?
Alessandro Pino

