Qualche mese addietro, a Roma
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Rientro a casa da sola, dopo una bella serata tra amici. Mancano venti minuti all’una e le strade sono vuote, ci sono cinque gradi ed una nebbia densa che se la stringessi tra le mani sicuramente scivolerebbe via a gocce. Butto una rapida occhiata in direzione dei marciapiedi, abitudine automatica dei giornalisti di strada, un po’ come i cani annusano l’aria ad intervalli regolari, senza un motivo preciso.
La zona è quella battuta regolarmente dalle puttane ma stasera sembrano non aver preso servizio e sarebbe normale visto il periodo, il freddo, l’ora e il clima affatto invitante. Invece due di loro mi si parano davanti all’ultimo palo della luce prima dello svincolo. Una è particolarmente giovane, il suo aspetto mi colpisce come un pugno allo stomaco. Ad occhio e croce avrà quindici anni, l’età denunciata dai lineamente ancora tondeggianti, le labbra cherubine, le cosciotte informi che solo un’adolescenza non ancora finita sa disegnare così. Ha i capelli decolorati goffamente, un viso talmente pallido da sembrare imbiancato con il gesso, calze a rete con sopra nulla. Sembra una bambola stropicciata, maltrattata da una bimba capricciosa e gettata via con noncuranza su un marciapiede di periferia. Mi domando quale razza di imbattibile solitaria e velenosa perversione può spingere un uomo a cercare prostitute poco più che bambine in una notte fredda e umida come questa..
