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aggiornamenti sulla casa di riposo di Casalbertone – 24 novembre

24 Nov

Prosegue anche oggi il sit in di protesta

Casa di riposo di Casal Boccone: cronaca della mattina del 23 novembre, giorno di inizio dei traferimenti degli ospiti – di Alessandro Pino

24 Nov

Per tutta la mattina del 23 novembre un posto solitamente tranquillo e isolato come la Casa di Riposo che si trova al civico 112 della via di Casal Boccone è diventato il centro della vita politica cittadina, luogo di animate manifestazioni che hanno visto anche la presenza di diversi equipaggi delle Forze dell’Ordine. Era previsto infatti l’inizio dei trasferimenti – formalmente su base volontaria – degli anziani ospiti in altre strutture di alloggio comunali. Il trasloco era dovuto alla annunciata dismissione della struttura, sottoutilizzata negli spazi a causa della legge regionale

foto A. Pino

41/2003 e il cui canone di affitto – la proprietà è dell’Enpals che lo ha dato in amministrazione alla società Fimit – mesi addietro era stato giudicato dalla giunta Alemanno troppo oneroso per le casse cittadine rispetto al costo di soluzioni assistenziali alternative da proporre agli interessati, ivi compreso il trasferimento in sistemazioni gestite da privati.

Nei giorni immediatamente precedenti, sulle pagine Facebook di alcuni comitati di quartiere c’era stato una sorta di tam tam per attirare l’attenzione di cittadini, stampa locale e politici sulla sorte dei residenti. Il risultato è stato – in parte – quello sperato: una trentina di persone – semplici cittadini, rappresentanti sindacali della Cgil, lavoratori impiegati nella struttura, oltre alla coordinatrice del circolo Pd Nuovo Salario Maria Teresa Ellul – è arrivata praticamente insieme ai furgoni per caricare gli effetti personali di chi doveva partire.

foto di A. Pino

 Sulle  ringhiere dei balconi erano appesi – presumibilmente non da persone anziane, vigorose nello spirito ma non nel corpo – numerosi striscioni con su scritte come “Voglio morire qui” o “Da qui non ci muoviamo”. L’atmosfera si è riscaldata quasi immediatamente nonostante si fosse a fine novembre quando la Ellul si è sdraiata a terra davanti al cancello a simboleggiare la volontà di non fare uscire i veicoli, le cui operazioni di carico sono proseguite in altra parte del complesso. Nel mentre, stimolati anche dai rappresentanti sindacali, i più determinati tra gli ospiti esprimevano ai cronisti presenti il loro stato d’animo, raccontando i percorsi di una vita che –  magari agiata come nel caso di Giuliana, novantenne di aspetto tanto delicato quanto d’animo combattivo, per anni residente ai Parioli – li avevano portati a vivere in una casa di riposo. Storie toccanti che prendevano forma liquida nelle lacrime di chi adesso ai tanti addii dati negli anni  si vedeva costretto a salutare anche gli amici a quattro zampe conosciuti qui: una colonia di gattoni ormai abituati a prendere il cibo da mani rugose. Parole cariche di stanchezza accumulata da chi finalmente aveva messo radici qui dopo aver vissuto tanti, troppi stravolgimenti e sente, come affermato da Enzo, «di essere diventato un pacco postale». 

foto di A. Pino

Man mano che trascorreva il tempo il piazzale antistante si è gradualmente riempito di persone e altri esponenti dell’opposizione municipale e capitolina: la consigliera comunale Gemma Azuni e dopo di lei i consiglieri municipali Riccardo Corbucci, Federica Rampini e Paolo Marchionne. Alcune anziane sono state fatte accomodare su due panchine messe di traverso all’ingresso ed è stato lì che sono iniziati gli screzi che hanno poi caratterizzato il resto della mattina. I primi a prendersi di petto, mentre una stizzita assistente sociale invitava a non filmare la scena, sono stati la Azuni e il direttore della Unità Organizzativa per la terza età e le case di riposo del Comune di Roma, l’economista Michele Guarino, rimasto fino a quel momento defilato. Da quel momento è stato un crescendo di alterazione, alimentato probabilmente dalle dichiarazioni di alcuni ospiti che hanno suscitato qualche dubbio – fermamente respinto da Guarino – sul modo in cui si sarebbero ottenute da loro le richieste di trasferimento in altra sede.

foto di A. Pino

Fatto sta che alcune delle attempate manifestanti hanno voluto che una funzionaria municipale mettesse a verbale la loro volontà di rimanere a Casal Boccone. Che il crescere dei toni andasse di pari passo con il calibro dei politici in campo, lo si è visto quando a rappresentare la maggioranza capitolina è arrivata  la vicesindaco (nonché assessore alle Politiche Sociali) Sveva Belviso che ha esordito chiedendo chi fossero gli organizzatori della sceneggiata; forse resasi conto della battuta non proprio felice si è seduta sulla panchina con le attempate manifestanti, probabilmente in segno di distensione. I battibecchi non sono cessati,  e mentre l’opposizione metteva in campo addirittura il senatore Stefano Pedica si sono viste così la Belviso e la Rampini scambiarsi  battute piccate come «Lei chi é ?» e «No, chi è lei», tanto che solo a tratti nell’accavallarsi di voci si è riuscito a carpire ai vari protagonisti qualche frase priva di aggressività: «Io mi rendo conto del trauma che questi signori subiranno – ha affermato il vicesindaco Belviso –  perché loro ormai qua sono abituati e quindi hanno paura del cambiamento. Una cosa  che invece non ammetto è la strumentalizzazione, la cattiveria di tutti quelli che consapevoli che a loro non mancherà nulla, gli mettono il terrore. Mi dispiace che c’è chi fa leva su quel timore per mettere in evidenza il proprio ruolo». Al vicesindaco hanno replicato gli esponenti dei sindacati, contestando proprio le cifre in base alle quali si è stabilito di chiudere la struttura di Casal Boccone. Sembrava un muro contro muro quando un timido spiraglio è arrivato da una proposta avanzata da Daniele Ozzimo, consigliere comunale del Pd e vicepresidente della Commissione Politiche Sociali: destinare al mantenimento e a un uso più intensivo della casa di riposo i sei milioni di euro previsti per il prossimo acquisto di un palazzo in via Assisi che dovrebbe essere destinato a ricovero di senza tetto. Rivolgendosi alla Belviso ha detto «Fermo restando che è giusto che l’amministrazione si ponga il problema dei costi, sfaldare questo nucleo di persone che vivono insieme mi pare un atto di cattiveria. Cogliamo quest’opportunità e quel servizio lo portiamo qui. Tu Sveva, fatti carico di questa proposta e facciamo tutti contenti».

Il vicesindaco Belviso non ha rifiutato la proposta di Ozzimo, riservandosi di verificarne la fattibilità. Nel frattempo però, a differenza di quanto richiesto da chi ne augurava la sospensione, pare che i trasferimenti da Casal Boccone nei prossimi giorni proseguiranno. 

Alessandro Pino