Archivio | 17:44

Settebagni: un semaforo da riaccendere – di Alessandro Pino

5 Gen

È ormai da parecchi giorni che uno dei due semafori che a Settebagni regolano l’immissione sul Raccordo Salario si trova non solo con il gruppo delle lanterne storto e quindi poco visibile – fatto che si verifica di frequente a causa del vento – ma per giunta con la lampada del “verde” spenta. Può sembrare un guasto da poco – sarebbe ovviamente più grave se ad essere fulminato fosse il “rosso” –  ma nella sua banalità crea un certo disagio: l’incrocio interessato è molto trafficato a tutte le ore ed è naturale che i conducenti cerchino di sfruttare il segnale di via libera fino all’ultimo secondo disponibile, onde evitare di attendere il completamento di un’altra sequenza di  luci. Con la lampadina del “verde”  fuori servizio la percezione del via libera non è immediata e in molti lasciano trascorrere attimi che in tempi di carburanti alle stelle (e forse anche di accresciuto stress) possono essere vissuti come uno spreco intollerabile di tempo e denaro. Da qui le salve di clacson che puntualmente risuonano quando chi si trova davanti si attarda a ripartire non vedendo la luce verde accesa. Considerando la probabilità che da quell’incrocio si lasci il quartiere per iniziare una giornata di impegni, è auspicabile evitare di farlo già carichi di nervosismo, condizione favorita al contrario proprio da una discussione per motivi di viabilità. Un semaforo funzionante magari non basta a cambiare la vita ma aiuta, come nella pubblicità delle caramelle.

Alessandro Pino

Casa di riposo “Roma 2”: ultimo atto – trasferito anche il centro Alzheimer, restano solo i vigilantes

5 Gen

(pubblicato su http://www.europagiovani.com/index.php?module=loadRubriche&IdCategoria=32&IdRubriche=317)

La casa di riposo di via di Casal Boccone è ormai ex. Corridoi silenziosi, arredi dismessi. Trasferito anche il centro Alzheimer. Tra poco, dietro i cancelli chiusi cominceranno a crescere rigogliose le erbacce che si impossessano di tutti i luoghi disabitati. La struttura intitolata a Italia Talenti a fine novembre era stata al centro di accese dispute politiche, suscitate dalla decisione del Comune di Roma di chiuderla perché ritenuta troppo onerosa per le casse cittadine, rispetto a soluzioni assistenziali alternative.

In quei giorni, le proteste iniziate mesi prima dai lavoratori delle cooperative impiegate nella struttura vennero rilanciate da un tam tam sui principali social network ad opera di alcuni comitati di quartiere, di semplici cittadini, di sindacati ed esponenti di partito che avevano capito la potenzialità dirompente dell’argomento. Invecchiare è una tappa d’obbligo per tutti, l’alternativa non è preferibile, come non immedesimarsi in un anziano che crede di aver raggiunto la stabilità affettiva e di routine di vita tanto necessari in un periodo dell’esistenza così delicato mentre invece viene invitato a cambiare di nuovo abitudini, compagni, ambiente.

Così l’abituale quiete del posto era stata rotta da animate manifestazioni. La serietà della faccenda era testimoniata anche dal calibro sempre crescente dei politici che si avvicendavano nel cortile, esprimendosi contro o a favore della dismissione, secondo il rispettivo orientamento. Diversi tra gli anziani residenti avevano voluto dire la propria ai giornalisti accorsi, raccontando i percorsi di una vita che li aveva portati a vivere in una struttura nel quale tutto sommato si trovavano a loro agio e che consideravano come una vera casa, con gli altri ospiti divenuti parte di una ricostituita famiglia e l’angoscia di dover ricominciare da capo ancora una volta.

Ad un certo punto era sembrato anche che potesse aprirsi uno spiraglio nelle trattative tra il Comune e la proprietà. Il consigliere municipale Alfredo Arista, Pdl, delegato a trattare con la proprietà ed il gestore aveva proposto di affiancare alla casa di riposo una struttura per anziani non autosufficienti, in modo tale da poter abbassare il costo di permanenza per ogni singolo utente, con i necessari lavori di manutenzione straordinaria a carico della proprietà. Il progetto era stato illustrato dallo stesso Arista durante la trasmissione di Serpentara Tv dedicata alla vicenda ( vedi http://www.livestream.com/serpentara/video?clipId=pla_713abb76-2b55-4ace-bac3-60808363c6b3)Stessa soluzione proposta dal Sindacato.

Il tutto, purtroppo,  si è risolto in nulla di fatto. Le volontà delle parti non si sono incontrate.I trasferimenti degli ospiti erano iniziati comunque, proseguendo mentre l’interesse per la vicenda dimostrato da quegli stessi politici che sembravano considerare la “Roma 2” il centro del mondo calava tanto repentinamente quanto era cresciuto poco prima. L’ultima partenza, quella che ha svuotato definitivamente la struttura è avvenuta il 31 dicembre. Ora della concitazione di quei giorni non è rimasto nulla: il piazzale antistante la costruzione è deserto, eccezion fatta per le auto delle guardie giurate che vigilano a scongiurare le probabili occupazioni e di un paio di pulmini che erano adibiti al trasporto disabili. Viene da chiedersi dove si trovano ora quegli anziani che avevano confidato a volti a loro sconosciuti la loro storia, la preoccupazione e anche la rabbia per essere stati dipinti in qualche articolo come dei disadattati dai capelli arruffati e dalla bocca sdentata.

Viene da chiedersi anche dove siano quei politici che avevano fatto a gara nell’apparire al fianco degli ospiti della “Roma 2”, alcuni dei quali si risentivano platealmente se non trovavano il proprio nome tra quelli citati negli articoli. E, infine, passando sulla strada che scorre ai piedi della collinetta, ci si chiede che fine farà lo stesso edificio, stretto d’assedio tra due ali di nuove costruzioni. Al momento l’area è vincolata dalla donazione Talenti. Gli edifici, già in parte inagibili, rischiano di divenire irrecuperabili. La proprietà per quanto sosterrà i costi di una vigilanza che sorveglia un bene che non produce nulla?

Luciana Miocchi e Alessandro Pino