L’Italia è una Repubblica fondata sul gioco d’azzardo? – di Alessandro Pino

1 Mag

giocodazzardoImmediatamente dopo la recente sparatoria di Montecitorio sono emersi diversi aspetti della biografia dell’attentatore Luigi Preiti: si è detto che viveva il dramma della disoccupazione in aggiunta a quello della fine del proprio matrimonio. Oltre a questo pare avesse dilapidato ogni avere al gioco d’azzardo elettronico legalizzato, ai videopoker o slot machine insomma. Ora, non è certo intenzione di questo articolo giustificare azioni del genere, che comunque rappresentano una novità per il nostro paese  essendosi fino a oggi letto (purtroppo) di suicidi per casi analoghi e non di tentati omicidi. Però a questo punto una riflessione sul fenomeno si impone: a fronte di una desolante desertificazione industriale (legata a doppio filo con l’importazione dall’estero di prodotti una volta prodotti qui) e conseguente dissolvimento di posti di lavoro si ha invece il fiorire di un’economia della disperazione, della quale le sale slot (assieme ai “compro oro”) rappresentano la manifestazione più evidente. Da una parte quindi si perde la fonte del proprio sostentamento, dall’altra si cerca di compensare quella perdita con delle effimere vincite al gioco che poi, come si vede, si rivelano perdite rovinose. Basta guardaris intorno, dappertutto è ormai un fiorire di sale da gioco e centri scommesse sconsideratamente promossi col beneplacito di uno Stato che anziché educatore è diventato biscazziere della peggior risma. La tosatura del gregge non richiede nemmeno più strutture come gli ippodromi – da pochi giorni ha chiuso quello romano sito in località Tor di Valle – che almeno davano lavoro a un certo numero di addetti. Basta infatti una macchinetta programmata per spennare il fesso – o il malato secondo alcuni – di turno ed ecco che risparmi ed esistenze vanno in fumo. Quando la sala slot non c’è, si sperpera denaro in rete (anche da cellulare) con siti che propongono giochi analoghi ai quali fornire i dati della propria carta di credito, mentre dei cosiddetti gratta e vinci nemmeno ne parliamo: ci andrebbe scritto sopra “nuoce gravemente al portafogli” un po’ come per le sigarette. Il tutto pubblicizzato a spron battuto con spot biforcuti a base di belle donne e vincite facili che hanno quasi del demoniaco per quanto sono tentatori, sempre però con l’aggiunta dell’ipocrita avvertenza “gioca responsabilmente”. Come non bastasse, è ormai noto che la criminalità organizzata ha messo occhi e mani proprio su questo genere di attività ricavandone miliardi. Si dirà che si è maggiorenni e vaccinati, quindi nel caso si finisca sul lastrico la colpa è personale. Però è pur vero che  l’occasione magari non fa l’uomo (o la donna) ladri, ma più probabilmente gonzi. E allora questa occasione sarebbe meglio toglierla da davanti al  naso, rifondando un’economia degna di questo nome che non si basi sull’aria fritta e destinando risorse alla creazione  di posti di lavoro reali e non di inutili postifici (con la o) dove piazzare i soliti amici degli amici: meglio i pastifici.

Alessandro Pino

Una Risposta to “L’Italia è una Repubblica fondata sul gioco d’azzardo? – di Alessandro Pino”

  1. Avatar di flaviabg2013
    flaviabg2013 2 Maggio 2013 a 06:03 #

    L’ha ribloggato su LiberaMenteFlavia.

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