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In Campidoglio danno i numeri e Roma, per volere dell’Istat, perde i numeri romani. Forse.

24 Lug

Polemiche e confusione per una delibera del Comune che impone la sostituzione con lettere o numeri arabi in quei toponimi che includono numeri romani: per ora, pare, il cambio solo negli archivi

20150724_073520-1Così com’era apparsa anche sulla stampa nazionale era una di quelle notizie da far perdere le staffe a quei romani innamorati di Roma ed esasperati da inefficienza, disservizi e insicurezza: per recepire una direttiva dell’Istat in materia di standardizzazione delle indicazioni toponomastiche, l’assemblea capitolina ha deliberato di non usare più i numeri romani – ove presenti nel nome,  vedasi quelli che ricordano una data legata a un avvenimento come  “via XX settembre” o “o viale XXI aprile” o anche “Piazza Pio IX”  – sostituendoli a seconda dei casi con cifre arabe o lettere.  Subito si è scatenato in rete uno di quegli spontanei quanto fugaci movimenti di opinione che paventava l’odiosa immagine di una sostituzione in massa di targhe stradali sulle strade della Capitale: odiosa non solo perché inquadrata nell’ attuale disastroso panorama romano  – al punto di ricordare le discussioni sul sesso degli angeli mentre Costantinopoli veniva saccheggiata dai barbari – ma perché avrebbe cancellato una delle basi di una civiltà e di una cultura proprio dal luogo in cui esse nacquero e si svilupparono. Una civiltà che ancora oggi attira turisti e studiosi da tutto il mondo. Qualcuno si è anche spinto a paragonare l’amministrazione Marino ad Attila – il barbaro al cui passaggio non cresceva più l’erba – per la furia iconoclasta mostrata verso i simboli della classicità capitolina: in molti considerano a dir poco scellerata la recente introduzione del nuovo logo del Comune (quello con scritto Rom&You) che doveva  soppiantare lo scudo con la bimillenaria iscrizione S. P. Q. R. sormontato da una corona. Poi sulla stampa si sono lette delle parziali rettifiche: a quanto pare il cambio avverrebbe  soltanto negli atti ufficiali e negli archivi elettronici ,mentre dal vero rimarrebbero al loro posto le targhe stradali già esistenti, così come i documenti di identità di chi vive nelle vie interessate. Al proposito si era anche gridato al complotto, alla bufala, all’esagerazione di chi per forza vuole attaccare l’attuale Sindaco di Roma. Rimane però un fatto: secondo quanto si è letto, sembra che al deteriorarsi dei supporti in questione – si pensi a una targa stradale che viene vandalizzata –  quelli in sostituzione verranno realizzati con la nuova dicitura senza più i numeri romani, riproponendo quindi di fatto la polemica iniziale sulla romanità violata. Così, al momento, ci sono varie note ufficiali che sembrano contraddirsi a vicenda. Si, no, forse. Chissà, vedremo. Da parte nostra ci permettiamo un’osservazione: visto che l’amministrazione si è nascosta dietro un dito ripetendo come un rosario il “ce lo chiede l’Istat”, allora rispetto a certe questioni di lana caprina avrebbe la precedenza il caro vecchio buon senso che chiede di far tornare una città a livelli di vivibilità decente, altro che “standardizzazione”.

Alessandro Pino e Luciana Miocchi