
Ha suscitato l’ilarità della Rete ma anche una presa di posizione della redazione di “Repubblica” il breve articolo di costume uscito sulla pagina culturale del medesimo quotidiano e firmato dal noto giornalista Alain Elkann- tra l’altro padre di John Elkann, vale a dire l’editore del giornale in questione.
Nel testo Alain Elkann riferisce di una sua recentissima esperienza durante un trasferimento verso la Puglia a bordo del treno Italo, attorniato da giovani malvestiti in pantaloncini e cappellini sportivi- in contrasto con i suoi abiti di pregevole fattura- e chiassosi, così molesti ed estranei alla sua figura di gentiluomo e intellettuale, munito per l’occasione di cartella in cuoio, penna stilografica per prendere appunti su un taccuino (immaginiamo di Pineider), intento a leggere alcune pagine di Proust durante il viaggio. Giovani privi di orologio, vale a dire l’accessorio indispensabile per una persona civile come Elkann, che sicuramente al suo polso allaccia il segnatempo di prestigiose ed esclusive maison elvetiche.
Bene, a fronte del pubblico e sguaiato ludibrio cui è stato esposto Alain Elkann, additato come un asociale spocchioso e fuori dal tempo, classista e con la puzza sotto al naso, affermiamo qui chiaramente- ma senza urlare, per carità- che ha ragione lui e chi ne ride è un troglodita, anzi un lanzichenecco, per usare il termine che Elkann stesso ha scelto per descrivere i suoi compagni di viaggio.
Perché da un lato abbiamo l’idealtipo di un intellettuale elegante e misurato, dai gusti raffinati, di buone letture, che sa ancora apprezzare il bello e il buono della vita.
Dall’altro- anzi, nello stesso vagone, purtroppo- una masnada di rappresentanti delle masse che oggi dilagano, ridicolmente tatuati, rumorose, attente solo a una apparenza cafona da social network, magari di quelli che postano stolte “challenge” per raccattare i like, vale a dire la moneta corrente della popolarità stracciona e vacua oggi imperante, quelli il cui traguardo più ambizioso è la partecipazione a un reality show.
In definitiva: viaggiando in treno vorremo avere come vicino di posto proprio lui, il povero (si fa per dire) Alain Elkann e non i giovinastri vocianti e incolti come ce ne sono troppi.
Alessandro Pino
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