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Roma: lettera di minaccia a Massimo Inches dopo l’esposto sulle soste irregolari dei camion bar

22 Mag

289308_10200115872805793_349938111_o(pubblicato su http://www.di-roma.com)

“Lasciatece lavorare in pace….i furgoni ristoro…altrimenti ci incazziamo con voi…A Inches ci pensiamo noi. Lo vedete con le stampelle. Se tutto va bene…’ E’ questo il testo della lettera anonima che ha come destinatari il quotidiano Il Messaggero, il capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, e il sottoscritto, in seguito al dossier che ho consegnato alla Procura sulle irregolarità riscontrate nel mio tour di verifica sulle attività dei camion bar dislocate sul territorio della Capitale, di cui si è occupato lo stesso quotidiano. Dopo la consegna di quella documentazione è stato aperto un fascicolo in Procura per approfondire e chiarire i motivi per cui vengano derogate molte delle regole riguardanti i chioschi ambulanti, sfociando nell’illegalità, senza che si intervenga in maniera adeguata e puntuale. Se qualcuno si è sentito in dovere di scrivere queste frasi vigliacche, significa che ho toccato un nervo scoperto, segno che la mia attività si svolge nella giusta direzione. Queste minacce, le ennesime che ricevo, non mi intimoriscono ma, al contrario, rappresentano un ulteriore motivo per continuare a lavorare al fine di garantire la legalità nel territorio capitolino”. Questa è la nota diffusa alle agenzie di informazione daa Massimo Inches, consigliere del II Municipio di Roma Capitale, con il pallino del rispetto dei regolamenti comunali e della legalità.

Nel corso degli anni di minacce ed intimidazioni ne ha messe da parte diverse, tanto da poter cominciare a parlare di una importante collezione. Il fatto è che spesso e volentieri dai suoi esposti precisi, dalla documentazione inappuntabile, figli dell’ottima conoscenza dei regolamenti di polizia urbana, essendone stato dirigente per lunghi anni, nascono dei veri e propri filoni di indagini, con tanto di processi e condanne.

Non è un uomo da aver paura, Inches. Già negli anni settanta era una figura di “guardia” rispettata dai movimenti studenteschi di ogni schieramento per via della spavalda incoscienza con cui fronteggiava situazioni in quegli anni niente affatto tranquilli. L’età gli ha regalato un po’ di prudenza in più: tra sistemi di sorveglianza hi-tech,  tecniche di autodifesa  e visite regolari al poligono può dire di non lasciare nulla al caso. d’altra parte, pretendere legalità sembra essere diventata un’attività ad alto tasso di rischio.

Luciana Miocchi

II Municipio – e il consigliere si rivolse alla Procura della Repubblica per ottenere un guard rail indispensabile

20 Gen

Era l’alba del 25 ottobre  quando un’auto, dopo aver sfondato una semplice ringhiera a lato della marciapiede che costeggia quel tratto di via Olimpica, fece un salto nel vuoto di una decina di metri, atterrando in un prato lungo la via di Tor di Quinto.

Sul posto intervenirono gli agenti di Roma Capitale e i vigili del fuoco. Fatale la mancanza di guard rail, che inizia solo pochi metri più in là, direzione salaria. Sembra che siano anni che la municipale segnala la cosa, senza mai ottenere la messa in sicurezza del tratto.

La questione è stata presa a cuore dal consigliere de La destra del II municipio Massimo Inches, ex funzionario di polizia locale in pensione, che agli inizi dell’anno, passati più di due mesi dall’incidente mortale, ha provveduto ad inviare una diffida al segretario direttore generale di Roma Capitale ed al direttore del VII Dipartimento perché provvedessero a far eseguire i lavori di adeguamento.

Il sedici gennaio, con un comunicato, il battagliero Inches ha poi dato la notizia di aver richiesto al Procuratore della Repubblica di aprire un’indagine penale per accertare se vi sono responsabilità personali su quella morte, perchè «per un episodio analogo la Corte D’Appello di Messina ha condannato nel 2011 i dirigenti del Consorzio Autostrade Siciliane a un anno e sei mesi per omicidio colposo plurimo», e ancora «un segnale forte e chiaro che la Sicurezza noi la pretendiamo nei fatti e non deve servire solo come slogan elettorale stampato sui manifesti».

Luciana Miocchi