Attorno alle 23 l’ennesimo fatto sangue di una Roma violenta. Un uomo è stato ferito all’addome da alcuni colpi d’arma da fuoco a p.zza Nicosia in centro a Roma. Secondo alcuni passanti due uomini su uno scooter avrebbero esploso contro l’uomo,che scendeva da una Cinquecento nera,3 colpi di arma da fuoco.L’agguato si è verificato all’angolo con Via di Ripetta. Il ferito è stato portato via in ambulanza
11-11-11 Federica Baioni 4tet presenta in anteprima il videoclip di “un altro giro di giostra”
9 NovScelgono una data particolare ed impegnativa per lanciare in anteprima il video di Un altro giro di giostra, singolo estratto dal fortunato cd “La vetrina delle vanità” (103 Edizioni Milano – Edel 2011). L’undici novembre Federica Baioni, Giuliano Valori, Maurizio Perrone e Dario Esposito saranno all’ex Cinema Teatro Preneste (Pigneto) a Generazione P. Rendez-Vous (via Alberto da Giussano 59). La clip, girata da una giovane crew di creativi romani composta dalla fotografa Margherita Angeli che ne ha curato la regia e dal giovane videomaker David Leonardi che ha realizzato immagini e montaggio, è stata interamente girata in un locale macchine dell’ex Lanificio Luciani a Pietralata, trasformato in una vera e propria “soffitta delle meraviglie” dove la protagonista gioca ironicamente cambiandosi d’abito ad ogni scena ballando e rovistando tra bauli, cappelli, abiti d’epoca, 45 giri in vinile, specchi e valigie. Mare e onde sono state riprodotte grazie alla tecnica d’animazione stop motion da Laura D’Antonangelo. Il risultato è un piccolo capolavoro di competenza, low cost e creatività tipico delle piccole realtà creative indipendenti fuori dal mercato del cinema tradizionale. A seguire concerto dal vivo con il meglio della produzione del gruppo jazz. Ingresso a sottoscrizione
Monte Sacro: un anno in un’auto con il suo cane dopo la perdita del lavoro e lo sfratto – di Alessandro Pino
9 NovMonte Sacro: un anno in un’auto con il suo cane dopo la perdita del lavoro e lo sfratto – di Alessandro Pino
9 NovMarco ha intorno ai cinquant’anni e da circa uno a questa parte ha abitato assieme al suo cagnone Lucky in una vecchia Fiat Uno parcheggiata in una stazione di servizio a Monte Sacro, zona nord di Roma. Non è un profugo sceso da un barcone, anzi: in passato viveva sempre qui, in un quartiere piccolo-borghese, era socio in una agenzia immobiliare, prima ancora aveva gestito una galleria d’arte, girava con una Porsche e poi con una Smart. Poi, all’improvviso, come accade a volte, la sua vita è cambiata come forse non avrebbe mai immaginato. I guai sono iniziati con gli affari che andavano sempre peggio: «Abbiamo resistito fin quando abbiamo potuto – ricorda – abbiamo pagato tutti i creditori e siamo rimasti senza una lira». Poi sono arrivate altre mazzate: la scomparsa della madre con la quale viveva, che ha comportato anche la perdita della pensione percepita dalla donna e di conseguenza lo sfratto nel gennaio scorso: «Ho trovato i lucchetti con il cane dentro. Il proprietario di casa mi ha fatto prendere le mie cose e mi ha cacciato via». Gli rimangono solo il cane e la macchina che come se non bastasse un giorno si guasta fermandosi in via Val d’Aosta. Per andare a cercare lavoro è costretto a lasciare il cane da solo in macchina e qualcuno chiama la Polizia Municipale, perché quando si inciampa spesso è più facile trovare chi provi a calpestarti che non qualcuno che ti aiuti a rialzarti in piedi. «Quando con la mia compagna abbiamo preso Lucky stavamo abbastanza bene e non avremmo mai pensato di farlo ridurre in strada». A quel punto per evitare altri problemi interviene Riccardo, gestore di una pompa di benzina che si trova nella stessa via: conosce Marco da vent’anni e a differenza di parecchie persone che gli voltano le spalle lo aiuta facendogli parcheggiare la vettura sotto una tettoia del distributore. La modesta utilitaria diventa così la sua casa, perché dalla sua compagna non è possibile alloggiare per motivi di spazio e negli alloggi messi a disposizione per le persone disagiate non sono ammessi i cani: in Italia evidentemente è penalizzante essere affezionati a un animale e Marco a lasciare il suo amico non ci pensa nemmeno preferendo dividere con lui l’angusto abitacolo. Fatto, questo, che stride in modo assordante con l’infinità di storie di abbandoni anche per motivi futili che si sentono ogni giorno. Una vita così è difficile da raccontare, bisognerebbe provarla per rendersene conto: «L’inverno è stato davvero brutto, il momento peggiore è la notte». Per dirne una, quando piove entra l’acqua in macchina. Tirando avanti con un sussidio bimestrale di trecento euro fornito dal Quarto Municipio, nonostante tutto Marco cerca di non lasciarsi andare anche nella cura della persona pur con le difficoltà del caso, dato che quando non si ha più un alloggio diventa complicato anche ciò che nella quotidianità precedente sembrava scontato e anche farsi una doccia può diventare un lusso: «Andavo in un hotel qui vicino con la scusa di un caffè, usando il bagno per lavarmi e radermi». Tutto questo dura fino a pochi giorni fa, quando viene notato assieme a Lucky da una giornalista che scrive per Quattro Zampe, una rivista che si occupa – come si può intuire – di animali. Da quel momento il caso di Marco diventa popolare, rimbalza tra i media fino a portarlo in televisione, nei telegiornali e ospite a “Mattino Cinque”, trasmissione per presenziare alla quale deve andare in aereo a Milano e alloggiare in albergo, ospite della produzione: «Sembra assurdo ma forse non sono più abituato al letto: non ho chiuso occhio tutta la notte». Diventa insomma un personaggio proprio grazie al suo amico peloso, tanto che persino il sindaco di Roma Gianni Alemanno, venuto a conoscenza della sua vicenda lo riceve e si impegna a trovare un alloggio per lui e Lucky. Alla fine il sospirato tetto è arrivato, in un residence lontano da Monte Sacro ma pur sempre meglio di una vetusta automobile. Ora forse la vita può ricominciare davvero.
Alessandro Pino
Un nuovo comandante per i Carabinieri di Monte Sacro – di Alessandro Pino
9 NovPassaggio di consegne tra i Maggiori Luciano Soligo e Alessandro Di Stefano
Cambio della guardia al vertice della Compagnia Monte Sacro dei Carabinieri, dalla quale dipendono la stazione capoluogo (sede della Compagnia) di Talenti e quelle urbane di Fidene, Nuovo Salario, Città Giardino, San Basilio, Tiburtino III e Tor Sapienza: nei giorni scorsi il Maggiore Alessandro Di Stefano ha rilevato il comando dal pari grado Luciano Soligo che l’aveva guidata per quattro anni che ha assunto un nuovo importante incarico presso l’Ufficio Informatico del Comando Generale dell’Arma. Il comandante uscente, quarantacinquenne di Treviso, considera così il territorio del Quarto Municipio che ha avuto modo di conoscere a fondo: «Nonostante ci siano stati dei fattori che hanno costituito disagio per la popolazione, come i campi nomadi abusivi o la prostituzione sulla Salaria, questo è un territorio tranquillo. Anche nelle borgate come il Tufello, una volta ricordate come critiche, non succede più nulla, al massimo piccole rapine a farmacie e supermercati, ma queste cose accadono in tutta Italia».Un giudizio positivo, quello del Maggiore Soligo, al punto che date le premesse la sua conclusione non sorprende più di tanto: «Secondo me qui si vive bene. A me piace perché pur essendo città non ha il caos del centro. In questo mi ricorda Treviso, tanto è vero che sto valutando l’ipotesi di venire ad abitare a Monte Sacro».
Forse po’ più movimentati rispetto a quelli che si troverà ad affrontare, sono stati i contesti operativi da cui proviene il Maggiore Di Stefano. Trentasette anni, di Pavia, sposato con due figli, comandava in precedenza la Compagnia Messina Sud. Laureato in Giurisprudenza, ha frequentato il 177° corso Allevi Ufficiali dell’Accademia di Modena. In passato ha svolto missioni in Kossovo, Afghanistan (dove è stato due volte) e Irak. Il giorno della strage di Nassirya si trovava sul posto e non rimase coinvolto nell’esplosione della base solo per una di quelle circostanze che alcuni attribuirebbero al caso, altri al destino: «Volevo far portare un caffè al personale che si trovava di guardia. Il militare che era con me si accorse che era terminato e tardammo per procurarcene dell’altro». Sul compito che lo aspetta ha già le idee chiare: «Roma è una città in cui gli aspetti operativi e di pubbliche relazioni devono essere entrambi curati. Per di più, questa è una Compagnia le cui competenze sono variegate, comprendendo sia zone benestanti che aree difficili dal punto di vista della pubblica sicurezza. Quindi ci sono diverse esigenze da contemperare. In questo mi impegnerò per mantenere la linea del mio predecessore».
Alessandro Pino
sgombero a via Piombino
9 Novl’insediamento di via piombino era stato segnalato dalla popolazione all’indomani dello sgombero dell’accampamento abusivo sul greto del Tevere all’altezza del centro di prima accoglienza di via salaria. Il comitato di quartiere di Settebagni aveva chiesto di verificare alcuni movimenti sospetti nei pressi del capolinea del 135 e del discount di via Piombino. Un giro di controllo, un articolo sul periodico La Voce del Municipio nonchè una richiesta fatta direttamente per il tramite della presidenza del Municipio. Immediati i controlli di carabinieri e polizia municipale confermavano la presenza nel terreno recintato con lamiere tra la marana e la via piombino. C’è voluto quasi un mese per realizzare lo sgombero. Difficoltà dovute allo stabilire se trattavasi di area privata o pubblica. Il solito impiccio di Settebagni, diviso tra poche aree private, proprietà demaniali dei fossi, espropri risalenti alla costruzione della linea ad alta velocità, possedimenti di Fs. Alla fine la soluzione è arrivata attraverso una richiesta di intervento per motivi di sicurezza inoltrata dal consigliere municipale Marco Bentivoglio, Pdl, legato al territorio perchè qui è cresciuto e tutt’ora lavora. Intorno alle 15,30 del 7 novembre sono stati sgomberati circa 4/5 nuclei familiari, con presenza mista di nomadi e cittadini extracomunitari, di cui uno solo con lontani precedenti. All’indomani le lamiere di recinzione riportavano alcuni limitati segni di inizio di combustione. Nonostante ufficialmente li non dovesse esserci più nessuno sono arrivate alcune segnalazioni di presenze nell’area. Su Fb ricominciava il tam tam, con l’evocazione della rivolta di una ventina d’anni fa, quando il Comune di Roma aveva individuato l’area dell’ex campeggio come possibile accampamento dove indirizzare gli sfollati da monte Antenne. Intanto, il piano nomadi della Capitale sembra fermo e l’unica soluzione che viene applicata sono gli sgomberi delle aree più segnalate. Ma senza un passo successivo dell’amministrazione rimane un intervento palliativo, costoso ed in fin dei conti inutile, perchè tende e baracche vengono spostate di poco, da qualche parte devono fermarsi, è logica. Gli animi si fanno sempre più caldi, una soluzione condivisa non è più procastinabile

