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Vigne Nuove: l’assassino per dieci euro è stato condannato all’ergastolo – di Alessandro Pino

18 Nov

(foto A. Pino)

Un omicidio è qualcosa che, oltre a sottrarre la vita di qualcuno, sconvolge spesso per sempre quella di chi rimane: non solo l’autore ma anche le persone più prossime a loro, i parenti, gli amici, i vicini di casa. Per gli estranei invece il più delle volte sono solo poche righe in cronaca, per di più   immediatamente risucchiate dal convulso succedersi di notizie proprio del moderno mondo dell’informazione. Solo di tanto in tanto poi si torna a parlare del singolo episodio in occasione di un anniversario o di una scadenza giudiziaria, come accaduto per Emiliano Cappetta, poco meno che quarantenne residente in zona Vigne Nuove che fu accoltellato mortalmente nel marzo scorso e il cui aggressore è stato giudicato il 17 novembre. Ubaldo, questo il suo nome,  imputato con le accuse di omicido aggravato e violazione della legge sulle armi, è stato condannato dal gup Antonella Capri all’ergastolo, oltre al pagamento di duecentocinquantamila euro ai familiari della vittima. L’aver chiesto il rito abbreviato non l’ha messo al riparo dalla massima pena prevista dal nostro ordinamento:  lo sconto di un terzo non è stato applicato. Decisive le aggravanti considerate dal giudicante. La morte di Emiliano Cappetta, avvenuta in seguito a un diverbio per un prestito di alcuni euro fattogli da Ubaldo degenerato in una selvaggia aggressione, aveva suscitato rabbia e sconcerto tra gli abitanti di un quartiere difficile che pure sono abituati a vederne di tutti i colori, soprattutto perché veniva descritto da chi lo conosceva come se fosse rimasto un bambino, una persona che non aveva mai dato problemi.  «Emiliano qui è l’unico che non aveva mai dato fastidio a nessuno, al massimo te chiedeva ‘na sigaretta» aveva detto una ragazza il giorno successivo al fatto, proprio sotto al portico di via Amleto Palermi dove era avvenuto. Difficile pensare che Ubaldo, tossicodipendente e sieropositivo, già arrestato anni fa perché trovato in possesso di stupefacenti che teneva occultati nel volante dell’auto, diventato assassino per pochi spiccioli, possa pagare in alcun modo la sanzione pecuniaria inflittagli. Più facile prevedere che, nell’attesa di successivi gradi di giudizio e per i consueti meccanismi della giustizia, non passerà troppo tempo prima che possa uscire dal carcere, anche se per qualcuno del quartiere sarebbe meglio non si facesse più vedere in giro: «Co ‘ste leggi che c’abbiamo Ubaldo tra poco sta di nuovo fòri, ma qui è meglio se quell’infame nun ce torna».

Alessandro Pino

Salaria Sport Village: il sequestro alle nuove strutture resta. Probabile precedente anche per gli altri circoli coinvolti nel caso Mondiali di Nuoto

18 Nov

Salaria Sport Village: il sequestro alle nuove strutture resta. Probabile precedente anche per gli altri circoli coinvolti nel caso Mondiali di Nuoto.

Salaria Sport Village: il sequestro alle nuove strutture resta. Probabile precedente anche per gli altri circoli coinvolti nel caso Mondiali di Nuoto

18 Nov

Il 17 novembre la IV sezione del Tribunale penale di Roma, per mezzo del giudice Bruno Costantini ha emesso un’ordinanza con la quale viene respinta l’istanza di dissequestro delle strutture del Salaria Sport Villane edificate per il mondiali di nuoto del 2009.

La decisione viene a poca distanza in ordine temporale dalla sentenza del Consiglio di Stato n. 5799/2011 che dichiarava nulli  gli atti del 2010 del Sindaco Alemanno e della sua giunta, con i quali si dichiarava la competenza di Roma Capitale a rilasciare le autorizzazioni edilizie necessarie, non ritenendo le sue prerogative sufficienti ad interferire con i poteri attribuiti al commissario straordinario. Tale sentenza ribaltava completamente quella emessa dal Tar appena qualche mese prima, contro cui avevano fatto ricorso i legali del centro sportivo e che considerava appunto le strutture prive di autorizzazione perché non rilasciate dagli uffici comunali, forti dell’autorizzazione del delegato a gestire l’evento straordinario dei mondiali di nuoto. Tutto ruota intorno alla qualifica di impianto pubblico, se sia da considerarsi tale anche quando la proprietà è privata ma viene utilizzata per uno scopo che interessa la collettività, quale può essere una manifestazione sportiva di simile portata.

Ad oggi è ancora in piedi presso il Tar-Lazio il giudizio incardinato da Italia Nostra, che ha per oggetto la validità o meno delle ordinanze del presidente del consiglio dei ministri con le quali sono stati attribuiti al commissario straordinario i poteri, tra gli altri, di andare in deroga su qualunque ostacolo di natura burocratica si frapponesse nella gestione dell’evento mondiali di nuoto. Nel caso del Ssv,  i vincoli sono rappresentati oltre che dal prg che destina i terreni ad uso agricolo, dalla presenza di un’area di esondazione del Tevere che ha generato un parere contrario dell’autorità di bacino e da un piano paesaggistico della regione.
Il ritardo con cui si è avuta l’emissione dell’ordinanza penale, attesa per l’inizio dell’estate, è dovuto al fatto che giudice Colaiocco è stato distaccato ad altro incarico ed i tempi tecnici per cui un altro magistrato ha dovuto prendersi carico del faldone hanno fatto si che si arrivasse a metà novembre. Le motivazioni del giudice Costantini contenute nell’ordinanza spiegano che la decisione del Consiglio di Stato deve avere effetto solo sul piano amministrativo. Viene messo in evidenza, infatti, che i magistrati amministrativi non entrano nel merito ma si limitano a considerare “la legittimità della nota del Comune di Roma del gennaio 2010 con la quale si esprimeva parere favorevole all’apertura della pratica di sanatoria per il nuovo impianto sportivo”.

Il mancato dissequestro delle strutture potrebbe influire, quale precedente, anche sulle decisioni riguardanti gli altri quattordici circoli sportivi sequestrati nella medesima inchiesta, tutti con varie presunte pecche nelle autorizzazioni.

Il procedimento penale per il presunto abuso edilizio delle nuove edificazioni, quindi, va avanti. Le attività nelle strutture preesistenti, non oggetto di sequestro, proseguono normalmente.

Luciana Miocchi