Un omicidio è qualcosa che, oltre a sottrarre la vita di qualcuno, sconvolge spesso per sempre quella di chi rimane: non solo l’autore ma anche le persone più prossime a loro, i parenti, gli amici, i vicini di casa. Per gli estranei invece il più delle volte sono solo poche righe in cronaca, per di più immediatamente risucchiate dal convulso succedersi di notizie proprio del moderno mondo dell’informazione. Solo di tanto in tanto poi si torna a parlare del singolo episodio in occasione di un anniversario o di una scadenza giudiziaria, come accaduto per Emiliano Cappetta, poco meno che quarantenne residente in zona Vigne Nuove che fu accoltellato mortalmente nel marzo scorso e il cui aggressore è stato giudicato il 17 novembre. Ubaldo, questo il suo nome, imputato con le accuse di omicido aggravato e violazione della legge sulle armi, è stato condannato dal gup Antonella Capri all’ergastolo, oltre al pagamento di duecentocinquantamila euro ai familiari della vittima. L’aver chiesto il rito abbreviato non l’ha messo al riparo dalla massima pena prevista dal nostro ordinamento: lo sconto di un terzo non è stato applicato. Decisive le aggravanti considerate dal giudicante. La morte di Emiliano Cappetta, avvenuta in seguito a un diverbio per un prestito di alcuni euro fattogli da Ubaldo degenerato in una selvaggia aggressione, aveva suscitato rabbia e sconcerto tra gli abitanti di un quartiere difficile che pure sono abituati a vederne di tutti i colori, soprattutto perché veniva descritto da chi lo conosceva come se fosse rimasto un bambino, una persona che non aveva mai dato problemi. «Emiliano qui è l’unico che non aveva mai dato fastidio a nessuno, al massimo te chiedeva ‘na sigaretta» aveva detto una ragazza il giorno successivo al fatto, proprio sotto al portico di via Amleto Palermi dove era avvenuto. Difficile pensare che Ubaldo, tossicodipendente e sieropositivo, già arrestato anni fa perché trovato in possesso di stupefacenti che teneva occultati nel volante dell’auto, diventato assassino per pochi spiccioli, possa pagare in alcun modo la sanzione pecuniaria inflittagli. Più facile prevedere che, nell’attesa di successivi gradi di giudizio e per i consueti meccanismi della giustizia, non passerà troppo tempo prima che possa uscire dal carcere, anche se per qualcuno del quartiere sarebbe meglio non si facesse più vedere in giro: «Co ‘ste leggi che c’abbiamo Ubaldo tra poco sta di nuovo fòri, ma qui è meglio se quell’infame nun ce torna».
Alessandro Pino

