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Settebagni – Castel Giubileo: contro lo smembramento del plesso scolastico, il perchè del ricorso al Tar – di Alba Vastano

18 Mar

Il 13 marzo, presso la scuola media “Ungaretti”, si  è tenuta un’assemblea per chiarire le motivazioni per il ricorso al Tar (Tribunale amministrativo regionale) a cui sono legittimate a partecipare le famiglie degli alunni. Relatori presenti: Silvia Di Stefano (comitato genitori-membro direttivo regionale Pd)e Monica Balsamo (presidente consiglio d’istituto). Com’è ormai noto l’istituto “Simone Renoglio”, già accorpato nel 2000 e comprensivo di tre plessi (Fratini, Giovanni Paolo e Ungaretti), ha subito, a seguito della manovra di ridimensionamento degli istituti scolastici, un doppio dissesto. Il tre febbraio, infatti, la giunta regionale ha deliberato in favore dell’accorpamento  di alcuni istituti presso altri e la “Simone Renoglio”  non solo è stata accorpata ad altre scuole, ma addirittura smembrata, ovvero la “Fratini” (Castel Giubileo)andrà con la “Levi”(Fidene) e la “Giovanni Paolo” e l’”Ungaretti” con l’”Uruguay”(Bufalotta-Cinquina-Porte di Roma). L’ultima spiaggia per arginare i danni che ne conseguiranno è quella di fare ricorso al Tar per ottenere l’annullamento, o meglio la sospensione del provvedimento per almeno un anno. A seguito la giunta regionale dovrà di nuovo deliberare  e si potrebbe ottenere, almeno, l’annullamento dello smembramento in due tronconi. Ma quali saranno effettivamente le conseguenze dello smembramento? Anche se, apparentemente, tutto resterà come oggi, in realtà molto dell’organizzazione della scuola cambierà. Le iscrizioni faranno capo alla nuova scuola di riferimento, le docenti entrando a far parte di una nuova graduatoria d’istituto potranno essere trasferite d’ufficio, nonostante si dovrà rispettare la continuità sulla sede originale. Servizi trasporti e servizio mensa saranno delocalizzati. La stessa scuola, pur mantenendo la sua denominazione, non sarà più giuridicamente la stessa., perché  perderà la sua connotazione territoriale in  quanto si dovrà adeguare e rispondere ad un Pof (piano d’offerta formativa) che non è più espressione del territorio d’appartenenza, ma risultato di esigenze diverse, in riferimento a un diverso quartiere. Questo a rigor di logica, tenendo conto anche che su nove plessi accorpati farà capo un solo dirigente, il quale per assolvere a tutte le richieste dei vari plessi, non avendo il dono dell’ubiquità, dovrà delegare, delegare e ancora delegare. Nel corso dell’assemblea le famiglie presenti hanno ricevuto informazioni su come procedere ad attivare la procedura di ricorso, ovvero è stato consegnato alle rappresentanti di classe una modulistica inviata da Riccardo Corbucci (Pd), tramite la quale le famiglie possono apporre la propria firma e gli estremi di un documento. Ogni scuola verrà rappresentata d almeno cinque delegati  a procedere nell’iter giuridico. Durante l’assemblea alcuni genitori hanno esposto le loro perplessità , poiché la situazione non sembra essere comprensibile e plausibile. Questa del ricorso è effettivamente l’ultima e l’unica possibilità che la scuola ha per far sì che si torni alla connotazione di oggi, ovvero la compattezza  dell’istituto Simone Renoglio. Apporre la propria firma al ricorso vuol dire collaborare a mantenere l’autonomia della  scuola e  la sua identità territoriale.

Alba Vastano

Settebagni: rifacimento segnaletica fermate bus

18 Mar

Nei prossimi giorni inizierà il rifacimento della segnaletica stradale orizzontale relativa alle fermate dell’autobus interne al quartiere. Verranno intensificati i controlli sulle auto non parcheggiate correttamente. Occhio alle multe!

LM

Gamezero 5885 – le origini del videogioco. All’ex mattatoio fino al sei aprile – di Alessandro Pino

18 Mar

I quarantenni particolarmente sensibili e nostalgici dei tempi andati sono avvertiti: inonderanno di lacrime la Sala delle Vasche de “La Pelanda” nell’ex mattatoio di Testaccio dove fino al prossimo 6 aprile è ospitata la mostra “Gamezero 5885 – le origini del videogioco”.

Organizzata dalla Aiomi (Associazione Italiana Opere Multimediali Interattive) e con il patrocinio dell’Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma Capitale, la rassegna racchiude nel nome un po’ criptico la promessa di raccontare i primi trent’anni – o quasi – di storia dell’industria videoludica: dal 1958, anno in cui lo schermo dell’oscilloscopio di un computer per usi militari diventò una primordiale simulazione di tennis, al 1985 ossia subito dopo la prima crisi – il cosiddetto “crash” – del settore.

Circondato da pannelli con le foto di schermate, confezioni e personaggi – reali e di fantasia – accompagnate da testi esplicativi, c’è esposto nelle vetrine tutto ciò che avrebbe fatto sognare i ragazzini – ma non solo – di ormai tanti anni fa: consolle come l’Atari Vcs e l’Intellivision, computer come i Commodore 64 e Vic 20 o il Sinclair Spectrum e tanto altro materiale.

«Quello preso in esame è il periodo più pionieristico anche dal punto di vista dei videogiocatori» spiega Marco Accordi Rickards, direttore artistico della mostra e docente di Teoria e Critica delle Opere Multimediali all’Università di Tor Vergata. Chi a quei tempi c’era sa bene cosa voglia dire quel “dal punto di vista dei videogiocatori” e Marco e i suoi collaboratori si illuminano letteralmente mentre i ricordi scorrono come un fiume in piena. Certo, il divario tecnologico con l’intrattenimento informatico di oggi è letteralmente imbarazzante ed è difficile se non impossibile spiegare a un giocatore di oggi come ci si potesse divertire muovendo pochi rettangoli colorati su uno schermo completamente nero.

Ma  forse il fascino della mostra è proprio una questione di sensazioni e ricordi di vita oltre che nel materiale esposto: il sapore di un tempo che non c’è più – anche se può sembrare la pubblicità di un formaggio…- in cui si era probabilmente più spensierati non fosse altro che per motivi anagrafici. Per cui, visto che l’ingresso è gratuito, andateci senz’altro portando figli, nipoti o – se non ne avete – le famiglie di amici che ne sono forniti. Senza dimenticare i fazzoletti, ovviamente.

Alessandro Pino

(pubblicato su http://www.europagiovani.com)