
Un colloquio con Antonello Mazzeo, presidente della Onlus Franco Califano. Dietro al personaggio a volte controverso c’è un uomo che vale la pena di conoscere, parola dei suoi amici più stretti, la sua famiglia.
Qualche giorno fa, organizzato dalla Onlus Franco Califano e dall’Aps, Associazione per lo Spettacolo, è andato in scena presso l’hotel Radisson Blu lo spettacolo “Franco Califano, Musica e Parole”, curato da Paolo Silvestrini, vero e proprio numero zero di una manifestazione che verrà portata in tournè su e giù per l’Italia, con letture qui affidate a Pino Insegno, Elio Pandolfi, Domitilla D’Amico ed Elisa Carucci e le musiche suonate dal vivo da Alberto Laurenti e la sua band. Numerosi i volti conosciuti tra il pubblico, molti amici del Califfo desiderosi di manterne vivo il ricordo.
Antonello Mazzeo, amico e storico collaboratore del Maestro, così lo chiamavano nel suo entourage, presidente della Onlus omonima, racconta il perché questa è nata, svelando l’uomo dietro il personaggio.
«Franco Califano era molto meglio di quello che la gente è portata a pensare. Adesso che non c’è più addirittura si rischia che qualcuno lo possa dipingere ancora ancora peggio.
Proprio partendo da questa considerazione si è deciso di costituire la Onlus Franco Califano. Si è partiti da un’idea dell’avvocato Franco Mastracci – suo legale negli ultimi venticinque anni – e dalle persone che più gli sono state vicino da un punto di vista professionale, oltre me, Donatella Diana, Alberto Laurenti. In un prossimo futuro, a seconda di come andranno le prossime iniziative della Onlus, pensiamo di allargare ad altri amici che hanno avuto un ruolo nella vita del maestro. Il nostro obiettivo è quello di far conoscere il Califano sconosciuto ai più, quello che merita riconoscimento sia per la sia per la qualità della sua scrittura che per la qualità degli argomenti che affrontava. Un uomo, un artista che ha attraversato cinquant’anni di vita italiana.
Si è scelto di agire costituendo una onlus per un fatto puramente burocratico. Negli ultimi tempi della sua vita, il Maestro aveva espresso il desidero di essere sepolto ad Ardea, dove già c’erano le tombe del fratello e del nipote, morti dello stesso terribile male nel giro di sei mesi, eventi che lo colpirono in maniera profonda. Poi c’è stata questa possibilità, di poter riunire in un’unica tomba i le spoglie dei tre e l’amministrazione di Ardea ci ha dato disponibilità per poter costituire la casa museo di Franco. Ci voleva uno strumento tecnico che potesse fungere da interlocutore con il comune di ardea al quale affidare poi la gestione della casa museo stessa. Si è scelta questa natura giuridica perché le attività di supporto e beneficienza a strutture locali – come la casa per gli anziani, la squadra di calcio per i bambini – che si andranno a svolgere non prevedono nessun tipo di profitto. Per altre eventuali iniziative, la onlus è a disposizione di chi vorrà proporre un progetto valido.
La gestione del museo è curata con amore mistico da una cara amica del Maestro, Donatella Diana, presenza preziosa nella sua vita e anche ora che stiamo tentando, sempre attraverso lo splendido rapporto che si è creato tra amministrazione comunale e Onlus di sviluppare insieme alle realtà culturali locali, come ad esempio la Filarmonica, una serie di iniziative che porteranno la casa-museo franco califano a divenire un di polo culturale di riferimento per Ardea, polivalente, con attività di formazione a sfondo musicale, con seminari legati alla composizione di testi e musiche, con corsi musicali per bambini fino a sei anni e con particolare attenzione alle scuole e alle famiglie.
Uno dei primi progetti realizzati, con ottimi risultati devo dire, è stato “Parole e musica”, insieme all’ Associazione Italiana per lo Spettacolo, con la quale abbiamo in programma altre sinergie, seguendo dei percorsi che lo stesso Maestro aveva iniziato e che sono rimasti in ombra o di cui si è parlato sottovoce, che riguardano il proseguimento dell’attività benefica che faceva in silenzio e anche iniziative che abbiamo tenuto nelle università alla presenza di professori di letteratura, scrittura, sociologia, fislosofia, alla presenza di studenti dove il maestro si metteva in gioco sia per quanto riguarda il suo modo di comporre la musica e gli argomenti che trattava come la noia, la solitudine, l’amore. Ogni volta le aule sono risultate state stracolme.
Tornando a Parole e Musica, il grande gradimento riscontrato dalla serata in cui sono stati recitati alcuni testi di Califano, proposti come se fossero delle poesie ci ha convinto a portare in teatro lo spettacolo. Non escludiamo di poter riuscire a portarlo anche nelle carceri».
Da ogni parola da lei pronunciata si evince l’amicizia incondizionata che vi ha legato per lunghi decenni. Come vi siete conosciuti?
«Abitavamo nello stesso quartiere, lui a viale delle milizie e io a via della giuliana, vicino a largo trionfale. Il bar doria attuale è il bar della canzone de “l’ultimo amico va via”. Ci siamo incontrati perché io cominciavo a suonare la batteria e suonavo con un altro amico, Paolo gualdi, ottimo cantante e pianista che a sua volta era amico di Franco, che cominciava a suonare la chitarra e a cantare. Un altro caro amico, diventato poi direttore d’orchestra suonava il basso nella cantina di paolo, a via della Giuliana. Cominciammo le prove con questo gruppo che fece quattro o cinque serate ma finì ben presto, Franco dopo i primi successi con Edoardo Vianello andò a Milano. Ci si incontrava comunque nelle estati versiliane e nei nei locali perché io continuavo a suonare con il gruppo e lui veniva per divertirsi, in vacanza. Poi ritornò a Roma, dopo il processo Tortora andammo ad abitare insieme ad un altro amico, Franco Di Nepi, in una bella casa in campagna, alla giustiniana, che lui chiamava villa Solitudine. E’ stato on noi fino al novanta, quando andò a abitare a Fregene per un paio d’anni, poi tornammo ad abitare insieme in via Sisto IV, in una casa molto grande, per qualche mese vennero a stare da noi anche Alberto Laurenti e Enrico Giaretta, collaboratore musicale. Un porto di mare (sorride ndr). Gli piaceva la compagnia. Poi andò ad Albano, dopo aver venduto quell’abitazione. Io presi casa da un’altra parte, poi ci riunimmo nella casa di Acilia dove abbiamo abitato insieme finché non sono andato a convivere con la mia attuale moglie. Un giorno lo chiamai, gli dissi che gli dovevo parlare di una cosa importante. Lui: “di che si tratta? Vieni subito, ti aspetto”. Aveva la tendenza a entrare nella vita degli amici e farne parte per sempre. Andai e gli dissi “se mi fai da testimone, mi sposo”. Lui mi ha guardato un attimo e poi mi ha detto “che aspetti, ma fallo subito, già domani, certo che vengo”. Venne, era già malato, e mi fece da testimone. Alla fine della cena di nozze fece montare la tastiera e ci l’ultimo amico va via. E’ il regalo più bello che mi ha fatto. Al prossimo trenta marzo saranno due anni che non c’è più. Mi manca veramente tanto».
Grande Antonello!!!!!! Ci siamo incontrati alla casa museo Califano, che dire, è una persona gentilissima!!! Ho una Grande ammirazione per te!! È vero che la gente Califano lo conosce nel modo sbagliato, io perdo molto tempo a spiegare quello che realmente ha fatto e vedo che nessuno conosce la sua storia, bisogna farla conoscere a tutti! Perché è stato per me il migliore!!!! Testi come il lupo bianco, la solitudine, che pochi conoscono non possono essere lasciati li! Lo conobbi nel agosto del 2012 a piazza San Giovanni, per me era come vedere Dio! E non mi ha deluso! È gentilissimo come fosse mio padre!!! Per me sarà sempre lui il numero uno!!!!
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