
[ROMA] Nella Giornata della Memoria che ricorda le vittime delle deportazioni naziste si succedono milioni di frammenti che compongono il tragico mosaico della Shoah.

Una delle tante tessere di tale mosaico si trova proprio nel cuore di Monte Sacro, in via Maiella alle spalle di piazza Sempione, dove viveva al civico 15 la famiglia Funaro: furono deportati e uccisi ad Auschwitz i coniugi Leo Funaro e Teresa Di Castro e con loro i fratellini Dario e Adolfo di appena 13 e 7 anni. Tirati a forza fuori dalla loro casa e fatti uscire un’ultima volta da quel cancello, caricati sui camion per poi iniziare la deportazione verso la morte e i forni crematori su un carro merci ferroviario.

Oggi, proprio davanti all’ingresso del palazzo in cui abitavano, sul marciapiedi ci sono quattro “pietre d’inciampo” in bronzo che li ricordano. Di loro ha parlato anche il Professor Vittorio Maria De Bonis in una delle recenti “Passeggiate nell’Arte” finanziate dalla Direzione Socio Educativa del Municipio Roma III e organizzata dalla Dbg Management and Consulting. In quell’occasione ho avuto modo di ricordare anche Alberto Sed-mancato alcuni anni fa- che sopravvisse ad Auschwitz ma vi perse i familiari più stretti; lo andammo a intervistare a casa sua anni addietro assieme a Luciana Miocchi. Successivamente fu nominato Commendatore della Repubblica.
Perché le vittime delle demoniache e infami deportazioni devono rimanere con noi sempre, ogni giorno. E naturalmente anche il 27 gennaio, nella Giornata della Memoria.

A cura di Alessandro Pino
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