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III Municipio di Roma Capitale: un altro centro di riabilitazione a rischio chiusura per troppa burocrazia – di Alessandro Pino

9 Mar

PINOtangram(pubblicato su http://www.di-roma.com)

Affrontare i travagli dati dall’avere un disabile in famiglia, che nei casi più gravi, quelli al limite dell’ingestibilità per stazza corporea e reazioni violente, comportano un logoramento del fisico e dell’animo; trovare parziale sollievo affidandosi a un centro di riabilitazione dove le persone vengono assistite in regime ambulatoriale o semiresidenziale – trascorrendovi la giornata quindi – dando anche modo ai loro congiunti di recarsi al lavoro, sbrigare le incombenze quotidiane con meno disagi e riprendere fiato, anche se pare brutto dirlo. E come se ciò non bastasse, rischiare di trovarsi senza nemmeno questo sostegno:  è la situazione angosciosa di oltre cento famiglie che hanno un componente seguìto dal Centro Tangram di via Ida Baccini  (zona Bufalotta, Terzo Municipio) incontratesi lo scorso 7 marzo con la dottoressa Carla Patrizi – presidente della cooperativa Idea Prisma ’82 che lo gestisce  – per essere informate al riguardo.

Va detto subito che il Tangram  è apprezzato dall’utenza, dalla cittadinanza e dalle istituzioni per il suo operato ultraventennale: considerato una struttura d’eccellenza – ha anche vinto lo scorso dicembre il “Premio Montesacro” – gode dal 2001 di un accredito provvisorio presso la Regione Lazio, necessario per esercitare la sua attività. A novembre dello scorso anno però, nel corso dell’istruttoria avviata dalla Regione per l’accreditamento definitivo in quanto struttura privata, una ispezione compiuta dalla Asl Roma A aveva rilevato che l’edificio di cui il Tangram occupa tre piani  non è in possesso di due certificati: quello di abitabilità e quello antincendio. I responsabili della Idea Prisma si erano attivati per ottenere i documenti in questione trovandosi da subito in una situazione paradossale di burocrazia ottusa e kafkiana come troppe se ne vedono in Italia: il certificato di abitabilità dell’edificio dovrebbe rilasciarlo, a seguito di un collaudo statico, il Comune di Roma che ne è anche proprietario – essendogli stato donato negli anni Sessanta dalla famiglia Talenti espressamente per finalità sociali – soltanto che l’amministrazione capitolina per i suoi edifici non usa fornire documenti del genere e in effetti si tratterebbe di presentarli a sé stessa. Tra l’altro nello stesso palazzo sono ospitati un asilo nido comunale e un ufficio della medesima Asl che ha rilevato l’irregolarità: essendo però strutture pubbliche non hanno obbligo di fornire certificazione alcuna. Per il rilascio del certificato antincendio, reso necessario da mutamenti normativi intervenuti abbastanza di recente, era invece necessaria l’approvazione  di un piano di prevenzione da parte del Comitato provinciale dei Vigili del Fuoco: più volte presentato, era stato bocciato principalmente perché l’uso  promiscuo della scala interna con l’asilo nido e gli uffici della Asl la faceva ritenere non idonea all’evacuazione in caso di emergenza. In entrambi i casi la dirigenza del Tangram ha cercato di sbloccare il cortocircuito burocratico: per ottenere il certificato di abitabilità – previo accatastamento dell’immobile che nemmeno risultava registrato perchè all’epoca della costruzione, negli anni sessanta la normativa non lo richiedeva –  hanno chiesto al Comune l’autorizzazione a effettuare a proprie spese il suddetto collaudo statico da una ditta privata al modico prezzo di circa 30.000 euro, visto che i preposti uffici capitolini  non avevano mostrato l’ intenzione di provvedervi. Per il rilascio del certificato antincendio è stato  concordato con i Vigili del Fuoco un nuovo piano di prevenzione che prevede l’installazione di due scale di emergenza dal costo complessivo di 200.000 euro: spesa esorbitante per fronteggiare la quale il Tangram ha contattato alcune banche al fine di accendere un mutuo. In teoria lavori del genere dovrebbero essere a carico della proprietà – quindi il Comune di Roma- ma come spesso accade in questi casi è stato già dichiarato che non ci sono soldi; inevitabile il richiamo alle recenti cronache giudiziarie romane che hanno mostrato come per altre situazioni i soldi ci siano eccome. Sembrava dunque che la vicenda potesse sbloccarsi – va però puntualizzato che in mancanza di una conferenza ufficiale dei servizi tali progressi  sono avvenuti anche grazie alle sollecitazioni di chi ha fatto pesare la propria autorevolezza istituzionale come il presidente del III Municipio Paolo Marchionne e la presidente della Consulta H municipale Maria Romano, oltre che del “Comitato famiglie utenti Tangram” presieduto da Bruno Regni – quando a metà febbraio è arrivata come una doccia fredda la diffida della Regione, firmata dal dirigente Giorgio Spunticchia, con la quale si minaccia la revoca dell’accreditamento e la chiusura del centro di riabilitazione qualora non si ottemperasse a tutti gli adempimenti entro il 18 marzo. Si comprende benissimo l’impossibilità di arrivare a tale data con i due certificati in mano, come pure che una interruzione anche solo temporanea dei servizi  fino all’ottenimento dei documenti sarebbe rovinosa per i disabili – essendo  essenziale la continuità delle terapie – per le loro famiglie e anche per i lavoratori della Idea Prisma. Da qui nuove sollecitazioni che hanno indotto il dirigente a fissare un appuntamento in Regione per il 10 marzo, al quale seguirà un incontro presso la Asl di via Monte Rocchetta tra la Consulta H, il Tangram e l’Azienda Sanitaria Locale. La civile esasperazione delle famiglie però ha raggiunto livelli da termometro sul rosso fisso e nel caso si dovesse procedere con la revoca dell’autorizzazione al “loro” centro si sono dette pronte a protestare presso le sedi istituzionali coinvolte, anche portandosi dietro i familiari fruitori.

Alessandro Pino

III Municipio di Roma Capitale: Ignazio Marino, candidato Sindaco per il centro sinistra, risponde ad Alemanno e a Marchini

2 Mag

mARINOsenzaparole

(pubblicato su http://www.di-roma.com)

Martedì, nella conferenza introdotta dalla dottoressa Carla Patrizi, direttrice del centro Tangram Idea Prisma 82, e da Paolo Marchionne, candidato alla presidenza del III Municipio (ex IV), il professor Ignazio Marino, candidato Sindaco uscito dalle recenti primarie del centrosinistra, ha parlato del suo programma elettorale, incentrato sulle persone. Poi per le strade di zona, soprattutto via Sacchetti e via Ojetti, fra i commercianti, guidato dai membri dell’associazione 4Com

Nel refettorio, pieno di operatori e familiari, anche Daniela Michelangeli, presidente della consulta Handicap del Municipio. Tra gli esponenti politici presenti, Daniele Ozzimo, consigliere capitolino, Marco Palumbo, candidato al Comune di Roma, Riccardo Corbucci, vicepresidente del consiglio municipale uscente e buona parte della dirigenza del Pd locale.

Apre l’incontro, dopo che Marino ha visitato la struttura di via Baccini, la dottoressa Patrizi, che richiama subito l’attenzione su di una pasticciata normativa che sta mettendo in difficoltà tutte le strutture riabilitative, con il rischio di dover sospendere i servizi perché la Asl non riesce a dare seguito per tempo ai nuovi adempimenti. A tal proposito consegna un corposo fascicolo direttamente nelle mani del professore. Un breve intervento di Marchionne per ribadire che c’è bisogno di ripensare i servizi sociali.

Il professor Marino entra subito nel vivo del discorso affermando che la sua idea è che occuparsi della marginalità viene prima ancora del degrado, che ci sono strutture essenziali ma che non tutta l’assistenza può essere pubblica ma ci deve essere una seria integrazione con le onlus e le cooperative sociali. Da chirurgo riconosce che per raggiungere l’eccellenza ci vuole un lungo tempo e che nulla si improvvisa, ricordando anche l’incontro avuto nel mattino con i responsabili delle case famiglia di Roma. Sente la responsabilità derivante dalla sua candidatura perché il Sindaco è garante della salute dei cittadini di cui si occupa e deve lavorare con le altre autorità regionali o nazionali, deve sollecitare quando l’assistenza si arresta perché si esauriscono i fondi. Dice «se vogliamo che questa città inizi ad essere una comunità dobbiamo iniziare da chi ha un disagio. Credo in una società che sia competitiva, dove chi lavora e si impegna viene premiato per il merito ma non si può pretendere che le persone che sono rimaste indietro gareggino senza sostegno. È necessaria una cultura di solidarietà diversa d quella di chi ha retto in questi cinque anni la città.

DSCF4611Bellissimo discorso, insomma, ma i fondi necessari? Il professore ci arriva tenendo l’argomento per ultimo. «Sono una persona seria, non voglio dire che ci sono risorse per tutto ma bisogna avere delle priorità. Non vi posso promettere che se sarò Sindaco risolverò tutti i problemi ma sicuramente vi ascolterà tutti e cercherò di risolverne il più possibile, cominciando da chi è rimasto indietro».

Parlando davanti ai giornalisti Marino ricorda come nel 2020, assieme alle malattie cardiocircolatorie, sarà il disagio psichiatrico la principale causa di sofferenza della popolazione e che per questo motivo ci si deve preparare per affrontare un emergenza cosi importante, mettendo in rete tra di loro il governo delle città e della regione insieme alle tante eccellenze nel settore. È sempre più chiaro, tra l’altro, che anche a Roma si sta allargando a macchia d’olio il fenomeno per cui all’interno delle famiglie dove ci sono problemi di salute, si sta iniziando una selezione su chi debba accedere alle cure e i primi rinunciatari sono gli anziani, generalmente in favore dei componenti più giovani.

Questa è una cosa che non deve accadere.

Passando poi all’altra tematica su cui il suo programma elettorale è imperniato, la mobilità e i relativi finanziamenti, centra il problema sulla scarsa capacità da parte dell’Italia di reperire i fondi europei, che finanzia per circa il 14% del totale ma che recupera soltanto per l’8%, a causa di un personale non preparato ad affrontare la fase di distribuzione dei bandi e di scrittura dei progetti. Dice Marino «dobbiamo restituire a Roma il suo carattere internazionale. Roma deve parlare l’inglese nelle sedi dove si parla l’inglese ed avere la capacità tecnica di competere con gli altri paesi».

C’è infine uno spazio anche per di-roma.com e il professore candidato Sindaco non si sottrae, l’argomento lo punge sul vivo.

Le critiche principali che le vengono mosse dai suoi avversari e dal mondo animalista sono principalmente rivolte a rinfacciarLe il suo passato di ricercatore e sperimentatore sugli animali. Cosa può dire in proposito?

Chi mi attacca, e mi riferisco anche all’ingegner Marchini e al sindaco Alemanno che hanno utilizzato questi argomenti sulla ricerca con l’utilizzo di animali, evidentemente, ma questo si capisce, non si può pretendere che conoscano come si fa ricerca scientifica e come si approva un nuovo farmaco oggi, o a che punto sia la ricerca scientifica, nell’obiettivo primario per me, di eliminare completamente l’utilizzo degli animali. Non si può pretendere che l’ingegner marchini o il sindaco alemanno sappiano che l’American society of Transplant sorgeons, una società a cui io appartengo dal 1993, proprio cinque giorni fa ha annunciato la realizzazione in laboratorio di un rene di topolino con tecniche di bio-ingegneria. Tra non molto, nel giro di qualche anno noi avremo la possibilità di realizzare con queste tecniche diversi organi e potremmo sperimentare le nuove molecole di farmaci su queste cellule, tessuti e organi realizzati in laboratorio. Al momento attuale ogni farmaco che Lei vede in un banco di farmacia o in una corsia di ospedale, per regole internazionali, sulle quali non ha nessuna influenza né il Sindaco in carica di Roma, né l’ingegner Marchini ne Ignazio Marino, debbono essere sperimentati su un animale. Ogni farmaco di quelli in uso per curare un bambino affetto da leucemia o un farmaco per curare una persona colpita da un terribile cancro, è stato sperimentato almeno su un topolino. Se c’è coerenza nel ragionamento dell’Ingegner Marchini e nel ragionamento del sindaco Alemanno, devono dichiarare. Poi ognuno ha il giudizio morale che ha, che se un loro familiare una persona a cui loro sono legati da amore venisse colpito da una malattia terribile, eviterebbero l’assunzione di farmaci perché questi, prima di essere stati messi in commercio, sono stati sperimentati sui topolini per poter poi arrivare alla terapia sull’uomo. Personalmente, se mia figlia fosse colpita da una leucemia io la curerei con i farmaci che esistono in commercio e che sono stati necessariamente sperimentati in codesto modo. Questa è la mia posizione non sono mai stato un vivisettore, detesto chiunque possa far male o nuocere ad un animale. Ho in questo momento due gatti, si chiamano Paolina e Napoleone e a casa mia quando anni fa mori per un tumore un gatto a cui eravamo affezionatissimi e che si chiamava Annibale,è stato davvero un lutto familiare perché consideriamo i nostri animali come parte della nostra famiglia. Più di così non so cosa rispondere. Nei prossimi giorni sottoscriverò un progetto per la difesa degli animali nella città di Roma. Altri commenti su questo non ne ho. Mi sembrano davvero strumentali perché, lo sospetto, non ne sono sicuro ma lo sospetto, che anche l’ingegner Marchini e il sindaco Alemanno abbiano usato nella loro vita almeno un antibiotico.

Il giro del candidato Marino è poi proseguito con la visita di via Franco Sacchetti e via Ugo Ojetti, due delle strade dello shopping del Municipio e non solo. Incontro quindi con i rappresentanti di categoria, tra i quali Massimiliano De Toma, presidente dell’Associazione Commercio Quarto Municipio 4Com, per comprendere meglio le problematiche del piccolo commercio, attanagliato oltre che dalla crisi economica, anche dalla presenza dei maxi centri commerciali.

Luciana Miocchi