Sottrazione dei minori alle famiglie: in un meeting si è discusso come riformare un sistema criticato da molti – di Alessandro Pino

15 Dic

Organizzato dal “Movimento Nazionale Italia Garantista” presieduto dal consigliere provinciale  Pier Paolo Zaccai, ex Pdl ora ” indipendente neutrale del gruppo misto”, si è tenuto presso Palazzo Valentini – sede della Provincia di Roma – un convegno sul tema “Sottrazione coatta dei minori alle famiglie”. Il termine tecnico del titolo richiama alla mente fatti di cronaca che infiammano periodicamente l’opinione pubblica. I pochi casi eclatanti, però, sono solo la punta dell’iceberg: attualmente più di trentaquattromila i minori allontanati dalle rispettive famiglie e inseriti in “strutture protette”, per un costo – si pensi alla sola gestione degli alloggi – stimato attorno al milione di euro l’anno. Tra gli obiettivi del convegno, proprio la sensibilizzazione delle istituzioni e del pubblico riguardo gli errori e le storture compiute dal sistema giudiziario e dai servizi sociali comunali. Naturale che sovvenga immediato il ricordo dei casi più clamorosi tra quelli giunti alla ribalta dei media, alcuni ormai remoti. Era il 1989 quando, surclassando in assurdità la più allucinante delle trame kafkiane, i genitori di Miriam Schillaci – nemmeno tre anni – si videro sospendere la patria potestà e furono messi alla gogna nella veste di sadici aguzzini: il via fu dato dai medici che scambiarono  incredibilmente un tumore al retto della bambina per il segno di ripetute sodomizzazioni, il resto lo fecero magistrati e giornalisti in un crescendo di arroganza e superficialità. Il castello di accuse infamanti infine cadde ma non ci fu lieto fine. Il teratoma sacro-coccigeo non lasciò scampo alla piccola. Nessuno fece autocritica per l’accaduto, solo l’allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga chiese perdono ai genitori a nome dell’intero paese. Più recente, del 2008, il caso conosciuto come “dei fratellini di Basiglio”, dal comune alle porte di Milano nel quale risiedeva la famiglia dei giovanissimi protagonisti. Una bambina di nove anni e il fratello di tredici furono tolti improvvisamente ai genitori per ordine del Tribunale dei Minori a causa del ritrovamento, nella classe frequentata dalla piccola, di un disegno a lei attribuito e interpretato da due maestre come inequivocabile indice di inenarrabili depravazioni subite in ambito domestico. I due piccoli furono portati in diverse comunità e solo dopo più di un mese e mezzo fu permesso ai genitori di mettersi in contatto con loro. Di quella separazione rimasero a testimonianza i diari tenuti durante  dal ragazzo durante l’allontanamento, che parlavano di pressioni e angherie, subìte però non a casa ma proprio nella struttura che avrebbe dovuto tutelarli. Nel frattempo le indagini  dimostravano l’inconsistenza delle accuse – i disegni erano stati fatti per dispetto da un’altra alunna- gettando inoltre forti ombre sugli operatori sociali e scolastici che avevano richiesto il provvedimento e che furono rinviati a giudizio con le accuse di falso ideologico, falsa testimonianza e lesioni colpose per il trauma provocato in particolare al ragazzo, che veniva riaffidato alla famiglia assieme alla sorellina. Gli operatori imputati furono poi prosciolti con una sentenza che suscitò ulteriori polemiche su una vicenda destinata a segnare per sempre la vita di una famiglia. All’epoca dei fatti era stato pesante il commento di don Antonio Mazzi: «I casi come questo sono più frequenti di quanto si possa immaginare. Cercare di fare qualcosa è difficilissimo: il Tribunale dei minori è un fortino blindato con meccanismi che non si arrestano nemmeno davanti all’evidenza dei fatti». Il religioso, secondo cui «psicologi e assistenti sociali  andrebbero affiancati da gente con più contatto con la realtà» si augurava, in un’intervista rilasciata al “Corriere della Sera”, una incisiva riforma «o i casi come quello di Basiglio continueranno a moltiplicarsi». Parole molto dure, attualizzate in una sorta di eco attraverso i commenti pubblicati in rete dai numerosissimi iscritti (più di diecimila) al gruppo di Facebook chiamato “Insieme per Stella”, sorto per tenere desta l’attenzione sulla vicenda della piccola Anna Giulia Camparini, chiamata Stella nei media fin quando la sua vicenda – tuttora in corso di sviluppo – ha assunto una  rilevanza tale da renderne impossibile la tutela dell’anonimato . La bambina fu tolta ai genitori nel 2007 in base a una relazione dei servizi sociali di Reggio Emilia in cui si giudicava “fatiscente” l’abitazione nella quale vivevano insieme. Iniziò così una drammatica odissea che li spinse anche al gesto estremo di portare via la bambina dalla struttura in cui era stata inserita. Una battaglia, la loro, combattuta non solo nelle aule giudiziarie ma anche mediaticamente, ospiti più volte della trasmissione “Chi l’ha visto”.

I casi riportati e tutti gli altri che non hanno avuto modo di approdare alla ribalta dell’informazione fanno riflettere sulla necessità di rivedere urgentemente un sistema che pure in altri casi ha contribuito a risolvere situazioni tremende. Al termine dei lavori, cui hanno partecipato i rappresentanti di associazioni genitoriali e politici di ogni schieramento, è stato quindi redatto un documento tra i cui punti qualificanti, oltre alla proposta di un aiuto concreto per le famiglie in difficoltà economiche (ottanta per cento dei casi di sottrazione di minori), figura l’introduzione di un vero contraddittorio medico-scientifico su quanto rilevato dai servizi sociali e di una sostanziale parità tra accusa e difesa. Un cambiamento, questo, avvertito come irrinunciabile se si vuole evitare che continuino a verificarsi aberrazioni come quelle citate.

Alessandro Pino

Una Risposta to “Sottrazione dei minori alle famiglie: in un meeting si è discusso come riformare un sistema criticato da molti – di Alessandro Pino”

  1. Avatar di Ninetta Umana
    Ninetta Umana 21 dicembre 2011 a 08:24 #

    e’ Necessario muoversi nella direzione dei bambini,sono necessarie leggi che stabiliscano che i bambini vanno aiutati acrescere nelle proprie famiglie..e solo dove vi e’ l’impossibilita’ di una vita serena in famiglia ,intervenire,,,,,,,,

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