È trascorso circa un anno da quando in alcune zone del IV Municipio (Prati Fiscali, Valli, Sacco Pastore) l’Ama ha introdotto un nuovo modello di raccolta dei rifiuti. Caratteristica principale è la consegna dei materiali non riciclabili (compresi gli scarti alimentari e organici) presso una rete di “Punti Mobili di Raccolta” presidiati da operatori: in pratica, automezzi della municipalizzata che sostano in orari e punti prestabiliti coprendo un arco di tempo che va dalle sei e mezza fino alle undici e mezza del mattino nei giorni feriali, dalle sette a mezzogiorno il sabato e i festivi. Ovviamente dalle strade interessate sono scomparsi i cassonetti per la raccolta dei rifiuti in questione, rimanendo soltanto quelli bianchi dedicati alla carta e quelli blu per il vetro, la plastica e i metalli. L’iniziativa probabilmente aveva lo scopo di incrementare le percentuali di raccolta differenziata contrastando il fenomeno delle microdiscariche abusive, non potendo gli addetti ritirare materiali riciclabili assieme agli scarti indifferenziati. In pratica è accaduto l’esatto contrario e per rendersene conto basta fare un giro nelle zone coinvolte dal progetto: in parecchi abbandonano gli involucri colmi di immondizia vicino ai contenitori della raccolta differenziata o lasciandoveli appesi quando non addirittura introducendoveli. Spesso i sacchetti si aprono sparpagliando il contenuto tutto intorno; specialmente in estate ne derivano effluvi non proprio da rose e fiori.
Il fatto è che molti residenti non hanno la possibilità di essere presenti negli orari di permanenza dei furgoni. È il caso, ad esempio, di coloro che escono di casa prima che i mezzi dell’Ama arrivino in zona e tornano quando sono andati via da un pezzo. Impensabile che queste persone possano accumulare il pattume nella propria abitazione per giorni fin quando non abbiano l’occasione di affidarlo regolarmente agli operatori. Altrettanto stravagante l’idea che uscendo la mattina presto diretti in un altro quartiere si possa portare a spasso fino a destinazione il proprio bravo sacchetto dell’umido. Qualcuno, come gli arzilli soci dell’associazione bocciofila di via Val d’Aosta – di fronte al quale sono collocati due cassonetti della differenziata – non ci sta a vedere trasformato in immondezzaio il marciapiede antistante l’ingresso; con la franchezza un po’ sfrontata di chi ne ha viste tante non ci pensano due volte a riprendere verbalmente coloro che lasciano i rifiuti nei pressi del circolo. E se c’è chi, colto in flagrante, abbozza e si riprende il materiale, «capita pure di trovare quello che ti dice “fatte li cazzi tua” – riferiscono – perché in effetti non hai titolo per metterti a controllare». A questo proposito lanciano una proposta: «Come davanti alle scuole hanno messo gli anziani che vigilano sull’uscita dei ragazzini, ci vorrebbe che venisse istituita una figura preposta al controllo sullo scarico dei rifiuti.
Una specie di ausiliario dell’immondizia, insomma». Forse servirebbe, ma è vero anche che alla prova dei fatti l’idea dei Punti Mobili di Raccolta si è dimostrata velleitaria e utopistica e certi problemi pratici come quelli di non sapere dove gettare la spazzatura non si risolvono a colpi di contravvenzioni. Ci voleva forse la sfera di cristallo per prevedere come sarebbe andata a finire?
Alessandro Pino
Raccolta mobile dei rifiuti in IV Municipio, quando la cura è peggio della malattia: immondizia a mucchi – di Alessandro Pino
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28 Dic
È ormai da una quarantina d’anni che durante le festività natalizie viene allestito un presepe all’interno della cosiddetta “Sedia del Diavolo”, il rudere di tomba risalente al II secolo che si trova a Roma in piazza Elio Callistio, quartiere Trieste. Artefice dell’installazione è fin dall’inizio Gaetano Chiacchio, proprietario di un bar proprio di fronte al monumento, assieme al gestore di un altro esercizio commerciale della piazza. Gaetano, di ascendenze partenopee (quindi con il presepe nel Dna), spiega come ebbe l’idea: «Appena mi stabilii qui pensai di fare il presepe, perché è bello farlo, valorizza la piazza e poi perché il monumento, con i resti della copertura a volta, mi ha sempre ricordato una grotta. Mi è sembrata anche una sfida al diavolo mettere una scena della Natività proprio nel rudere che tradizionalmente porta il suo nome». Per collocare le statuine (una decina in tutto, alte trenta centimetri circa) Gaetano inizialmente scavalcava l’acuminata recinzione posta attorno alle rovine, successivamente le autorità comunali – nella persona della funzionaria Antonella Gallitto che ne ha in custodia le chiavi – hanno concesso di aprirgli la cancellata in alcune occasioni come appunto l’allestimento del presepe o la pulizia periodica del sito archeologico.
A fronte infatti di chi come il barista tiene alla cura e alla valorizzazione del monumento e della piazza, ci sono troppi incivili che scambiano la minuscola area verde per una pattumiera riempiendola di cartacce, situazione aggravata– a detta del consigliere del Secondo Municipio Massimo Inches – da un rimpallo di competenze tra Ama e Ufficio Giardini per quanto riguarda la manutenzione e la pulizia della stessa. Per supplire a questa carenza alcuni cittadini – tra cui anche Gaetano – hanno dunque creato una onlus chiamata “Solidarietà Benessere Natura” alla quale – caso unico a Roma – è stata dato in affidamento il complesso della Sedia del Diavolo.
I membri dell’associazione – tutti residenti nella zona – non sono interessati solo a tenere in ordine l’area ma anche a diffonderne la conoscenza. Molti romani ignorano la storia di un edificio appena un secolo più giovane del Colosseo, cosa che stride in maniera imbarazzante con la competenza dimostrata, come ricorda Gaetano, da numerosi turisti stranieri che allontanandosi dal centro vengono qui apposta per vederlo. Periodicamente quindi vengono organizzate delle giornate di divulgazione alle quali partecipano eminenti cultori della storia romana, come l’attore Dino Ruggiero. Anche una targa esplicativa sulla cancellata servirebbe senz’altro allo scopo. Nell’attesa che si possa affiggerne una, Gaetano tiene esposto nel suo caffè un tabellone illustrato con la storia della Sedia del Diavolo.
Alessandro Pino