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Nuovo sequestro per il Salaria Sport Village ma l’attività prosegue regolarmente

13 Apr

La notizia pubblicata dall’Ansa è stata rimpallata immediatamente da tutti i siti di informazione praticamente identica alla velina iniziale.

Il simbolo dei presunti abusi edilizi legati agli ultimi mondiali di nuoto, già posto sotto sequestro nelle parti realizzate ex novo,  torna nuovamente sotto i riflettori. Il Salaria Sport Village rientra tra le proprietà confiscate a Diego Anemone, alla moglie ed allo zio a seguito dell’ordinanza firmata dal gip del Tribunale di Roma, Nicola di Grazia su richiesta dei pm Felici, Calò e Calabretta in merito alle indagini sul G8.

Alla reception del centro sportivo impiegate sorridenti accolgono la moltitudine dei frequentatori, l’attività prosegue regolarmente. Nessuno nega il sequestro ma non sono stati predisposti, almeno per ora, comunicati stampa o bollettini di alcun genere.

All’esterno, sugli edifici indicati come sequestrati, non sono stati posti i cartelli di rito.

Presumibilmente si tratta di un sequestro conservativo, con la nomina di un custode giudiziario e con l’autorizzazione alla prosecuzione delle attività economiche, al fine di tutelare i lavoratori e lo Stato.

LM e AP

Roma IV Municipio: allarme bomba in via delle vigne nuove. Disinnescata una centralina di rilevamento del traffico

13 Apr

foto A. Pino

Effettivamente pareva un allarme per un pericolo immediato e reale, quello raccolto ieri, 12 aprile, dai carabinieri della stazione Talenti. Alcuni residenti avevano notato un involucro strano, fissato su un albero in via delle vigne nuove e mai visto prima, coperto di un rivestimento color carta da zucchero. Sembrava,  ad occhio e croce, un ordigno o quanto meno poteva passare per un pessimo scherzo in ritardo sul primo aprile. Il luogotenente Salvatore Veltri –  Comandante della stazione dei carabinieri di Talenti – intervenuto sul posto insieme ai suoi uomini, dopo aver strappato l’incarto ha visto apparire una sorta di valigetta che non mostrava  collegamenti elettrici visibili all’esterno ne meccanismi che potessero far pensare ad un controllo a distanza ma risultava ben ancorata con delle staffe.  Il graduato, uomo di grande esperienza,  ha vissuto sul campo gli anni di piombo, ordigni ne ha visti tanti ed ha deciso di assumersene la responsabilità e di rischiare, seguendo istinto e mestiere, riuscendo così nell’impresa di disinnescare….una stazione per il rilevamento del traffico. Il momento critico a quel punto era superato ma deve essere stato un bel tuffo al cuore aprire e vedere una batteria ed un dispositivo luminoso lampeggiante.

Peccato che nemmeno il comando dei Vigili Urbani – che ha competenza per il traffico – fosse al corrente dell’operazione e che sul “pacco” non ci fosse nessuna indicazione tecnica nè un riferimento all’organismo che ne ha disposto il dislocamento. Una pessima dimostrazione di quanto a volte nell’amministrazione ci sia un grave difetto di comunicazione tra uffici. Non risulta difficile immaginare quanto sarebbe costato un intervento a vuoto della squadra artificieri dotati di tutto punto, la chiusura del traffico, l’evacuazione delle vie limitrofe, il caos. Ancora, se per assurdo a forza di allarmi infondati, dovuti appunto alla mancata trasmissione di informazioni, qualcuno finisse per rimanere vittima di una situazione sottovalutata?

Stamattina una identica postazione, incartata con il medesimo materiale plastico azzurrino è apparsa in zona Bufalotta, altezza isola ecologica Ama. Tranquilli, non esplode. Stavolta lo sappiamo.

Luciana Miocchi

Come partire da un servizio ed arrivare ad un condominio. Una visita agli appartamenti in vendita a Torre Roma

23 Mar

L’edificio è uno di quelli che non passa inosservato. Nello Sky line di Porta di Roma si nota da lontano, la torre che svetta sul centro commerciale omonimo. Doveva essere un albergo, nel progetto originario (visibile qui  http://www.hsh.info/sbgtorr1.htm ) . In quel punto, nel nuovo quartiere come era stato ideato, aveva una sua logica. Nel 2007 la ormai famosa “delibera 218” con la quale si chiedeva il cambio di destinazione d’uso di un milione di mc di edifici da servizi a residenziale, venne respinta dal consiglio municipale all’unanimità. Quindi la costruzione che completava il centro commerciale venne iniziata, tutti convinti dell’effettiva destinazione. A dire il vero qualche indiscrezione era filtrata, alcuni lavoratori impiegati nella costruzione parlavano apertamente di rifiniture da appartamenti residenziali, non di stanze di albergo o di uffici. La notizia era talmente inverosimile da essere bollata come bufala anche da alcuni politici locali. Eppure, è iniziata la pubblicità, prima in maniera discreta, poi su televisioni locali e su youtube. Poi uno striscione lungo quasi quanto la costruzione stessa ha annunciato ai quattro venti, è il caso di dirlo, l’operazione stessa. La vendita di “prestigiosi appartamenti finemente rifiniti” per tramite della società Altavista Real Estate.

La questione meritava una visita. Gli odierni estensori di questo articolo, dalla curiosità congenita e incorreggibile, qualche settimana fa si sono presentati all’ufficio vendite, posto nella hall, con accesso da via Carmelo Bene. L’aspetto esterno l’immobile fa ancora pensare che fosse destinato ad altri usi: uffici o albergo. Tredici piani rivestiti in pannelli di alluminio grigio metallico adiacenti alla galleria commerciale Porta di Roma – collegata, ci illustrano, con un passaggio dedicato e riservato, che dovrebbe rimanere tale, ma ancora non si sa, non è stato ancora stilato il regolamento di condominio. Ma se uno avesse un cane? La risposta è stata “molti sono venuti a visitare gli appartamenti con i cani. Non ci dovrebbero essere problemi”. Si, ma senza carta scritta, dopo aver sganciato l’anticipio l’unica alternativa sarebbe poi eventualmente un canile. Ummm…che non si fa per vendere…comunque, la consegna prevista è per luglio 2012.

A fianco all’ingresso dell’ufficio vendite c’è quello esclusivo della Avis, la celebre società di autonoleggi ha impiantato qui una sua importante sede, che occupa i primi cinque piani. Gli appartamenti in vendita si trovano dal sesto al tredicesimo.

Durante il rituale giro di visita ad un piano tipo, arrivano le prime conferme che in origine il palazzo dall’aspetto ipertecnologico avesse una destinazione almeno in parte diversa da quella residenziale. Il cortese venditore mostra ai due “acquirenti” che continuano a beccarsi tipo Sandra e Raimondo le piantine con le varie tipologie di appartamenti, snocciola la descrizione delle dotazioni dell’edificio – compreso pannelli solari nascosti nella facciata, riscaldamento e climatizzazione centralizzata, quest’ultima un po’ inusuale, almeno in Italia. No posti auto coperti, solo scoperti e senza obbligo di acquisto ma c’è la cantina. All’osservazione che il palazzo dà l’impressione di essere un hotel più che un condominio l’incaricato ammette che proprio quella alberghiera era in origine la destinazione ma poi è stata modificata – operazione non facilissima per i comuni mortali per la quantità di autorizzazioni necessarie, come lascia intendere, ammiccando, il venditore. Infine, l’offerta, accettata con entusiasmo, di un giro all’interno del palazzo in via di completamento, tra tramezzi ancora da tirar su e massetti di cemento: un ascensore rapidissimo porta al sesto piano dove sono stati approntati due appartamenti – tipo, con tanto di arredamento, per meglio rendere l’idea ai potenziali acquirenti.

In una stanza due finestre quadrate su due lati danno una volta di più la sensazione di un albergo di Amsterdam ma la vista è notevole, dal lato SO fa capolino la cupola di San Pietro, all’opposto i castelli romani, per tutte le latitudini i tetti del centro commerciale. Lato Marino in ombra, lato Santità, data l’altezza, abbastanza ventoso. I doppi vetri escludono del tutto il traffico umano diretto alla mega struttura di vendita. E gli acquirenti non mancano, alla faccia della crisi, dei prezzi non proprio da saldo e della metropolitana venduta come optional di serie ma ancora al di là da venire.

Finita la gita e capito che né Sandra né Raimondo saranno mai disposti ad andare a buttare l’immondizia – l’unica finitura di prestigio che manca è lo scivolo per la spazzatura come nei palazzi americani. Forse non era abbastanza hi-tech – il dubbio di come si sia potuta realizzare la trasformazione rimane. Troppa pubblicità perché il cambio di destinazione d’uso non sia avvenuto a termini di legge, ma la 218 non è passata. Tranne il Tg Talenti e Cinque , chiediamo perdono se abbiamo dimenticato altri dell’informazione locale, non una parola sull’argomento. Politici municipali rimasti sul vago o dichiaratisi completamente all’oscuro e chissà cosa è peggio, non sapere quel che accade nel territorio che si vuole rappresentare o far finta di niente perchè il cambio seppur a norma potrebbe intaccare l’indice di gradimento presso i propri elettori. Comitati, come al solito, impotenti e  indignati. E allora?

Allora che ci abbia pensato il piano casa della regione Lazio, per cui “È consentito il cambio di destinazione d’uso, con intervento di ristrutturazione, sostituzione, demolizione e ricostruzione, completamento, per gli edifici non residenziali dismessi. È consentito l’ampliamento del 30% rispetto alla superficie utile esistente. Con tali interventi, che non si potranno realizzare nelle zone omogenee D (industriali) con superficie superiori a dieci ettari e nelle zone omogenee E (zone destinate all’agricoltura), sarà possibile trasformare la destinazione d’uso in residenziale, fino a un massimo di 15 mila mq. Una quota fra il 30 e il 35% (a seconda della superficie realizzata) dovrà essere destinata alla locazione a canone concordato (housing sociale). Sono previsti interventi anche nelle aree edificabili libere con destinazione non residenziale: potranno essere realizzate abitazioni, fino a una superficie massima di 10mila mq. Anche in questo caso il 30% dovrà essere destinato all’housing sociale” (fonte www.orsolini.it/piano-casa-regione-lazio.asp)?

Luciana Miocchi – Alessandro Pino

(pubblicato su http://www.europagiovani.com)

Un grande abbraccio per Alice

17 Mar

Sono passati già tre giorni. Lentamente la comunità torna alle cose di sempre con la consapevolezza che nulla sarà più come prima per i suoi cari, per i suoi amici, per chi la conosceva, per chi l’ha incrociata almeno una volta.

Giovedì, sul sagrato della parrocchia di S. Antonio da Padova, a Settebagni, c’erano forse duemila persone per Alice, la ragazza ventiduenne che ha perso la vita in un incidente al semaforo sulla via salaria all’altezza del quartier generale dell’Api.

La chiesa improvvisamente piccola, straboccante – tanto che si è dovuto rimuovere parte dei banchi – persino una troupe della Rai e svariati giornalisti. Non c’era famiglia che non avesse un componente presente alla funzione, come capita spesso da queste parti, dove si conoscono tutti e anche chi ha concluso serenamente la propria lunga vita su questa terra non esce di scena in solitudine. Un quartiere la cui gente è rimasta doppiamente tramortita, dato che la vettura investitrice era condotta da una ragazza del posto, tuttora sotto shock.

Cerimonia, lunghissima e officiata da diversi sacerdoti, svoltasi a Settebagni – dove si sono tenute anche le veglie di preghiera nelle sere successive la tragedia – e non a Castel Giubileo, dove viveva, perché Alice qui era attivissima nel gruppo parrocchiale degli scout. Tutti i suoi compagni erano presenti e le hanno rivolto l’ultimo saluto con bandiere, cartelloni ed una gigantografia.

I genitori di Alice hanno trovato la forza di prendere la parola per ringraziare tutti della vicinanza dimostrata in questi giorni. Un dolore composto, il loro, portato con grande dignità. Chi li conosce dice che hanno il grande dono della fede. Che il Signore li aiuti a sopportare una vita intera senza il fiore che avevano così amorevolmente coltivato.

In disparte, affranti, confusi tra la moltitudine degli intervenuti, anche alcuni familiari di chi, involontariamente, ha fatto si che la tragedia si compisse.

All’uscita, un lungo applauso ha accompagnato Alice verso il suo ultimo viaggio.

L. M. & A. P.

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