Tag Archives: Esercito Italiano
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Metro B Laurentina: rissa tra ubriachi a colpi di bottiglie | di Alessandro Pino

4 Giu

[ROMA] Rissa tra stranieri nel piazzale della stazione metro B Laurentina nella notte del 4 giugno: tre romeni e un moldavo ubriachi hanno iniziato a picchiarsi senza motivo usando anche bottiglie e cocci di vetro.

I quattro sono stati bloccati dai Carabinieri della Stazione Roma Eur con l’assistenza dei colleghi della Stazione Roma IV Miglio Appio e dei militari dell’Esercito Italiano.
Visitati dai sanitari, sono poi stati arrestati con le accuse di rissa aggravata e lesioni personali.

Alessandro Pino

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Stazione Tiburtina: fermato per un controllo aggredisce poliziotti e militari | di Alessandro Pino

21 Gen

[ROMA] Un nigeriano ventottenne è stato denunciato il 19 gennaio dalla Polizia Ferroviaria per i reati di resistenza a Pubblico Ufficiale e lesioni. Lo straniero, dopo essere stato fermato al varco di accesso della stazione Tiburtina dagli agenti in pattuglia con i militari dell’Esercito Italiano, ha dato in escandescenze costringendo gli operanti a immobilizzarlo e richiedere l’intervento dei sanitari. L’uomo è stato portato in ospedale.
Alessandro Pino

La favola di Elisa e Maravilla: una ragazza di Monte Sacro e una cavallina anzianotta – di Alessandro Pino

23 Gen

Per una volta vogliamo riferirvi di una vicenda che sembra uscita dalla trama di qualche vecchio film Disney: è la storia dell’amicizia tra Elisa, una ragazza con la passione dell’equitazione che vive a Monte Sacro, nel Terzo Municipio della Capitale e…una cavallina chiamata “E. Maravilla” anche se per lei è Maravilla e basta. La storia inizia qualche anno fa, quando Elisa si arruola in ferma breve nell’Esercito, venendo destinata al Reggimento Lancieri di Montebello, un reparto a cavallo di stanza a Roma. Qui a Elisa – che viene promossa caporale – viene assegnata come cavalcatura proprio Maravilla: non è esattamente quello che si definisce un destriero, anzi a dirla tutta viene da tutti considerata un ronzino, trattandosi di una cavallina anziana, dalla salute non eccezionale ma soprattutto dal carattere difficile; con Elisa però nasce un’intesa, la ragazza sembra l’unica persona che da quella bizzosa e malandata cavallina riesce a ottenere qualcosa in più, prestandole tante attenzioni e venendone rispettata a sua volta. Un esempio tra tanti, la volta in cui Maravilla – già data per spacciata dai veterinari dopo essersi accasciata – si rialza dopo le carezze e gli incoraggiamenti di Elisa. I giorni trascorrono lieti tra prove e caroselli, però arriva infine quello del congedo di Elisa che deve salutare la sua cara Maravilla. La ragazza non solo è triste perché non la vedrà più ma è soprattutto preoccupata per quello che succederà al cavallo ormai a fine carriera, anche se il Comandante del reparto le ha promesso che verrà curata con la stessa attenzione che lei le ha riservato. Forse però anche Maravilla risente della mancanza di Elisa e senza di lei le cose non vanno più bene: il carattere della cavallina diventa ancora più difficile, un giorno tenta anche la fuga e si fa male. Elisa viene a sapere che l’animale viene alienato dal servizio e trasferito in nel Centro Equestre Militare di Grosseto: è un bel posto ma gli altri cavalli non vanno d’accordo con Maravilla 

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impedendole  anche di mangiare. È a questo punto che Elisa decide di dare concretezza a un sogno che già da tempo accarezzava: adottare Maravilla e portarla a casa in un’area adatta a lei. L’affidamento è in effetti possibile e previsto dalle norme, però in Italia la burocrazia spesso è capace di diventare una sorta di Moloch, un colosso ostile che soffoca esigenze e desideri delle persone. Inizia dunque il pellegrinaggio di Elisa – accompagnata dalla mamma – tra i vari uffici militari per capire quale sia quello competente a cui richiedere l’affidamento, nel frattempo alla ragazza viene riferito che le condizioni di salute di Maravilla peggiorano ulteriormente, è ormai diventata un mucchietto di ossi. Una volta tanto però tutto va come deve andare e i responsabili dell’Esercito dicono di sì, scrivendo il sospirato lieto fine di questa vicenda: Elisa ha potuto portare a Roma la sua cara Maravilla poco prima delle festività natalizie:«Ormai Maravilla sta galoppando verso la guarigione – commenta Elisa – ed io con lei fino a quando Nostro Signore vorrà. È stato un Natale…maravilloso!».
Alessandro Pino

Diario afghano 2012 – di Alberto Alpozzi, fotografo

12 Dic

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Alberto Alpozzi – 2011

Da oggi Lm accoglie il diario di bordo di Alberto Alpozzi, fotografo professionista aggregato alla Isaf per qualche giorno. Lui è bravissimo con le immagini, è stato laggiù anche l’anno scorso. Questa volta ha pensato di raccontare a parole frammenti di vita quotidiana. Sono onorata che abbia voluto condividere sul mio blog la sua avventura. Potete trovare il diario anche sul suo sito www.albertoalpozzi.it e guardare il suo lavoro.

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8 Dicembre, mattina

Destinazione Afghanistan, Rc-West, Camp Arena. Di nuovo come lo scorso anno in questo periodo. Dicembre. Si parte. Si prepara la sacca, con attenzione e precisione per non scordare nulla. Non è come preparare la valigia per le vacanze. Forse non è neppure uan valigia quella che stai preparando. E’ un pezzo di te, delle tua vita, che devi portarti dietro. Non devi dimenticare quelle piccole cose che ti rappresentano, che ti danno un’identità. Quando parti per certi viaggi è come mettere la tua vita in stand-by. Inizi a fluttuare in una dimensione fuori dal tempo e soprattutto dallo spazio della quotidianità…

08 Dicembre, sera – Fotografare, documentare, interpretare, testimoniare. Essere gli occhi e il cuore di tutti coloro che non possono vedere e toccare con mano certe realtà. Non è facile mettere in una immagine tutte le nostre emozioni, le nostre paure, i nostri desideri. Una, due, mille fotocamere non sono nulla se dentro di noi non abbiamo qualcosa da comunicare. Si prepara la sacca con l’attrezzatura, con i propri strumenti del mestiere che ti seguiranno anche in zone di crisi, in paesi nei quali alcuni credono che sarebbe meglio avere con sè un’arma piuttosto che una fotocamera… Ma la fotografia spesso fa più paura che un fucile. Se punti un arma a qualcuno in Afghanistan è molto facile che faccia altrettanto, ma se gli punti contro una fotocamera non “ha armi per risponderti”.

09 Dicembre, mattina – In attesa del treno alla stazione si fanno un sacco di pensieri. Non è il treno per le vacanze. Non è il treno dei sogni che ti porta via dalla quotidianità dalla quale costantemente vogliamo evadere. E’ il treno che ti palesa quanto la nostra quotidianità sia fatta da tutte quelle cose date ormai per scontate ma che fanno parte di noi, volenti o nolenti, nel bene o nel male. Di quella quotidianità che ti verrà a mancare. Di tutti i sacrifici ai quali andrai incontro. Non è una partenza. E’ un distacco. Una cesura. Fai i conti con quello che sei veramente, con quello che temporaneamente stai abbondonando e con quello che veramente ti racconta il nostro mondo fatto da innumerevoli capricci.

09 Dicembre, sera – Torino, Roma. Roma, aeroporto militare di Pratica di Mare. Briefing e chek-in. Controllo dei bagagli e raggi X all’attrezzattura. Si attende l’imbarco insieme ai ragazzi che stanno rientrando dopo la licenza a metà missione. Si chiacchera. Si scambiano considerazioni. Ognuna ha la propria storia, molti sono ragazzi più giovani di me, alla loro terza o quarta missione. I loro occhi parlano più di mille parole di fronte alle solite domande di rito: hai famiglia? quando rientrerai? laggiù com’è ora la situazione? Lungo la strada dall’Eur per arrivare all’aeroporto abbiamo costeggiato un centro commerciale: tutto illuminato e decorato per Natale. E’ stata una scena surreale che fino al giorno prima invece era non solo la normalità, ma una banalità. Certi viaggi ti fanno scontrare con i tuoi stessi pensieri: che significato ha tutto ciò in un luogo dove il tempo e lo spazio sono alterati? Laggiù tutti i giorni è lunedì. Lunedì fra la sabbia e i pericoli.

09 Dicembre, partenza – Notte. Imbarco. Buio. 4500 km in linea d’aria. Circa 10 ore di volo. L’aereo rulla sulla pista e si stacca. Destinazione Herat, Rc-West. Si viaggerà tutta la notte. Atterreremo con tre ore e mezzo di fuso orario. Si viaggia in silenzio. Per distrarsi c’è chi ascolta musica, chi guarda un film, chi legge. Solo la scorsa settimana ero in volo da e per Madrid. Non è proprio il medesimo viaggio. Un giro in cabina di pilotaggio. Stiamo viaggiando circa a 800 km/h ad una altezza di circa 11.000 m. Siamo sopra a Il Cairo. Sembra di guardare un mappa mondo. Silenzio. Il vettore viaggia incurante di tutto quello che ora sta accadendo là sotto…

10 Dicembre, mattina – Trasferimento terminato. Il portellone dell’aereo si apre. La cabina viene invasa da una fortissima luce. Esci e vieni colpito da un Sole abbacinante. Herat. Siamo arrivati. Si sbarca. Rombi di aerei, elicotteri in movimento e solo divise. Un mondo non solo distante chilomentricamente ma distante da tutta la nostra quotidianità; quella quotidianità attraverso la quale, molti, troppi, giudicano e sentenziano.