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Sbagliare la scelta del liceo e finire nel limbo dei senza scuola – a meno di non andare nelle paritarie a pagamento – di Luciana Miocchi

10 Ago

Simona Foroni è una madre disperata: al dieci di agosto non ha ancora trovato una sistemazione scolastica pubblica per la sua primogenita. Sua figlia è una ragazza che nell’anno scolastico 2022/2023 aveva chiesto di frequentare la prima classe del liceo classico Orazio a Talenti ma già a dicembre si era resa conto di aver sbagliato scelta e di volersi iscrivere a un Liceo delle Scienze Umane. A gennaio, constatata l’impossibilità di inserirla in una scuola pubblica, la Signora Foroni, pur di non far perdere l’anno alla figlia, con molti sacrifici l’ha iscritta ad un liceo delle scienze umane paritario, con il proponimento di trasferirla ad un Istituto pubblico dall’anno scolastico 2023/2024. Non è un evento così raro, quello di cambiare idea sul proprio percorso scolastico: può capitare a tutti, specialmente a quell’età, di rendersi conto di volere o potere fare altro da grandi e la legge, proprio per questo, prevede la possibilità di mutare il percorso di studi: in fondo, 14 anni sono pochi e un errore non deve essere una condanna.

Questo sulla carta, perché la realtà è ben diversa ed il problema legato ai cambi di indirizzo scolastico è drammaticamente attuale, tanto che il 9 agosto la dott.ssa Cristina Costarelli, dirigente del Liceo “Newton” e presidente dell’associazione nazionale presidi del Lazio ha rilasciato un’intervista al Tg3 – che ha mandato in onda un servizio sul numero di famiglie che sono ancora sospese, in attesa di un’accettazione in un’altra scuola per i propri figli, dopo un anno passato a cercare chi accettasse i “pentiti del primo anno” – ha risposto, tra le altre cose, al giornalista in studio “che cambiare indirizzo durante i primi due anni – e dopo diventa inutile, arrivati al terzo ndr – è estremamente difficile soprattutto per alcuni tipi di scuola superiore molto richiesti, come il liceo delle Scienze Umane ma che una soluzione si trova per tutti”.

Infatti, fino ai 16 anni si tratta di scuola dell’obbligo e lo Stato deve garantire la frequenza agli studenti, che altrimenti andrebbero incontro alla mancata ottemperanza all’obbligo scolastico, con conseguenze civili e penali per i genitori. Ma la risposta non si può sintetizzare in “se gli indirizzi frutto della nuova scelta, sia pur tardiva, sono pieni, rivolgetevi a quelli meno richiesti”. Siamo già davanti a dei ragazzini che stanno cercando una nuova via dopo una delusione, spesso condita da senso di inadeguatezza e fallimento, in un momento della vita in cui tutto si dovrebbe provare tranne lo spleen dell’è già troppo tardi. In queste condizioni, proseguire gli studi in una direzione non voluta e accettata come ripiego può aprire le porte alla dispersione scolastica e a un rapporto problematico con l’autorità scolastica e in futuro con la società, una società in cui non c’è posto per gli indecisi, per chi non ce la fa, per chi rimane indietro e ha semplicemente bisogno di essere sostenuto nel recuperare un errore di valutazione.

Racconta la Signora Foroni che nel suo contattare le segreterie scolastiche delle diverse scuole pubbliche alla ricerca di un posto per la figlia, tutte hanno risposto che «in corso d anno non prendiamo più nessuno, ci ricontatti a giugno per il passaggio al secondo anno». Aggiunge ancora «Così sono stata costretta a farle proseguire il secondo quadrimestre ad una scuola parificata che mi è costata più di uno stipendio – e mantengo mia figlia da sola -. Da giugno che scrivo email, ho chiamato tutti i licei di scienze umane di Roma e dico tutti, spingendomi fino a Monterotondo e la risposta è sempre che non ci sono posti. Ora mi chiedo ma e possibile? Dove mando mia figlia a scuola… scuola dell’obbligo, una privata non me la posso permettere, non so davvero come fare e la scuola sta per cominciare».

Davvero non c’è posto, a scuola e nel mondo, per una ragazzina che ha sbagliato non la scelta di una maglietta ma di un qualcosa che influenzerà la sua vita nell’immediato futuro o si cerca soltanto di non creare un precedente, immaginando orde di liceali dell’obbligo che interferiscono con l’equilibrio raggiunto a stento con le preiscrizioni? E se è vero che la Signora è stata contattata dall’ufficio scolastico regionale che le ha promesso quanto meno di interessarsi è altrettanto vero, come ribadito dal funzionario, che la decisione finale è e rimane del dirigente scolastico.

Intanto manca poco meno di un mese al suono della campanella che annuncia il primo giorno di scuola per gli studenti del Lazio. Speriamo trovino tutti accoglienza e il posto desiderato.

Luciana Miocchi