Grazie ai proventi del premio letterario si perpetuano il nome e l’opera di beneficenza di una persona generosa e altruista
Con la premiazione tenutasi l’undici aprile presso il Caffè letterario Mameli Ventisette di Roma si è conclusa la terza edizione del “Memorial Miriam Sermoneta”, concorso nazionale di scrittura creato per ricordare la guardia giurata che si tolse la vita tre anni or sono dopo aver denunciato i disagi di un lavoro pericoloso, mal pagato e precario. «Era una persona solare che si prodigava per aiutare anziani e bambini, raccoglieva giocattoli e andava al Gemelli e al Bambin Gesù per la Befana – spiega il poeta Giovanni Gentile, organizzatore del premio e presidente della giuria – dopo la sua morte mi sono sentito in dovere di ricordarla, ma non per il gesto quanto per la generosità, per ricordare quanto faceva aiutando gli altri e proseguendone l’opera, perché con i concorsi intitolati a Miriam raccolgo fondi da donare ad associazioni che si occupano di aiutare i bambini». 
I partecipanti sono stati oltre un centinaio e le opere selezionate, lette durante la cerimonia dall’attrice Sarah Mataloni, verranno inserite in una antologia, i cui proventi saranno in parte destinati – tramite l’organizzazione Mission Bambini – a un asilo nido di Roma che assiste minori i cui i genitori non hanno la possibilità di farli mangiare perché magari in difficoltà economiche. A Mission Bambini è stato inoltre donato un dipinto dell’artista Giuseppe Faraone (egli stesso partecipante al premio letterario) che verrà venduto all’asta per reperire ulteriori fondi. La giuria, presieduta da Giovanni Gentile e composta dai poeti Renato Fedi, Alessandro Novelli, Patrizia Portoghese, Roberta degli Innocenti, Gloria Venturini, Mara Zilio, Rocco Pulitanò,Veruska Vertuani e dal favolista Massimiliamo Gabriele ha deciso di premiare i seguenti autori, suddivisi per categorie:
premio del presidente della giuria
Aldo Ronchin per Laggiù
sezione Poesia a tema libero
Rita Muscardin per La casa sospesa sul ponte del tempo
Tiziana Monari per Qui sul Carso
Davide Rocco Colacrai per Le variazioni imperfette di un uomo
sezione Poesia a tema “La speranza”
Franca Donà per Giorni
Agostino Barletta per Terra
Antonella Santoro per Sentieri abbozzati e Giuliana Paleotti con Dimitri
sezione Racconto a tema libero
Annamaria Barone per Lo stesso vento di quella notte
Marzia d’Anella per Le pietre e le stelle
Valentina Guastini per Sale, senape e monete
Sezione Poesia giovani a tema libero
Ada Maria Angeli
Gabriele Sparagna
Andrea Petricca
Samuel Labianca
Maria Ludovica Alei



Sono ormai tre anni che Miriam Sermoneta si è uccisa: la ragazza, di professione guardia giurata, si sparò al cuore nella propria abitazione vicino Tivoli il 24 marzo del 2012. Vicino al corpo fu trovata una breve lettera, ideale epilogo di quella che aveva indirizzato apertamente al Presidente della Repubblica tempo prima, denunciando il disagio per un lavoro mal pagato e fatto di disagi, pericoli e precarietà di ogni genere, ultima in ordine di tempo lo stato di crisi della società di vigilanza per cui lavorava, la Axitea, in passato meglio conosciuta come Mondialpol Roma. Dopo qualche giorno di immancabile polverone mediatico sull’argomento venne presto dimenticata nell’egoismo e nell’indifferenza più totali, dando ampia evidenza di cosa potesse aver contribuito alla sciagurata decisione di puntarsi addosso la canna della pistola e premere il grilletto. A Miriam fu risparmiato di vedere cosa accadde dopo, quando fu chiaro che la Axitea avrebbe proceduto con il mettere in mobilità oltre cento guardie senza incontrare la minima resistenza – da cui paradossalmente si sarebbe salvata in quanto “quota rosa” – e uscì il peggio da troppe persone: come naufraghi che si prendono a morsi contendendosi una ciambella di salvataggio condannando ad annegare il più debole, chi ne aveva la possibilità cercò di imbucarsi sgomitando in altre aziende, altri riuscirono a farsi dichiarare praticamente incedibili dai clienti presso i quali prestavano servizio, svicolando così dalla lista dei condannati alla perdita del lavoro. E intanto che la mattanza andava avanti, si aveva l’impressione che troppo spesso nei superstiti, quelli che si erano salvati, prevalesse un atteggiamento pilatesco, del tipo “ci dispiace ma non è dipeso da noi, non potevamo fare altro”: in fondo, per loro la vita continuava, la pelle l’avevano salvata, la dignità in alcuni casi no, ma con quella non si mangia. La cattiveria umana ha dunque prevalso e chi dovrebbe vergognarsi non ci pensa minimamente, appagato di aver mantenuto il proprio meschino privilegio: sul piano materiale i cattivi hanno vinto, ma rimangono azzerati nel confronto con la figura di Miriam, tragica e tormentata eroina in armi del Ventunesimo secolo il cui nome non a caso viene oggi perpetuato da un concorso letterario, ricordandola così a un livello superiore a quello delle umane bassezze nelle quali si trovò a naufragare.