A Montesacro due nomi illustri del Pd entrano nella dirigenza regionale
E il presidente del Consiglio batte in preferenze il presidente del Municipio

Nel Municipio di Roma Montesacro le Primarie Pd per la presidenza del partito nel Lazio hanno avuto un larghissimo seguito e hanno fatto registrare il primato per le preferenze di Filippo Laguzzi, presidente del Consiglio Municipale, sostenitore della lista “Rete Democratica”, che è risultata essere la prima per raccolta di consensi nel Lazio e a Roma nel congresso Pd Lazio, a sostegno del candidato Daniele Leodori (le altre sono “con Daniele Leodori”, “Lazio Democratico”. “a Sinistra” e “uniti a sinistra per la costituente”) che ha raccolto il 95% delle preferenze. Anche il presidente del III Municipio Paolo Emilio Marchionne, candidato al Congresso del Lazio è stato eletto, nella lista “Lazio Democratico”, sempre a sostegno di Leodori, confermando così la rilevanza politica del territorio quale serbatoio di energie e tradizioni democratiche e anche un certo scoppiettante gusto per la competizione dialettica, senza mai mancato di rispetto.
A votare, circa cinquantamila persone in tutta la regione, tra iscritti al partito e non, nella tornata di domenica 18 giugno. Un numero che a seconda della parte interessata viene descritto come ragguardevole, tenendo conto che non si trattava di scegliere candidati alle elezioni amministrative o politiche ma organismi interni, oppure come flop, allungando in questo modo ombre sulla veridicità della volontà espressa in merito alla massa potenziale degli elettori del pd. Vero è che nel 2018 i votanti e paganti i due euro di contributo furono circa 60.000 ma è altrettanto da considerare sia il giorno, una delle prime domeniche con il sole splendente dopo quasi quattro mesi di pioggia e – soprattutto – il particolare momento attraversato dal Pd, con una dirigenza che sembra già aver terminato l’idillio con la Presidente, considerata e spesso sorpresa a coltivare ottime relazioni con i 5 stelle a scapito degli interessi del partito che dovrebbe guidare. Alla Schlein infatti, una buona fetta di praticanti contesta di non dissociarsi dalle espressioni più pittoresche del movimento e meno sostenute dalla base e soprattutto, di lasciare campo libero ai pentastellati di intestarsi battaglie da sempre considerate istituzionali nel partito, senza colpo ferire e parola aggiungere. In aperta contestazione con la linea tenuta fin qui, infatti, l’ex Assessore alla sanità regionale, Alessio D’Amato uomo forte del partito durante la pandemia e candidato scelto con le primarie e sconfitto nella corsa alla regione dall’attuale presidenza di centro destra, Francesco Rocca, si è dimesso dal congresso nazionale. E nemmeno l’appena eletta dirigenza nazionale sembra fatta per riprendere in mano le redini di un partito sin troppo diviso: a voler dar retta a quanto riportato dal tg3 delle 14, Angelucci avrebbe affermato di essere pronto per fare una “dura opposizione”, mentre il comunicato ripassato dall’ansa ha toni molto più diplomatici ma sempre severi, segno che probabilmente è arrivato il consiglio di smorzare i toni, per quanto possibile. L’unica cosa certa, al momento, è che il neo eletto segretario regionale avrá il suo bel da fare per cercare di non farsi esplodere la dirigenza regionale del partito tra le mani.
Luciana Miocchi