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L’Orient Express si è fermato a Campo di Giove | di Alessandro Pino

11 Lug

[CAMPO DI GIOVE- AQ] Si è fermato anche nella stazione di Campo Di Giove (mille metri sul livello del mare) il convoglio formato da alcune carrozze dello storico Orient Express, treno di lusso degli anni Venti immortalato anche nel celebre giallo di Agatha Christie. L’iniziativa è nata dalla collaborazione tra Arsenale S.p.A. e Trenitalia.

Le sei vetture marchiate Ciwl (Compagnie Internationale des Wagons Lits) sono partite da Roma verso Sulmona la mattina dell’11 luglio e da lí trainate da due locomotive diesel in livrea storica hanno scalato la montagna fino a Campo di Giove con destinazione Roccaraso, percorrendo quella che ora viene chiamata Ferrovia dei Parchi e per alcuni anni “Transiberiana d’Italia”.

Come sempre accade in occasione del transito dei treni storici, la stazione di Campo di Giove è tornata ad animarsi come ai bei tempi del servizio regolare, affollandosi di turisti, residenti e cultori del treno.

Alessandro Pino

(Foto Prof. G. Salvaggio)

Littorine e treni a vapore per i 120 anni della Transiberiana d’Italia – di Alessandro Pino

17 Set

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Il fine settimana incluso tra gli scorsi 15 e 17 settembre è stato di quelli da incorniciare per i cultori delle ferrovie, della montagna, dell’Italia di una volta: ricorrevano infatti i centoventi anni dall’apertura della linea ferroviaria tra Sulmona e Castel Di Sangro (da qualche tempo definita “la Transiberiana d’italia) oggi chiusa al traffico regolare giornaliero ma fortunatamente percorsa da convogli turistici organizzati dalla Fondazione Fs Italiane con la collaborazione della associazione culturale “amici della ferrovia Le Rotaie”.  Per celebrare l’anniversario sono state fatte le cose in grande con tre diversi convogli storici che hanno percorso la linea fermandosi anche a Sulmona / Introdacqua, Pettorano sul Gizio, Cansano, Campo di Giove, Monte Majella, Palena, Rivisondoli / Pescocostanzo, Roccaraso, Alfedena / Scontrone : se non rappresenta più una novità quello con le carrozze “centoporte” e “Corbellini” trainato dalla locomotiva diesel D445 in livrea d’epoca castano e verde adoperato abitualmente per questo genere di treni, hanno destato grande richiamo quello affidato alla locomotiva a vapore “Gruppo 940” con i vagoni a terrazzino e la automotrice a nafta “Aln 556” costruita negli anni Trenta. Carrozze affollate di viaggiatori entusiasti e grande presenza di  pubblico anche alla stazione di Campo di Giove – punto destinato all’incrocio dei convogli sulla linea che è a binario unico – allestita per le grandi occasioni: bandierine tricolori ovunque, il giardinetto rimesso a nuovo come quando le Ferrovie bandivano i concorsi tra le piccole stazioncine per l’area verde meglio tenuta, l’orologio a parete della “Ora Elettrica” che spaccava il minuto. Una brevissima salita a bordo della “littorina” in sosta – come vennero informalmente ribattezzate le automotrici a nafta, in omaggio al regime vigente all’epoca della costruzione presso la Breda – è bastata  per capire come tutto una volta fosse meglio di oggi: una cura per il particolare e una sobrietà che i treni di oggi se la sognano, colori davvero belli (fuori castano, dentro tutti i toni del verde, altro che le livree ospedaliere di oggi), sedili comodi e soffici, alle pareti immagini riproducenti gli affreschi pompeiani e i dipinti di Domenico Di Michelino raffiguranti Dante Alighieri e il suo poema. Un trionfo della vera italianità su rotaie (quando ancora si poteva salire su un treno locale senza timore di trovarsi circondati da teppaglia nostrana o importata) e chi se ne frega se manca l’aria condizionata , ci sono i comodissimi finestrini apribili con due giri di manovella: se fuori fa freddo si chiudono e se fa caldo si aprono, alla faccia dei vagoni di oggi che li hanno sigillati trasformandosi in camere a gas le non rare volte in cui la climatizzazione è guasta.  Agganciate alla littorina c’erano due automotrici più giovani ma comunque ormai d’epoca anch’esse: le Aln 668 di prima serie, risalenti agli anni Cinquanta. Sono tutti treni che hanno realmente percorso  nel suo passato glorioso di semplice quotidianità la Sulmona – Carpinone. Al centro del giardinetto della stazione di Campo di Giove,  dove in passato c’era la vasca dei pesciolini, un basamento ospita adesso una scultura celebrante la linea ferroviaria: la speranza è che assieme ai convogli turistici che riscuotono successo ed entusiasmo unanimi, questa ferrovia di montagna possa tornare come in passato a essere percorsa tutti i giorni dalla mattina alla sera dai treni per i pendolari , per un trasporto pubblico davvero utile, virtuoso ed ecologico.
Alessandro Pino

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Un viaggio nel tempo a Campo di Giove nei libri di Giovanni Presutti – di Alessandro Pino

8 Mag

Campo di Giove è un minuscolo paesino abruzzese di nemmeno ottocento abitanti che sorge a poco più di mille metri di altezza ai piedi del massiccio della Majella,nel Parco Nazionale omonimo, con un centro storico quattrocentesco che di sera sembra un presepe e una stazioncina ferroviaria ai bordi di una pineta che somiglia a Twin Peaks e fa molto plastico dei trenini. Negli ultimi 

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trent’anni del Novecento aveva conosciuto un boom turistico che aveva attirato villeggianti da tutto il Centro Sud e aveva dato impulso all’edilizia delle seconde case. Da metà anni Novanta in poi invece c’è stato un declino che tra l’altro ha visto chiudere i tre storici grandi alberghi un tempo brulicanti di ospiti; di pari passo è andata la riduzione del traffico ferroviario fino alla cessazione del servizio regolare: per adesso la linea si è salvata grazie al transito saltuario di convogli turistici con materiale storico. Da qui a dire che rischia di diventare un paese fantasma ce ne vuole, però in questi casi c’è comunque il rischio di vedere sbiadire man mano un patrimonio in termini culturali, nel senso di concezione del mondo, usanze, tradizioni, modi di vita quotidiana, ricordi personali e collettivi. Se tutto questo non accadrà sarà anche grazie alla penna di uno scrittore che paradossalmente da Campo di Giove è partito più di mezzo secolo fa per intraprendere una carriera come sottufficiale della Marina Militare, trascorsa – dopo diverse assegnazioni – a La Maddalena in Sardegna, dove ha scelto di rimanere dopo il congedo mantenendo però il legame con il paese natale: Giovanni Presutti. Nel corso degli anni lo scrittore – che è stato anche cronista locale – ha pubblicato circa quindici libri (inclusi alcuni sulla figura di Giuseppe Garibaldi e il suo legame con la Sardegna) e proprio recentemente è andato in stampa il suo lavoro più recente, intitolato “Quando i comignoli fumavano”. Il volume, al pari dei precedenti – ma senza mai ripetersi – conduce il lettore in un viaggio a ritroso nel tempo tra le viuzze del borgo medievale, tra atmosfere, situazioni, volti e nomi che riprendono improvvisamente vita. Nei libri di Presutti sono trascorsi praticamente tre secoli di storia e quotidianità locale campogiovese sullo sfondo di quella italiana: il brigantaggio dopo l’Unità d’Italia, i giorni bui dell’occupazione tedesca durante la guerra, i riti stagionali legati all’allevamento, le spedizioni esplorative sulla Majella, le famiglie illustri del luogo, i matrimoni, i battesimi, le feste e anche le morti.
Anche quando la penna descrive vicende più minute e private non lo fa mai con narcisismo autoreferenziale ma appare sempre sullo sfondo il contesto storico, il quadro in cui esse si sono svolte: storie minime di tutti i giorni che hanno nel Dna la dignità delle persone autentiche e che prese tutte insieme costituiscono l’epopea campogiovese di cui Giovanni Presutti verrà ricordato quale autentico cantore: “…aprire alle nuove generazioni una piccola finestra sul mondo di ieri – scrive l’autore nel suo più recente lavoro – per far conoscere la strada percorsa”. Un prezioso lascito culturale che non andrebbe mai perso di vista, da usare come la bussola assieme alla carta nautica – se ci si passa l’accostamento con i trascorsi marinari dell’autore – per tenere in qualche modo la rotta nel turbine di una postmodernità all’insegna di una globalizzazione selvaggia nella quale sembra mancare qualsiasi riferimento certo e stabile.

Alessandro Pino

I treni storici della ferrovia Sulmona Carpinone, la “Transiberiana d’Italia” – di Alessandro Pino (GUARDA IL VIDEO)

30 Apr

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Sembra ormai lanciato in piena corsa – sull’esempio di quanto da anni avviene in Nord Europa – il programma di treni turistici effettuati con materiale rotabile storico sulla linea ferroviaria Sulmona – Carpinone, da molti definita “la Transiberiana d’Italia(clicca qui per vedere il video) per lo scenario innevato offerto nei mesi invernali dalla catena montuosa abruzzese della Majella attraverso cui il percorso si dipana. PINOtransiberiana

Organizzati dalla associazione culturale “Amici della Ferrovia – Le Rotaie” (www.lerotaie.com)  in collaborazione con la Fondazione Fs Italiane, i convogli percorrono una linea che fino a tutti gli anni Ottanta era frequentata  quotidianamente da un’utenza pendolare ma il cui traffico regolare effettuato con automotrici a nafta è stato poi progressivamente ridotto fino alla triste chiusura di qualche anno addietro.  PINOtransiberianaBMolto ci sarebbe da discutere su certe politiche del trasporto pubblico con le quali vengono dismessi tratti considerati “rami secchi”, ma già appare un notevole risultato aver salvato tale linea dal totale smantellamento – come invece accaduto altrove – contribuendo al contempo al rilancio del turismo nelle località attraversate.  Tra queste una delle più suggestive è Campo di Giove, minuscolo comune in provincia de L’Aquila, 1071 metri sul livello del mare: una stazioncina  di quelle che una volta partecipavano ai concorsi interni delle Fs per il giardino meglio tenuto, coi binari che costeggiano una grande pineta e la campanella che annuncia l’arrivo del treno storico, con i vagoni color castano-isabella e le panche in legno costruiti negli anni Trenta del secolo scorso, cui si riferiscono le fotografie e il filmato a corredo dell’articolo.

Alessandro Pino

 

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