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Roma – Villa Spada: i residenti chiedono un’azione dimostrativa per il problema della puzza

24 Mag

Arrabbiati e delusi per la mancanza di comunicazioni ufficiali nonostante sia scaduto il termine ultimo il fine lavori, il presidente del Municipio Bonelli ispeziona l’impianto ma non interviene all’assemblea all’assemblea

foto A. Pino

Era prevedibile, da come gli abitanti di Villa Spada avevano reagito ai comunicati stampa del presidente dell’Ama Piergiorgio Benvenuti, che nell’assemblea pubblica di ieri sera tutti si aspettassero la comunicazione di iniziative sul campo. La sala teatro della parrocchia di via Radicofani era piena di gente venuta a discutere su cosa fare visto che il termine che si erano presi Municipio e azienda per portare a compimento i lavori per l’eliminazione della puzza è scaduto ma gli odori sono rimasti e nessuna conferenza stampa è stata indetta, anche se il responsabile comunicazione di Ama la da per imminente.

L’atmosfera carica di attesa e resa elettrica dalla constatazione, man mano che il tempo passava, che in platea non c’erano né il presidente Bonelli, che pure in mattinata aveva compiuto un sopralluogo presso lo stabilimento di via salaria insieme a Benvenuti e ad alcuni consiglieri municipali, né nessun esponente della maggioranza che governa il Municipio. Un segno che è stato interpretato molto negativamente dai presenti, che si sono sentiti snobbati, come se ci fosse la volontà di fuggire da un confronto aperto con la popolazione.

I primi a parlare sono stati i rappresentanti del comitato spontaneo, ovvero il presidente Adriano Travaglia, il suo vice Daniele Poggiani ed il segretario, Salvatore Cangialosi. I tre hanno riassunto rapidamente gli eventi degli ultimi mesi, dopo che il Travaglia ha letto l’atto costitutivo del comitato, il cui fine è perseguire con ogni mezzo legale l’obiettivo di tornare alla vita serena di prima che arrivasse l’impianto Ama, possibilmente ottenendone la delocalizzazione. Stanno lavorando all’organizzazione di una grande manifestazione di strada, seguendo tutto l’iter richiesto dalla Questura, perché non vogliono che qualcuno si debba poi trovare a dover far fronte anche a spese legali e ammende, aggiungendo la beffa anche al danno.

foto A. Pino

Molti i politici presenti e semplici cittadini che hanno preso la parola: Riccardo Corbucci, vicepresidente del municipio e Fabio Dionisi, consigliere municipale, entrambi del Pd – partito presente anche con i presidenti di circolo Teresa Ellul e Silvia Di Stefano – hanno presenziato al sopralluogo insieme al presidente Bonelli e ne hanno riferito ai presenti, svelando che al biofiltro mancherebbe la copertura, in quanto non sono arrivate ancora tutte le autorizzazioni a costruire (evidentemente per la fattispecie non è prevista una deroga simile a quella di cui si è servito il commissario per l’emergenza rifiuti dell’epoca,  Marrazzo,  per autorizzare l’impianto); Massimiliano Iervolino, autore del libro “Con le mani nella monnezza”, Nando Bonessio, presidente dei Verdi Lazio, Claudio Maria Ricozzi, dirigente locale del Pd; Romano Amatiello per La Destra del IV municipio – partito non ancora rappresentato nell’aula consiliare –  ha riferito che che il capogruppo in Campidoglio, Rossin ha presentato mesi addietro un’interrogazione al Sindaco circa l’impianto di via Salaria, rimasta lettera morta. La segreteria tornerà a sollecitare la risposta ma comunque la posizione de La Destra  è per la delocalizzazione. L’attivista politico – accompagnato dal consigliere Ld del II Municipio Roberto Cappiello – si spinge oltre, fino a criticare l’assenza di qualsiasi rappresentante della maggioranza, in contrasto con l’opposizione municipale: “non basta seguire la vicenda istituzionalmente, bisogna essere presenti tra la gente e non fuggire il confronto con essa”.

I consiglieri Corbucci e Dionisi (foto A. Pino)

Tra gli interventi dei cittadini sono da segnalare quelli dell’ingegner Emilio Santa Maria, che ha spiegato gli studi presentati dall’istituto Negri di Milano, anche mettendone in luce le incongruenze. Peraltro, l’istituto prende a riferimento la normativa contro le emissioni odorigene vigente in Lombardia, perché il Lazio non ha legiferato in materia (quindi in teoria non si può violare un tetto massimo di emissioni perché il tetto massimo in questione…non c’è!, almeno per la nostra regione), dell’avvocato Cristiano Manni, che ha evidenziato come una strada possa portare anche direttamente alla Commissione Europea, il presidente del comitato di Fidene, quartiere immediatamente alle spalle di Villa Spada e dunque sotto vento-sotto puzza come i vicini, Peppe Maio, che con la sua veracità “popolana” tra il romanesco e l’inflessione lontana del dialetto d’origine, ha spiegato benissimo il concetto cardine dell’intera serata: la puzza, se anche non facesse male, rovina la vita e gli averi dei residenti, perché tra l’altro, le case qui, non hanno più mercato. La decisione di mettere una produzione di eco balle a meno di 200 metri dal primo abitato è stata sbagliata e forse illegale, sicuramente avventata. La magistratura già sta indagando sull’impianto, “probabilmente qualcuno andrà in galera, ma ci deve andare chi ha sbagliato, non noi se facciamo qualche cazzata per protestare. Tutti calmi, tutti entro le regole ma dobbiamo protestare, mo basta”. Sono le parole che tutta l’assise voleva sentire:  basta aspettare. Vogliono scendere in strada a manifestare, fare uscire la questione dai confini locali. Ma tranne le emittenti e la stampa locale, né Rai ne Sky hanno ritenuto di mandare qualcuno. Eppure Nino Santarelli, giornalista di Teleradiostereo ha suscitato un vespaio pubblicando un’intervista alla dottoressa Muraro, dirigente Ama, la quale ha affermato che gli odori che ora provengono dallo stabilimento sono paragonabili  a quelli che si percepiscono in una rivendita di frutta e verdura. In risposta sul palco è stata allestita una cassetta di prodotti vegetali assortiti. A dire il vero il cavolo era un po’ molesto. Ed era uno solo. Probabilmente se ce ne fossero stati un paio in più non avrebbero creato un’essenza profumata, figuriamoci qualche quintale di prodotti ortofrutticoli in decomposizione…no, decisamente non è stata un’uscita fortunata, quella della funzionaria. Sembra quasi un’ammissione, a voler esser pignoli.

il presidente del comitato di Fidene, Peppe Maio (foto A. Pino)

A stringere, la serata si è conclusa con l’annuncio dei preparativi per una grande manifestazione, con tutte le autorizzazioni e le prescrizioni in regola, per chiedere la delocalizzazione dell’impianto, peraltro cosa ardua, vista la gran quantità di euro che si dicono spesi. Probabilmente l’unica via, al di là della politica e della contabilità di bilancio, è quella indicata dai legali: costringere al risarcimento dei danni l’Ama, tanto che sia più conveniente spostare la produzione piuttosto che pagare i danni. Rimane un pizzico di delusione per la mancata presenza degli amministratori di maggioranza, perché l’assemblea non è stata per nulla schierata, anzi, a tratti è sembrato che qualcuno fosse presente per cercare di fare anche un po’ di passerella, consapevole che la questione è seria, la strada in salita e se mai questo pugno (confronto la popolazione totale di Roma) di disperati ‘ncazzati dovesse ottenere qualcosa manterrebbe memoria davvero molto lunga in merito a chi ha dato un supporto oppure no, quindi è meglio esserci perché, alla fine, nel peggiore dei casi, si potrà sempre dire “io però c’ero”. Alcune volte è necessario scendere tra la gente, confrontarsi anche con chi è esasperato per una situazione piovuta tra capo e collo in una sera d’estate, prendere magari qualche fischio ma mettere faccia e cuore. Ieri sera di fischi non ne sarebbero volati sicuramente. Questa ormai è gente troppo informata sui fatti per poter accusare il Municipio di alcunché, visto che l’amministrazione municipale poteri in merito non ne ha, se non quello di riferire e trasmettere le istanze degli amministrati, facendo pressioni nella scala gerarchico-politica, cosa che sta avvenendo, per altro. Allora perché non essere presenti?

L’emergenza rifiuti, se non risolta, scoppierà a Roma più grave che a Napoli. Malagrotta straborda, la Ue non sente ragioni, nessuno vuole il pacco-bomba di una nuova discarica sul proprio territorio, a ragion veduta, viste le note vicende di quella romana. Rispetto ai quasi tre milioni di abitanti di Roma, le poche decine di migliaia di residenti della zona potrebbero essere considerati come il male minore, un sacrificio “accettabile”.

Romano Amatiello (foto A. Pino)

L’inceneritore ha un appetito vorace, che viene alimentato a eco balle. Non si può interromperne la produzione di colpo senza rischiare di venire sommersi dall’immondizia. Lo sa la Regione, lo sa il Comune, lo sa il Municipio. Tutti e tre governati dagli stessi colori. Non ci si può sottrarre alle direttive superiori senza rischiare la “morte politica”.

L’alternativa ci sarebbe, la raccolta differenziata spinta. Ma bisogna attrezzarsi, crederci, riconvertirsi. Con costi e spostamento di interessi economici considerevoli. E queste sono tutte cose difficili da spiegare e da ammettere, quando si ha la responsabilità di amministrare.

Intanto il piccolo Davide si appresta ad affrontare Golia. Non resta che vedere come andrà a finire

Luciana Miocchi

Casa di riposo “Roma 2”: ultimo atto – trasferito anche il centro Alzheimer, restano solo i vigilantes

5 Gen

(pubblicato su http://www.europagiovani.com/index.php?module=loadRubriche&IdCategoria=32&IdRubriche=317)

La casa di riposo di via di Casal Boccone è ormai ex. Corridoi silenziosi, arredi dismessi. Trasferito anche il centro Alzheimer. Tra poco, dietro i cancelli chiusi cominceranno a crescere rigogliose le erbacce che si impossessano di tutti i luoghi disabitati. La struttura intitolata a Italia Talenti a fine novembre era stata al centro di accese dispute politiche, suscitate dalla decisione del Comune di Roma di chiuderla perché ritenuta troppo onerosa per le casse cittadine, rispetto a soluzioni assistenziali alternative.

In quei giorni, le proteste iniziate mesi prima dai lavoratori delle cooperative impiegate nella struttura vennero rilanciate da un tam tam sui principali social network ad opera di alcuni comitati di quartiere, di semplici cittadini, di sindacati ed esponenti di partito che avevano capito la potenzialità dirompente dell’argomento. Invecchiare è una tappa d’obbligo per tutti, l’alternativa non è preferibile, come non immedesimarsi in un anziano che crede di aver raggiunto la stabilità affettiva e di routine di vita tanto necessari in un periodo dell’esistenza così delicato mentre invece viene invitato a cambiare di nuovo abitudini, compagni, ambiente.

Così l’abituale quiete del posto era stata rotta da animate manifestazioni. La serietà della faccenda era testimoniata anche dal calibro sempre crescente dei politici che si avvicendavano nel cortile, esprimendosi contro o a favore della dismissione, secondo il rispettivo orientamento. Diversi tra gli anziani residenti avevano voluto dire la propria ai giornalisti accorsi, raccontando i percorsi di una vita che li aveva portati a vivere in una struttura nel quale tutto sommato si trovavano a loro agio e che consideravano come una vera casa, con gli altri ospiti divenuti parte di una ricostituita famiglia e l’angoscia di dover ricominciare da capo ancora una volta.

Ad un certo punto era sembrato anche che potesse aprirsi uno spiraglio nelle trattative tra il Comune e la proprietà. Il consigliere municipale Alfredo Arista, Pdl, delegato a trattare con la proprietà ed il gestore aveva proposto di affiancare alla casa di riposo una struttura per anziani non autosufficienti, in modo tale da poter abbassare il costo di permanenza per ogni singolo utente, con i necessari lavori di manutenzione straordinaria a carico della proprietà. Il progetto era stato illustrato dallo stesso Arista durante la trasmissione di Serpentara Tv dedicata alla vicenda ( vedi http://www.livestream.com/serpentara/video?clipId=pla_713abb76-2b55-4ace-bac3-60808363c6b3)Stessa soluzione proposta dal Sindacato.

Il tutto, purtroppo,  si è risolto in nulla di fatto. Le volontà delle parti non si sono incontrate.I trasferimenti degli ospiti erano iniziati comunque, proseguendo mentre l’interesse per la vicenda dimostrato da quegli stessi politici che sembravano considerare la “Roma 2” il centro del mondo calava tanto repentinamente quanto era cresciuto poco prima. L’ultima partenza, quella che ha svuotato definitivamente la struttura è avvenuta il 31 dicembre. Ora della concitazione di quei giorni non è rimasto nulla: il piazzale antistante la costruzione è deserto, eccezion fatta per le auto delle guardie giurate che vigilano a scongiurare le probabili occupazioni e di un paio di pulmini che erano adibiti al trasporto disabili. Viene da chiedersi dove si trovano ora quegli anziani che avevano confidato a volti a loro sconosciuti la loro storia, la preoccupazione e anche la rabbia per essere stati dipinti in qualche articolo come dei disadattati dai capelli arruffati e dalla bocca sdentata.

Viene da chiedersi anche dove siano quei politici che avevano fatto a gara nell’apparire al fianco degli ospiti della “Roma 2”, alcuni dei quali si risentivano platealmente se non trovavano il proprio nome tra quelli citati negli articoli. E, infine, passando sulla strada che scorre ai piedi della collinetta, ci si chiede che fine farà lo stesso edificio, stretto d’assedio tra due ali di nuove costruzioni. Al momento l’area è vincolata dalla donazione Talenti. Gli edifici, già in parte inagibili, rischiano di divenire irrecuperabili. La proprietà per quanto sosterrà i costi di una vigilanza che sorveglia un bene che non produce nulla?

Luciana Miocchi e Alessandro Pino