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Roma Anno Zero. The day after

4 Dic

(pubblicato su http://www.di-roma.com)

 

Trentanove tra arresti e arresti domiciliari, tra cui l’ex amministratore delegato dell’Ente Eur, Mancini, l’ex presidente di Ama, Panzironi, l’ex capo di gabinetto della giunta Veltroni e attuale direttore extradipartimentale di polizia e Protezione civile della Provincia di Roma, Odevine, e l’ex Nar ed esponente della banda della Magliana, il nuovo Re di Roma, Massimo Carminati, considerato a capo di tutto.

marcoaurelio

Quasi cento gli indagati, tra cui il presidente del Consiglio capitolino Mirco Coratti e l’assessore alla Casa, Daniele Ozzimo, che si sono dimessi volontariamente.

Perquisita l’abitazione dell’ex sindaco Gianni Alemanno che si autosospende da FdI e va in televisione a fare pubblica ammenda del fatto, che si dovessero dimostrare fondate le accuse ai suoi fedelissimi vorrebbe dire che lui, all’oscuro di tutto ciò che è avvenuto durante i cinque anni del suo mandato, è stato tradito nella fiducia che aveva riposto nei suoi amici.

Il terremoto giudiziario e politico che ha sconvolto la Città Eterna, ha radici lontane, sono infatti quattro anni che le indagini vanno avanti  con pazienza e, una volta tanto, nella massima discrezione. Un sistema definito non a caso “mafioso autoctono” capace di occuparsi di estorsioni come delle turbative di gara d’appalto, di stringere alleanze e riciclarsi in caso di vittoria politica di altra parte, parte avversa non esisteva, contavano soltanto i denari capaci di comprare coscienze e favori da restituire…

Politici e funzionari pubblici a libro paga, soldi per tutti mentre le buche e le erbacce prosperavano nell’urbe, le scuole cadevano in pezzi, gli autobus sparivano e i lampioni si spegnevano senza soldi per la manutenzione. I fondi per le emergenze e le gare d’appalto comunali utilizzati come un bancomat da cui era possibile prelevare in continuazione.

Una Città Eterna abituata da sempre a vedere di tutto, a sopportare di tutto con una secolare rassegnazione, che “Franza o Spagna basta che se magna”.

Una cooperativa, la 29 giugno, fondata per aiutare ex detenuti che invece aiuta soprattutto se stessa e le finanze del fondatore, Salvatore Buzzi, tradotto in carcere oggi, che intesse legami con cooperative di varia provenienza, sempre con lo stesso programma: ottimizzare il profitto a scapito della libera partecipazione. Ma questa volta qualcosa potrebbe essersi rotto. Perfino il più apatico dei romani ormai aveva notato che da troppo tempo le uniche spese in bilancio che venivano alzate mentre tutto il resto veniva falcidiato “a causa della crisi” erano le spese per l’assistenza a nomadi e rifugiati ma che le condizioni degli assistiti non miglioravano mai, anzi semmai peggioravano, senza controllo, come se ci fosse una regia occulta intenta a paventare scontri simili a quelli dei sans papier francesi di qualche anno fa, intenta a farli salire di numero soltanto per incrementare i propri affari.

Un senso di impunità e di immortalità che porta però gli attori principali a perdersi, certi di essere sopra il tetto del mondo, in telefonate esplicite, sms, libri mastri nemmeno crittografati in maniera elementare.

Arriva anche il commissariamento del Pd romano, nella serata del 3 dicembre, nel tentativo di salvare la faccia e il governo della città, anche se spirano venti di campagna elettorale. Non potrebbe essere altrimenti: ci sono intere file di piddini che scalpitano per prendere il posto degli ultimi esponenti di quel che fu ribattezzato il sistema Roma affondati da questa inchiesta, c’è il Movimento 5 Stelle che indice una conferenza stampa per proclamare la propria diversità – nessuno di noi è stato indagato è il loro slogan – e chiedere le dimissioni di Marino, che in realtà ha il grande pregio di essersi presentato in Procura con tutte le carte a sua disposizione e di aver collaborato con gli inquirenti, come fece ai tempi dello scandalo Atac.

Chi scrive non ha una particolare simpatia per il “marziano”, sindaco che in periferia ci è andato soltanto quando costretto, magari mal consigliato, con un’ossessione per il centro storico e la sua pedonalizzazione, con il pallino di tenere fuori i romani delle periferie, che dovrebbero accedere solo con autobus che non ci sono e non ci potranno essere per i noti fatti della municipalizzata dei trasporti e nel contempo li massacra con una tariffazione degli stalli che mangia un quarto di uno stipendio tipo. Almeno ultimamente ha confessato la necessità di far cassa, non l’intento pedagogico del provvedimento. Magra consolazione.

Però bisogna dare atto a questo “marziano” un po’ nerd un po’ gaffeur, di essere una persona fondamentalmente onesta, che magari a colpi di figure barbine non si è mostrato incline a partecipare alla “tavola” già apparecchiata in maniera talmente bipartisan che una delle intercettazioni rivela che se ai corrotti del Pdl versavano regolarmente stipendi pesanti, agli “amici” rossi pagavano le spese elettorali.

Il prefetto Pecoraro non esclude l’eventualità di sciogliere la giunta per arrivare a nuove elezioni. Perfino Marino potrebbe non esserne dispiaciuto: per lui diventa sempre più difficile capire di chi può fidarsi, chi ha taciuto o ha partecipato in maniera più o meno attiva. Probabilmente non si ricandiderebbe neppure, già mal sopportato da una dirigenza che non aveva gradito le sue esternazioni sullo scardinare il “sistema Roma” del Pd e consapevole di essersi giocato il consenso della popolazione sulle politiche di assistenzialismo ad oltranza a “caminanti” e “immigrati” mentre, nel contempo, la sua giunta aumentava tariffe e rette per i comuni romani portatori di isee.

Ma chiunque sarà, oggi o domani, alla guida del Campidoglio, dovrà prendere coscienza che tutto ciò è accaduto anche a causa dell’inadeguatezza morale e politica di alcuni dei funzionari e dei politici che hanno avuto la possibilità di governare la città senza esserne degni.

Roma, 4 dicembre 2014. Anno zero. Si ricomincia da qui.

Roma Montesacro: Cristiano Bonelli alla ricerca del secondo mandato da presidente del Municipio. Bilancio di cinque anni alla guida di piazza Sempione

1 Mag

(pubblicato su http://www.di-roma.com)

Con l’intervista a Cristiano Bonelli, presidente uscente del Municipio Monte Sacro, III di Roma Capitale (ex IV), inizia un ciclo di interviste ai protagonisti della prossima tornata elettorale di fine maggio.


bonelliPresidente Bonelli, alla fine si è ricandidato.

Si, l’avevo già annunciato a più riprese nell’ultimo mese. Alcune motivazioni che mi bloccavano sono state superate: una parte anche dall’agire di un mio gruppo interno al Pdl, l’unico che ha preso una serie di iniziative che mi hanno fornito delle certezze. Innanzitutto, la richiesta di fare le primarie perché è assurdo che un partito rappresentativo di una fetta importante dell’elettorato italiano debba ancora gestire le candidature ad personam senza nessuna valutazione, se non in percentuali bassissime, di meritocrazia e rappresentanza. Il mio gruppo questa estate ha dato una risposta molto forte, chiedendo in piazza ad alta voce, a volto scoperto, non come succede nei partiti con mille sotterfugi, di fare le primarie. L’esito è stato negativo perché non sono arrivate ma questa è stata una prima apertura, con la quale si sono dichiarate ad alta voce delle cose che prima si faceva fatica a dire. Un’altra cosa positiva è stato l’impegno mantenuto di non candidare condannati in via definitiva nelle liste nazionali. Questo ci ha consentito di non candidare persone che avevano delle situazioni serie. Si può dire che non è sufficiente ma intanto è una prima risposta che ridà un briciolo di dignità che prima si aveva difficoltà ad avere.

 

La sua ricandidatura è stata proposta dalla centrale o è frutto solo di una sua decisione d’autorità?

Tempo fa dichiarai “di avere dei dubbi a ricandidarmi in questo partito perché ho delle difficoltà a dire votatemi , votate per me facendo una croce sul Pdl, perché questo partito mi rappresenta poco figurati quante difficoltà potrei avere io a farmi rappresentare dai cittadini sul Pdl”. Questa situazione, rappresentata comunque dai referenti dal mio gruppo interno al Pdl e le risposte arrivate mi hanno dato comunque la certezza che quella linea di dignità che dovevamo tenere un po’ è stata recuperata. Non è che sono ancora contento perché oggi far parte di un partito vuol dire dover condividere per forza delle cose che a te non piacciono, però queste prese di posizione cominciano ad avvicinare un partito al 2013, quello che fino a poco tempo fa era un partito vecchio, arcaico, pieno di vecchi arnesi che rappresentano se stessi e basta e non di certo la volontà dei cittadini. insomma, quello che vive con difficoltà il cittadino nei confronti della politica lo vive anche chi ne fa parte ma magari fa politica in maniera diversa. Sono molto più vicino io a livello locale al cittadino che chi sta alla Camera.

Se qualcosa non funziona a livello municipale, gli amministratori sono molto più facili da “raggiungere”.

Certo, ma sono molto più vicino al cittadino io piuttosto che una persona che ha uno stile di vita diverso proprio perché ricopre dei ruoli importanti. Chi più di me si confronta con i problemi della vita reale?

Quindi questo è bastato per sciogliere ogni riserva?

Queste erano delle cose importanti. In più per me non ci sono prospettive diverse, non è che sono uno che vuole fare il salto perché adesso deve fare carriera. Nasco in questo territorio, politicamente. Credo di aver fatto un lavoro, non dico bene o male, ma dico di averlo fatto e già questo è tanto, penso che questo lavoro vada finito, credo che anche per onestà nei confronti di tante persone che mi hanno scelto pur non appartenendo al mio ambiente politico. Mi hanno dato questa delega e vedo che c’è ancora molto da fare, credo che di lavoro ne ho messo tanto, ma proprio tanto, immagino che per finire un percorso ci sia bisogno di altro tempo. I problemi purtroppo ci sono e sono visibili, davanti a tutti. Certo che è difficile amministrare senza risorse economiche. Eppure ci siamo inventati di tutto per dare delle risposte. Poi ripeto, il giudizio è dei cittadini, che devono dire se ho fatto bene o ho fatto male. Comunque, io voglio continuare a metterci la faccia, sia che io vinca sia che io perda.

 

Nell’eventualità Lei dovesse perdere, sparirebbe come altri predecessori o rimarrebbe qui a fare opposizione?

Ho sempre fatto politica locare di territorio, l’ho fatta per dodici anni in opposizione poi mi è stata data questa opportunità. La mia scelta è chiara, non ho valutato altre ipotesi se non quella di ripresentarmi in municipio. Se anche non fosse stato da presidente mi sarei ripresentato come consigliere.

Mi hanno sempre riconosciuto una cosa, che non sono cambiato molto, il mio comportamento, il modo di fare è rimasto quello. Questa è una cosa su cui ho voluto lavorare. Vabbeh, è un ruolo importante, non mi nascondo, però non ho fatto il superuomo, quello con la puzzetta sotto il naso ed è stata una scelta voluta.

 

I successi e gli insuccessi di questi anni?

I successi sono stati tanti. Un insuccesso, qui mi faccio male da solo, indubbiamente è quello della battaglia sulla prostituzione. Negare è stupido e anche disonesto, è sotto gli occhi di tutti. Purtroppo nonostante tantissime energie messe in campo la prostituzione c’è . Nessuno lo può negare, il lavoro fatto l’ha contenuta ma non ha risolto il problema. Questo mi scoccia un po’, è uno dei problemi sentiti dal territorio che non siamo riusciti a risolvere. Posso dire che abbiamo fatto un lavoro incredibile sia di impegno che di segnalazione, che di idee messe in campo. Ricordo l’adesivo che abbiamo fatto a Castel Giubileo “Ti abbiamo sgamato” da attaccare sulle macchine dei clienti delle prostitute,

Forse aveva ragione il sindaco Veltroni quando diceva che non era un problema che si potesse risolvere a livello locale ma che ci voleva una risposta a livello legislativo.

Quello che diciamo anche noi ma Veltroni doveva dimostrare quello che ha dimostrato la giunta Alemanno e la giunta Bonelli, cioè fare il massimo. Una cosa che non ha fatto perché lui si è limitato a montare qualche telecamera, spendendo milioni di euro, senza mai attivarle tra l’altro, noi non abbiamo speso soldi ma posso dire che la giunta Alemanno ha fatto sessantamila sanzioni, cosa che gli altri non ha mai fatto. Quanto è stato realizzato su Prati Fiscali e su via Salaria non ha paragoni negli ultimi dieci anni

L’avete spostata in zone dove non c’era.

Non è questione di averla spostata. Numericamente sono di meno. Prima si parlava di circa cento- centoventi prostitute dislocate tra Salaria e Prati Fiscali. Ma non è una risposta che si può dare al cittadino e al turista perché ci sono ancora. Però posso certificare l’impegno, attraverso le ordinanze e le sanzioni.

L’ordinanza anti lucciole è decaduta però.

E’ stata rinnovata ultimamente, senza clamori.

 

Le cose che vi sono riuscite?

L’impegno nella lotta alla prostituzione è uno di quelli visibili, poi ce ne sono tanti altri, per esempio quell’idea che avevamo di far intervenire i privati sulla cosa pubblica, che ci ha consentito di fare decine di cose senza spendere un centesimo, che non avevamo tra l’altro. Un esempio su tutti la sala matrimoni, veramente allestita e arredata dai privati. Ad oggi vi sono stati officiati 280 matrimoni,

Molti contestano che cosi il privato può accampare dei diritti o sperare in un atteggiamento benevolo da parte dell’amministrazione.

Intanto benevolo bisogna capire fino a che livello. Questi tanti non li ho visti nell’elenco che si lamentano. Oggi bisogna guardare alla concretezza dei fatti. Non avevo i soldi per fare la sala matrimoni invece ad oggi l’ho fatta, dando una soluzione gratuita a centinaia di persone, la visibilità ai privati che hanno collaborato a costo zero per l’amministrazione pubblica è giusto darla, nel limite del consentito. Hanno dato un bene comune collettivo a costo zero , nei limiti perché ho capito cosa intende, stiamo portando il privato nell’amministrazione pubblica così l’amministrazione perde potere ma siccome non è che l’amministrazione perde potere ma non ha i soldi, io le rotatorie le faccio fare ai privati a costo zero per le casse pubbliche . Se potessi farei fare addirittura le strade dai privati, in cambio di un marchio per terra dell’azienda, purtroppo non si può fare. Ho arredato questa sede con arredi dismessi da altre istituzioni li abbiamo presi e ci abbiamo fatto questa sede, attraverso un progetto che abbiamo chiamato azienda mica, tra l’altro con aziende locali, la visibilità è sempre nel nostro territorio. Nel mondo del commercio abbiamo fatto una battaglia per contenere la crisi e per aiutare i piccoli commercianti, non la grande distribuzione, perché la piccola distribuzione nei nostri quartieri è importante, mantiene vivo il tessuto sociale. La raccolta differenziata, con tutti i difetti che ancora oggi ha è stato un atto di responsabilità nei confronti di questa città. Me ne sono fregato io di dire se mi conviene o no. Ho fatto l’esatto contrario di quello che hanno fatto tutti i politici fino ad ora. Mi sono detto probabilmente questa partita io la perdo perché siamo ancora in mano ad un test e ci sono incertezze e inefficienze che vengono fuori e ancora oggi, da parte di Ama. Questo l’ho messo sulla bilancia solo che deve finire che i politici fanno le scelte solo per la raccolta del consenso a fine mandato . questo è un esempio di prendersi le proprie responsabilità. Se io avessi detto di no ad Ama, probabilmente la raccolta differenziata in questo municipio non sarebbe ancora partita. Poi è migliorabile ma è stata una scelta coraggiosa, anche impopolare ma me ne sono fregato, conviene alla città. Tra due mesi partirà questo modello perfezionato grazie a Montesacro, in altri cinque municipi di Roma. Potrò essere orgoglioso che la periferia romana è stata la prima ad avviare la raccolta differenziata in modo serio. Ci perdo consenso? Me ne frego, io sono una persona responsabile. I politici passano le cose rimangono

 

In un’ipotetica rielezione, cosa ti proponi di realizzare nel prossimo quinquennio?

Cosa non facile. Dopo decenni che non amministriamo questa città, appena arriviamo accade di tutto, dagli eventi atmosferici , la crisi, i tagli del governo, l’antipolitica.

Voglio rafforzare i confini di questo municipio. Cioè, voglio riuscire a chiudere una serie di progetti, che sono attivi, tipo azienda amica, la rete del turismo locale, mettendo in condizione i turisti di poter usufruire una serie di servizi in maniera quasi da città, compreso siti da visitare, consci di essere periferia ma molto vicini al centro, con la presenza della Fm1 e della metropolitana, con la Salaria e la Nomentana che arrivano al cuore della città, con una serie di servizi e scontistiche. Sarebbe bello ragionare come se fossimo un po’ una città a se, abbiamo una serie di particolarità caratteristiche, nel bene e nel male. Lavorare alla mobilità sostenibile, su una serie di progetti di ciclabile che non siamo riusciti a fare per mancanza di risorse.

Con la nuova distribuzione dei municipi e il disegno di Roma Capitale, al municipio arriveranno poteri diversi?

Alla fine di un lungo percorso, per altro già cominciato, dovrebbero arrivare . Non si può andare avanti con il municipio che ha solo centri di costo e nessuna entrata, che ogni centesimo di tasse e oneri concessori finiscono alla centrale e ogni volta bisogna elemosinare poche migliaia di euro per i servizi sociali. Le risposte sono sempre l’uno percento di quel che è stato chiesto, ed è assurdo, viene meno l’amministrazione locale.

Quindi la prossima consiliatura sarà comunque di transizione

Io spero che nei prossimi cinque anni si riesca ad ottenere il decentramento. Sul fatto che si debba fare non ho dubbi, sul fatto che si farà, qualcuno ce l’ho.

 

Un ultima cosa. C’è qualcosa che cambierebbe, tra quelle che ha fatto? Le ha azzeccate sempre tutte?

Cosa Cambierei? Non lo posso dire (sorride sornione).

Luciana Miocchi

L’alba del Giorgio dopo. Napolitano è il XII Presidente della Repubblica italiana

22 Apr

(pubblicato su http://www.di-roma.com)

NAPOLITANOL’italia ha il suo nuovo, anzi vecchio, Presidente della Repubblica. Dopo cinque scrutini con fumata nera, il Presidente uscente ha ceduto alle pressioni congiunte di Pdl, Pd e Centro e, nonostante avesse più volte ribadito la propria intenzione a non ricandidarsi, ha accettato di cavar le castagne dal fuoco ad una politica sempre più incapace di prendere la minima decisione.  Per Scalfaro, nel 92, si arrivó alla diciottesima votazione in un clima pesantissimo,con all’orizzonte la fine della prima Repubblica sotto i colpi delle inchieste giudiziarie, Dc e Psi che non volevano arrendersi all’evidenza dei sintomi e lottavano per imporre i propri nomi al resto dei partiti che invece avevano ben chiaro che si era prossimial crollo verticale della polica fino ad allora conosciuta. Questa volta ci si  è fermati prima e dopo appena tre giorni si è scelto come salvatore della patria un fresco giovanotto di ottantotto anni – Napolitano li compirà a giugno – e, passi per Bersani ormai costretto a navigare a vista, passi per Monti che si è sempre aggrappato all’Istituzione, non si capisce l’appoggio di Berlusconi che aveva più volte nel corso degli anni tacciato il neoPresidente di essere di parte, comunista e dedito all’interferenza negli affari del governo. Infatti nelle Inquadrature dei tg, il più contento, con un sorriso a settantadue denti è proprio lui,  riuscito a rendere indispensabile il suo intervento, un vincitore.

Bersani non è l’unico ad uscire con le ossa rotte da queste elezioni, anche l’intera dirigenza si è dimessa, aprendo le porte ad un congresso straordinario dove verranno regolati parecchi conti e forse i rottamatori o i giovani turchi o come sceglieranno di farsi chiamare, rousciranno finalmente a mettere le mani su un corpo ormai agonizzante, capace di trasoemare una vittoria annunciata nella peggiore delle sconfitte. In realtà è l’intero sistema dei partiti di governo ad essere malato, incapaci di accettare un rinnovamento invocato dall’intera nazione preferiscono tirare a campare affidandosi alla credibilità di un uomo di Stato che se anche non è stato dei più amati sicuramente non ha mai messo in imbarazzo il paese difronte la comunità internazionale. L’usato sicuro, insomma, che consenta un governo del Presidente che possa realizzare quelle riforme, come la giustizia, il sistema elettorale e il conflitto di interessi, che in questi 21 anni di Seconda Repubblica nessuno ha mai voluto o potuto, varare. A voler malignare le ragioni di una scelta incomprensibile all’opinione pubblica sono due: tra i franchi tiratori che hanno bruciato prima Franco Marini e poi Romano Prodi ci devono essere degli aspiranti alla carica che premendo per una scelta necessariamente di breve termine sperano cinicamente che si presenti il momento propizio per eleggere se stessi oppure l’intento era quello di escludere, costi quel che costi, qualsivoglia candidato appoggiato da Grillo, senza nessun risentimento di carattere personale verso Stefano Rodotà, giurista ex garante della privacy e presidente dei Ds, uomo già conosciuto nel sistema quindi, ma con il peccato originale derivante dalla sua designazione esterna ai partiti tradizionali ad opera di un movimente che in questi due mesi dai risultati delle urne non ha voluto costruire un dialogo con nessuno e quindi potenzialmente destabilizzante.

L’impressione che l’opinione pubblica ne ha ricavato non è stata delle migliori. Senza voler tohliere nessun merito all’uomo di Stato, la scelta di un quasi novantenne restituisce l’immagine di una politica che si avvita su se stessa nel tentativo di salvare l’egemonia di pochi noti e chiede di fare la foglia di fico a termine ad un nonnino troppo ligio al dovere per inviarli a quel paese. Di solito è l’eletto che ringrazia, non gli elettori, come è avvenuto ieri, aspiranti gattopardi senza la forza di cambiare tutto perchè rimanga tutto uguale.
Sono tempi tristi questi, dove non sembrano esserci figure carismatiche  e competenti. Tutti aprono bocca e gli danno fiato senza pensare alle conseguenze, come Grillo che denuncia il colpo di stato – in diretta tv e secondo i regolamenti delle camere unite –  e invoca la rivolta delle piazze, salvo poi far marcia indietro e raccomandare la protesta pacifica. Che abbia ricevuto un’amorevole tirata d’orecchie dal ministro dell’Interno, annamaria Cancellieri, già Questore?
Chi in piazza ci è andato davvero racconta che le poche decine di attivisti grillini ripetevano “golpe” e “rivoluzione” come un mantra isterico, davanti alle forze dell’ordine schierate e preparate al peggio.
Da parte sua Quagliariello, uno dei “saggi” designati da Napolitano ci mette il carico da novanta, dicendo davanti ai microfoni “Non possiamo governare facendo quello che dicono le piazze, la politica è politica”. Chi legge tragga  le conseguenze.
Nichi Vendola, leader di Sel che aveva tenuto fede agli accordi presi, ha annunciato l’apertura di un nuovo cantiere per la rifondazione di una sinistra da iscrivere al partito socialista europeo.

A nemmeno un giorno dalla riconferma di Napolitano, intanto, già si rincorrono le voci su una possibile composizione del futuro governo, con papabili Enrico Letta e Giuliano Amato, nonchè Monti al ministero degli Esteri. Il vecchio che avanza e non arretra, a meno che non si voglia considerare una novità il già pensionato Amato, già primo ministro qualche lustro addietro e sempre presente sulla scena politica.
Intanto domani Giorgio Napolitano renderà note le motivazioni che l’hanno spinto a tornare sui suoi passi e chissà che non faccia delle rivelazioni “scioccanti”.
Luciana Miocchi

IV Municipio di Roma Capitale: è morto l’ex presidente Ferdinando Digiamberardino

24 Mar

DIGIAMBERARDINO(pubblicato su http://www.di-roma.com)

E’ deceduto nella notte tra sabato e domenica, dopo una lunga malattia, Ferdinando Digiamberardino, assessore ai lavori pubblici del XIX Municipio. Ex presidente indicato dal Ppi per il centro sinistra del IV Municipio, poi consigliere passato al centrodestra, la sua era considerata una figura controversa ma ancora capace di influenzare la vita politica del consiglio di Montesacro.

I funerali si terranno domattina, 25 marzo, alle 11 nella chiesa di S. Felicita a Fidene.

IV Municipio di Roma Capitale: Fabrizio Clavenzani, il Pdl municipale perde un altro pezzo: I vertici di Fli lo candidano alla Camera dei deputati

16 Gen

(pubblicato su http://www.di-roma.com)

560872_4166547763179_122404117_nUn altro consigliere municipale del Pdl cambia partito. Dopo Emiliano Bono e Lina Tancioni, passati a FdI, formazione comunque solidale al partito di provenienza, Fabrizio Clavenzani ha ufficializzato l’adesione a Futuro e Libertà, il partito fondato da Gianfranco Fini quando in tempi non sospetti decise di tagliare i ponti con Berlusconi.

Da diverso tempo le voci di corridoio di Piazza Sempione parlavano prima di rapporti raffreddati tra il consigliere e la dirigenza, poi addirittura indifferenti, se non apertamente ostili. Il cambiamento era nell’aria.

Dice Fabrizio Clavenzani: «Ho scelto di uscire dal Pdl per tantissimi motivi, per l’incapacità di alcuni esponenti del partito di intrattenere i giusti rapporti, una bassissima possibilità di influire sulle scelte, di portare a termine un dialogo nel partito discutendo di opinioni, percorsi e decisioni. Si sono creati dei compartimenti stagni dove – questa è una mia visione personale – il tuo unico ruolo è quello di portare acqua e non vi è condivisione. Non è più un gioco che a me interessa fare.

Questo modo di agire chiuso porterà a una lista del Pdl di Lazio1 dove ci saranno certamente in posizioni sicure dei senza nome, mai visti né sentiti e senza voti, che però stanno li perché ce li ha messi qualcuno all’interno del compartimento che decide mentre dall’altra parte il partito non premia chi lo merita. Faccio un esempio con nome e cognome: il miglior assessore che il Comune di Roma abbia mai avuto – non solo ora ma in assoluto – Enrico Cavallari, sicuramente non verrà valorizzato come giusto e messo in lista alla camera. E’un meccanismo che blocca la crescita di un partito quello che non da riconoscimento a chi è alla base e lavora bene, creando consensi perché fa un lavoro bello, pulito. La totale assenza di rapporto, di dialogo, di possibilità di confrontarsi con i vertici mi ha portato a maturare un rapporto totalmente idiosincratico con le logiche del Pdl. Ripeto, la mia è una visione personale, molti miei colleghi miei rimarranno perché forse per loro è diverso, ma io mi sono sentito per molti aspetti inutile non potendo dare un contributo personale, politico e di idee. Sento di non avere ruolo e quindi preferisco andare là dove questo mi viene offerto».

La proposta ricevuta è una di quelle che proprio non si può rifiutare, in effetti. Il politico che non ha mai cambiato partito da quando si iscrisse all’Msi, seguendone le evoluzioni storiche prima in An e poi nel Pdl, non si ripresenterà in Municipio né correrà al Comune. I vertici di Fli lo hanno candidato alla Camera dei deputati. Clavenzani lo dice con naturalezza, senza enfasi, consapevole che si tratta di un riconoscimento ma che riuscire nell’impresa sarà difficile. Non c’è verso di fargli dire una parola di più sull’argomento, se non chè la cosa è ufficiale, avendo già firmato per le formalità burocratiche.

«Gianfranco Fini mi ha dato la possibilità di partecipare alla pianificazione del partito, ho già fatto qualcosina e abbiamo cominciato – nonostante il rapporto sia iniziato solo da pochissimi giorni – a lavorare per tessere accordi su quelle che possono essere le strategie nelle campagne elettorali per il lancio di questo partito. Posso essere oltre che portatore di acqua anche portatore di idee e io l’acqua la porterò sempre, per tutta la vita, perché fa parte del lavoro di una persona che crede nella politica cercare di portare i consensi, per molti anni è stato il lavoro più bello e più importante: non ci fosse stata una base che credeva, molti partiti e molte idee si sarebbero perse. Poi però ti ritrovi a trentotto anni con un po’ di capelli bianchi e più di 22 anni di politica vissuta con cuore e passione e vorresti portare di più. Quando ti trovi davanti porte chiuse e sai che dei perfetti sconosciuti passeranno davanti, non a te ma sicuramente a chi più di te merita, capisci di aver esaurito il percorso li».

Quindi a Fli si lavorerà per cambiare l’attuale legge elettorale?

«Fini la voleva cambiare da subito, perché voleva cercare un giusto compromesso tra preferenze e listini. Io credo che entrambi i sistemi abbiano dei difetti. Lo vediamo in certe campagne elettorali dove ci sono i recordmen che spendono milioni di euro. Questo non è naturale, non è sano. Una persona che investe tre, quattro, cinque milioni di euro per candidarsi al Comune di Roma, con la certezza che non riguadagnerà mai con i suoi stipendi la cifra che ha investito o è un giocherellone che ha tanti soldi e vuole giocare alla politica – e quindi non deve andare in politica – o è una persona che ha delle mire strane o delle ipotesi di crescita e quindi sta facendo un investimento ma spendere una cifra del genere è insano. Estremizzando, andiamo a parlare della camera., dove una campagna elettorale con le preferenze la può fare soltanto uno che alle spalle un grandissimo partito e ancor più soldi e quindi ha già fatto una selezione di suo a meno che non caschi in una compagine ricca che ha un occhio verso la base, che ha coordinatori capaci di vedere come lavorano tutte le persone che hanno in organico. Allora si può selezionare il migliore e spingerlo. Ma i partiti ultimamente hanno troppe spese per la loro sopravvivenza e per quello che è il maquillage politico di apparenza».

Un percorso virtuoso passerebbe anche per l’apposizione di un tetto alle spese elettorali

«Certo, è molto difficile ma è chiaro che la legge elettorale deve essere rifatta. L’idea dei listini, della lista bloccata dove qualcuno mette i nomi può funzionare nel partito idealmente perfetto, dove il vertice è a cascata, i coordinatori e i vari rappresentanti hanno occhi per guardare tutti senza il pregiudizio del quello lo conosco, quello no. E’ impossibile umanamente, è la colpa dell’uomo, tra due persone molto brave e una la si conosce da una vita, si è portati a favorire quest’ultima, sia pur in maniera minimale, il listino ha queste problematiche. Dall’altra parte le preferenze hanno il problema economico. Bisogna cercare di incastrarle, trovando un giusto compromesso tra le due forme perché è anche vero che un premier o un candidato premier debba avere la possibilità di farsi la sua squadra perché è lui che ci va a mettere più di tutti la faccia, ma è anche vero che va a rappresentare il paese, e che chi più per il paese ha fatto debba avere la possibilità di starti vicino».

Luciana Miocchi

Roma IV Municipio – il presidente Cristiano Bonelli chiede audizione alla commissione Trasparenza del Campidoglio

27 Apr

A seguito della presentazione da parte del Pd locale del dossier sull’uso discrezionale di fondi a disposizione della presidenza del IV Municipio riguardanti interventi di decoro urbano – leggasi la dichiarazione su http://riccardocorbucci.wordpress.com/2012/04/11/iv-municipio-pd-presenta-dossier-su-uso-improprio-risorse-e-spazi-pubblici/#more-2649 – il presidente Cristiano Bonelli, minisindaco Pdl di Montesacro ha rilasciato la seguente nota:

“La Giunta del Municipio IV ha terminato oggi l’iter procedurale che ha portato alla valutazione finale dei progetti sul verde pubblico che sono stati fatti oggetto di una becera e meschina strumentalizzazione politica da parte del PD locale e capitolino. Siamo convinti di essere tra le amministrazioni più virtuose e trasparenti di Roma Capitale, pertanto non solo respingiamo al mittente – come già ripetuto in più occasioni – le accuse che la minoranza ha mosso nei nostri confronti, ma siccome teniamo alla verità e alla giustizia più di altri, abbiamo chiesto alla Commissione Trasparenza di Roma Capitale un’audizione in cui analizzeremo insieme a tecnici e politici il lavoro messo in campo dalla nostra amministrazione per capire insieme quali sono le fantasmagoriche ragioni che hanno portato il PD a parlare di ‘illeciti’. Siamo convinti che la verità verrà a galla e che qualcuno dovrà chiedere scusa all’amministrazione e i cittadini del Municipio IV per le enormi ‘boiate’ raccontate ad arte per creare una sterile e faziosa polemica politica. Restiamo quindi in trepidante attesa di una convocazione da parte del Presidente Valeriani.”.

Non resta che aspettare la fissazione della data di ricevimento e sperare di essere ammessi tra gli auditori per fornirne pronto e super partes resoconto.

Luciana Miocchi

alla ex centrale Montemartini va in scena “Il coraggio di cambiare” mozione promossa da Progetto Roma e dall’on. Baccini. Nel Pdl si cerca di correre ai ripari

2 Mar

Roma è ormai nel pieno dell’organizzazione della prossima campagna per le amministrative del 2013. Non c’è forza politica che in questo momento non sia alle prese con riorganizzazioni ed aggiustamenti.

Il 21n febbraio, il complesso archeoindustriale della ex centrale elettrica “Giovanni Montemartini” di via Ostiense ha fatto da suggestiva cornice alla presentazione, in vista del congresso di partito, della mozione “Il coraggio di cambiare”, organizzata da quella parte del Pdl romano che fa capo al movimento “Laboratorio Roma” di Antonello Aurigemma insieme a Mario Baccini, leader dei cristiano popolari poi confluiti nel Pdl. Durante i lavori è stato spiegato al pubblico presente, una partecipazione talmente vasta da aver preso l’organizzazione di sorpresa, che  l’obiettivo del cambiamento è la gestione del partito stesso, in forte calo di consensi e bisognoso, secondo i relatori, in vista delle amministrative del prossimo anno, di un urgente riavvicinamento alla massa. Tra gli intervenuti sul palco, l’assessore Antonello Aurigemma, che tra un intervento è l’altro è stato chiamato in Campidoglio per gestire le dimissioni, poi rientrate, dell’ad di Rom metropolitane, mentre l’ex ministro Franco Frattini è intervenuto per telefono. Tra il pubblico diverse personalità della vita politica del Quarto Municipio – l’assessore ai Lavori Pubblici Antonino Rizzo e il consigliere Marco Bentivoglio – mentre da Settebagni è arrivata una rappresentanza della locale squadra di calcio. Discorsi scorrevoli e molto diplomatici, volti distesi e parole serene, abbracci e strette di mano nel darsi al congresso del prossimo aprile. Ma l’aria sembra inesorabilmente quella di una resa dei conti ormai improrogabile. Qualcuno si spinge a dire che dalle ceneri del Pdl potrebbero rinascere An e Fi.

 

 

Luciana Miocchi e Alessandro Pino