È diventato uno dei sacerdoti più famosi d’Italia da quando ha iniziato ad apparire in veste di opinionista in alcune trasmissioni della Rai ma non si è montato la testa, rimanendo sempre legato al quartiere di Val Melaina – una delle parti più popolari del Terzo Municipio di Roma Capitale – nel quale arrivò appena uscito dal seminario e di cui poi è stato parroco dal 2008 fino a questi giorni, forse gli ultimi nei quali rivestirà tale ruolo: padre Gaetano Saracino molto probabilmente lascerà la Chiesa del Redentore, ancora non si sa per quale nuova destinazione e incarico. Si dice che sia in corso una raccolta di firme per convincere le autorità ecclesiastiche a recedere dalla decisione di avvicendarlo ma lui si limita a commentare così: «Speriamo che ciò che si compie sia la volontà del Padre. Si, c’è lo scazzo di ricominciare e dover lasciare in ordine le situazioni in corso nella parrocchia e dare continuità».
Una pausa che necessariamente lo porta a un bilancio: « Si chiude un percorso, è il momento di uno sguardo sulla vita che ti dà l’opportunità per poterti fermare e vedere cosa hai fatto. È stata un’esperienza a trecentosessanta gradi, una sfida continua stando in mezzo alla gente, all’umanità, mi ha messo di fronte a ogni realtà facendomi capire cosa vuol dire sostenere e accogliere le persone. Mi sento soddisfatto, i genitori dei ragazzi che hanno partecipato al campo scuola mi hanno regalato una statua in legno raffigurante il Buon Pastore, vuol dire che sono stato capito». Padre Gaetano ci tiene poi a sgomberare il campo da qualunque chiacchera che magari può circolare quando un prete è anche un uomo piacente che ha successo in televisione certamente per l’autorevolezza dei pareri e la cordiale franchezza dei modi, ma forse anche per il bell’aspetto che in fondo per bucare lo schermo non guasta: per caso qualche malevolo ha tramato affinché non gli fosse rinnovato il mandato? «No, nessuna ombra, non vedo strategie o manovre di chissà che tipo. Semmai mi preoccupa la recrudescenza del consumo di stupefacenti nella Val Melaina che amo, quella virtuosa che già era uscita con orgoglio dagli anni Ottanta della droga e prima ancora dalla guerra». Un quartiere che fra le altre cicatrici porta ancora quella della disastrosa esplosione – avvenuta per una fuga di gas – di via Ventotene nel 2001. All’epoca padre Gaetano era viceparroco e direttore del centro giovanile, vivendo in pieno quella mattina apocalittica di fine novembre e le settimane che ne seguirono: a un certo punto rimase addirittura ammutolito per un paio di giorni, sconvolto dal dolore. Una pagina tragica di storia del quartiere, del Municipio e della città scritta con il sangue delle otto vittime e tra i cui protagonisti in positivo padre Gaetano Saracino verrà ricordato a pieno diritto anche quando sarà lontano da quei luoghi.
Alessandro Pino
(pubblicato su http://www.di-roma.com)