Archivio | marzo, 2015

I Saurini dalla televisione arrivano in libreria – di Alessandro Pino

30 Mar

pubblicato su http://www.di-roma.com

Una nuova collana di volumetti didattici presentata  al museo Explora di Roma

C’è un gruppo di personaggi dei cartoni animati che contende le preferenze televisive dei bambini più piccoli alla onnipresente PINOsaurini (1)maialina inglese: sono i Saurini, cinque cuccioli di dinosauro che viaggiano nel tempo  – creati dalla fantasia di Raffaele Bortone –  le cui avventure vengono trasmesse sui canali tematici Rai che ne è coproduttrice assieme alla italiana Animundi. I piccoli spettatori adesso possono trovare i Saurini anche in una collana di tre volumetti didattici, editi dalla Rosso Saturno e presentati di recente a Roma nella cornice del museo Explora, spazio espositivo mirato a far scoprire  il mondo ai più giovani. I tre libricini si intitolano “Impara l’Alfabeto con i Saurini”, “Impara i PINOsaurini (3) numeri con i Saurini” e “L’amicizia con i Saurini” che è un piccolo manuale di disegno creativo e di sceneggiatura.  Parte del ricavato delle vendite sarà devoluto all’ospedale pediatrico Bambino Gesù per un progetto che si chiama “Verso un ospedale senza dolore” e servirà ad acquistare una tac superveloce.

Alessandro Pino

Un bellissimo scritto sulle tematiche sociali

25 Mar

10433147_819366091462213_449936980754565999_nPer gentile concessione di Massimo Novelli, riporto qui il testo dell’intervento dallo stesso tenuto in sala consiliare il 16 marzo scorso, sulle tematiche sociali, durante l’assemblea pubblica dei comitati e dei cittadini del III Municipio di Roma.

Alle Istituzioni “tutte” e ai cittadini….

Buona sera a tutti , il mio intervento dedicato al sociale non vuole essere il solito intervento dove lamento dei tanti tagli subiti negli anni,della solitudine e dell’invisibilità nel mondo dell’ Handicap, non voglio parlare della mancanza di sensibilità da parte delle istituzioni, perchépurtroppo si sa’ ,elo sappiamo bene noi, lo sappiamo benissimo che i nostri figli come è stato detto piu’ volte “da cariche istituzionali” sono considerati una spesa improduttiva, quindi messi al margine, e costretti e lottare per i diritti da soli, sappiamo benissimo che viviamo in un mondo fatto ancora di troppe barriere architettoniche, troppe barriere mentali, viviamo sempre con la paura e l’ansia del giorno dopo giorno, rischiando di perdere diritti fondamentali “scritti sulla nostra Carta Costituzionale” su cui tanto si è lottato, questo brucia e fa’ male …i nostri politici come sempre fanno scarica barile e nessuno si prende le dovute responsabilità, quando un genitore chiede il perché per poter avere un assistenza domiciliare deve aspettare 5 anni, la risposta è sempre la stessa “non ci sono i fondi” quando chiede il perché il sostegno scolastico è inesistente e si è costretti a spendere soldi per un ricorso “ad un organo istituzionale come il tribunale, contro un altro organo istituzionale come il Ministero dell’istruzione per vedere riconosciuto un Diritto  quando il diritto allo studio è sacrosanto, quando le ore di AEC sono troppo poche per coprire le loro esigenze, quando non c’è una continuità didattica, ed i nostri figli vengono considerati nelle logiche di mercato semplici unità e numeri, quando il trasporto scuola ogni anno viene ridefinito  in base a bandi e criteri sempre al ribasso, lasciando spesso i nostri figli a piedi, quandoun autobus non è accessoriato con pedana per potersi muovere autonomamente, ecc.ecc. potrei fare tanti altri esempi ma non è questo l’intento del mio intervento…!!…vorrei solo poter provare a  cambiare unamentalità diffusa sulla disabilita’ e far cultura su di essa….si, cultura perché è proprio questa che manca. la cittadinanza tutta se non è coinvolta in prima persona non se ne interessa, nessuno pensa e sostiene una battaglia sui diritti che riguardano queste tematiche, basta vedere come nei vari incontri si parla “animatamente” di tutto, anche di una misera buca stradale, ma difficilmente si parla di scivoli mancanti, di giochi nei parchi integrativi per bambini disabili e non, in modo che possano crescere “insieme”,di attraversamenti pedonali rischiosi e con barriere insormontabili, non solo per i disabili ma, anche per persone anziane o mamme con i passeggini, costretti il più delle volte ad una vera e propria corsa ad ostacoli per attraversare un incrocio, difficilmente si parla al proprio figlio della disabilità del proprio compagno di classe, non si trovano le parole per spiegare che il suo compagno con Handicap va’ sostenuto non allontanato , dobbiamo incominciare da noi tutti e aiutare le istituzioni in questo, perché un mondo civile è civile quando è un mondo attento al bisogno dei più fragili…!!

 Sono un genitore che vive nel terrore in questa brutta società, malata.

Una Società senza più nessun tipo di rispetto verso chi con coraggio e difficoltà affronta giornalmente la vita, il faticoso vivere, le tante problematicità, in una corsa ad ostacoli senza fine.

Una vita fatta di sacrifici e lotte dove far rispettare il diritto del proprio figlio è ormai diventata la rutine quotidiana.

A questo si aggiunge la paura, elemento principale della giornata. Come il caffè, la paura fa parte della giornata.

Come tante altre mamme e tanti papà, anch’io ho paura: quando lascio mia figlia a scuola, quando la lascio per qualche attività, quando la mando in giro da sola per una piccola commissione. Ho paura della mancanza di rispetto per la sua disabilità, per le sue difficoltà.

Questo tipo di paure sono indubbiamente le paure di tutti i genitori. Ma un genitore che ha un figlio disabile, che ha difficoltà a verbalizzare, o che deambula male è sempre il bersaglio preferito per lo scherzo e lo scherno. Perché la nostra società non accetta il diverso, perché nella scuola italiana non si lavora mai abbastanza per spiegare le difficoltà che un handicap porta, e soprattutto perché purtroppo la nostra società tutta, non accoglie il disabile ma lo ostacola, lo imbriglia nelle maglie della burocrazia fino a portarlo alla rassegnazione, lo esclude, lo emargina.

Bene tutto questo non è più moralmente eticamente e civilmente tollerabile. È giunto il momento in questa fase “drammatica” dove il diritto è diventato un miraggio sbiadito, che ognuno di noi faccia la sua parte, solo insieme  si può fare qualcosa, solo insieme si può fare cultura, e questo lo si può fare solo sostenendoci a vicenda. l’appello che rivolgo ai cittadini e alle istituzioni tutte è questo: sosteneteci scoprirete che ne vale la pena, sosteneteci, perché le Persone “disabili” non sono improduttive ma persone che inserite al meglio nella società includente’ possono dare molto….perchè non sono un mondo a parte ma una parte del mondo. Forse non tutti sanno che In questi ultimi mesi, nonostante l’impegno di alcuni nel nostro municipio, alcuni centri “dedicati ai più fragili e vulnerabili” hanno cessato ed interrotto il servizio, causando danni e nuove problematiche a chi di queste già ne vive abbastanza. Altri “centri e servizi” sempre per corti circuiti “incomprensibili e inumani” tra potere politico e potere amministrativo corrono lo stesso rischio, non bisogna abbassare la guardia, bisogna che queste tematiche non siano d’interesse solo per le “Persone coinvolte” bisogna dare a queste tematiche carattere condiviso, e diritto di cittadinanza e di confronto in ogni assemblea e dibattito. Proposte: “Vorrei sapere se c’è un piano e dei fondi dedicati all’abbattimento delle barriere architettoniche nel nostro municipio.”

“Vorrei sapere se le nostre forze politiche hanno “un piano strategico” per rispondere concretamente ed economicamente alla chiusura e alla sospensione di alcuni centri e servizi fondamentali per le “Persone più deboli e fragili”.

“Vorrei sapere dalle nostre forze politiche “sulla loro scala di priorità in che gradino pongono tali tematiche”e come intendono operare”grazie a tutti.

Je suis Miriam Sermoneta – di Alessandro Pino

24 Mar

A tre anni dalla morte della guardia giurata che si uccise denunciando disagi, egoismo e indifferenza

sermonetaSono ormai tre anni che Miriam Sermoneta si è uccisa: la ragazza, di professione guardia giurata, si sparò al cuore nella propria abitazione vicino Tivoli il 24 marzo del 2012. Vicino al corpo fu trovata una breve lettera, ideale epilogo di quella che aveva indirizzato apertamente al Presidente della Repubblica tempo prima, denunciando il disagio per un lavoro mal pagato e fatto di disagi, pericoli e precarietà di ogni genere, ultima in ordine di tempo lo stato di crisi della società di vigilanza per cui lavorava, la Axitea, in passato meglio conosciuta come Mondialpol Roma. Dopo qualche giorno di immancabile polverone mediatico sull’argomento venne presto dimenticata nell’egoismo e nell’indifferenza più totali, dando ampia evidenza di cosa potesse aver contribuito alla sciagurata decisione di puntarsi addosso la canna della pistola e premere il grilletto. A Miriam fu risparmiato di vedere cosa accadde dopo, quando fu chiaro che la Axitea avrebbe proceduto con il mettere in mobilità oltre cento guardie senza incontrare la minima resistenza – da cui paradossalmente si sarebbe salvata in quanto “quota rosa” – e uscì il peggio da troppe persone: come naufraghi che si prendono a morsi contendendosi una ciambella di salvataggio condannando ad annegare il più debole, chi ne aveva la possibilità cercò di imbucarsi sgomitando in altre aziende, altri riuscirono a farsi dichiarare praticamente incedibili dai clienti presso i quali prestavano servizio, svicolando così dalla lista dei condannati alla perdita del lavoro. E intanto che la mattanza andava avanti, si aveva l’impressione che troppo spesso nei superstiti, quelli che si erano salvati, prevalesse un atteggiamento pilatesco, del tipo “ci dispiace ma non è dipeso da noi, non potevamo fare altro”: in fondo, per loro la vita continuava, la pelle l’avevano salvata, la dignità in alcuni casi no, ma con quella non si mangia. La cattiveria umana ha dunque prevalso e chi dovrebbe vergognarsi non ci pensa minimamente, appagato di aver mantenuto il proprio meschino privilegio: sul piano materiale i cattivi hanno vinto, ma rimangono azzerati nel confronto con la figura di Miriam, tragica e tormentata eroina in armi del Ventunesimo secolo il cui nome non a caso viene oggi perpetuato da un concorso letterario, ricordandola così a un livello superiore a quello delle umane bassezze nelle quali si trovò a naufragare.

Alessandro Pino

 

 

Al Museo dell’Aeronautica con le Alfa Romeo del Club Cuore Sportivo – di Alessandro Pino

18 Mar
DSC_2119

In carovana sul Raccordo

Si avvicina la primavera e aumentano le occasioni per veder circolare – specialmente i fine settimana – tante belle automobili italiane di una volta, oggi purtroppo quasi interamente sostituite da scatoloni e scatolette con gli occhi a mandorla. Tra queste meritano una menzione quelle dei soci laziali del Club Cuore Sportivo, sodalizio affiliato al Registro Italiano Alfa Romeo che lo scorso 15 marzo hanno organizzato un raduno con annessa visita al Museo Storico dell’Aeronautica Militare a Vigna di Valle. Di buon mattino e nonostante la pioggerella – un colpo di coda dell’inverno – una ventina di vetture tra Alfa Romeo di ieri e qualcuna di oggi si è

La Giulia nello specchietto della Giulietta

La Giulia nello specchietto della Giulietta

 concentrata in zona Anagnina, sud est della Capitale: il tempo di qualche convenevole, un caffè e via in colonna verso il lago di Bracciano. Lungo il percorso si aggiungono altri equipaggi e alla fine sono circa trenta le vetture che raggiungono il piazzale del Museo, parcheggiando in riva al lago dando vita a un belvedere che compensa il cielo cupo. Ci sono alcune Giulia (la berlina vista in tanti polizieschi all’italiana anni Settanta), la sua derivata coupè Giulia Gt, una rara “2600” blu ministeriale di

L'arrivo al Museo

L’arrivo al Museo

rappresentanza , due Alfetta, tre Spider (il Duetto guidato da Dustin Hoffman in “Il Laureato”), due berline “1750”, altrettante Alfette di cui una all’apparenza appena uscita dal concessionario e la sua erede Alfa 90, sempre elegante nelle linee tese firmate Bertone. Mancavano però le Alfa 75, modello di cui ricorre quest’anno il trentennale della presentazione e proprio per questo impegnate in un’altra manifestazione. Assieme a loro, alcune Alfa più recenti – come la Giulietta attualmente

Alfa di ieri e di oggi in riva al lago

Alfa di ieri e di oggi in riva al lago

in produzione – e un paio di auto storiche di altre marche. All’ingresso del Museo il gruppo degli alfisti è stato accolto dal maggiore Marco Bovesecco, responsabile della sezione espositiva del Museo e dall’ingegner Paolo Faleroni, capo delle guide: a loro volta sono stati ringraziati per l’ospitalità ricevendo in dono una targa a ricordo della visita e una cornice racchiudente un patriottico componimento in versi composto per l’occasione da uno dei soci. Guidata dall’ingegner Faleroni la comitiva ha completato la visita degli hangar in circa un’ora: a causa di prolungati lavori di

La spiegazione dell'ingegner Faleroni

La spiegazione dell’ingegner Faleroni

manutenzione, purtroppo, non è stato possibile accedere a quella che molti ritengono la parte più interessante del Museo, ospitante gli aerei della seconda guerra mondiale – alcuni equipaggiati proprio con motori Alfa Romeo – e delle epoche successive. Foto di gruppo davanti un biplano Fiat (chissà se ne sono accorti…) e uscita dall’ex scalo per idrovolanti, diretti verso un vicino ristorante dove tra un risotto e una fetta di arrosto è stato proposto un quiz rigorosamente di argomento

Copia dell'aereo dei fratelli Wright

Copia dell’aereo dei fratelli Wright

alfistico contenente domande riservate a dei veri esperti, quelli che sanno dire quanti carburatori aveva la “Giulietta Spider Veloce” o se le borchie delle ruote di una “Gt Junior” fossero le stesse della “Gt 1600”. Anche chi non ha saputo rispondere però ha ricevuto una medaglia realizzata appositamente. Sono ormai le quattro del pomeriggio quando la comitiva esce dal locale – sempre sotto la pioggia – per i saluti con le Alfa Romeo storiche che tornano verso Roma.
Alessandro Pino

 

DSC_2173

 

 

Incontro pubblico sulla viabilità a Settebagni, Terzo Municipio di Roma Capitale: un fiasco? – di Alessandro Pino

18 Mar

Si è tenuto il 17 marzo presso la sala parrocchiale di Settebagni (Terzo Municipio di Roma Capitale) un incontro pubblico per discutere alcune possibili variazioni alla viabilità locale, già illustrate lo scorso dicembre a piazza Sempione dal consigliere municipale Fabio Dionisi – presidente della commissione Lavori Pubblici – a un gruppo di cittadini vicini alla associazione “Il mio quartiere” che si erano assunti il compito di farle conoscere agli altri residenti in vista, appunto, di successive riunioni. Oltre allo stesso Dionisi era presente il funzionario della Polizia di Roma Capitale Sonia Pompili che ha spiegato come le diverse 20150317_184857bozze di modifica della circolazione siano state studiate per venire incontro alle lamentele ricevute da numerosi genitori di alunni delle scuole di via dello Scalo di Settebagni – attualmente a doppio senso di marcia – in merito agli ingorghi che la intasano specialmente in orario di ingresso o uscita degli studenti, spesso accompagnati in macchina; da qui l’idea di istituire il senso unico su quella strada, giudicando utile inoltre – almeno secondo uno dei progetti – invertire quello del vecchio e stretto sottopasso di via Sant’Antonio di Padova destinandolo all’uscita in direzione Salaria. Tutto questo per provare a snellire il traffico in un quartiere che da alcuni anni sta aumentando nel numero di abitanti per via delle nuove edificazioni, in mancanza però di nuove infrastrutture – come un nuovo ipotetico sottovia – che sembrano sempre più appartenere alla fantascienza. Spiegazioni più approfondite non c’è stato modo di ascoltarne, sia perché le possibili modifiche erano in parte già note anche in seguito ad articoli di stampa, ma soprattutto perché l’incontro è consistito pressoché integralmente in una sovrapposizione di animate discussioni non solo sul merito della materia – tra i sostenitori e detrattori di una nuova eventuale viabilità – ma anche sulla forma, essendo stato contestato da alcuni un presunto ruolo privilegiato avuto dalla associazione “Il mio quartiere” nei rapporti con l’amministrazione municipale. L’impressione è che la viabilità sia stata forse una sorta di scintilla che ha fatto detonare definitivamente un malanimo latente nella zona, venuto allo scoperto dopo anni di reciproci malumori che covavano sotto la cenere. Sta di fatto che dopo poco più di un’ora l’incontro è terminato senza concludere nulla, se si esclude la proposta da parte di alcuni partecipanti di un senso unico alternato nel vecchio sottopasso, regolato da semaforo; Dionisi si è detto possibilista al riguardo, assicurando che avrebbe sottoposto l’idea agli uffici competenti per vagliarne la fattibilità, sulla quale però aveva già espresso dubbi il funzionario Pompili per la mancanza di spazio nel quale attendere la luce verde. Certamente non era in programma di prendere alcuna decisione nell’occasione e Dionisi ha più volte ripetuto che i differenti progetti sono senz’altro passibili di modifiche che tengano conto dei pareri dei residenti, come pure di rimanere lettera morta se fosse evidente la contrarietà degli stessi. In tal caso sarebbe necessario stabilire in quali forme e modalità tali pareri andranno espressi (un referendum di quartiere, forse?) così da evitare astiose polemiche. È innegabile però che a Settebagni qualche provvedimento vada preso, altrimenti si continuerà a rimanere in coda impiegando un quarto d’ora solo per uscire dal quartiere.
Alessandro Pino

III Municipio di Roma Capitale: un altro centro di riabilitazione a rischio chiusura per troppa burocrazia – di Alessandro Pino

9 Mar

PINOtangram(pubblicato su http://www.di-roma.com)

Affrontare i travagli dati dall’avere un disabile in famiglia, che nei casi più gravi, quelli al limite dell’ingestibilità per stazza corporea e reazioni violente, comportano un logoramento del fisico e dell’animo; trovare parziale sollievo affidandosi a un centro di riabilitazione dove le persone vengono assistite in regime ambulatoriale o semiresidenziale – trascorrendovi la giornata quindi – dando anche modo ai loro congiunti di recarsi al lavoro, sbrigare le incombenze quotidiane con meno disagi e riprendere fiato, anche se pare brutto dirlo. E come se ciò non bastasse, rischiare di trovarsi senza nemmeno questo sostegno:  è la situazione angosciosa di oltre cento famiglie che hanno un componente seguìto dal Centro Tangram di via Ida Baccini  (zona Bufalotta, Terzo Municipio) incontratesi lo scorso 7 marzo con la dottoressa Carla Patrizi – presidente della cooperativa Idea Prisma ’82 che lo gestisce  – per essere informate al riguardo.

Va detto subito che il Tangram  è apprezzato dall’utenza, dalla cittadinanza e dalle istituzioni per il suo operato ultraventennale: considerato una struttura d’eccellenza – ha anche vinto lo scorso dicembre il “Premio Montesacro” – gode dal 2001 di un accredito provvisorio presso la Regione Lazio, necessario per esercitare la sua attività. A novembre dello scorso anno però, nel corso dell’istruttoria avviata dalla Regione per l’accreditamento definitivo in quanto struttura privata, una ispezione compiuta dalla Asl Roma A aveva rilevato che l’edificio di cui il Tangram occupa tre piani  non è in possesso di due certificati: quello di abitabilità e quello antincendio. I responsabili della Idea Prisma si erano attivati per ottenere i documenti in questione trovandosi da subito in una situazione paradossale di burocrazia ottusa e kafkiana come troppe se ne vedono in Italia: il certificato di abitabilità dell’edificio dovrebbe rilasciarlo, a seguito di un collaudo statico, il Comune di Roma che ne è anche proprietario – essendogli stato donato negli anni Sessanta dalla famiglia Talenti espressamente per finalità sociali – soltanto che l’amministrazione capitolina per i suoi edifici non usa fornire documenti del genere e in effetti si tratterebbe di presentarli a sé stessa. Tra l’altro nello stesso palazzo sono ospitati un asilo nido comunale e un ufficio della medesima Asl che ha rilevato l’irregolarità: essendo però strutture pubbliche non hanno obbligo di fornire certificazione alcuna. Per il rilascio del certificato antincendio, reso necessario da mutamenti normativi intervenuti abbastanza di recente, era invece necessaria l’approvazione  di un piano di prevenzione da parte del Comitato provinciale dei Vigili del Fuoco: più volte presentato, era stato bocciato principalmente perché l’uso  promiscuo della scala interna con l’asilo nido e gli uffici della Asl la faceva ritenere non idonea all’evacuazione in caso di emergenza. In entrambi i casi la dirigenza del Tangram ha cercato di sbloccare il cortocircuito burocratico: per ottenere il certificato di abitabilità – previo accatastamento dell’immobile che nemmeno risultava registrato perchè all’epoca della costruzione, negli anni sessanta la normativa non lo richiedeva –  hanno chiesto al Comune l’autorizzazione a effettuare a proprie spese il suddetto collaudo statico da una ditta privata al modico prezzo di circa 30.000 euro, visto che i preposti uffici capitolini  non avevano mostrato l’ intenzione di provvedervi. Per il rilascio del certificato antincendio è stato  concordato con i Vigili del Fuoco un nuovo piano di prevenzione che prevede l’installazione di due scale di emergenza dal costo complessivo di 200.000 euro: spesa esorbitante per fronteggiare la quale il Tangram ha contattato alcune banche al fine di accendere un mutuo. In teoria lavori del genere dovrebbero essere a carico della proprietà – quindi il Comune di Roma- ma come spesso accade in questi casi è stato già dichiarato che non ci sono soldi; inevitabile il richiamo alle recenti cronache giudiziarie romane che hanno mostrato come per altre situazioni i soldi ci siano eccome. Sembrava dunque che la vicenda potesse sbloccarsi – va però puntualizzato che in mancanza di una conferenza ufficiale dei servizi tali progressi  sono avvenuti anche grazie alle sollecitazioni di chi ha fatto pesare la propria autorevolezza istituzionale come il presidente del III Municipio Paolo Marchionne e la presidente della Consulta H municipale Maria Romano, oltre che del “Comitato famiglie utenti Tangram” presieduto da Bruno Regni – quando a metà febbraio è arrivata come una doccia fredda la diffida della Regione, firmata dal dirigente Giorgio Spunticchia, con la quale si minaccia la revoca dell’accreditamento e la chiusura del centro di riabilitazione qualora non si ottemperasse a tutti gli adempimenti entro il 18 marzo. Si comprende benissimo l’impossibilità di arrivare a tale data con i due certificati in mano, come pure che una interruzione anche solo temporanea dei servizi  fino all’ottenimento dei documenti sarebbe rovinosa per i disabili – essendo  essenziale la continuità delle terapie – per le loro famiglie e anche per i lavoratori della Idea Prisma. Da qui nuove sollecitazioni che hanno indotto il dirigente a fissare un appuntamento in Regione per il 10 marzo, al quale seguirà un incontro presso la Asl di via Monte Rocchetta tra la Consulta H, il Tangram e l’Azienda Sanitaria Locale. La civile esasperazione delle famiglie però ha raggiunto livelli da termometro sul rosso fisso e nel caso si dovesse procedere con la revoca dell’autorizzazione al “loro” centro si sono dette pronte a protestare presso le sedi istituzionali coinvolte, anche portandosi dietro i familiari fruitori.

Alessandro Pino

La dirigente del Liceo Gassman non è indagata: “l’Istituto contrasta i fenomeni di intolleranza, razzismo e bullismo” – di Concetta Di Lunardo

2 Mar

La dirigente del Liceo Gassman non è indagata: “l’Istituto contrasta i fenomeni di intolleranza, razzismo e bullismo”

Gassman dirigente 2

Ha dell’incredibile ciò che accade nel Liceo romano “Vittorio Gassman” sotto i riflettori della stampa su presunti fatti di intolleranza e bullismo omofobico. L’attuale dirigente Maria Vittoria Serru, vittima della spettacolarizzazione di certa carta stampata, risulta indagata per fatti che non la riguardano. “Al tempo dirigevo un istituto fuori Roma. Chiedo al quotidiano che ha pubblicato la notizia, di rettificarla”

di Concetta Di Lunardo

È con estremo rammarico che la dirigente del Liceo romano “Vittorio Gasmann” Maria Vittoria Serru ripercorre i fatti che in questi giorni hanno visto la scuola sotto i riflettori della stampa nazionale in merito ad un episodio di presunta intolleranza e bullismo omofobico accaduti nella scuola nel maggio 2014. Vittima anch’essa della benché minima conoscenza della deontologia giornalistica e dell’effetto spettacolarizzante di certa carta stampata, la dirigente apprende dai giornali di essere oggetto di indagine della magistratura nella scuola che dirigerà dal primo settembre 2014, cioè l’anno scolastico successivo ai fatti.

Al tempo la Ds non era in forze presso l’Istituto poiché dirigeva un Istituto fuori Roma né aveva un ruolo all’interno del Gassman eppure paradossalmente apprende da vari quotidiani di essere indagata, per approfondire leggi articolo di La Repubblica: Bulli omofobi perseguitano compagno in chat. Indagini sui prof.

repubblica GassmanLa Ds Maria Vittoria Serru benché abbia chiesto ai redattori dell’articolo sopracitato la rettifica dei contenuti lesivi della sua persona e “ dell’ immagine che l’articolo rimanda dell’Istituto, del corpo docente e della dirigenza… “ è ancora in attesa di una risposta che non arriva.

Di seguito il testo della lettera inviata al capo redattore di La Repubblica Giuseppe Cerasa:

E’ con estremo rammarico che mi corre l’obbligo, dopo la lettura dell’articolo in oggetto, inviarle questa nota, con preghiera di pubblicazione, nelle forme da lei ritenute più opportune.

Preciso che non intendo entrare nel dettaglio giudiziario, vista la non conclusione dell’iter, confidando nella competenza della magistratura per l’accertamento di fatti e responsabilità, ma solo sollecitare un maggior rigore professionale nel pubblicare notizie di così forte impatto e contenuto.

L’immagine che l’articolo rimanda dell’Istituto, del corpo docente e della dirigenza è davvero quanto di più odioso possa essere rappresentato: un manipolo di vili, incapaci di assumersi responsabilità e ruoli.

In attesa che nelle sedi deputate si accerti la verità dei fatti, come attuale dirigente dell’Istituto (preciso che dirigo il Liceo Vittorio Gassman dal 1 settembre 2014, i fatti in questione risalgono alla fine dello scorso anno scolastico), posso, ma, soprattutto, tengo a sottolineare che, pur in un contesto territoriale non facile, l’Istituto da anni è impegnato nel contrasto a fenomeni di intolleranza, razzismo e bullismo, con progetti accompagnati dalle migliori e più competenti risorse interne e del territorio. Risulta essere una delle scuole più attente all’inclusione, con un gran numero di alunni con disabilità, seguiti con competenza e professionalità.

Ha partecipato, con docenti e studenti, lo scorso 18 febbraio, presso la Sala del Carroccio, al seminario con i partner del progetto europeo “Recall Porrajmos”: Opera Nomadi e Circolo Omosessuali Mario Mieli, che all’interno dell’Istituto cura un altro progetto che riguarda la prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale.

In nessun modo e in nessuna forma l’Istituto, nel il suo corpo docente tutto, ha mai sottovalutato il compito educativo che gli è proprio. E’ quindi in quest’ottica che sento di poter porgere all’attenzione di chi legge un’interpretazione differente, almeno per quanto attiene il comportamento dei docenti che non avrebbero sanzionato i ragazzi che sembrano essere coinvolti nella creazione della chat. Riterrei superfluo ricordare le problematiche del territorio, considerato “area a rischio”, ma il dato non è trascurabile, soprattutto per chi programma l’azione educativa e didattica. L’impegno principale del corpo docente è teso, come la rilevazione dei bisogni richiede, a svolgere una costante azione educativa, talvolta in assenza del supporto delle famiglie, e spesso “rieducativa”, a fronte di problematiche sociali, affettive e comportamentali di estrema difficoltà. Ritengo plausibile leggere in quest’ottica la mancata comminazione della sanzione: un atto teso alla “rieducazione” e non certo all’elusione o peggio all’indifferenza. Non sempre la “punizione” dà luogo alla consapevolezza dell’errore, in un’età connotata spesso da oppositività, reattiva o preventiva, con la continua e pervasiva sollecitazione di modelli mediatici e territoriali fortemente devianti. In una visione educativa, per alcuni “romantica”, il docente competente cerca direcuperare il gruppo nel suo insieme ( “vittime e carnefici”),per veicolare quei valori di rispetto, tolleranza e inclusione, di cui si parla spesso, ma che rendere veri e praticabili richiede impegno quotidiano, interesse, dedizione e cura dei propri allievi, tutti.

Maria Vittoria Serru