Archivio | marzo, 2012

IV Municipio: bilancio approvato non senza colpi di scena. Il consigliere Limardi espulso dal gruppo consiliare del Pd

31 Mar

l'aula del Consiglio municipale in una foto di repertorio di A. Pino

La seduta del consiglio municipale di giovedì 29 è stata una di quelle fiume, dalle 9 di mattina fino alle 17. Un appuntamento importante per la vita di Monte Sacro, si votava infatti il bilancio.

I lavori proseguivano più o meno come al solito, con scambi di battute mordaci tra maggioranza e opposizione, obiezioni e frecciatine, normale routine insomma.

Fino all’intervento del vice presidente del consiglio, Riccardo Corbucci, Pd, che ricordava all’aula l’esistenza dell’art. 27, comma 3 del regolamento municipale e comunale che vieta la partecipazione e la votazione della delibera di bilancio a tutti quei consiglieri che si trovano in situazione di conflitto di interessi personale o a causa di parenti fino al quarto grado e che tra le file dei consiglieri di governo ve ne erano alcuni che non avrebbero potuto essere lì presenti.

Immediata la reazione del Pdl, con il capogruppo Francesco Vaccaro che indiceva una riunione di maggioranza protrattasi a lungo. Obiettivo palese del sulfureo consigliere era quello di dimostrare che gli avversari politici non avevano i numeri per poter votare il bilancio da soli, senza scendere a patti.

Gli atti sono stati alfine approvati. Il Pdl ha scelto comunque di far votare tutti i consiglieri presenti, anche quelli che venivano indicati dall’opposizione come portatori di conflitto. D’altra parte, il rischio era quello che la situazione si chiudesse come in II Municipio, dove la mancata approvazione della delibera di bilancio ha portato alle dimissioni del Presidente Sara De Angelis, Pdl.

Corbucci, dopo la chiusura delle votazioni ha fatto sapere che si metterà immediatamente all’opera per scrivere alla Corte dei Conti e al Segretariato generale del Comune di Roma perch facciano luce su quanti consiglieri municipali con conflitto d’interesse personale o familiare fino al IV grado hanno votato e alla luce delle conclusioni, semmai, far dichiarare l’intera procedura non in regola. Se le accuse fossero accertate come vere il rischio è che la votazione non venga considerata valida, inficiandone gli effetti.

Bisogna dire comunque che per il Comune di Roma ciò ben difficilmente porterebbe conseguenze serie. In Municipio invece si tratterebbe di una dimostrazione politica, poiché giovedì su 13 consiglieri Pdl  ne erano presenti solo 11 e di quelli una parte non potevano votare, portando quindi la maggioranza sotto il limite di 8 consiglieri necessari per i lavori in seconda convocazione.

Non è passato inosservato il comportamento del consigliere Giorgio Limardi, attualmente Pd, che mentre il suo partito era impegnato nel tentativo di non far passare la delibera di bilancio o si asteneva o votava con la maggioranza.

Più tardi una nota del capogruppo Pd in consiglio, Paolo Emilio Marchionne riportava quanto segue: «Dopo l’ennesimo voto in difformità dal gruppo del Partito Democratico sulla delibera di bilancio 2012, che segue quello favorevole sul Piano Sociale di Zona, contestato dalle opposizioni, il gruppo del Pd del IV Municipio si é riunito e ha deliberato l’espulsione del consigliere Giorgio Limardi dal gruppo del Pd».

Un’azione durissima, che non tardava ad innescare l’emanazione a catena di diversi comunicati stampa.

Uno dei primi, quello di Francesco Vaccaro, pari grado del Pdl : «Il gruppo del PD in 4 anni è stato letteralmente dimezzato, il 50% dei consiglieri ha infatti abbandonato la nave facendo registrare un record negativo mai conosciuto prima: una media netta di un consigliere ogni anno. E non a caso le fuoriuscite accadono puntualmente dopo le campagne diffamatorie e mendaci inventate ad arte contro la giunta Bonelli da parte di una stretta cerchia di faziosi. È appena il caso di ricordare ai 4 consiglieri reduci che l’uscita del primo capogruppo Alfredo D’Antimi fu determinata dalla campagna diffamatoria e falsa su Abu Dhabi; l’uscita del primo presidente della Commissione Trasparenza Cristiano Riggio fu determinata dopo la bufala dei finanziamenti alle associazioni sul carnevale; l’abbandono del secondo capogruppo, Fabio De Angelis, fu causato dalle ire e dagli attacchi personali subiti dallo stesso da parte della piccola cerchia di facinorosi che volevano un’opposizione più faziosa; l’uscita del secondo Presidente della Commissione Trasparenza Giorgio Limardi avviene, infine, dopo l’ennesima campagna di bugie e falsità contro il centrodestra, accusato di aver assegnato alloggi pubblici, fondi e spazi ad amici: l’ennesima panzana che è costata un altro consigliere al sempre più rissoso Partito Democratico.» È quanto dichiara in una nota il capogruppo del Pdl al Municipio IV Francesco Vaccaro. «Vorremo inoltre ricordare – ha aggiunto Vaccaro – l’addio al centrosinistra fatto registrare del candidato alla Presidenza Alessandro Cardente, avvenuto appena sei mesi dopo le elezioni. A questo punto è legittimo chiedersi ‘per chi suonerà la campana il prossimo anno nello sgangherato partito di minoranza, visto il perdurare di un atteggiamento fazioso e rissoso che cerca di coprire le nefandezze fatte negli anni di governo con strumenti che nauseano gli aderenti al partito stesso».

Ben più grave, come peso politico all’interno dello stesso Pd, quello riportato dall’agenzia Omniroma:

«I Consiglieri Comunali del PD Coratti, Zambelli, Panecaldo, Policastro insieme al Consigliere Dionisi e al Presidente dell’assemblea del PD del IV Municipio», in una nota «chiedono una immediata convocazione della segreteria municipale per valutare la gestione del Gruppo Consiliare in questi ultimi mesi e, in particolare, la decisione del del Capo Gruppo Paolo Marchionne di convocare ad horas il Gruppo stesso, al fine di espellere, senza alcuna consultazione con la Segreteria, il Consigliere Giorgio Limardi per aver votato in alcune occasioni in difformita dal proprio Gruppo e per essersi astenuto ieri sul bilancio». «Non possiamo che stigmatizzare con fermezza- sostengono- un provvedimento preso dal Gruppo in assenza di qualsiasi confronfronto con la dirigenza del Partito. Un metodo d’altri tempi che non puo albergare in un partito democratico e che condanniamo con forza». Nell’esprimere solidarieta al Consigliere Limardi, i sei esponenti del PD annunciano fin d’ora che «si muoveranno in tutte le sedi e a tutti i livelli perche nel IV Municipio si torni ad un confronto democratico sulla politica con decisioni che vengano assunte in maniera collegiale senza colpi di mano. Crediamo che le fibrillazioni sui territori debbano essere risolte con il confronto e la politica, come d’altronde si sta verificando in altri Municipi. Se infatti dovesse passare il modello Marchionne -concludono Coratti, Zambelli, Policastro, Panecaldo, Dionisi e Ricozzi che chiedono le sue immediate dimissioni da Capo Gruppo- molti sarebbero i consiglieri da espellere».

Queste le parole di Marchionne riguardo la nota riportata sopra: «la decisione non l’ha presa da solo ma in accordo con gli altri consiglieri. Non mi sono dimesso,  faccio il capogruppo del Pd. Lunedì abbiamo una riunione di gruppo e ovviamente chi ha mosso questa richiesta la riformulerà in quella sede. Non vorrei aggiungere troppo per farla diventare una notizia che secondo me, non lo è. Si tratta di una posizione politica che non condivido nemmeno nei modi in cui è stata espressa. E’ mia volontà non allargare troppo la discussione, che va fatta nelle sedi opportune. L’espulsione è stata discussa nei tempi e nei modi necessari, penso di aver fatto tutto bene. Se ho sbagliato ovviamente non sono eterno, il mio rapporto è un rapporto a termine che si basa sulla fiducia degli altri consiglieri per cui non è mia volontà arroccarmi nella mia posizione». Chissà quante cose cambieranno da oggi a lunedì. Gli umori della politica, si sa, sono più mutevoli del cielo di marzo.

Giorgio Limardi afferma di aver saputo della sua espulsione soltanto dalle agenzie stampa, ufficialmente non ha ricevuto ancora nulla di scritto:«questa cosa mi fa sorridere, mi sono soltanto astenuto perché secondo me il bilancio ha qualche imperfezione, che andava aggiustata anche tramite nostri emendamenti, che non sono stati presentati. La vedo piuttosto come una presa di posizione nei miei confronti e basta, forse perché nei giorni scorsi ho presentato un emendamento per lo sgombero di un campo nomadi e la maggioranza l’ha accettato mentre i miei non l’hanno votato. Sembra quasi una sindrome da “Highlander – ne rimarrà solo uno” forse a causa dell’avvicinarsi delle elezioni» Scusi consigliere, ma negli effetti, lei sarebbe stato espulso dal gruppo consiliare o anche dal partito? «Dal gruppo consiliare. Ma secondo lei non significa essere esclusi anche dal partito?»

Luciana Miocchi

II Municipio: si dimette il presidente Sara De Angelis

30 Mar

Il 29 marzo è stato fatale alla presidenza Pdl del II Municipio. All’odg della seduta del consiglio municipale era posto l’approvazione del bilancio di Roma Capitale , che è stato bocciato, insieme a tutti i provvedimenti collegati: l’Imu, la nuova tassa sull’ambiente ed il quoziente familiare, col voto determinante dei consiglieri de La Destra – i quali votano come ribadito più volte, secondo coscienza, decidendo di volta in volta sugli atti proposti. Il presidente del Municipio, Sara De Angelis, presente in aula, non riuscendo a far approvare l’importantissimo atto amministrativo, ha rassegnato le dimissioni.

In una nota congiunta, Roberto Cappiello e Massimo Inches, rispettivamente capogruppo e consigliere de La Destra municipale hanno sottolineato come nella maggioranza siano evidenti da tempo delle forti tensioni che avrebbero potuto portare come conseguenza ciò che poi si è verificato. Tra l’altro, evidenziano che «basti pensare che lo stesso capogruppo, dopo aver votato a favore del bilancio, terminato lo scrutinio, chiedeva la ripetizione della votazione perché, a suo dire, ci aveva ripensato e si sarebbe voluto astenere»

Nel 2008 il Pdl aveva vinto le elezioni amministrative incassando 15 consiglieri su 25 ma con il tempo tre componenti, Massimo Inches prima, Roberto Cappiello poi ed infine Pietro Cassiano sono passati ne La Destra di Storace «insoddisfatti della gestione e del comportamento della giunta municipale» finendo in totale contrapposizione al loro ex partito.

La seduta di approvazione del bilancio, giunta alla seconda convocazione, abbisognava della presenza di almeno otto consiglieri. Sui banchi della maggioranza ve ne erano soltanto quattro, l’opposizione riusciva a tenenere il numero legale da sola. La votazione sul bilancio si concludeva con 5 voti favorevoli e 9 contrari. Il capogruppo Pdl, Massimo Carta tentava di far ripetere il voto adducendo un errore nella sua volontà, ma senza esito. Tutto il gruppo Pdl usciva dall’aula in evidente stato di agitazione. A quel punto, i nove esponenti della minoranza bocciavano velocemente gli altri documenti allegati.

Alla fine di una tormentata riunione di maggioranza la presidente Sara De Angelis annunciava le proprie dimissioni, seguite da un comunicato stampa di solidarietà, firmato però soltanto da 5 membri Pdl. Voci di corridoio dicono la De Angelis vittima di una lotta per l’egemonia politica che si gioca a livello cittadino, che vorrebbe sei consiglieri su undici fedeli a Laboratorio Roma del potente Antonello Aurigemma.

Luciana Miocchi

IV Municipio: a fuoco una palazzina in Largo Valtournanche

30 Mar

Paura ai Prati Fiscali per un incendio che ha distrutto un appartamento la mattina del 28 marzo. Verso le dieci e mezzo del mattino le fiamme si sono sviluppate all’attico della palazzina al civico 18 del largo Valtournanche. Oltre ai Vigili del Fuoco sul posto sono intervenuti la polizia e i carabinieri della Compagnia Monte Sacro con il comandante, maggiore Alessandro Di Stefano. Traffico e linee autobus deviati per consentire le operazioni di spegnimento. Per fortuna nessuna conseguenza per le persone ma vi è da registrare la morte di un micio, intossicato dal fumo. Per tutta la durata delle operazioni di spegnimento l’edificio è stato sgomberato delle persone che vi si trovavano in quel momento, molto poche essendo orario lavorativo. «Sono andata a suonare al citofono – racconta l’edicolante che gestisce il chiosco al centro della piazza – ma quasi nessuno ha risposto». Ci sono volute un paio d’ore per normalizzare la situazione, quando la vita è tornata ad assumere i ritmi di sempre: autisti sovrappensiero in attesa di ripartire dall’antistante capolinea, passanti che chiaccherano e  nemmeno fanno caso alle pareti annerite quattro piani più in alto. Nell’androne del palazzo gli unici indizi dell’accaduto sono dati dall’ascensore fermo e sigillato oltre che dal tipico odore acre di plastica bruciata che si percepisce in casi del genere.

Alessandro Pino

Fuori la puzza e i giornalisti….non cronaca del sopralluogo al centro Ama di via salaria del 26 marzo 2012

28 Mar

foto Alessandro Pino

Il 31 marzo scade il termine che si era dato il Municipio di Monte Sacro per chiedere la delocalizzazione dell’impianto produttore di Cdr di via salaria 891, se a seguito di sopralluogo formale si fossero registrate ancora emissioni odorifere moleste. In attesa danvanti ai cancelli del centro Ama di via salaria 891 il 26 marzo, giorno del giudizio, c’era un discreto gruppetto di residenti, per essere una giornata lavorativa. Qualche pensionato ma molti avevano preso apposta un permesso dal lavoro. Sapevano di non poter accedere liberamente all’ispezione concordata tra il Municipio e la direzione dello stabilimento se non attraverso una sparuta rappresentanza, ma l’importante era esserci e far notare quanto la puzza che strangola le loro esistenze da mesi fosse un problema sentito, tanto da anteporlo al resto delle incombenze della quotidiana esistenza.

foto Alessandro Pino

Sul marciapiede, in attesa di poter entrare, sia le troupe di T9 e Teleroma56 –  coinvolte come informazione locale e anche in veste di lavoratori, essendo le sedi delle Tv confinanti con l’impianto di Cdr – sia giornalisti di testate locali. D’altra parte, da piazza Sempione erano arrivate rassicurazioni circa la possibilità di presenziare al giro di ricognizione anche per i giornalisti. Come dire, non c’è nulla da nascondere né da minimizzare.

Invece no.

Già qualche minuto prima dell’orario stabilito le sbarre d’accesso ai parcheggi erano calate e una dipendente dalla portineria chiedeva gentilmente i motivi della visita. Candidamente, onestamente, chi scrive ha consegnato il tesserino di iscrizione all’ordine dei giornalisti e chiesto l’accredito stampa ma si sentiva rispondere che per gli organi di informazione non aveva ancora ricevuto nessuna disposizione. Dietrofront e parcheggio sulla Salaria, tra le macchine che stazionano perennemente davanti al centro di accoglienza – in divieto di sosta e parcheggio, come da ordinanza antilucciole – in attesa che arrivasse finalmente conferma.

Fuori, in attesa di iniziare il sopralluogo, Stefano Ripanucci, Pdl, presidente della commissione ambiente municipale e i consiglieri Pd Riccardo Corbucci e Fabio Dionisi. Il tempo stava scorrendo inutilmente e qualche residente ha cominciato a mostrare segni di impazienza, anche perché alcuni dipendenti del centro non sono educati come l’addetta incontrata prima, anzi, un paio sembravano messi li proprio come deterrenti. La situazione era delicata, dopo mesi di promesse e di attesa sarebbe bastato un nonnulla per scaldare gli animi. Così, chiacchierando anche per stemperare la tensione, Ripanucci ha detto che al di là di come sarebbe andata la visita, il Municipio non ha comunque poteri per far delocalizzare l’impianto, cosa che può fare soltanto la Polverini. Come dire, noi chiediamo e loro garbatamente risponderanno, se vorranno. Contrariamente a quanto riferito da tutti gli altri intervenuti, il presidente della commissione ambiente, al termine della visita è uscito affermando che puzze non ne ha sentite, beato lui.

Al di quà della recinzione su via salaria, una leggera brezza portava un odore di cassonetto appena avvertibile. Mentre al passaggio dei mezzi di servizio si distingueva nitidamente un aroma più forte, simile a quello che viene lamentato dalla popolazione.

Visto che gli inviati delle testate giornalistiche non andavano via, sul posto si materializzava l’addetto stampa di Ama, Daniele Petraroli, il quale cordiale e disponibile come sempre ribadiva che trattandosi di un sopralluogo tecnico non erano state predisposte cartelle stampa né erano previste risposte a domande. La proposta di entrare senza proferir parola non veniva accettata, diniego assoluto per le telecamere e pochi minuti e una telefonata dopo, conferma dell’accesso escluso anche per poter scattare solo due foto.

Questioni di…sicurezza? Beh, prova fallita, perché è riuscita ad entrare una persona che non solo non era residente nelle zone limitrofe – quando poi un rappresentante iscritto in lista ha dovuto rinunciare al suo posto per far prendere visione dei lavori ad una lavoratrice della zona  – ma che non ha dichiarato di essere attivista politico di un partito non rappresentato nemmeno in consiglio municipale. Comunque trattatavasi di persona pacifica, fosse stato un “terrorista”,  alla luce dei fatti, sarebbe entrato comunque.

Questioni di …disordine, ovvero l’Ama, in quanto azienda delegata al decoro cittadino, non voleva che si venisse a conoscenza che ogni tanto un po’ di carta straccia nei cestini a casa loro la lasciano? Nessuno si sarebbe formalizzato, può capitare a tutti.

Lavori non completamente finiti? A cinque giorni dalla scadenza, se non sono ultimati, difficilmente lo saranno in tempo utile, quindi mossa ingenua e inutilmente antipatica.

Se davvero si fosse trattato di un mero incontro tecnico poi, non si spiega cosa ci facesse un addetto stampa: può essere che gli ingegneri di Ama non siano in grado di comunicare dati, spiegare tabelle, mostrare impianti ai politici del Municipio (che peraltro tecnici non sono, quindi non abbisognano di dissertazioni complicate intorno al funzionamento di un catalizzatore) ?

Sembra che i giornalisti verranno forse invitati a un incontro separato che dovrebbe tenersi nei prossimi giorni, il tempo di organizzare, dopo la scadenza del 31.

Intanto non resta che affidarsi ai racconti dei partecipanti e a quel che ha pubblicato nel suo blog il consigliere Corbucci ( www.corbucci.net , che riferisce di aver constatato il cambio dei componenti del biofiltro e la costruzione di barriere anti odore, ma il puzzo rimane). Però sono resoconti che possono sempre essere bollati come “di parte” o “strumentali a scopi politici”. In effetti, gli occhi di chi per mestiere deve riferire obiettivamente, non sono stati fatti avvicinare, con una decisione che in fin dei conti, sembra più un autogol all’immagine dell’azienda che una misura riuscita posta in essere a salvaguardia della medesima. Chi non ha nulla da temere non impedisce l’accesso alla stampa. Soprattutto non esclude le telecamere, poiché l’occhio elettronico registra tutto senza interpretare nemmeno in minima parte. L’impianto è stato detto totalmente assente da lavorazioni chimiche – mentre in altra occasione sono stati fotografati proprio i serbatoi di acido necessari a riportare il ph dell’aria trattata nei limiti di legge – e paragonato, per la sua innocuità ad un immenso cassonetto dove viene depositata la spazzatura. Infatti, i cassonetti, lasciati aperti, puzzano ed ogni tanto vanno lavati per deodorarli e disinfettarli e la puzza è la stessa che viene riferita nei dintorni dell’impianto.

 Poco prima delle due il sopralluogo era finito. Nel primo pomeriggio dello stesso giorno, dopo la tregua concessa fino a poco prima, i miasmi erano tornati intensi all’altezza dell’asilo nido.

E allora perché l’olezzo si eclissa nei momenti più opportuni?

Allora basta avere un amico che studia ingegneria chimica, per avere la risposta, sempre da utilizzare nel campo delle ipotesi, ovviamente.

Il quale vi spiegherà che il progetto dell’impianto è sulla carta perfetto, che il principio è lo stesso dei depuratori impiegati nelle zincherie e che tecnicamente, scientificamente, un impianto del genere non può puzzare.

Se.

Se utilizzato correttamente, con tutte le manutenzioni eseguite a puntino e le sostituzioni dei consumabili, costosetti, pure.

Se non viene trattato più materiale di quello per cui è stato concepito.

Perché altrimenti si verifica quello che si può spiegare con un paragone semplice ma efficace, un imbuto infilato nel collo di una bottiglia. Versando la quantità ideale di liquido, questo cola giù senza fuoriuscire, immettendone troppo viene assorbito in parte e l’eccedenza si spande intorno. Nel caso di Villa Spada, l’imbuto è l’impianto e il liquido è la puzza. Se per ipotesi venisse trattata una quantità superiore a quella per cui è tarato, i miasmi non riescono ad essere assorbiti per cui si spandono in giro. Se per ipotesi non si potesse rallentarne l’utilizzo per un motivo qualsiasi, , ecco che la popolazione limitrofa avvertirebbe la puzza. Se per ipotesi sono previste delle visite, basta non superare i limiti di carico e per incanto tutto torna normale, niente profumi di lavanda francese.

I residenti vogliono la delocalizzazione, anche perché nessuno in Ama ha mai ipotizzato che l’impianto abbia un problema di sovrautilizzazione, tutti si ostinano a parlare di prevenzione di odori “ipotetici”, anzi qualcuno confonde l’odore caratteristico di immondizia in macerazione con quello altrettanto caratteristico del depuratore vicino. Nonostante questo l’azienda ha speso o ha dichiarato di voler spendere più di un milione e duecento mila euro per apportare migliorie. Questo porta a poter affermare con scarsissimi margini di essere smentiti che l’impianto da li non verrà spostato tanto facilmente, non si spendono tanti soldi per poi buttare tutto.

Quindi, qualsiasi atto verrà promulgato dal Municipio sarà paragonabile ad un “per favore”, ad una richiesta lecita alla quale verrà risposto con cortesia da parte di chi di dovere. Ma l’emergenza rifiuti incombe, la raccolta differenziata spinta non decolla, la mondezza è tanta e gli impianti solo due. Nessun “politico”avrà mai il fegato ed il coraggio di dirlo apertamente. Spostare l’impianto creerebbe un pericoloso precedente. Negare l’origine della puzza non è servita a farla sparire ma soltanto a rendere inviso l’impianto all’opinione pubblica e costruirne un terzo, per alleggerire il carico degli altri, allo stato sembra davvero improponibile senza mettere in preventivo una rivolta stile Corcolle. Perché in fin dei conti, l’amara constatazione rilevata tra la gente «il problema non sono questi impianti, in se e per se, ma il modo di gestirli, “all’italiana”, con molti silenzi e nessuna apertura».

Luciana Miocchi

Come partire da un servizio ed arrivare ad un condominio. Una visita agli appartamenti in vendita a Torre Roma

23 Mar

L’edificio è uno di quelli che non passa inosservato. Nello Sky line di Porta di Roma si nota da lontano, la torre che svetta sul centro commerciale omonimo. Doveva essere un albergo, nel progetto originario (visibile qui  http://www.hsh.info/sbgtorr1.htm ) . In quel punto, nel nuovo quartiere come era stato ideato, aveva una sua logica. Nel 2007 la ormai famosa “delibera 218” con la quale si chiedeva il cambio di destinazione d’uso di un milione di mc di edifici da servizi a residenziale, venne respinta dal consiglio municipale all’unanimità. Quindi la costruzione che completava il centro commerciale venne iniziata, tutti convinti dell’effettiva destinazione. A dire il vero qualche indiscrezione era filtrata, alcuni lavoratori impiegati nella costruzione parlavano apertamente di rifiniture da appartamenti residenziali, non di stanze di albergo o di uffici. La notizia era talmente inverosimile da essere bollata come bufala anche da alcuni politici locali. Eppure, è iniziata la pubblicità, prima in maniera discreta, poi su televisioni locali e su youtube. Poi uno striscione lungo quasi quanto la costruzione stessa ha annunciato ai quattro venti, è il caso di dirlo, l’operazione stessa. La vendita di “prestigiosi appartamenti finemente rifiniti” per tramite della società Altavista Real Estate.

La questione meritava una visita. Gli odierni estensori di questo articolo, dalla curiosità congenita e incorreggibile, qualche settimana fa si sono presentati all’ufficio vendite, posto nella hall, con accesso da via Carmelo Bene. L’aspetto esterno l’immobile fa ancora pensare che fosse destinato ad altri usi: uffici o albergo. Tredici piani rivestiti in pannelli di alluminio grigio metallico adiacenti alla galleria commerciale Porta di Roma – collegata, ci illustrano, con un passaggio dedicato e riservato, che dovrebbe rimanere tale, ma ancora non si sa, non è stato ancora stilato il regolamento di condominio. Ma se uno avesse un cane? La risposta è stata “molti sono venuti a visitare gli appartamenti con i cani. Non ci dovrebbero essere problemi”. Si, ma senza carta scritta, dopo aver sganciato l’anticipio l’unica alternativa sarebbe poi eventualmente un canile. Ummm…che non si fa per vendere…comunque, la consegna prevista è per luglio 2012.

A fianco all’ingresso dell’ufficio vendite c’è quello esclusivo della Avis, la celebre società di autonoleggi ha impiantato qui una sua importante sede, che occupa i primi cinque piani. Gli appartamenti in vendita si trovano dal sesto al tredicesimo.

Durante il rituale giro di visita ad un piano tipo, arrivano le prime conferme che in origine il palazzo dall’aspetto ipertecnologico avesse una destinazione almeno in parte diversa da quella residenziale. Il cortese venditore mostra ai due “acquirenti” che continuano a beccarsi tipo Sandra e Raimondo le piantine con le varie tipologie di appartamenti, snocciola la descrizione delle dotazioni dell’edificio – compreso pannelli solari nascosti nella facciata, riscaldamento e climatizzazione centralizzata, quest’ultima un po’ inusuale, almeno in Italia. No posti auto coperti, solo scoperti e senza obbligo di acquisto ma c’è la cantina. All’osservazione che il palazzo dà l’impressione di essere un hotel più che un condominio l’incaricato ammette che proprio quella alberghiera era in origine la destinazione ma poi è stata modificata – operazione non facilissima per i comuni mortali per la quantità di autorizzazioni necessarie, come lascia intendere, ammiccando, il venditore. Infine, l’offerta, accettata con entusiasmo, di un giro all’interno del palazzo in via di completamento, tra tramezzi ancora da tirar su e massetti di cemento: un ascensore rapidissimo porta al sesto piano dove sono stati approntati due appartamenti – tipo, con tanto di arredamento, per meglio rendere l’idea ai potenziali acquirenti.

In una stanza due finestre quadrate su due lati danno una volta di più la sensazione di un albergo di Amsterdam ma la vista è notevole, dal lato SO fa capolino la cupola di San Pietro, all’opposto i castelli romani, per tutte le latitudini i tetti del centro commerciale. Lato Marino in ombra, lato Santità, data l’altezza, abbastanza ventoso. I doppi vetri escludono del tutto il traffico umano diretto alla mega struttura di vendita. E gli acquirenti non mancano, alla faccia della crisi, dei prezzi non proprio da saldo e della metropolitana venduta come optional di serie ma ancora al di là da venire.

Finita la gita e capito che né Sandra né Raimondo saranno mai disposti ad andare a buttare l’immondizia – l’unica finitura di prestigio che manca è lo scivolo per la spazzatura come nei palazzi americani. Forse non era abbastanza hi-tech – il dubbio di come si sia potuta realizzare la trasformazione rimane. Troppa pubblicità perché il cambio di destinazione d’uso non sia avvenuto a termini di legge, ma la 218 non è passata. Tranne il Tg Talenti e Cinque , chiediamo perdono se abbiamo dimenticato altri dell’informazione locale, non una parola sull’argomento. Politici municipali rimasti sul vago o dichiaratisi completamente all’oscuro e chissà cosa è peggio, non sapere quel che accade nel territorio che si vuole rappresentare o far finta di niente perchè il cambio seppur a norma potrebbe intaccare l’indice di gradimento presso i propri elettori. Comitati, come al solito, impotenti e  indignati. E allora?

Allora che ci abbia pensato il piano casa della regione Lazio, per cui “È consentito il cambio di destinazione d’uso, con intervento di ristrutturazione, sostituzione, demolizione e ricostruzione, completamento, per gli edifici non residenziali dismessi. È consentito l’ampliamento del 30% rispetto alla superficie utile esistente. Con tali interventi, che non si potranno realizzare nelle zone omogenee D (industriali) con superficie superiori a dieci ettari e nelle zone omogenee E (zone destinate all’agricoltura), sarà possibile trasformare la destinazione d’uso in residenziale, fino a un massimo di 15 mila mq. Una quota fra il 30 e il 35% (a seconda della superficie realizzata) dovrà essere destinata alla locazione a canone concordato (housing sociale). Sono previsti interventi anche nelle aree edificabili libere con destinazione non residenziale: potranno essere realizzate abitazioni, fino a una superficie massima di 10mila mq. Anche in questo caso il 30% dovrà essere destinato all’housing sociale” (fonte www.orsolini.it/piano-casa-regione-lazio.asp)?

Luciana Miocchi – Alessandro Pino

(pubblicato su http://www.europagiovani.com)

Asportato nella notte al roller cash della filiale Barclays a Talenti. Sorpresa amara per i malviventi, era vuoto

21 Mar

Durante la scorsa notte ignoti hanno asportato il “roller cash”, un dispositivo automatico che è l’evoluzione della vecchia cassa continua, dalla filiale della banca Barclays di via Capuana.

Questa volta i malventi sono rimasti con le pive nel sacco, perché non sapevano che per precise disposizioni aziendali non vengono mai lasciati contanti in giacenza nelle ore notturne.

Sul fatto stanno indagando i carabinieri della Stazione Talenti, comandati dal Luogotenente Salvatore Veltri.

Gli stessi militi la settimana scorsa sequestrarono 50 grammi di cocaina suddivisa in dosi e 6000 euro in contanti durante un’azione di controllo del territorio.

Luciana Miocchi

5 milioni di euro con un tagliando che ne costa 20. A Settebagni, venduto dal Bar Il Glicine

20 Mar

Non si parla d’altro in tutta Roma ma a Settebagni non si può fare un passo senza trovare qualcuno pronto a scherzare sui cinque milioni di euro vinti con un “gratta e vinci” comprato nel bar tabacchi “Il Glicine”. E’iniziata la caccia al possibile fortunato e sulle pagine Facebook dedicate al quartiere si moltiplicano i commenti di quelli che si divertono ad attribuirsi il colpaccio. Un modo come un altro per digerire il fatto di essere entrati svariate volte nel negozio di Ciro, Simona e Barbara, essere passati davanti al tagliando fortunato, dal costo non proprio minimo – venti euro – avere avuto a portata di mano l’occasione di una vita e non averla colta. Già, a saperlo. In realtà, il biglietto non è stato grattato nella rivendita, quindi non si sa nemmeno che faccia abbia il vincitore o se abiti in zona, visto che il locale in questione è frequentatissimo da una clientela “di passaggio” quasi come fosse un autogrill. Certo è che sembra sia scoppiata una specie di febbre dell’oro: i tagliandi del tipo che hanno portato la mega vincita, una volta sarebbero costati quarantamilalire, vanno via come il pane e tutti tempestano con la stessa domanda il personale: chi è l’invidiato del momento. «Della vincita ci ha informati un funzionario della Lottomatica, come da prassi – spiega paziente Ciro, il decano, tra una richiesta e un resto –  ma non abbiamo idea di chi sia. Sui giornali abbiamo letto che avrebbe sui trentaquattro anni ma ignoriamo l’origine di questa informazione.

C’è anche un’altra curiosità che solletica il popolo dei non vincitori. Ma ai dispensatori del gaudioso biglietto, non va nulla? Dice Ciro «a volte chi vince qualcosa anche negli altri giochi poi ci offre un aperitivo o un caffè ma succede per piccole somme, per quelle più cospicue non si fa mai vivo nessuno; poi quella secondo cui la ricevitoria prende una percentuale sulle vincite è una leggenda. Solo l’aggio sul biglietto venduto, vincente o perdente».

Non è la prima volta nel corso degli anni – il bar con la gestione della famiglia Solofra ha aperto nel 1981 e non nel 1991 come è stato scritto sul Tempo – che qui si realizza una bella cifra ma mai ce ne era stata una così alta. Nei primi anni ottanta fece scalpore una vincita di 800 milioni di lire al lotto, qualche tempo fa 600.000 euro. In mezzo, molte vincite sostanziose, tanto da spingere molti giocatori “professionisti” a venire qui come gesto scaramantico. Il locale si è infatti fatto una nomea fortunata e  quando il montepremi dei vari giochi di Stato sale, si allungano anche le file degli aspiranti ricchi.

Alcuni avventori, accortisi dell’intervista in corso, ne approfittano per dire di essere favorevoli a vincite più basse ma più numerose, che una cifra così alta può rovinare la vita di chi la riceve – dissento!! Ndr – mentre sarebbe più giusto fare felici più persone. Ciro, trent’anni dietro il bancone ed esperienza da vendere, sufficiente per scrivere un trattato in materia, racconta sornione che più premi bassi attirano meno di un premio enorme, che il totocalcio è stato “ucciso” dalle quote modeste, se comparate con le altre possibilità, ché in fin dei conti la fortuna passa una volta e sognare costa niente, perciò tutti sognano in grande. Ma che effetto fa, sapere di avere avuto 5 milioni di euro a trenta centimetri dal naso? «aver saputo dove stavano!!! Ma bisogna essere accorti, ci vuole niente a farsi prendere la mano». Essì, gratta pure lui, ma con moderazione. Nessuno è immune…

Intanto la febbre da sfregamento compulsivo da queste parti rimarrà alta per un bel po’, garantendo soprattutto una robusta entrata per il fisco, rendendo attualissima la considerazione di Giacomo Casanova , che già nel Settecento promosse in Francia una lotteria nazionale osservando che era l’unico modo di far contribuire di buon grado i cittadini alla finanza pubblica. Già, almeno così si spera, di questi tempi non è poco.

Alessandro Pino e Luciana Miocchi

(pubblicato su http://www.europagiovani.com)

Settebagni – Castel Giubileo: contro lo smembramento del plesso scolastico, il perchè del ricorso al Tar – di Alba Vastano

18 Mar

Il 13 marzo, presso la scuola media “Ungaretti”, si  è tenuta un’assemblea per chiarire le motivazioni per il ricorso al Tar (Tribunale amministrativo regionale) a cui sono legittimate a partecipare le famiglie degli alunni. Relatori presenti: Silvia Di Stefano (comitato genitori-membro direttivo regionale Pd)e Monica Balsamo (presidente consiglio d’istituto). Com’è ormai noto l’istituto “Simone Renoglio”, già accorpato nel 2000 e comprensivo di tre plessi (Fratini, Giovanni Paolo e Ungaretti), ha subito, a seguito della manovra di ridimensionamento degli istituti scolastici, un doppio dissesto. Il tre febbraio, infatti, la giunta regionale ha deliberato in favore dell’accorpamento  di alcuni istituti presso altri e la “Simone Renoglio”  non solo è stata accorpata ad altre scuole, ma addirittura smembrata, ovvero la “Fratini” (Castel Giubileo)andrà con la “Levi”(Fidene) e la “Giovanni Paolo” e l’”Ungaretti” con l’”Uruguay”(Bufalotta-Cinquina-Porte di Roma). L’ultima spiaggia per arginare i danni che ne conseguiranno è quella di fare ricorso al Tar per ottenere l’annullamento, o meglio la sospensione del provvedimento per almeno un anno. A seguito la giunta regionale dovrà di nuovo deliberare  e si potrebbe ottenere, almeno, l’annullamento dello smembramento in due tronconi. Ma quali saranno effettivamente le conseguenze dello smembramento? Anche se, apparentemente, tutto resterà come oggi, in realtà molto dell’organizzazione della scuola cambierà. Le iscrizioni faranno capo alla nuova scuola di riferimento, le docenti entrando a far parte di una nuova graduatoria d’istituto potranno essere trasferite d’ufficio, nonostante si dovrà rispettare la continuità sulla sede originale. Servizi trasporti e servizio mensa saranno delocalizzati. La stessa scuola, pur mantenendo la sua denominazione, non sarà più giuridicamente la stessa., perché  perderà la sua connotazione territoriale in  quanto si dovrà adeguare e rispondere ad un Pof (piano d’offerta formativa) che non è più espressione del territorio d’appartenenza, ma risultato di esigenze diverse, in riferimento a un diverso quartiere. Questo a rigor di logica, tenendo conto anche che su nove plessi accorpati farà capo un solo dirigente, il quale per assolvere a tutte le richieste dei vari plessi, non avendo il dono dell’ubiquità, dovrà delegare, delegare e ancora delegare. Nel corso dell’assemblea le famiglie presenti hanno ricevuto informazioni su come procedere ad attivare la procedura di ricorso, ovvero è stato consegnato alle rappresentanti di classe una modulistica inviata da Riccardo Corbucci (Pd), tramite la quale le famiglie possono apporre la propria firma e gli estremi di un documento. Ogni scuola verrà rappresentata d almeno cinque delegati  a procedere nell’iter giuridico. Durante l’assemblea alcuni genitori hanno esposto le loro perplessità , poiché la situazione non sembra essere comprensibile e plausibile. Questa del ricorso è effettivamente l’ultima e l’unica possibilità che la scuola ha per far sì che si torni alla connotazione di oggi, ovvero la compattezza  dell’istituto Simone Renoglio. Apporre la propria firma al ricorso vuol dire collaborare a mantenere l’autonomia della  scuola e  la sua identità territoriale.

Alba Vastano

Settebagni: rifacimento segnaletica fermate bus

18 Mar

Nei prossimi giorni inizierà il rifacimento della segnaletica stradale orizzontale relativa alle fermate dell’autobus interne al quartiere. Verranno intensificati i controlli sulle auto non parcheggiate correttamente. Occhio alle multe!

LM

Gamezero 5885 – le origini del videogioco. All’ex mattatoio fino al sei aprile – di Alessandro Pino

18 Mar

I quarantenni particolarmente sensibili e nostalgici dei tempi andati sono avvertiti: inonderanno di lacrime la Sala delle Vasche de “La Pelanda” nell’ex mattatoio di Testaccio dove fino al prossimo 6 aprile è ospitata la mostra “Gamezero 5885 – le origini del videogioco”.

Organizzata dalla Aiomi (Associazione Italiana Opere Multimediali Interattive) e con il patrocinio dell’Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma Capitale, la rassegna racchiude nel nome un po’ criptico la promessa di raccontare i primi trent’anni – o quasi – di storia dell’industria videoludica: dal 1958, anno in cui lo schermo dell’oscilloscopio di un computer per usi militari diventò una primordiale simulazione di tennis, al 1985 ossia subito dopo la prima crisi – il cosiddetto “crash” – del settore.

Circondato da pannelli con le foto di schermate, confezioni e personaggi – reali e di fantasia – accompagnate da testi esplicativi, c’è esposto nelle vetrine tutto ciò che avrebbe fatto sognare i ragazzini – ma non solo – di ormai tanti anni fa: consolle come l’Atari Vcs e l’Intellivision, computer come i Commodore 64 e Vic 20 o il Sinclair Spectrum e tanto altro materiale.

«Quello preso in esame è il periodo più pionieristico anche dal punto di vista dei videogiocatori» spiega Marco Accordi Rickards, direttore artistico della mostra e docente di Teoria e Critica delle Opere Multimediali all’Università di Tor Vergata. Chi a quei tempi c’era sa bene cosa voglia dire quel “dal punto di vista dei videogiocatori” e Marco e i suoi collaboratori si illuminano letteralmente mentre i ricordi scorrono come un fiume in piena. Certo, il divario tecnologico con l’intrattenimento informatico di oggi è letteralmente imbarazzante ed è difficile se non impossibile spiegare a un giocatore di oggi come ci si potesse divertire muovendo pochi rettangoli colorati su uno schermo completamente nero.

Ma  forse il fascino della mostra è proprio una questione di sensazioni e ricordi di vita oltre che nel materiale esposto: il sapore di un tempo che non c’è più – anche se può sembrare la pubblicità di un formaggio…- in cui si era probabilmente più spensierati non fosse altro che per motivi anagrafici. Per cui, visto che l’ingresso è gratuito, andateci senz’altro portando figli, nipoti o – se non ne avete – le famiglie di amici che ne sono forniti. Senza dimenticare i fazzoletti, ovviamente.

Alessandro Pino

(pubblicato su http://www.europagiovani.com)

Un grande abbraccio per Alice

17 Mar

Sono passati già tre giorni. Lentamente la comunità torna alle cose di sempre con la consapevolezza che nulla sarà più come prima per i suoi cari, per i suoi amici, per chi la conosceva, per chi l’ha incrociata almeno una volta.

Giovedì, sul sagrato della parrocchia di S. Antonio da Padova, a Settebagni, c’erano forse duemila persone per Alice, la ragazza ventiduenne che ha perso la vita in un incidente al semaforo sulla via salaria all’altezza del quartier generale dell’Api.

La chiesa improvvisamente piccola, straboccante – tanto che si è dovuto rimuovere parte dei banchi – persino una troupe della Rai e svariati giornalisti. Non c’era famiglia che non avesse un componente presente alla funzione, come capita spesso da queste parti, dove si conoscono tutti e anche chi ha concluso serenamente la propria lunga vita su questa terra non esce di scena in solitudine. Un quartiere la cui gente è rimasta doppiamente tramortita, dato che la vettura investitrice era condotta da una ragazza del posto, tuttora sotto shock.

Cerimonia, lunghissima e officiata da diversi sacerdoti, svoltasi a Settebagni – dove si sono tenute anche le veglie di preghiera nelle sere successive la tragedia – e non a Castel Giubileo, dove viveva, perché Alice qui era attivissima nel gruppo parrocchiale degli scout. Tutti i suoi compagni erano presenti e le hanno rivolto l’ultimo saluto con bandiere, cartelloni ed una gigantografia.

I genitori di Alice hanno trovato la forza di prendere la parola per ringraziare tutti della vicinanza dimostrata in questi giorni. Un dolore composto, il loro, portato con grande dignità. Chi li conosce dice che hanno il grande dono della fede. Che il Signore li aiuti a sopportare una vita intera senza il fiore che avevano così amorevolmente coltivato.

In disparte, affranti, confusi tra la moltitudine degli intervenuti, anche alcuni familiari di chi, involontariamente, ha fatto si che la tragedia si compisse.

All’uscita, un lungo applauso ha accompagnato Alice verso il suo ultimo viaggio.

L. M. & A. P.

“I due marò”, il tormentone del momento – il punto di vista di Penelope Giorgiani

14 Mar


Quello che potrebbe sembrare il titolo di un film con Franchi & Ingrassia – “I due marò” – è invece il tormentone che sta tenendo banco alla grande nei notiziari e in rete. La vicenda a cui ci riferiamo, per chi vivesse su Marte o in un eremo, è quella dei due fucilieri di Marina detenuti in India con l’accusa di aver ucciso due pescatori del luogo dopo averli scambiati per pirati all’arrembaggio del mercantile su cui erano imbarcati come scorta armata. È iniziato così in rete  un tam tam di patrioti da social network per salvare l’onore nazionale e far rientrare in Italia “i nostri marò”, altra espressione abusatissima negli ultimi giorni e, per quel che ci riguarda, totalmente sballata: noi con gente che ha dichiarato di aver sparato dei colpi “di avvertimento” –  forse esagerando un secondattimo –  non vogliamo avere nulla a che fare. Ma certo, ci pare giusto: magari anche in tram si potrebbe prevedere come regola di ingaggio contro l’immigrato sudaticcio che sta troppo vicino un paio di ginocchiate “di avvertimento” nelle parti opportune, tanto per essere chiari e non avere fastidi. “I nostri marò”, termine che ricorda un po’  lo “zio Michele” di Avetrana, del quale noi non siamo né parenti né amici; quindi al più saranno “i vostri”. Giusto di passata poi vorremmo far notare la parentela di specialità dei due militari agli arresti con quelli di un corpo distintosi a suo tempo per ferocia,  la famigerata Decima Mas. Forse quello che ha dato fastidio a molti – magari gli stessi che protestano quando le motovedette libiche sparano ai pescatori di Mazara del Vallo –  è stata la lezione di civiltà impartita da un Paese a torto ritenuto arretrato, dove evidentemente la legge è davvero uguale per tutti e chi sbaglia paga o quantomeno ci si accerta se abbia sbagliato. Se qualcuno forse aveva confuso l’Oceano Indiano con via del Corso, dove gli sgherri delle scorte fanno il bello e il cattivo tempo agitando le palette a sirene spiegate, beh è arrivato qualcun altro a fargli capire che paese che vai, usanze che trovi. Nel concerto di ululati neorisorgimentali solo la voce di Giuliana Sgrena – una che può ben dire di avere rischiato la vita per l’imperizia di chi indossava una divisa – si è levata coraggiosamente in senso contrario. Ovviamente la replica è giunta nei medesimi civilissimi toni adoperati contro il paese di Gandhi: insulti, intimidazioni e malignità di ogni tipo, compresa la diffusione delle dolorose immagini di quando la giornalista fu rapita in Iraq. Per farla breve, abbiamo fatto la solita figura da mangiaspaghetti: non a caso il brillante risultato ottenuto dal rappresentante della diplomazia italiana è stato che ai due militari in prigione fosse servita della pastasciutta invece del cibo indiano.

Penelope Giorgiani

Un centro sociale poco a misura di anziani – lo strano caso del campo da bocce

13 Mar

Il centro sociale anziani “Talenti”  è ubicato nei locali dell’ex biblioteca scolastica dell’istituto comprensivo “Renato Fucini”. Ha un proprio accesso dal parco, perché altrimenti, giustamente, durante l’orario di lezione non sarebbe fruibile, in quanto la normativa vigente impedisce la circolazione  all’interno degli spazi educativi a quanti non siano studenti, familiari per specifici motivi, personale.

il campo da bocce incredibilmente all'interno del plesso scolastico. Al di la della recinzione, il giardino dell'asilo

Eppure, il campo da bocce, attività elettiva dei pensionati, non è utilizzabile proprio perchè si trova all’interno della scuola ed appare incredibile pensare che per raggiungerlo gli anziani debbano sconfinare dal loro “territorio”. Peraltro, posto ad un dislivello di circa un metro più in basso, si trova il giardino della scuola dell’infanzia. Se sfuggisse una boccia? O una parolaccia in un momento di agonismo? Domandarsi se sia stato realizzato abusivamente viene automatico. Improbabile, visto che una determinazione dirigenziale del 2008 autorizza il pagamento per i lavori a lui dedicati.

l'inferriata che chiude l'ingresso del centro anziani

l'uscita di sicurezza irraggiungibile

All’interno della struttura le necessarie uscite di sicurezza appaiono irraggiungibili, visto che l’accesso è sbarrato da grate  chiuse con catena e lucchetto, situazione deleteria nel caso si verifichi la necessità di evacuare prontamente i locali, anche in ragione delle patologie e della ridotta capacità di movimento facilmente riscontrabili nella popolazione anziana, target di riferimento dei csa,  mentre l’ingresso è protetto da un cancello a scorrimento troppo pesante per molti dei frequentatori. Due manufatti provvisori, sul retro e nel giardino, vengono indicati come non a regola da alcune segnalazioni.  La situazione è delicata, tra i fruitori c’è chi ha cercato più volte un contatto in Municipio ma lamentano tutti di non aver ricevuto risposte esaudienti.

L’ultimo interpellato, in ordine di tempo, il vice presidente del consiglio municipale Riccardo Corbucci, Pd, dichiara: “ho parlato con degli anziani che riportano testimonianze che se vere sarebbero gravissime, per cui tra l’altro , nei lavori di rappezzamento di alcune aree, fatti non benissimo, sarebbero stati sepolti anche calcinacci. Sarebbe una cosa molto grave, perché la legge prevede che i materiali di risulta vengano portati via e smaltiti in apposite discariche autorizzate, con un costo  che viene ovviamente pagato dall’amministrazione. Per questo mi attiverò immediatamente presso l’ufficio tecnico per verificare se ci sono le bolle di trasporto di questi materiali.  Per quanto riguarda il campo da bocce, invece, è una pozza che si riempie d’acqua alle prime piogge ed è inutilizzabile, nonchè posizionato in maniera completamente sballata. Verificheremo quanto è costato.”

Verifica semplicissima, consigliere. Tramite risposta ad una richiesta  di documenti amministrativi, il Municipio stesso ha fornito  la determina dirigenziale n. 213 dell’8 gennaio 2008:  la sistemazione dell’area verde campo di bocce via renato fucini è costata Euro 12.034,40.  Nella documentazione fornita è stata acclusa copia del computo metrico relativo ai lavori di manuenzione e adeguamento del C.s.a. Talenti, ma si tratta soltanto di un atto di previsione di spesa, Non avendo a disposizione nè Sal (stato avanzamento lavori) ne mandato di pagamento, non si possono fare affermazioni ufficiali.

Luciana Miocchi

(pubblicato su http://www.europagiovani.com)

per vedere il computo metrico

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Nemmeno un giorno e il semaforo è di nuovo girato. Perche?

11 Mar

11marzo 2012 prime ore del mattino. La lampada dedicata al traffico automobilistico risulta girata verso l'interno del vicino parcheggio. Era stata riposizionata nel pomeriggio dell'11.

A nemmeno sedici ore dall’intervento della manutenzione semaforica, sull’impianto teatro dell’incidente mortale di venerdì, il semaforo pedonale, che potrebbe aver avuto un ruolo determinante nello svolgimento dei fatti poichè le lampade pedone-traffico automobilistico erano erroneamente appaiate, è di nuovo fuori posizione.

Alle 16 circa, di ieri dieci marzo, a ventiquattro ore dal verificarsi della tragedia, gli operai scesi da due furgoni bianchi impiegati per la manutenzione degli apparati semaforici  ricollocavano la lanterna nella giusta posizione.

il semaforo nella posizione corretta, ripristinata intorno alle 16 del 10 marzo 2012

Nell’andare a fotografare nuovamente l’incrocio ci si accorgeva che la lampada del traffico automobilistico era chiusa e tenuta insieme da alcune fascette di plastica, segno che era stata riparata, in qualche modo.

Stamattina, undici marzo, prime ore del mattino, come foto, sempre la stessa lampada del traffico automobilistico, risulta nuovamente girata, questa volta verso l’interno del parcheggio. Non vi sono segni evidenti di urti, quindi la cosa dovrebbe avere un solo significato. La stessa lampada ha i sistemi di ancoraggio oramai logori e andrebbe sostituita. Indirizzata verso l’interno non è in grado di provocare danni, il semaforo principale degli automobilisti è regolarmente posizionato. Se si girasse nuovamente appaiandosi al segnale pedonale?

A.P. /L.M.

All’incrocio della tragedia. Un semaforo rimesso a posto a tempo di record

10 Mar

Ampio risalto stamattina sui giornali all’indicente mortale avvenuto ieri, sulla via Salaria, a Settebagni. Alcuni non risparmiavano le generalità complete di vittima ed investitrice, altri si limitavano alle iniziali. Una regola scritta precisa non c’è, viene rimesso alla sensibilità di chi scrive fare una scelta piuttosto che un’altra.

Repubblica ha messo in pagina una foto dell’incidente che  non corrisponde al vero scenario. Viene indicato come luogo della tragedia il ponte del Gra, al confine tra Castel Giubileo e Settebagni, dove il semaforo non esiste proprio.

Tutto è accaduto nei pressi del semaforo situato all’altezza della Lamborghini, dove via del casale di settebagni incontra la via salaria. La carreggiata è ampia. C’è un semaforo per le auto ed uno dedicato ai pedoni, con la possibilità di fermarsi al centro, in una specie di isola protetta dai guard rail. Per chi attraversa qui la prima volta è un’esperienza che non si dimentica facilmente. Le macchine ripartono fulmineamente, se il semaforo è aperto possono transitare fino al limite consentito di 70 km/h, che se da dentro l’abitacolo può sembrare una  velocità contenuta, altrettanto non è per chi attende fuori, con lo spostamento d’aria provocato dai veicoli in marcia ed il rumore dei motori. Non è un posto dove si attraversa a cuor leggero. L’attenzione del pedone è massima e anche l’automobilista sa che una frenata disperata all’ultimo secondo non serve a molto.

dettaglio delle lanterne del semaforo pedonale appaiate erroneamente nella stessa direzione

semaforo che governa l'attraversamento pedonale

lampada del semaforo pedonale lato Api. Spenta fino alle 26 di oggi, 10 marzo

Alle 14 di oggi il semaforo pedonale sistemato dal lato degli uffici Api – visibile cioè a chi deve raggiungerli arrivando dal lato Tevere – risultava ancora  spento. Funzionante invece quello visibile a chi deve raggiungere il lato fiume partendo dall’ Api. Sullo stesso palo che sorregge quest’ultimo si trova inoltre la lanterna che fa da ripetizione del segnale per i veicoli che arrivano da Settebagni in direzione verso Gra. Orientata male, praticamente non era visibile ai conducenti ma risultava appaiata a quella pedonale. Ad attraversare la sede stradale, quindi, ci si trovava di fronte a due segnali appaiati e contrastanti, uno rosso ed uno verde, con l’unica differenza che uno raffigura un pedone, l’altro una freccia.

ore 16 circa le lampade del semaforo riposizionate in maniera corretta

Alle 16 venivano notati due furgoni bianchi con la scritta “manutenzione semafori” o qualcosa di simile. Un quarto d’ora dopo le lampade risultavano nella posizione corretta.  Non è compito di chi scrive trarre conclusioni, ma alcune persone che lavorano in zona riferiscono che le condizioni dell’impianto semaforico erano le stesse da diverso tempo e nessuno era mai intervenuto.

 

A.P. /L.M.

aggiornamento sull’incidente mortale del 9 marzo a Settebagni

10 Mar

Ormai è di dominio pubblico, la ragazza investita in bici e quella che l’ha investita, appartengono alla stessa comunità. La cosa rende ancora più dolorosa, se possibile, l’intera vicenda. Le testimonianze raccolte al momento sono discordanti, mentre alcuni quotidiani on-line parlano tout court di “semaforo rosso”. La polizia provvederà agli interrogatori formali del caso, nel frattempo sono stati acquisiti i filmati delle numerose telecamere a circuito chiuso che proteggono le attività nella zona.

A.P. /L.M.

aggiornamento sull’incidente a Settebagni tra una smart ed una bicicletta, traffico in tilt su via Salaria

9 Mar

– tempo reale –

La ciclista investita,  una ragazza romana di 22 anni di cui sono state diffuse solo le iniziali A.D.P. è deceduta in un secondo momento, dopo essere stata prelevata dall’ambulanza. La persona che era alla guida della Smart, subito posta sotto sequestro per i doverosi rilievi, è attualmente in stato di shock, in preda alla disperazione. Non si capacita della morte della giovane donna,  cui si è fermata a prestare soccorso subito dopo l’incidente. E’ risultata negativa ai test antidroga e antialcol a cui è stata sottoposta. Al momento dell’incidente si stava recando sul posto di lavoro in zona Labaro. Attualmente non è ancora ben chiara la dinamica dell’incidente, le testimonianze raccolte sul posto dalla polizia stradale sono discordanti sul colore del semaforo al momento dell’impatto.

A.P. /L.M.

Settebagni: incidente tra una smart ed una bicicletta, traffico in tilt su via Salaria

9 Mar

– tempo reale –

Allo stesso incrocio tra via Salaria e via del casale di Settebagni dove due anni fa, il giorno di Natale morirono due persone che viaggiavano su di una macchina di cui il conducente perse il controllo andando a sbattere contro la divisione della carreggiata, poco fa c’è stato un incidente tra una Smart che marciava in direzione Gra ed una bicicletta, il cui guidatore molto probabilmente stava attraversando utilizzando il semaforo pedonale. La vettura ha il parabrezza in frantumi. Già sul posto i soccorsi. Al momento si registra una lunga coda tendente ad aumentare, in direzione Gra.

A.P. /L.M.

Via dei Prati Fiscali: esplosione nella notte. Danneggiata una banca – di Alessandro Pino

9 Mar

Attentato dinamitardo a Monte Sacro: verso le tre e un quarto della notte tra il sette e l’otto marzo c’è stata un’esplosione all’esterno della filiale del Monte dei Paschi di Siena al civico 209 di via dei Prati Fiscali.

Nello scoppio è andata distrutta parte della vetrata dell’agenzia mentre all’interno i danni hanno interessato controsoffitti,  pavimenti e mobilio. Anche l’adiacente negozio di arredamenti e una macchina parcheggiata davanti le vetrine hanno riportato danni. Fortunatamente non sono state coinvolte persone. La mattina dopo l’esplosione i carabinieri della stazione Nuovo Salario hanno circoscritto l’area antistante l’agenzia mentre i loro colleghi del Reparto Investigazioni Scientifiche eseguivano i rilievi del caso. A loro toccherà indagare su autori e motivi dell’attentato, anche ricorrendo alle  immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza della banca danneggiata e di altre vicine.

Sembra da escludere il tentativo di scasso del bancomat per mezzo di gas, visto che lo sportello automatico non si trova su quel lato della filiale. Nel frattempo che i militari eseguivano misurazioni e fotografie, alcuni operai  hanno iniziato a rimuovere i materiali danneggiati. Intorno, numerosi passanti non hanno mancato di  soffermarsi a curiosare commentando l’accaduto: tra questi, una anziana signora forse memore degli anni di piombo che con una verve insospettabile ha sbottato: «Questa è la banca dove c’ho il conto, a chi ha fatto ‘sto lavoro je sparerei con un bazooka».

Alessandro Pino

Impianto Ama di Via Salaria: mesi di ricerche, documenti e rassegna stampa tutto in un pdf

7 Mar

Dossier scaricabile all’indirizzo  http://www.datafilehost.com/download-022e27ba.html

Messo insieme da Maria Teresa, residente di Villa Spada, il quartiere che suo malgrado si è ritrovato da un giorno all’altro preso sotto assedio dai miasmi provocati dall’impianto di produzione Cdr di Ama, con il contributo del comitato spontaneo Villa spada, questo pdf è l’importante testimonianza del tempo trascorso dai primi disagi avvertiti dalla popolazione limitrofa fino ad arrivare a ridosso del termine, fissato da Ama e avallato dal Municipio IV,  per la valutazione circa l’eventualità di spostare o meno il ciclo produttivo.

E’ notizia di poco fa che per terminare tutti gli accertamenti e le analisi si andrà ben oltre il 31 marzo. Che sia il preludio di un’ulteriore proroga?

Luciana Miocchi