Confiscato definitivamente l’impianto sportivo del Salaria Sport Village per un valore di 145 mln di euro
OGNI TANTO VINCE DAVIDE
Il coordinatore romano del PD Corbucci: “ora il centro sportivo torni ai cittadini con tariffe pubbliche”
La vicenda politica e giudiziaria
La vicenda ha inizio ormai tanto tempo fa, tra l’inverno del 2008 e la primavera del 2009, quando un manipolo di cittadini e imprenditori di Castel Giubileo e Settebagni, sostenuti dall’associazione Italia Nostra cominciano a presentare esposti sull’enorme ampliamento del circolo sportivo Salaria Sport Village (ex Banco di Roma). Da Settebagni la questione approda rapidamente prima in III Municipio, dove a sostegno dei cittadini si schiera l’allora consigliere di opposizione dem Riccardo Corbucci e poi in Campidoglio quando Sindaco è Gianni Alemanno. Qui la battaglia politica e legale si amplia, coinvolgendo anche altri impianti sportivi della capitale, che come il Salaria utilizzano i poteri del commissario straordinario per i Mondiali di Nuoto 2009 per migliorare le proprie strutture, anche in deroga al piano regolatore e ai vincoli paesaggistici. Per diversi mesi il Governo a guida Berlusconi e il Comune di Roma si scontrano con i ricorsi presentati dai cittadini al tribunale amministrativo. Della querelle si occupano tutti i quotidiani, l’Espresso, le Iene, Report e Anno Zero, fino a quando Sabina Guzzanti non la porta sul grande schermo con il film “Draquila”. Nel 2010 arriva anche la Procura di Firenze che scoperchia il sistema “gelatinoso” sugli appalti dei grandi eventi.
I sequestri della struttura
Alla vigilia dei Mondiali di Nuoto 2009 il Salaria Sport Village subisce un primo sequestro preventivo, relativo ai presunti abusi edilizi riguardanti la parte del complesso interessata dal nuovo ampliamento. E’ un sequestro che non interrompe le attività del circolo e che sarà poi revocato in seguito alla sentenza che stabiliva come il Commissario straordinario avesse i poteri per consentire la costruzione delle opere eseguite anche in deroga alle normative urbanistiche. Tuttavia la vicenda è ormai nelle aule giudiziarie ed infatti nel 2014, la Gdf di Roma sequestra per la prima volta il Salaria Sport Village nella sua interezza, per evasione fiscale. Nel tempo il tribunale affida la gestione della struttura a diverse realtà, in modo da preservarne la funzionalità e l’interesse pubblico. Negli anni successivi arriva anche la confisca, poi confermata nei vari gradi di giudizio e divenuta definitiva a seguito della pronuncia della Suprema Corte di Cassazione. Per effetto del provvedimento di confisca, lo Stato ha definitivamente acquisito al suo patrimonio l’intero capitale della Società Sportiva romana Srl e il relativo compendio aziendale composto da una club house, un bar ristorante, un centro benessere, una palestra, uffici, foresterie, spogliatori, impianti sportivi tra cui due piscine olimpioniche, campi da calcio e calcetto, campi da tennis, terreni, aree verdi e parcheggi per un valore complessivo di oltre 145 milioni di euro.
Qui di seguito l’intervista a Riccardo Corbucci, il consigliere del III Municipio che all’epoca si espose in prima persona nel denunciare le possibili irregolarità di un ampliamento in area esondativa del circolo pre-esistente, oggi coordinatore della segreteria del Partito Democratico di Roma.
Corbucci, si ricorda undici anni fa, quando tutto sembrava una piccola cosa quasi di paese, con un pedinamento casereccio per le vie di Settebagni, prontamente segnalato da alcuni residenti incuriositi da presenze estranee e mai viste all’interno del quartiere? Immaginava potesse finire così, con una confisca da 145 milioni di Euro?
Sono un romantico e un’inguaribile ottimista, e come scrisse proprio La Voce del Municipio ho sempre sperato che un giorno Davide potesse sconfiggere Golia. In questo caso Davide è stato incarnato da tanti cittadini, imprenditori, giornalisti e residenti del quartiere, oltre che dai magistrati che hanno fatto il loro dovere, che hanno restituito alla collettività uno degli impianti sportivi più belli e importanti di Roma. La confisca definitiva dell’impianto è solo l’ultimo atto di una battaglia politica e legale durata dieci anni ed iniziata nelle strade dei quartieri di Castel Giubileo e Settebagni insieme a persone che conoscevano la struttura delle origini e che più di tutti hanno sofferto della trasformazione dell’impianto e anche della cattiva pubblicità dovuta alla vicenda giudiziaria legata ai grandi eventi.
Però alla fine pedinavano lei.
Di quegli anni ricordo la grande solidarietà dei residenti, che si rendevano conto di quanto questa battaglia fosse difficile e che si trovavano in grande difficoltà, perché pur stando dalla parte giusta, conoscevano anche i protagonisti della vicenda. Quando venni pedinato con tanto di telecamera per le strade di Settebagni e diverse persone del quartiere mi avvertirono in tempo reale, consentendomi di fare subito denuncia e di interessare la stampa, compresi fino in fondo quanto quella battaglia fosse di tutti e che attraverso il mio ruolo di amministratore locale stavo semplicemente svolgendo una funzione a nome di un’intera comunità, che voleva soltanto si rispettassero i principi di legalità e giustizia.
Si è mai sentito solo ad affrontare i risvolti di questa vicenda?
Nel mondo politico a volte, si. Però ho avuto tanti compagni di viaggio che hanno sempre combattuto questa battaglia insieme a me. Sono persone con le quali sono rimasto legato e che forse non avrei avuto il piacere di conoscere se non sul campo di battaglia. La vittoria di oggi è la dimostrazione che non bisogna mai accettare l’arroganza del potere e che bisogna sempre stare dalla parte della legalità.
Benissimo, ora l’intero impianto è stato acquisito dallo Stato. Quale sarà il suo destino?
Non ho dubbi che il Salaria Sport Village debba tornare ad essere un impianto sportivo pubblico destinato prima di tutto a quei cittadini che nei quartieri di Castel Giubileo e Settebagni ci abitano e ci lavorano. Qualsiasi decisione dovesse prendere l’agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati dovrà tenere conto di quanto prevede la sua istituzione, ovvero che questi beni siano restituiti alle comunità e ai territori per scopi sociali o istituzionali. Sono a conoscenza di un accordo tra il Comune di Roma e la Federazione Italiana Gioco Calcio per la realizzazione del progetto “Casa delle nazionali” nel complesso del Salaria. Sono favorevole a questo progetto, che può garantire un futuro solido alla struttura, tuttavia sono anche convinto che si debba prevedere una parte di gestione aperta al territorio. Penso ad esempio all’Asd Settebagni Calcio che si trova proprio di fronte al SSP attraversando la via Salaria ed ha sicuramente bisogno di sostegno ed anche ad esperienze positive provenienti dal mondo degli Enti del Terzo Settore, che possano rendere la struttura fruibile dai cittadini applicando tariffe pubbliche.
Luciana Miocchi
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