
Massí, sicuramente ogni tanto li incrociate sui social anche voi. O magari siete uno (o una) di loro: parliamo dei semicolti che da oltre un anno ce le stanno facendo a peperino con la storia di “se non è la tua materia allora taci”, “parla solo di quello che conosci”, solo casualmente uniformati e conformati alla narrazione sanitaria strombazzata dal mainstream, essa stessa ondivaga e a senso unico alternato secondo dove tira il vento.
Chissà come mai, sono sempre gli stessi che ridacchiano condividendo i meme di “ieri tutti sismologi, oggi tutti virologi, domani tutti commissari tecnici” o “non cielo dikonooooo” in cui appare a sua insaputa l’ingegnere ungherese András Arató, sorridente con l’immancabile tazzona in mano, diventato iconico idealtipo di quelli che vengono sprezzantemente definiti “esperti da tastiera”.
Il punto è che non si tratta di essere esperti: dimenticano lor signore e signori che esiste un livello di sapere diffuso nella società, accreditato nella cultura del gruppo sociale anche tramite la divulgazione giornalistica e mutuato dal livello del sapere scientifico (a sua volta non univoco nella maggior parte delle sue branche e comunque tutt’altro che dogmatico per definizione, altro che “lo dice la scienza” come ripetono a vanvera i suddetti e, purtroppo, anche qualcuno di quelli che esperti dovrebbero esserlo sul serio ma ormai sembrano aver preso gusto al ruolo di influencer sanitarie). Fermo restando che non di rado si tratta di nozioni normalmente presenti nei normali programmi della scuola dell’obbligo (anch’essi, anzi soprattutto essi, derivati dal sapere scientifico) senza dover scomodare studi universitari.
Ma l’intendimento di fondo che viene vigliaccamente nascosto è sempre uno: squalificare l’opinione di chi ne ha una diversa dalla propria, privandola di dignità.
Alessandro Pino

