Archivio | Maggio, 2013

Il lunedi mattina, il parcheggio, le strane mutazioni genetiche degli smartisti a Roma

24 Mag

(pubblicato su http://www.di-roma.com)

SMARTtorre1Nuvoloso Lunedì mattina, quartiere Prati, orario della ricerca affannata di parcheggio, umore d’ordinanza, pessimo.

Per una di quelle fortunate coincidenze, una decina di macchine escono dalle strisce blu della stessa via quasi contemporaneamente. Posto a go-go per tutti, per almeno tre minuti. Soltanto pochi istanti prima ero psicologicamente preparata ad affrontare una lunga e dura battaglia per la conquista di una sosta a pagamento. Una volta tanto parcheggio subito, anche se non proprio agevolmente: uno scooter infilato di traverso e la recinzione di un albero mi complicano la vita ma modestamente me la cavo e sono grata al cielo di essere stata risparmiata proprio in questo inizio di settimana. Odo il cinguettare degli uccellini, addirittura. Serena scendo dalla macchina con tutta calma per andare a pagare il tagliando. Respiro l’aria profumata di maggio ma fredda che sembra novembre e i passanti mi paiono tutti amichevoli, anche quelli che transitano sulle strisce pedonali nonostante il semaforo rosso. Con un sorriso tiro fuori le monetine e le infilo nella macchinetta, quasi accarezzandola, beata. Roma stamattina ti lovvo più degli altri giorni, trovare posto al primo sguardo è emozionante e ben disponente verso il prossimo, lo devo ammettere. Davanti a me si stacca dal marciapiede una berlina. C’è una smart in attesa. Schiaccio il tasto per stampare il biglietto del parchimetro mentre osservo la strana manovra della guidatrice. C’è spazio a sufficienza per una manovra classica ma lei tira in avanti, sterza tutto, si ritira in avanti, sterza a dritta, retromarcia a manca e….si parcheggia a novanta gradi rispetto la logica corrente. Non ha resistito o è l’unico parcheggio che è in grado di fare. Non contenta, si esibisce ancora in un altro paio di assestamenti, poi si guarda intorno soddisfatta. Lo spazio che ha risparmiato basta si e no per uno scooter che messo così farà incazzare parecchio il guidatore della macchina che la precede, quando la andrà a riprendere. Ma che importa? Ho appena realizzato la sosta più veloce da quando vengo qua, sono rilassata, distesa, in pace con il mondo nemmeno avessi fumato il calumet della pace con Toro Seduto. Solo che..il quesito del giorno è: perchè???? Ovvero la strana mutazione genetica che sembra essere posseduta dall’80% di portatori (in)sani di Smart

Luciana Miocchi

Roma: lettera di minaccia a Massimo Inches dopo l’esposto sulle soste irregolari dei camion bar

22 Mag

289308_10200115872805793_349938111_o(pubblicato su http://www.di-roma.com)

“Lasciatece lavorare in pace….i furgoni ristoro…altrimenti ci incazziamo con voi…A Inches ci pensiamo noi. Lo vedete con le stampelle. Se tutto va bene…’ E’ questo il testo della lettera anonima che ha come destinatari il quotidiano Il Messaggero, il capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, e il sottoscritto, in seguito al dossier che ho consegnato alla Procura sulle irregolarità riscontrate nel mio tour di verifica sulle attività dei camion bar dislocate sul territorio della Capitale, di cui si è occupato lo stesso quotidiano. Dopo la consegna di quella documentazione è stato aperto un fascicolo in Procura per approfondire e chiarire i motivi per cui vengano derogate molte delle regole riguardanti i chioschi ambulanti, sfociando nell’illegalità, senza che si intervenga in maniera adeguata e puntuale. Se qualcuno si è sentito in dovere di scrivere queste frasi vigliacche, significa che ho toccato un nervo scoperto, segno che la mia attività si svolge nella giusta direzione. Queste minacce, le ennesime che ricevo, non mi intimoriscono ma, al contrario, rappresentano un ulteriore motivo per continuare a lavorare al fine di garantire la legalità nel territorio capitolino”. Questa è la nota diffusa alle agenzie di informazione daa Massimo Inches, consigliere del II Municipio di Roma Capitale, con il pallino del rispetto dei regolamenti comunali e della legalità.

Nel corso degli anni di minacce ed intimidazioni ne ha messe da parte diverse, tanto da poter cominciare a parlare di una importante collezione. Il fatto è che spesso e volentieri dai suoi esposti precisi, dalla documentazione inappuntabile, figli dell’ottima conoscenza dei regolamenti di polizia urbana, essendone stato dirigente per lunghi anni, nascono dei veri e propri filoni di indagini, con tanto di processi e condanne.

Non è un uomo da aver paura, Inches. Già negli anni settanta era una figura di “guardia” rispettata dai movimenti studenteschi di ogni schieramento per via della spavalda incoscienza con cui fronteggiava situazioni in quegli anni niente affatto tranquilli. L’età gli ha regalato un po’ di prudenza in più: tra sistemi di sorveglianza hi-tech,  tecniche di autodifesa  e visite regolari al poligono può dire di non lasciare nulla al caso. d’altra parte, pretendere legalità sembra essere diventata un’attività ad alto tasso di rischio.

Luciana Miocchi

Chiedono asilo ma non pagano il biglietto e resistono ai Carabinieri: denunciati quattro nigeriani a Settebagni – di Alessandro Pino

20 Mag

PINOsenzabigliettocarabinieriMACCHIN(pubblicato su http://www.di-roma.com) Che troppi utenti del trasporto pubblico salgano a bordo sprovvisti del titolo di viaggio è cosa nota, ma solitamente chi viene pizzicato dai controllori abbozza senza proteste, fornendo le proprie generalità per l’invio della contravvenzione. Quando il personale di verifica capisce che difficilmente la multa verrà pagata – come nel caso di clochard o zingari – si limita spesso a far scendere la persona in difetto. Capita però che qualcuno rifiuti con arroganza di esibire un documento come di lasciare la vettura: è il caso di quattro giovani nigeriani (tra cui una donna) che lo scorso 17 maggio si trovavano su una corriera del Cotral proveniente da Rieti e diretta a Roma lungo la Salaria. All’altezza di Settebagni hanno iniziato un alterco con i controllori che li avevano scoperti. In aiuto del personale Cotral si è avvicinato un maresciallo dei Carabinieri fuori servizio, ma neanche dopo che questi si è qualificato i quattro hanno voluto saperne di collaborare, mentre il pullman rimaneva fermo a bordo strada accumulando un forte ritardo. Sono dovute così intervenire due pattuglie dell’Arma che a fatica hanno portato i nigeriani nella caserma di Settebagni per identificarli e denunciarli; risultati ospiti di un centro di accoglienza in attesa dell’eventuale riconoscimento come rifugiati, sono tornati a piede libero proprio mentre l’opinione pubblica è ancora scossa per i ripetuti e sanguinosi episodi di violenza e aggressività (culminati con i tre omicidi di Milano) che hanno avuto come protagonisti individui provenienti dall’Africa.

Alessandro Pino

Roma Capitale: guardie giurate Axitea, dramma disoccupazione nell’indifferenza generale

17 Mag

(pubblicato su http://www.di-roma.com)

axiteafinedeigiochiSi è messa male, anzi malissimo la situazione per le guardie giurate della sede romana della società Axitea e per le loro famiglie: letteralmente logorati da tempo per i disagi e l’ansia di lavorare in un istituto di vigilanza – in passato noto come Mondialpol Roma – che ha perso appalti storici uno dopo l’altro in seguito a una gestione criticata da molti, hanno avuto nei giorni scorsi una amara e definitiva conferma alle previsioni più nefaste sul loro destino. Il 15 maggio nella sede di via De Chirico si sono tenuti nella sede due incontri (uno la mattina, l’altro il pomeriggio) con i rappresentanti delle segreterie territoriali dei sindacati di settore (Mauro Brinati per la Fisascat Cisl, Barbara Di Tomassi per la Filcams Cgil e Sergio Ariodante per la Uiltucs Uil), presenti anche le rappresentanze sindacali interne all’azienda.

Probabile che i dipendenti – già passati attraverso diversi mesi di cassa integrazione, ora non più rinnovata – sperassero di ascoltare qualche notizia che lasciasse uno spiraglio di speranza. Forse si aspettavano di sentir proporre delle iniziative di protesta, di agitazione. Quando invece sono stati messi di fronte – dopo mesi nei quali si sono rincorse voci e supposizioni di ogni tipo su una qualche ripresa, amplificate anche dai classici e controproducenti meccanismi del passaparola – al fatto compiuto della decisione di procedere ai licenziamenti collettivi per quasi la metà del personale, la rabbia la delusione e la frustrazione sono montate rapidamente.

In concreto i sindacalisti hanno prospettato alle guardie giurate la scelta tra due opzioni non tanto diverse tra loro, visto che comunque di licenziamento si tratta. Unica differenza la possibilità di avere un incentivo di pochissime migliaia di euro (nel caso di un’uscita volontaria immediata) oppure niente (nel caso il dipendente volesse rimanere fino ai primi di settembre, periodo indicato inizialmente come quello in cui sarebbero partiti i licenziamenti coatti).

Praticamente traducibile in una scelta tra buttarsi dal primo piano di un palazzo in fiamme oppure dal decimo, senza possibilità di provare a spegnere l’incendio. Rabbia, delusione e frustrazione, come detto.

Si è provato quindi a chiedere spiegazioni su come sia stato possibile arrivare fino a quel punto, con una paradossale situazione di personale in esubero, a fronte di un bilancio societario in attivo. La laconica risposta è stata che si tratta di logiche dei fondi di investimento (come quello che ha la proprietà di Axitea) e poco ci si può fare. Responso che non è andato giù a parecchi dei presenti.

Nella riunione della mattina i toni si sono alzati rapidamente già da subito dopo un inizio poco felice nel quale la Di Tomassi aveva dichiarato abbastanza bruscamente di non voler essere ripresa per mezzo dei telefonini, come se – molti hanno osservato – quello fosse il problema principale. Era prevista una votazione per alzata di mano per decidere se dare mandato ai sindacati di accettare la proposta aziendale dell’uscita incentivata, in modo da permettere poi di fruirne ai singoli che lo avessero preferito. Non è stato possibile procedervi per il rapido accendersi dei toni; ovviamente si tratta di un eufemismo che viene usato per non creare ulteriori problemi a persone già nei guai fino al collo, ma chi c’era ha raccontato di aver visto in lacrime gente che in servizio era passata per le situazioni di degrado e rischio più totali e di aver udito urla e insulti scatologici all’indirizzo dei sindacalisti accusati apertamente non solo di avere fatto poco per tutelare i lavoratori ma di essersi venduti mandandoli allo sbaraglio.

Per evitare il peggio i delegati sindacali hanno preferito allontanarsi terminando in pratica con un nulla di fatto l’incontro, risultato che si è ripetuto nella sessione pomeridiana. Da queste premesse, nella riunione tenutasi il giorno dopo con i rappresentanti della Axitea si è convenuto di aspettare il 30 giugno per l’avvio dei licenziamenti, procedendo nel frattempo a un referendum interno riguardante sempre l’adesione all’uscita incentivata che avrebbe dovuto essere votata per alzata di mano.

In ogni caso, davanti alle guardie giurate della Axitea si è purtroppo aperto un vero e proprio baratro nel quale dover cadere per forza buttandocisi volontariamente o aspettando che il terreno frani sotto i piedi: il baratro della perdita del lavoro, del non sapere cosa mettere in tavola per sé e i propri familiari. Ma di questo evidentemente anche ai media nazionali importa poco, visto che – a differenza di altre situazioni – non si è visto lo straccio di una telecamera o di un microfono.

In casi del genere anche la visibilità e la solidarietà che ne consegue servono a dare un minimo di conforto; tocca constatare con amarezza che sono mancate anche quelle.

Luciana Miocchi

III Municipio di Roma Capitale: Berardino Miliucci è il nuovo presidente del Settebagni Calcio Salario

15 Mag

La a.s.d. Settebagni Calcio Salario ha da oggi un nuovPINOMIOCCHItorneobenefico2o presidente. Nonostante gli importanti traguardi conseguiti negli ultimi anni dalla società guidata da Giacomo Spaini, si è arrivati all’addio tra l’ex numero uno di via Salaria e i soci storici del club.

Sembra che i maggiori contrasti siano sorti proprio sul fatto che la società ormai utilizzasse prevalentemente il campo Francesca Gianni di via Tiburtina.

E’ di queste ore la notizia che il consiglio direttivo della società ha eletto presidente il socio Berardino Miliucci, da sempre legato ai colori biancorossi. Miliucci rimarrà quale reggente fino a fine stagione.
Dice il presidente della commissione sport del III (ex IV) Municipio, Marco Bentivoglio “ci auguriamo tutti che il Presidente Miliucci impegni le sue forze per riportare al campo Angelucci, a Settebagni, il centro operativo e sportivo della società stessa, e si impegni contestualmente a concentrare le attività sportive sui giovani calciatori del quartiere”.

Luciana Miocchi

Settebagni – Monte Sacro III Municipio di Roma Capitale: oggi chiuso il parco dei frutti per intervento di potatura alberature

14 Mag

parchidiromaIl parco dei frutti – quello che si trova davanti la parrocchia, con accesso di lato alla palazzina dove c’è la Cariri, oggi rimane chiuso al pubblico per l’intevernto programmato di potatura degli alberi, eseguito dalla ditta Viola per conto del Municipio. Probabilmente lo sarà anche domattina.

Sul posto sono stati avvistati il mini sindaco di Monte Sacro Cristiano Bonelli e il consigliere di maggioranza Marco Bentivoglio, che si sono poi recati per un sopralluogo ai giardini di via di S. Antonio di Padova, dove è previsto lo sfalcio dell’erba.

Luciana Miocchi

Figli di una divisa minore – di Alessandro Pino

14 Mag

foto fornita dall'ufficio stampa della Questura

foto fornita dall’ufficio stampa della Questura

A pochi giorni dalla sparatoria di Montecitorio che ha visti feriti due carabinieri, un altro fatto di sangue vede come vittima qualcuno che veste una divisa: la mattina del 6 maggio infatti fuori una banca di Marino una guardia giurata che stava effettuando servizio di scorta valori è stata oggetto di una aggressione da parte di due rapinatori, che non hanno esitato a sparargli in pieno volto.  Immediatamente dopo l’aggressione i due banditi hanno rinunciato al colpo e si sono allontanati, ma uno di loro, un romeno di 37 anni è stato catturato dalle forze dell’ordine con ancora indosso la semiautomatica Bernardelli usata per sparare alla guardia (nel frattempo portato in eliambulanza presso l’ospedale San Camillo dove è ricoverato in gravi condizioni). Detto questo, le analogie con i fatti svoltisi fuori palazzo Chigi terminano qui e non solo perché l’episodio di Marino non si presta a ipotesi complottistiche da fantapolitica. Certo, rende pienamente l’idea di come le guardie giurate vadano letteralmente allo sbaraglio senza tutele o protezioni di sorta in un contesto sempre più degradato, sempre più feroce. Ma c’è dell’altro, a nostro avviso: subito dopo il ferimento a Montecitorio del brigadiere Giangrande si è assistito a una imponente mobilitazione civile tesa a esprimere soliarietà, vicinanza, sostegno e sdegno per l’accaduto, non mancando di sottolineare l’esigua paga percepita da un qualunque sottufficiale dell’arma. Nel caso della guardia giurata – come già successo in passato – niente di tutto questo: nessuna pagina di social network dedicata, nessun figlio invitato in televisione, niente di niente. La stessa copertura giornalistica del fatto si è limitata al solito articolo di cronaca, peraltro mediaticamente sepolto dalla concomitante scomparsa di Andreotti; difficile pensare che ciò sia stato dovuto soltanto allo svolgersi dei fatti in provincia anziché in pieno centro di Roma. Viene anche il dubbio (alimentato da una ricca casistica in materia) che se per caso la guardia giurata avesse reagito per salvarsi la pelle ferendo i suoi aggressori, si sarebbe subito trovata iscritta nel registro degli indagati: “atto dovuto”, si dice, ma intanto l’avvocato si paga subito e si viene anche sospesi da lavoro e retribuzione “in via cautelativa”, come se la cautela andasse presa nei confronti di un povero cristo pagato ancora meno del carabiniere (ci si aggira sui milleduecento euro al mese dopo quattordici anni di servizio, ammesso di arrivarci) e non di pericolosi criminali.

Questa è la condizione di una categoria troppo spesso bistrattata ma sempre più indispensabile, anche se ancora considerata una divisa di  serie zeta.

Alessandro Pino

III Municipio di Roma Capitale: Alemanno inaugura il cantiere del ponte tra Fidene e Villa Spada

13 Mag

(pubblicato su http://www.di-roma.com)

Con una visita all’area del cantiere, il sindaco Gianni Alemanno, alla presenza dell’assessore ai Lavori pubblici del Comune di Roma, Fabrizio Ghera e di quello del III (ex IV) Municipio, Fabrizio Bevilacqua, nonché del presidente Cristiano Bonelli, ha inaugurato i lavori che nel giro di 350 giorni, così come assicurato dalla ditta che si è aggiudicata l’appalto, porteranno alla costruzione dei nuovi ponti – due – che collegheranno i quartieri di Fidene e Villa Spada con lo snodo ferroviario e la via Salaria. Il progetto originario risale al piano di zona Fidene-Valmelaina vecchio ormai di più di vent’anni.

Particolarmente soddisfatto Fabrizio Bevilacqua, che della realizzazione dell’opera aveva fatto un punto di orgoglio, inseguita durante tutti i cinque anni di consiliatura e agguantata in extremis. Molti i residenti che, dopo tanto attendere, rimangono ancora adesso scettici sull’effettiva durata dei lavori.

Ponte IMG-20130513-WA0000Della questione si parlava già come opera prossima ai suoi ultimi traguardi burocratici al 20 luglio 2011 e successiva cantierizzazione dopo l’estate di quell’anno. Il tutto poi subì il blocco per i tagli ai finanziamenti diretti ai comuni italiani e loro revisione della spesa pubblica, la famigerata “spending review”. Comunque, oggi si parte finalmente con i lavori perché il progetto è stato inserito all’interno del Piano del Traffico.

Luciana Miocchi

Settebagni – III Municipio di Roma Capitale: Fs cambia idea sul sottopasso di via S. Antonio di Padova e propone una nuova soluzione

9 Mag

(pubblicato su http://www.di-roma.com)

SOTTOPASSOgooglemapIl raddoppio del ponticello sotto la ferrovia in via S. Antonio di Padova a Settebagni è previsto da più di vent’anni, da quando fu firmata la convenzione con il costruttore Antonelli, che ottenne il permesso a edificare il supercondominio in cambio della realizzazione dell’opera. O meglio, in cambio degli oneri concessori destinati allo scopo. Oneri che per altro sono stati versati all’epoca.

Fs ha continuato a rimandare l’inizio dei lavori, nonostante il terreno dietro la parrocchia sia stato reso area di cantiere da tempo immemore, spossessandone la parrocchia e con la conseguenza che la casa del sagrestano è ormai ridotta ad un rudere e l’area è preda di erbacce, ratti, smottamenti, con gli ulivi irrimediabilmente persi o danneggiati. La ditta che si era aggiudicata l’appalto pare sia fallita ed in Curia nessuno sa come e quando verranno fatti i lavori. In un primo tempo, all’incirca sei anni fa, sembrava che il cantiere dovesse partire da un momento all’altro, tanto che ci fu una riunione in parrocchia tra l’amministrazione di allora e la cittadinanza, per illustrare il piano della circolazione provvisoria. Poi, di mese in mese di anno in anno, tra silenzi e rinvii e indisponibilità tecniche si arrivò alla prima affermazione di Fs che la realizzazione della nuova stazione Tiburtina era prioritaria e che per non rallentare ulteriormente l’alta velocità Settebagni doveva attendere fino alla fine di quei lavori. Tra l’altro, sembrava che i soldi regolarmente riscossi dal costruttore non fossero più sufficienti.

Tutti gli sforzi compiuti da giunta municipale e Comune si sono puntualmente infranti sui tavoli di concertazione, ché la Rfi sembra avere potere prevalente su tutto, anche sulla sicurezza dei residenti e sul fatto che la parte alta del quartiere, in caso di incendio potrebbe tranquillamente andare in cenere, visto che sotto i ponti della ferrovia un’autopompa dei vigili del fuoco non passa, troppo bassa e fuori norma per le regole di oggi, la luce delle gallerie.

Con la riconsegna del cantiere di Tiburtina, a ottobre 2012, il governo di piazza Sempione ha costretto Rfi ad un confronto, convenzioni e accordi alla mano. Caduto l’ostacolo frapposto, la società, davanti al presidente del municipio Cristiano Bonelli e al consigliere Pdl di riferimento del quartiere Marco Bentivoglio, nonché ai responsabili dell’ufficio Tecnico,  ha dovuto ammettere di non poter realizzare i lavori così come previsti.

Con un sopralluogo tenutosi nel novembre seguente, alla presenza anche di alcuni cittadini e dell’ingegner Di Paolo, responsabile dell’Uot, i tecnici di Rfi illustravano le difficoltà: un’importante scambio ferroviario nelle vicinanze del ponte – eccezione stranamente mai sollevata prima – e l’alta frequenza ormai supportata dalla linea, a causa del traffico locale, dell’alta velocità e del nuovo competitore Italo. Nonché una sottostazione elettrica di proprietà Enel impossibile da spostare e il paventato blocco totale del movimento per motivi di sicurezza di tutta la parte del quartiere che si trova al di là della linea ferroviaria per almeno sette mesi, come a dire sequestrare in casa almeno settemila persone. Per cui, vent’anni di promesse, di accordi e di attese per la prima volta venivano chiaramente ed inequivocabilmente spediti nell’angolo delle utopie.

Ma i contratti sono stati firmati, a seguito di quegli accordi è sorto un intero isolato di abitazioni la cui costruzione è stata vincolata all’apertura di una via sicura per i pedoni e per il traffico a motore, quindi nemmeno Ferrovie, davanti ad una paventata causa milionaria si è potuta defilare lasciando all’amministrazione la patata bollente. Perciò Rfi ha presentato un progetto alternativo, il cui responsabile, il dott. Gizzi, è stato però trasferito e la sede è ormai vacante da più di un mese e mezzo.

La nuova proposta abbandona il raddoppio del ponticello di via di S. Antonio per andare a realizzare un sottopasso nel terreno una volta occupato da una rivendita di camper, al confine con l’attuale Roadhouse grill, espropriando alcuni terreni in via Monti di Casa, realizzerebbe due rotatorie e una strada semicircolare che andrebbe a congiungersi con via S. Quirico d’orcia da una parte e con via Salaria dall’altra. All’obiezione che quella zona quando esonda il Tevere va regolarmente sott’acqua i tecnici di Ferrovie hanno risposto di possedere la tecnologia necessaria a porre rimedio alla situazione.

Dice il consigliere Bentivoglio, che ha seguito da vicino l’intera evoluzione: “a differenza di chi mette cartelli e annuncia lavori che poi non vedono mai la luce, davanti a questo ribaltamento di progetti abbiamo voluto fermarci, mettere al comune i residenti e aspettare il nuovo mandato elettorale prima di muoverci. Questa è una questione troppo importante per Settebagni per poterla chiudere in fretta prima delle elezioni, solo per vantarci di un risultato che merita invece una seria riflessione e condivisione”.

Luciana Miocchi

Lo storico Tram 1029 di Napoli – primo video del nostro canale youtube

8 Mag

Come annunciato, buona visione:

lo storico tram 1029 di Napoli

www.lucianamiocchi.wordpress.com e il canale youtube

8 Mag

Questa sera http://www.lucianamiocchi.wordpress.com inaugura il canale youtube con un video realizzato da Alessandro Pino . Stay tuned!

Il Settebagni calcio vince per il proprio ds scomparso – di Alessandro Pino

7 Mag

Riccardo Sturmo era stato stroncato da un infarto durante un incontro nel girone di andata

(pubblicato su http://www.di-roma.com)

In un paPINOcalcioricordosturmo1ese come l’Italia dove il calcio è vissuto quasi come una religione, anche nelle categorie minori lontano dalle folle dei grandi stadi scorrono potenti l’entusiasmo, la passione, il furore. Tutto questo non da oggi, tanto che già Winston Churchill osservò che gli italiani vanno alle partite di pallone come in guerra e viceversa. A volte però l’emozione gioca tragici scherzi e accade che durante un incontro di ragazzini, il cuore di un dirigente al loro seguito non regga: così successe un paio di giorni prima dello scorso Natale al direttore sportivo del Settebagni Calcio, Riccardo Sturmo. Stroncato prematuramente da un infarto mentre assisteva alla partita di andata sul campo della Vigor (categoria Giovanissimi Regionali), è stato ricordato dalle due squadre in occasione del match di ritorno lo scorso 5 maggio. La compagine settebagnina (che per scelte societarie ha attualmente il terreno di gioco nel quartiere di San Basilio) ha indossato una maglia dedicata al proprio dirigente scomparso, ricevendo in dono dagli ospiti una targa commemorativa in segno di amicizia. Da parte dei giocatori biancorossi di mister De Angelis non poteva esserci modo migliore di onorare Riccardo Sturmo che la vittoria ottenuta per due reti a zero (doppietta di Sanluca) contro la capolista Vigor.

Alessandro Pino

 

(Si ringrazia l’inviato sul campo Fausto de Martinis)

Presunti Abusi edilizi dei Mondiali di nuoto di Roma 2009: tutti assolti in primo grado

4 Mag

logoNUOTOMONDIALI2009(pubblicato su http://www.di-roma.com)

Tutti assolti “perché il fatto non sussiste” nella sentenza di primo grado del processo per l’inchiesta sulle piscine dei i mondiali di nuoto di Roma 2009, ad un passo dalla scadenza dei termini per la prescrizione. L’accusa contestava un possibile abuso edilizio in violazione a vincoli paesaggistici compiuti nei circoli privati coinvolti, per la realizzazione di piscine e in alcuni casi anche strutture ricettive, in vista dei Mondiali di nuoto, autorizzati in deroga dal Commissario Straordinario in forza di una contestata ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri.

Sul banco degli imputati erano saliti, tra gli altri, oltre ad Angelo Balducci, ex Presidente del Consiglio Nazionale dei lavori pubblici ed a Claudio Rinaldi, ex commissario straordinario, anche i rappresentanti legali dei centri sportivi che avrebbero dovuto ospitare parte della manifestazione, cioè il Salaria Sport Village di Diego Anemone – già coinvolto nelle indagini per i lavori legati al G8, il Roma 70, l’Antico Tiro a volo, l’Agepi, il Cristo Re, Roma team sport, il Città futura, l’Axa Immobil sport, lo Sport 2000, il Real Sport Village, il Villa Flaminia, il Circolo Canottieri Tevere Remo, il Flaminio Sporting Club, il Gav New City. Già nel luglio dell’anno scorso era arrivata l’assoluzione “perché il fatto non sussiste” per quel che riguardava il circolo e il presidente dell’Aquaniene, oggi al vertice del Coni, Giovanni Malagò.

Un provvedimento, quello dei giorni scorsi, che non arriva come un fulmine a ciel sereno, dopo il precedente della sentenza del Consiglio di Stato che riconosceva facoltà al presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici di autorizzare in deroga i lavori per gli impianti destinati ai mondiali di Roma 2009. Anche la Corte Costituzionale aveva espresso un parere positivo sulla legittimità della legge che passava al dipartimento della Protezione Civile la competenza sui grandi eventi.

Per Vanessa Ranieri presidente Wwf Lazio “si tratta di uno sconcertante precedente che apre la strada ad una probabile deregulation a danno del paesaggio”.

Non rimane che attendere la pubblicazione delle motivazioni per capire se il PM Colaiocco proporrà appello oppure no.

III Municipio di Roma Capitale: Ignazio Marino, candidato Sindaco per il centro sinistra, risponde ad Alemanno e a Marchini

2 Mag

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(pubblicato su http://www.di-roma.com)

Martedì, nella conferenza introdotta dalla dottoressa Carla Patrizi, direttrice del centro Tangram Idea Prisma 82, e da Paolo Marchionne, candidato alla presidenza del III Municipio (ex IV), il professor Ignazio Marino, candidato Sindaco uscito dalle recenti primarie del centrosinistra, ha parlato del suo programma elettorale, incentrato sulle persone. Poi per le strade di zona, soprattutto via Sacchetti e via Ojetti, fra i commercianti, guidato dai membri dell’associazione 4Com

Nel refettorio, pieno di operatori e familiari, anche Daniela Michelangeli, presidente della consulta Handicap del Municipio. Tra gli esponenti politici presenti, Daniele Ozzimo, consigliere capitolino, Marco Palumbo, candidato al Comune di Roma, Riccardo Corbucci, vicepresidente del consiglio municipale uscente e buona parte della dirigenza del Pd locale.

Apre l’incontro, dopo che Marino ha visitato la struttura di via Baccini, la dottoressa Patrizi, che richiama subito l’attenzione su di una pasticciata normativa che sta mettendo in difficoltà tutte le strutture riabilitative, con il rischio di dover sospendere i servizi perché la Asl non riesce a dare seguito per tempo ai nuovi adempimenti. A tal proposito consegna un corposo fascicolo direttamente nelle mani del professore. Un breve intervento di Marchionne per ribadire che c’è bisogno di ripensare i servizi sociali.

Il professor Marino entra subito nel vivo del discorso affermando che la sua idea è che occuparsi della marginalità viene prima ancora del degrado, che ci sono strutture essenziali ma che non tutta l’assistenza può essere pubblica ma ci deve essere una seria integrazione con le onlus e le cooperative sociali. Da chirurgo riconosce che per raggiungere l’eccellenza ci vuole un lungo tempo e che nulla si improvvisa, ricordando anche l’incontro avuto nel mattino con i responsabili delle case famiglia di Roma. Sente la responsabilità derivante dalla sua candidatura perché il Sindaco è garante della salute dei cittadini di cui si occupa e deve lavorare con le altre autorità regionali o nazionali, deve sollecitare quando l’assistenza si arresta perché si esauriscono i fondi. Dice «se vogliamo che questa città inizi ad essere una comunità dobbiamo iniziare da chi ha un disagio. Credo in una società che sia competitiva, dove chi lavora e si impegna viene premiato per il merito ma non si può pretendere che le persone che sono rimaste indietro gareggino senza sostegno. È necessaria una cultura di solidarietà diversa d quella di chi ha retto in questi cinque anni la città.

DSCF4611Bellissimo discorso, insomma, ma i fondi necessari? Il professore ci arriva tenendo l’argomento per ultimo. «Sono una persona seria, non voglio dire che ci sono risorse per tutto ma bisogna avere delle priorità. Non vi posso promettere che se sarò Sindaco risolverò tutti i problemi ma sicuramente vi ascolterà tutti e cercherò di risolverne il più possibile, cominciando da chi è rimasto indietro».

Parlando davanti ai giornalisti Marino ricorda come nel 2020, assieme alle malattie cardiocircolatorie, sarà il disagio psichiatrico la principale causa di sofferenza della popolazione e che per questo motivo ci si deve preparare per affrontare un emergenza cosi importante, mettendo in rete tra di loro il governo delle città e della regione insieme alle tante eccellenze nel settore. È sempre più chiaro, tra l’altro, che anche a Roma si sta allargando a macchia d’olio il fenomeno per cui all’interno delle famiglie dove ci sono problemi di salute, si sta iniziando una selezione su chi debba accedere alle cure e i primi rinunciatari sono gli anziani, generalmente in favore dei componenti più giovani.

Questa è una cosa che non deve accadere.

Passando poi all’altra tematica su cui il suo programma elettorale è imperniato, la mobilità e i relativi finanziamenti, centra il problema sulla scarsa capacità da parte dell’Italia di reperire i fondi europei, che finanzia per circa il 14% del totale ma che recupera soltanto per l’8%, a causa di un personale non preparato ad affrontare la fase di distribuzione dei bandi e di scrittura dei progetti. Dice Marino «dobbiamo restituire a Roma il suo carattere internazionale. Roma deve parlare l’inglese nelle sedi dove si parla l’inglese ed avere la capacità tecnica di competere con gli altri paesi».

C’è infine uno spazio anche per di-roma.com e il professore candidato Sindaco non si sottrae, l’argomento lo punge sul vivo.

Le critiche principali che le vengono mosse dai suoi avversari e dal mondo animalista sono principalmente rivolte a rinfacciarLe il suo passato di ricercatore e sperimentatore sugli animali. Cosa può dire in proposito?

Chi mi attacca, e mi riferisco anche all’ingegner Marchini e al sindaco Alemanno che hanno utilizzato questi argomenti sulla ricerca con l’utilizzo di animali, evidentemente, ma questo si capisce, non si può pretendere che conoscano come si fa ricerca scientifica e come si approva un nuovo farmaco oggi, o a che punto sia la ricerca scientifica, nell’obiettivo primario per me, di eliminare completamente l’utilizzo degli animali. Non si può pretendere che l’ingegner marchini o il sindaco alemanno sappiano che l’American society of Transplant sorgeons, una società a cui io appartengo dal 1993, proprio cinque giorni fa ha annunciato la realizzazione in laboratorio di un rene di topolino con tecniche di bio-ingegneria. Tra non molto, nel giro di qualche anno noi avremo la possibilità di realizzare con queste tecniche diversi organi e potremmo sperimentare le nuove molecole di farmaci su queste cellule, tessuti e organi realizzati in laboratorio. Al momento attuale ogni farmaco che Lei vede in un banco di farmacia o in una corsia di ospedale, per regole internazionali, sulle quali non ha nessuna influenza né il Sindaco in carica di Roma, né l’ingegner Marchini ne Ignazio Marino, debbono essere sperimentati su un animale. Ogni farmaco di quelli in uso per curare un bambino affetto da leucemia o un farmaco per curare una persona colpita da un terribile cancro, è stato sperimentato almeno su un topolino. Se c’è coerenza nel ragionamento dell’Ingegner Marchini e nel ragionamento del sindaco Alemanno, devono dichiarare. Poi ognuno ha il giudizio morale che ha, che se un loro familiare una persona a cui loro sono legati da amore venisse colpito da una malattia terribile, eviterebbero l’assunzione di farmaci perché questi, prima di essere stati messi in commercio, sono stati sperimentati sui topolini per poter poi arrivare alla terapia sull’uomo. Personalmente, se mia figlia fosse colpita da una leucemia io la curerei con i farmaci che esistono in commercio e che sono stati necessariamente sperimentati in codesto modo. Questa è la mia posizione non sono mai stato un vivisettore, detesto chiunque possa far male o nuocere ad un animale. Ho in questo momento due gatti, si chiamano Paolina e Napoleone e a casa mia quando anni fa mori per un tumore un gatto a cui eravamo affezionatissimi e che si chiamava Annibale,è stato davvero un lutto familiare perché consideriamo i nostri animali come parte della nostra famiglia. Più di così non so cosa rispondere. Nei prossimi giorni sottoscriverò un progetto per la difesa degli animali nella città di Roma. Altri commenti su questo non ne ho. Mi sembrano davvero strumentali perché, lo sospetto, non ne sono sicuro ma lo sospetto, che anche l’ingegner Marchini e il sindaco Alemanno abbiano usato nella loro vita almeno un antibiotico.

Il giro del candidato Marino è poi proseguito con la visita di via Franco Sacchetti e via Ugo Ojetti, due delle strade dello shopping del Municipio e non solo. Incontro quindi con i rappresentanti di categoria, tra i quali Massimiliano De Toma, presidente dell’Associazione Commercio Quarto Municipio 4Com, per comprendere meglio le problematiche del piccolo commercio, attanagliato oltre che dalla crisi economica, anche dalla presenza dei maxi centri commerciali.

Luciana Miocchi

L’Italia è una Repubblica fondata sul gioco d’azzardo? – di Alessandro Pino

1 Mag

giocodazzardoImmediatamente dopo la recente sparatoria di Montecitorio sono emersi diversi aspetti della biografia dell’attentatore Luigi Preiti: si è detto che viveva il dramma della disoccupazione in aggiunta a quello della fine del proprio matrimonio. Oltre a questo pare avesse dilapidato ogni avere al gioco d’azzardo elettronico legalizzato, ai videopoker o slot machine insomma. Ora, non è certo intenzione di questo articolo giustificare azioni del genere, che comunque rappresentano una novità per il nostro paese  essendosi fino a oggi letto (purtroppo) di suicidi per casi analoghi e non di tentati omicidi. Però a questo punto una riflessione sul fenomeno si impone: a fronte di una desolante desertificazione industriale (legata a doppio filo con l’importazione dall’estero di prodotti una volta prodotti qui) e conseguente dissolvimento di posti di lavoro si ha invece il fiorire di un’economia della disperazione, della quale le sale slot (assieme ai “compro oro”) rappresentano la manifestazione più evidente. Da una parte quindi si perde la fonte del proprio sostentamento, dall’altra si cerca di compensare quella perdita con delle effimere vincite al gioco che poi, come si vede, si rivelano perdite rovinose. Basta guardaris intorno, dappertutto è ormai un fiorire di sale da gioco e centri scommesse sconsideratamente promossi col beneplacito di uno Stato che anziché educatore è diventato biscazziere della peggior risma. La tosatura del gregge non richiede nemmeno più strutture come gli ippodromi – da pochi giorni ha chiuso quello romano sito in località Tor di Valle – che almeno davano lavoro a un certo numero di addetti. Basta infatti una macchinetta programmata per spennare il fesso – o il malato secondo alcuni – di turno ed ecco che risparmi ed esistenze vanno in fumo. Quando la sala slot non c’è, si sperpera denaro in rete (anche da cellulare) con siti che propongono giochi analoghi ai quali fornire i dati della propria carta di credito, mentre dei cosiddetti gratta e vinci nemmeno ne parliamo: ci andrebbe scritto sopra “nuoce gravemente al portafogli” un po’ come per le sigarette. Il tutto pubblicizzato a spron battuto con spot biforcuti a base di belle donne e vincite facili che hanno quasi del demoniaco per quanto sono tentatori, sempre però con l’aggiunta dell’ipocrita avvertenza “gioca responsabilmente”. Come non bastasse, è ormai noto che la criminalità organizzata ha messo occhi e mani proprio su questo genere di attività ricavandone miliardi. Si dirà che si è maggiorenni e vaccinati, quindi nel caso si finisca sul lastrico la colpa è personale. Però è pur vero che  l’occasione magari non fa l’uomo (o la donna) ladri, ma più probabilmente gonzi. E allora questa occasione sarebbe meglio toglierla da davanti al  naso, rifondando un’economia degna di questo nome che non si basi sull’aria fritta e destinando risorse alla creazione  di posti di lavoro reali e non di inutili postifici (con la o) dove piazzare i soliti amici degli amici: meglio i pastifici.

Alessandro Pino

Roma Montesacro: Cristiano Bonelli alla ricerca del secondo mandato da presidente del Municipio. Bilancio di cinque anni alla guida di piazza Sempione

1 Mag

(pubblicato su http://www.di-roma.com)

Con l’intervista a Cristiano Bonelli, presidente uscente del Municipio Monte Sacro, III di Roma Capitale (ex IV), inizia un ciclo di interviste ai protagonisti della prossima tornata elettorale di fine maggio.


bonelliPresidente Bonelli, alla fine si è ricandidato.

Si, l’avevo già annunciato a più riprese nell’ultimo mese. Alcune motivazioni che mi bloccavano sono state superate: una parte anche dall’agire di un mio gruppo interno al Pdl, l’unico che ha preso una serie di iniziative che mi hanno fornito delle certezze. Innanzitutto, la richiesta di fare le primarie perché è assurdo che un partito rappresentativo di una fetta importante dell’elettorato italiano debba ancora gestire le candidature ad personam senza nessuna valutazione, se non in percentuali bassissime, di meritocrazia e rappresentanza. Il mio gruppo questa estate ha dato una risposta molto forte, chiedendo in piazza ad alta voce, a volto scoperto, non come succede nei partiti con mille sotterfugi, di fare le primarie. L’esito è stato negativo perché non sono arrivate ma questa è stata una prima apertura, con la quale si sono dichiarate ad alta voce delle cose che prima si faceva fatica a dire. Un’altra cosa positiva è stato l’impegno mantenuto di non candidare condannati in via definitiva nelle liste nazionali. Questo ci ha consentito di non candidare persone che avevano delle situazioni serie. Si può dire che non è sufficiente ma intanto è una prima risposta che ridà un briciolo di dignità che prima si aveva difficoltà ad avere.

 

La sua ricandidatura è stata proposta dalla centrale o è frutto solo di una sua decisione d’autorità?

Tempo fa dichiarai “di avere dei dubbi a ricandidarmi in questo partito perché ho delle difficoltà a dire votatemi , votate per me facendo una croce sul Pdl, perché questo partito mi rappresenta poco figurati quante difficoltà potrei avere io a farmi rappresentare dai cittadini sul Pdl”. Questa situazione, rappresentata comunque dai referenti dal mio gruppo interno al Pdl e le risposte arrivate mi hanno dato comunque la certezza che quella linea di dignità che dovevamo tenere un po’ è stata recuperata. Non è che sono ancora contento perché oggi far parte di un partito vuol dire dover condividere per forza delle cose che a te non piacciono, però queste prese di posizione cominciano ad avvicinare un partito al 2013, quello che fino a poco tempo fa era un partito vecchio, arcaico, pieno di vecchi arnesi che rappresentano se stessi e basta e non di certo la volontà dei cittadini. insomma, quello che vive con difficoltà il cittadino nei confronti della politica lo vive anche chi ne fa parte ma magari fa politica in maniera diversa. Sono molto più vicino io a livello locale al cittadino che chi sta alla Camera.

Se qualcosa non funziona a livello municipale, gli amministratori sono molto più facili da “raggiungere”.

Certo, ma sono molto più vicino al cittadino io piuttosto che una persona che ha uno stile di vita diverso proprio perché ricopre dei ruoli importanti. Chi più di me si confronta con i problemi della vita reale?

Quindi questo è bastato per sciogliere ogni riserva?

Queste erano delle cose importanti. In più per me non ci sono prospettive diverse, non è che sono uno che vuole fare il salto perché adesso deve fare carriera. Nasco in questo territorio, politicamente. Credo di aver fatto un lavoro, non dico bene o male, ma dico di averlo fatto e già questo è tanto, penso che questo lavoro vada finito, credo che anche per onestà nei confronti di tante persone che mi hanno scelto pur non appartenendo al mio ambiente politico. Mi hanno dato questa delega e vedo che c’è ancora molto da fare, credo che di lavoro ne ho messo tanto, ma proprio tanto, immagino che per finire un percorso ci sia bisogno di altro tempo. I problemi purtroppo ci sono e sono visibili, davanti a tutti. Certo che è difficile amministrare senza risorse economiche. Eppure ci siamo inventati di tutto per dare delle risposte. Poi ripeto, il giudizio è dei cittadini, che devono dire se ho fatto bene o ho fatto male. Comunque, io voglio continuare a metterci la faccia, sia che io vinca sia che io perda.

 

Nell’eventualità Lei dovesse perdere, sparirebbe come altri predecessori o rimarrebbe qui a fare opposizione?

Ho sempre fatto politica locare di territorio, l’ho fatta per dodici anni in opposizione poi mi è stata data questa opportunità. La mia scelta è chiara, non ho valutato altre ipotesi se non quella di ripresentarmi in municipio. Se anche non fosse stato da presidente mi sarei ripresentato come consigliere.

Mi hanno sempre riconosciuto una cosa, che non sono cambiato molto, il mio comportamento, il modo di fare è rimasto quello. Questa è una cosa su cui ho voluto lavorare. Vabbeh, è un ruolo importante, non mi nascondo, però non ho fatto il superuomo, quello con la puzzetta sotto il naso ed è stata una scelta voluta.

 

I successi e gli insuccessi di questi anni?

I successi sono stati tanti. Un insuccesso, qui mi faccio male da solo, indubbiamente è quello della battaglia sulla prostituzione. Negare è stupido e anche disonesto, è sotto gli occhi di tutti. Purtroppo nonostante tantissime energie messe in campo la prostituzione c’è . Nessuno lo può negare, il lavoro fatto l’ha contenuta ma non ha risolto il problema. Questo mi scoccia un po’, è uno dei problemi sentiti dal territorio che non siamo riusciti a risolvere. Posso dire che abbiamo fatto un lavoro incredibile sia di impegno che di segnalazione, che di idee messe in campo. Ricordo l’adesivo che abbiamo fatto a Castel Giubileo “Ti abbiamo sgamato” da attaccare sulle macchine dei clienti delle prostitute,

Forse aveva ragione il sindaco Veltroni quando diceva che non era un problema che si potesse risolvere a livello locale ma che ci voleva una risposta a livello legislativo.

Quello che diciamo anche noi ma Veltroni doveva dimostrare quello che ha dimostrato la giunta Alemanno e la giunta Bonelli, cioè fare il massimo. Una cosa che non ha fatto perché lui si è limitato a montare qualche telecamera, spendendo milioni di euro, senza mai attivarle tra l’altro, noi non abbiamo speso soldi ma posso dire che la giunta Alemanno ha fatto sessantamila sanzioni, cosa che gli altri non ha mai fatto. Quanto è stato realizzato su Prati Fiscali e su via Salaria non ha paragoni negli ultimi dieci anni

L’avete spostata in zone dove non c’era.

Non è questione di averla spostata. Numericamente sono di meno. Prima si parlava di circa cento- centoventi prostitute dislocate tra Salaria e Prati Fiscali. Ma non è una risposta che si può dare al cittadino e al turista perché ci sono ancora. Però posso certificare l’impegno, attraverso le ordinanze e le sanzioni.

L’ordinanza anti lucciole è decaduta però.

E’ stata rinnovata ultimamente, senza clamori.

 

Le cose che vi sono riuscite?

L’impegno nella lotta alla prostituzione è uno di quelli visibili, poi ce ne sono tanti altri, per esempio quell’idea che avevamo di far intervenire i privati sulla cosa pubblica, che ci ha consentito di fare decine di cose senza spendere un centesimo, che non avevamo tra l’altro. Un esempio su tutti la sala matrimoni, veramente allestita e arredata dai privati. Ad oggi vi sono stati officiati 280 matrimoni,

Molti contestano che cosi il privato può accampare dei diritti o sperare in un atteggiamento benevolo da parte dell’amministrazione.

Intanto benevolo bisogna capire fino a che livello. Questi tanti non li ho visti nell’elenco che si lamentano. Oggi bisogna guardare alla concretezza dei fatti. Non avevo i soldi per fare la sala matrimoni invece ad oggi l’ho fatta, dando una soluzione gratuita a centinaia di persone, la visibilità ai privati che hanno collaborato a costo zero per l’amministrazione pubblica è giusto darla, nel limite del consentito. Hanno dato un bene comune collettivo a costo zero , nei limiti perché ho capito cosa intende, stiamo portando il privato nell’amministrazione pubblica così l’amministrazione perde potere ma siccome non è che l’amministrazione perde potere ma non ha i soldi, io le rotatorie le faccio fare ai privati a costo zero per le casse pubbliche . Se potessi farei fare addirittura le strade dai privati, in cambio di un marchio per terra dell’azienda, purtroppo non si può fare. Ho arredato questa sede con arredi dismessi da altre istituzioni li abbiamo presi e ci abbiamo fatto questa sede, attraverso un progetto che abbiamo chiamato azienda mica, tra l’altro con aziende locali, la visibilità è sempre nel nostro territorio. Nel mondo del commercio abbiamo fatto una battaglia per contenere la crisi e per aiutare i piccoli commercianti, non la grande distribuzione, perché la piccola distribuzione nei nostri quartieri è importante, mantiene vivo il tessuto sociale. La raccolta differenziata, con tutti i difetti che ancora oggi ha è stato un atto di responsabilità nei confronti di questa città. Me ne sono fregato io di dire se mi conviene o no. Ho fatto l’esatto contrario di quello che hanno fatto tutti i politici fino ad ora. Mi sono detto probabilmente questa partita io la perdo perché siamo ancora in mano ad un test e ci sono incertezze e inefficienze che vengono fuori e ancora oggi, da parte di Ama. Questo l’ho messo sulla bilancia solo che deve finire che i politici fanno le scelte solo per la raccolta del consenso a fine mandato . questo è un esempio di prendersi le proprie responsabilità. Se io avessi detto di no ad Ama, probabilmente la raccolta differenziata in questo municipio non sarebbe ancora partita. Poi è migliorabile ma è stata una scelta coraggiosa, anche impopolare ma me ne sono fregato, conviene alla città. Tra due mesi partirà questo modello perfezionato grazie a Montesacro, in altri cinque municipi di Roma. Potrò essere orgoglioso che la periferia romana è stata la prima ad avviare la raccolta differenziata in modo serio. Ci perdo consenso? Me ne frego, io sono una persona responsabile. I politici passano le cose rimangono

 

In un’ipotetica rielezione, cosa ti proponi di realizzare nel prossimo quinquennio?

Cosa non facile. Dopo decenni che non amministriamo questa città, appena arriviamo accade di tutto, dagli eventi atmosferici , la crisi, i tagli del governo, l’antipolitica.

Voglio rafforzare i confini di questo municipio. Cioè, voglio riuscire a chiudere una serie di progetti, che sono attivi, tipo azienda amica, la rete del turismo locale, mettendo in condizione i turisti di poter usufruire una serie di servizi in maniera quasi da città, compreso siti da visitare, consci di essere periferia ma molto vicini al centro, con la presenza della Fm1 e della metropolitana, con la Salaria e la Nomentana che arrivano al cuore della città, con una serie di servizi e scontistiche. Sarebbe bello ragionare come se fossimo un po’ una città a se, abbiamo una serie di particolarità caratteristiche, nel bene e nel male. Lavorare alla mobilità sostenibile, su una serie di progetti di ciclabile che non siamo riusciti a fare per mancanza di risorse.

Con la nuova distribuzione dei municipi e il disegno di Roma Capitale, al municipio arriveranno poteri diversi?

Alla fine di un lungo percorso, per altro già cominciato, dovrebbero arrivare . Non si può andare avanti con il municipio che ha solo centri di costo e nessuna entrata, che ogni centesimo di tasse e oneri concessori finiscono alla centrale e ogni volta bisogna elemosinare poche migliaia di euro per i servizi sociali. Le risposte sono sempre l’uno percento di quel che è stato chiesto, ed è assurdo, viene meno l’amministrazione locale.

Quindi la prossima consiliatura sarà comunque di transizione

Io spero che nei prossimi cinque anni si riesca ad ottenere il decentramento. Sul fatto che si debba fare non ho dubbi, sul fatto che si farà, qualcuno ce l’ho.

 

Un ultima cosa. C’è qualcosa che cambierebbe, tra quelle che ha fatto? Le ha azzeccate sempre tutte?

Cosa Cambierei? Non lo posso dire (sorride sornione).

Luciana Miocchi