Non avere il coccodrillo pronto su un quasi novantenne uscito dall’ospedale contro ogni previsione dopo due crisi gravissime, una delle personalità più influenti al mondo essendo tecnicamente l’a.d. Del Padreterno in terra e guida spirituale di qualche miliardo di persone, non è una grande mossa, lo ammetto. Piuttosto un errore da principianti. Al cuore peró non si comanda e io, come sempre mi capita quando si tratta di persone a cui tengo, contro ogni evidenza e ogni ragionamento logico ho rimandato il pensiero dell’inevitabile fino a che non è accaduto davvero.
Sono una sostenitrice della persona, prima che del simbolo. Da quando scelse gli ornamenti non in oro, che portarsi addosso la ricchezza non era utile, meglio distribuirla ai poveri. E invitò anche i cardinali a fare altrettanto. Se non è rivoluzionario questo, nella Curia romana.. infatti i manifesti contro, per le vie di Prati apparsero quasi immediatamente. Ovviamente anonimi, se la prendevano con il nuovo Papa, rivoluzionario, sovvertitore delle regole, uno che voleva far saltare dall’interno la Chiesa mettendone in pericolo perfino i dogmi. Forse poco amato negli ambienti di potere, amatissimo dalla gente comune. Mi spiace. Profondamente. Non c’è mai un momento buono per andarsene, nemmeno se hai la sicurezza di avere un posto assicurato e migliore del precedente. In questo momento, quaggiù siamo parecchio incasinati e ora anche con meno voce. O il mondo scoppia o la fine terrena di FrancescoEbasta, come disse lui e come poi l’ho sempre chiamato, ispira i potenti della terra a fare un passo indietro almeno per un po’. Ha resistito fino alla Pasqua di resurrezione – mi piace immaginare il Gesuita che pensa a non impallare l’evento clou dell’anno liturgico del capostipite – ieri sera purtroppo l’ho commentato davanti la tv, che a guardare le mani e il viso non mi sembrava che potesse vivere a lungo – ne ho visti troppi negli ultimi tempi con i segni dell’inevitabile imminente addosso, per sbagliarmi – e che probabilmente gli avevano detto che rimanendo lontano dalle persone avrebbe potuto tirare ancora, forse, qualche mese e lui ha scelto di affidarsi al Padreterno, quando sarebbe stato ora, sarebbe stato ora. Credo che l’uscita tra la folla di piazza San Pietro, ultimo atto di un Papa che credeva profondamente nel suo mandato, sia stato un forte gesto, anche politico: ancora un abbraccio alla gente, ai fedeli a cui chiedeva di pregare per gli altri e per il suo essere Papa, e per far vedere che fino all’ultimo le sue azioni, anche se delegate, erano state dettate da una persona nel pieno possesso di sé, del suo volere e delle sue azioni. Uomo di Dio e di Stato fino all’ultimo respiro, rimarrà difficile agli avversari politici asserire che i suoi ultimi atti non sono stati presi con la lucidità necessaria alla loro validità. Spero solo che il Successore al soglio di Pietro sia all’altezza e che il mondo non prenda uno sprint in negativo❤️
Foto credit: per gentile concessione Matteo Nardone. Tutti i diritti della foto sono proprietà dell’autore
Post esasperati sui social non fanno altro che fotografare l’esacerbazione dei residenti ma questo fine settimana si sono raggiunte vette mai viste prima.
Da mesi ormai, il traffico del quartiere di Settebagni e dell’intero quadrante di territorio che gravita sulla Salaria è ostaggio dei lavori a rilento delle eterne rotonde che sono state calate all’ingresso sud del quartiere, una nei pressi della parrocchia e l’altra cinquecento metri più in là, senza nessuno studio condiviso con i residenti, se non un “incontro” a decisioni già avvenute durante la consiliatura Caudo, per “fluidificare” il traffico sulla “grande viabilità” del tratto gestione anas eliminando il semaforo – non tenendo conto del centro abitato, della presenza della parrocchia. del supermercato, dei servizi nel quartiere e delle abitazioni sorte ai lati della strada, regolarmente autorizzate, come l’ultima a cui si sta lavorando e che tra poco dovrebbe diventare la sede di una grande concessionaria di auto e che verosimilmente aumenterà il traffico pedonale, come in ogni luogo che sia vissuto e non di mero passaggio, ovvero un “non luogo”, come li definisce l’odierna sociologia. Tralasciando i commenti di alcuni amministratori “che non si poteva perdere l’occasione dei fondi del PNRR” e su cui invece sarebbe il caso di fare una seria riflessione civica, perché a volte è meglio non approfittare di ogni occasione se ciò porta a un peggioramento della qualità della vita difficilmente recuperabile nel medio-lungo periodo, oppure studiare ma sul serio sul territorio, nel qual caso sarebbe emerso che l’unica rotonda veramente necessaria era quella alla base dell’ingresso dell’autostrada, dove per imboccarla, nei momenti di punta di traffico, si passa soltanto quando il semaforo di Monterotondo, sette chilometri più avanti, chiudendo, interrompe il flusso e dà il tempo di attraversare la sede stradale.
Fatto stà che i lavori dovevano finire a gennaio, come da cronoprogramma e invece pare che slitteranno a giugno, senza nemmeno poter invocare il cattivo tempo, dato che questo è stato uno degli inverni più miti di sempre. Autostrade aveva da fare dei lavori urgenti e indifferibili sui giunti della bretella che va dall’uscita dell’autostrada al raccordo anulare, tutto documentato dalle varie mail di risposta alle interrogazioni del comitato di Quartiere di Settebagni, e si è coordinata con Anas in modo da non sovrapporsi con lavori tanto invasivi. Infatti. Il cantiere sulla bretella, chiusure solo al fine settimana per limitare i disagi, nonostante tutto si è andato a incastrare con i cantieri non ancora terminati delle rotonde.
Non ci voleva la IA per immaginare cosa sarebbe successo dopo. La situazione, con il progredire dell’invasività dei lavori per le rotonde si è fatta sempre più severa, raggiungendo vette inimmaginabili già ieri, sabato 23 marzo, quando per tutta la giornata, l’intero volume di traffico che regolarmente transita dal raccordo sulla bretella direzione Firenze si è ritrovato a convergere sull’uscita 8 dello stesso, quella che sfocia sulla Salaria, trovando sulla propria strada i due colli di bottiglia dei cantieri Anas, paralizzando in brevissimo tempo tutto il traffico delle vie limitrofe, compreso il traffico della bretella direzione gra, rimasta aperta visto che i lavori li sono terminati e le corsie laterali del Gra, quelle del traffico locale perché invase dai mezzi che non riuscivano a defluire. Risultato: per andare da Castel Giubileo – quartiere attiguo a Settebagni, separato solo dalle corsie del Gra e che utilizza molti dei suoi servizi – poco più di un chilometro dal Brico e due dal supermercato più vicino – ci è voluta un’ora di media. Un’ora e quaranta invece per scendere da Talenti a Settebagni, ma anche da Colle Salario. Inutile aggirare l’ostacolo e puntare verso l’interno del III Municipio perché poi, sempre sulla Salaria, da Fidene, Villa Spada e via dei prati Fiscali, bisogna tornare. Per cui l’alternativa è stata o fare la fila o fare il giro panoramico dei dintorni, magari da Talenti passare per la Nomentana, girare per Tor Lupara, arrivare a Mentana, risalire a Monterotondo e fare la Salaria in senso inverso al solito oppure passare da prati fiscali, prendere la via Olimpica, scendere sulla Flaminia, arrivare a Castel Nuovo di porto e arrivare ancora una volta sulla Salaria in direzione opposta. Tempo di percorrenza identico ma almeno in movimento.
Quest’oggi la situazione si presenta identica, chi è costretto dalla necessità, mette in conto, già dalle prime ore del giorno, code degne degli esodi di ferragosto di un tempo che fu, le previsioni non sono buone, con la domenica ecologica, dal gra non si può nemmeno tagliare per l’interno, onde non incappare nei limiti della nuova ztl, non ancora ben chiari a tutti. Si aggiunge che nei festivi il servizio del trasporto pubblico sono quel che sono: praticamente azzerati. Ciliegina sulla torta, se ancora si avesse voglia o necessità di spostarsi: oggi c’è anche lo sciopero di ferrovie e la tanto preziosa Fl1, che mette in contatto il quartiere con Tiburtina, l’Università della Sapienza, Trastevere, Ostiense e l’università Roma Tre, Eur e Fiumicino, rischia di trasformarsi in un’altra trappola.
Sui social, intanto, molti denunciano il mancato avvistamento di pattuglie della polizia di Roma Capitale, almeno per quanto riguarda ieri. Rimane il dubbio però, su cosa avrebbero potuto fare, di fronte all’oceano di mezzi convogliato in un bicchiere già mezzo riempito di terra: un paio di incroci da presidiare all’uscita nord del quartiere, che però non potevano creare il consueto disagio perché i residenti si sono auto-relegati in casa pur di non affrontare le ore di fila immobile. All’interno, un silenzio surreale da vite sospese in attesa di qualcosa e telefonate ai parenti da parte di chi era uscito per commissioni nei quartieri vicini e avvertiva chi poteva di rimandare ogni uscita, stante la situazione che si stava ripercuotendo per le strade dell’intero municipio.
Sono previsti altri fine settimana di chiusura della bretella A1- Gra, i cantieri delle rotonde sono sempre li. Possibile non ci sia altra alternativa? Che non si possa accelerare i cantieri Anas, già in forte ritardo? Che non si possa chiudere solo di notte per più notti la bretella? Che non si possano inviare pattuglie per osservare da vicino quanto accade e testimoniare almeno la presenza di Roma Capitale su un intero territorio vessato da decisioni rivelatesi quanto meno discutibili, almeno per gli effetti più visibili e innegabili?
Certo, nel mondo ci sono questioni più gravi a cui provvedere ma è innegabile che ciò che si avverte con più forza è quello che accade più vicino a noi. Al momento, da questa parte di Roma Nord, la battuta più gettonata, dopo la concomitanza tra cantieri anas, cantieri autostrade, domenica ecologica, bus ad orario festivo e sciopero di Fs è “manca solo l’asteroide”. Non disperiamo, la giornata è ancora lunga..
[ROMA] L’aula consiliare di piazza Sempione ospiterà il 15, 16 e 17 dicembre 2023 la mostra “Un quartiere daOscar”: una narrazione del quartiere e del territorio del Terzo Municipio, che hanno compiuto cento anni quest’anno, attraverso l’esposizione di fotografie, locandine, oggetti di scena e video dei principali film tra quelli- numerosissimi, nell’ordine guarda caso del centinaio- che vi sono stati girati: non è esagerato affermare che l’area di Monte Sacro sia una delle più utilizzate location d’Italia.
Le oltre cento pellicole sono state selezionate dopo una scrupolosa ricerca, che ha evidenziato una ricchezza di scene e di racconti cinematografici ambientati nel territorio municipale nell’arco di un secolo: cento film per cento anni dalla fondazione di Città Giardino, insomma.
La mostra è una testimonianza di come i più grandi nomi del cinema italiano e internazionale siano passati nelle vie del quartiere: Vittorio De Sica, Carlo Verdone, Anna Magnani, Aldo Fabrizi, Totò, Alberto Sordi, Nino Manfredi, Robert De Niro, Morgan Freeman, Denzel Washington, Al Pacino. E che dire di Gigi Proietti, nato al Tufello, o di Peppino De Filippo, che scelse Talenti come propria residenza.
Il legame del territorio con il mondo del cinema è testimoniato anche dalla toponomastica: qui ci sono via Adolfo Celi, via Tina Pica, viale Titina De Filippo, via Carlo Dapporto, largo Luchino Visconti, via Franco Franchi, viale Ave Ninchi, viale Sora Lella per citarne alcune.
L’esposizione presenterà, attraverso un’ampia documentazione fotografica, proiezioni di spezzoni di film, pannelli descrittivi, locandine, oggetti di scena, incontri con alcuni dei protagonisti, le oltre 100 pellicole.
L’iniziativa è realizzata dalla Associazione LIVE Eco Sociale APS presieduta da Massimiliano Cacciotti e ha il patrocinio della Regione Lazio e del Terzo Municipio. Alessandro Pino e Luciana Miocchi
[ROMA] Il futuro del presidio di ambulanze del 118 di Settebagni- il cui prossimo spostamento in via Paolo Monelli, tra Talenti e la Bufalotta, è stato annunciato recentemente in una riunione della Commissione Politiche Sociali del Terzo Municipio- è stato al centro di un incontro con i cittadini, promosso dal consigliere regionale di Fratelli d’Italia Antonello Aurigemma con quello municipale dello stesso partito di opposizione, Fabrizio Santinelli, tenutosi nel pomeriggio del 24 maggio al bar Silvestrini di via Salaria. Va ricordato che lo spostamento della postazione è legato alla condivisione della attuale sede di Salita della Marcigliana con un presidio Asl che seppur aperto in modo intermittente negli anni adesso dovrebbe venire ampliato diventando uno spoke di “casa di comunità”: da questo la necessità di destinare i locali utilizzati dal 118 a quello che sarà un ambulatorio con dei servizi di visite e analisi che per lo più in realtà già in passato venivano offerti prima di un loro diradamento.
All’incontro svoltosi erano presenti una trentina di residenti con una rappresentanza del direttivo del locale Comitato di Quartiere – con il vicepresidente Gabriele Massari , Fabio Puliti e Simona Rossi. Gli scriventi, membri anche loro del direttivo lo erano ma in qualità di giornalisti – e dell’ associazione Il mio Quartiere nella persona della dottoressa Marina Fava. Si è unita poi alla riunione la consigliera regionale di FdI Laura Corrotti, componente della Commissione Sanità della Regione Lazio ed è arrivato anche l’ex consigliere municipale Marco Bentivoglio, esponente del medesimo partito e artigiano attivo da sempre a Settebagni.
Sul tavolo, oltre alla questione 118 c’era quella ad esso legata della prossima chiusura della Asl di largo Rovani a Talenti, utilizzata per forza di cose anche dall’utenza residente a Settebagni.
Aurigemma ha anticipato che nei prossimi giorni partirà una raccolta di firme “perché a Settebagni il 118 non si tocca” e che proporrà una soluzione per trovare una nuova base all’interno del quartiere, magari presso alcuni locali in disuso della stazione ferroviaria. Santinelli ha attaccato la maggioranza municipale, rea a suo parere di non aver fatto nulla per evitare lo spostamento delle ambulanze. Per questo Aurigemma ha auspicato il coinvolgimento degli altri partiti anticipando un prossimo incontro in regione cui sarà invitata una rappresentanza di residenti.
E proprio alcuni dei cittadini presenti hanno preso la parola sull’oggetto del dibattito; va detto però che alcuni degli interventi mostrano una certa confusione tra i servizi della Asl e la presenza del 118, percepita probabilmente come un elemento del comparto sanitario del quartiere in grado di assicurare un rapido intervento dopo una eventuale chiamata al numero di emergenza, essendo già sul posto e non dovendo provenire dall’esterno.
Gli intenti di Rfi di dotare la stazione di impianti di videosorveglianza e di eliminare le barriere architettoniche sono i benvenuti. Erano anni che venivano richiesti. Ma i residenti contestano le parole utilizzate per annunciare il progetto: il quartiere non è inserito in un contesto urbano di degrado sociale
Nei primi giorni di gennaio, una sgradita sorpresa per i frequentatori della stazione Fs di Settebagni: un atto vandalico aveva scardinato la biglietteria automatica, divelto alcune lampade e fatto altri danni. Stante la posizione centrale rispetto al quartiere, il fatto è stato notato immediatamente e segnalato sul gruppo del comitato di quartiere e anche a voce ai componenti del direttivo. La zona, infatti, solo negli anni recenti ha visto la costruzione di edifici nuovi che hanno portato abitanti da altri luoghi di Roma, i quali ben presto si sono amalgamati al nutrito nucleo originale, di cui fanno parte alcune famiglie storiche residenti da quasi un secolo e la maggior parte ormai da più di cinquant’anni, tanto da poter dire che qui si respira un’aria più da paese, dove ci si conosce quasi tutti, piuttosto che da quartiere dormitorio dove le persone camminano affianco senza conoscersi mai. Immediatamente è partita la segnalazione a Rfi, con richiesta di ripristino e dotazione di misure di sorveglianza idonee, poiché, da quando per motivi di razionalizzazione è stata eliminata la biglietteria con gli impiegati e la presenza fisica di altro personale fisso, gli atti vandalici sono ormai frequentissimi. E come sempre, oltre a ciò, è stata rinnovata la richiesta per poter rendere accessibili i binari anche alle persone disabili, che al momento possono partire da un binario con accesso da via dello scalo di Settabagni ma non scendere al ritorno, in quanto le scale non hanno sistemi compensativi.
Rfi questa volta ha risposto attraverso la direzione commerciale ed esercizio reti, come da lettera allegata, che tutti i danni sarebbero stati ripristinati, compreso il restauro dei difetti riscontrati sulle pensiline e con l’annuncio che nel 2018 “verrà elaborato e realizzato un progetto di istallazione di videocamere collegate alla stanza di controllo di RFI e che la stazione di Settebagni è stata inserita nel programma di sviluppo “Easy & smart station“, con cui la società sta realizzando, a livello nazionale, interventi di riqualificazione e ristrutturazione, quali “abbattimento di barriere architettoniche, istallazione di ascensori, rinnovo di marciapiedi e pensiline, illuminazone a led, rinnovo del fabbricato viaggiatori con l’introduzione di hotspot wi-fi e istallazione di varchi provvisti di tornelli”.
Tutto bello, se non fosse per quel particolare, quelle poche righe di presentazione in cui il quartiere viene descritto per quel che non è. Si legge infatti al secondo capoverso che “l’impianto in oggetto è purtroppo inserito in un contesto urbano di degrado sociale che determina situazioni non facilmente controllabili sul piano del decoro, della manutenzione e della pubblica sicurezza. In tale difficile situazione, la struttura responabile della security di RFI unitamente alla polizia ferroviaria, assicura, per quanto possibile, le attività di controllo per arginare la presenza di persone che commettono atti vandalici in stazione”. Ai residenti, quelle parole non sono proprio andate giù. Settebagni ha i problemi che ha qualsiasi altra zona di Roma, alcuni specifici dell’essere area periferica, come lo stato dei trasporti pubblici o la raccolta pap – ma quelle sono altre storie. Accusa, come per altro tutta Roma, la diminuzione della dotazione delle forze di polizia – che fanno quel che possono con quanto a disposizione, in merito a orari, uomini e mezzi – e l’aumento di persone dedite a furti e danneggiamenti. E’ la stazione, aperta anche di notte, compreso la galleria che passa sotto i binari, senza sorveglianza fissa né a distanza, ad essere, al momento, un elemento catalizzatore per i malintenzionati che qui trovano facile riparo, anche da occhi indiscreti. Si spera che gli interventi promessi vengano realizzati il prima possibile, in modo che possa mutare alla svelta anche l’idea alquanto sbagliata che Rfi ha del quartiere di Settebagni, non un’oasi paradisiaca ma nemmeno un inferno in terra.
Susanna e un’altra donna romena sono state aggredite e violentate lo stesso giorno, mercoledì scorso, in pieno giorno, sulla Salaria. Le telecamere che tanto vengono invocate per il controllo del territorio, ci sono. Da anni. Peccato che non funzionino perché mai collegate, costava troppo, così dissero all’epoca. Susanna è una battitrice sciolta, una vecchia conoscenza, una presenza ormai familiare, vende il suo corpo da molto tempo su quel tratto, in bicicletta, senza un posto fisso perché lei di protettori non ne ha, non ne vuole, dice di essere libera, che si difende da se è che lo fa perché deve aiutare i figli. L’altra non so.
Si, fanno il mestiere. Si, fa parte del rischio del mestiere. No, nessuno si puó sentire autorizzato a pensare che se la sono cercata e meritata perché tanto so’ mignotte.
Piuttosto, a naso, non è difficile scorgere i prodromi di una guerra per il controllo del racket, chè in concomitanza delle aggressioni, più o meno negli stessi giorni, si era osservato il ritorno, in gran numero, di prostitute mai viste prima in zona, perfino nelle strade interne, con un paio di “autisti” del tutto simili a quello descritto alla polizia. D’altra parte la richiesta c’è, il mercato tira e si trascina dietro tutto un indotto sommerso di altri traffici, il ricambio è continuo, il rischio di impresa è quasi nullo e le forze dell’ordine giocano una partita assai squilibrata, tutta sbilanciata a favore degli fruttatori che dispongono di mezzi e capitali illimitati e di leggi mai aggiornate, scritte in maniera talmente ambigua, in un’epoca ormai lontana dall’attuale modo di percepire società, da risultare un fardello più che un aiuto.
I tempi sono ormai maturi perché in parlamento e sulle piazze si possa cominciare a discutere serenamente e senza finti puritanesimi dell’argomento, in modo da poter almeno pensare di riordinare la materia?