Archivio | dicembre, 2014

Roma Capitale: In arrivo i tombini intelligenti. Sostituiranno quelli stupidi…. – di Alessandro Pino

31 Dic

PINOtombinintelligenti AOrmai sono diventati quasi un triste elemento di arredo urbano, comune a diverse strade del Terzo municipio: le reti Tenax in plastica arancione, nate per segnalare zone di lavori in corso, vengono qui usate per delimitare i buchi lasciati dove una volta c’erano dei tombini, per la precisione delle grate in ghisa per lo scolo dell’acqua piovana rubate dai soliti ignoti (o meglio ancora noti, notissimi come accade per i furti di cavi elettrici). Sul cosiddetto viadotto dei Presidenti se ne contano a decine, stesso spettacolo in via di Tor San Giovanni, zona Cinquina. Ovvio il pericolo che ne deriva per veicoli e pedoni, specialmente al buio, prima che i buchi vengano recintati. Come non bastasse, si riempiono rapidamente di foglie secche e detriti, gli stessi che occludono per mancanza di manutenzione le grate scampate alla predazione, col risultato che basta una pioggia appena intensa per trasformare le strade in specchi d’acqua alta diverse decine di centimetri. E qui viene il bello: perché se tutto si limitasse a questa ennesima cartolina di degrado romano, immagine di una situazione in cui è venuto meno l’A B C della cura del territorio e della sicurezza, la tentazione sarebbe quella di chinare, rassegnati per uno sfinimento che sorpassa anche l’indignazione dovuta all’impietoso confronto con quanto accade altrove, specie all’estero. Invece no, non può mancare la beffa aggiunta al danno, la goccia che fa traboccare il vaso, anzi il chiusino, l’elemento che fa venire il prurito alle mani: perché, udite udite, nel 2015 arriveranno a Roma i primi tombini intelligenti. Ma cosa avranno mai di speciale per essere definiti tali? Una laurea? Un master? Di più, di più: questi prodigi della tecnica realizzati da Aci Consult (l’ Automobile Club? Ma non gli bastava riscuotere il bollo di circolazione?) con la supervisione del Cnr, oltre a essere costruiti in materiali compositi (di plastica, insomma) in modo da distogliere l’interesse dei ladri di metallo ed essere meglio movimentabili pesando meno, avranno il cervello. Un cervello elettronico, ovviamente, insomma un computer che dovrebbe controllare il livello dell’acqua nella caditoia, controllarne l’esterno e anche dare l’allarme in caso di manomissioni indebite: e già si alza il sospettoso sopracciglio del lettore- contribuente medio, che immagina il costo presumibilmente poco contenuto di un sistema del genere, considerando che i tombini intelligenti, gli “smart manhole”, saranno pagati anche da lui e necessiteranno di un collegamento elettrico (quindi in rame, vale a dire altri furti) di qualche tipo per alimentare la centralina e consentire la trasmissione dei dati di cui sopra.ù

PINOtombinintelligenti BE anche nel caso in cui ogni unità fosse indipendente, funzionante (mettiamo) a energia solare e munita di una trasmittente senza fili, quanto costerebbe tutto quanto? Ma ovviamente sono meschine considerazioni dettate da taccagneria e fa male, il lettore-contribuente medio , a non condividere l’entusiasmo di Paolo Masini, assessore allo Sviluppo delle Periferie, Infrastrutture e Manutenzione Urbana di Roma Capitale, per il quale – si è letto sulla stampa – è “un progetto unico al mondo, realizzato da eccellenze italiane, che contribuirà a contrastare il fenomeno degli allagamenti, a rendere più semplici le manutenzioni e a prevenire furti e manomissioni”. Deve essere proprio così, solo la miopia e la tirchieria retrograda potrebbero far sorgere dubbi sulla reale convenienza ed efficacia di tale sistema rispetto a una situazione tradizionale in cui i tombini rimangano al loro posto (come anche i predoni di metalli: in prigione) e soprattutto vengano controllati ed eventualmente sturati da normalissimi operai; ancora peggio, solo dei malpensanti potrebbero insinuare che difficilmente si potranno tenere in efficienza e al sicuro le apparecchiature presenti nei tombini intelligenti, quando nemmeno si è riusciti a tenere puliti e al loro posto quelli “stupidi” (quelli senza cervello elettronico). E…buon anno!

Alessandro Pino

III Municipio di Roma Capitale: aperto completamente al traffico il raddoppio di via di Casal Boccone – di Alessandro Pino

27 Dic

PINOcasalboccone

Senza che si abbia avuta notizia di cerimonie ufficiali è stata aperto al traffico nei giorni scorsi l’ultimo tratto del raddoppio di via di Casal Boccone, in zona Bufalotta: quello che in origine era poco più di un viottolo di campagna è ora diventato un ampio viale a quattro corsie di marcia – divise in due carreggiate  ciascuna affiancata da una pista ciclopedonale – al termine di lavori durati oltre quindici anni, svolti di pari passo con i pesanti interventi edificatori effettuati in zona.  E proprio tali costruzioni – che intanto proseguono – presumibilmente faranno diventare insufficiente la strada pur così ampliata, una volta che tutti gli appartamenti saranno abitati, con l’inevitabile carico di traffico veicolare che ne conseguirà. Nel frattempo non rimane che guardare al territorio dell’attuale Terzo Municipio come a una cartolina che da verde è progressivamente scolorita fino a diventare grigia.

Settebagni, III Municipio di Roma Capitale: secondo incontro su Viabilità interna – di Alessandro Pino

23 Dic

PINOriunioneAnnunciata durante l’incontro informale tra i residenti a Settebagni e l’amministrazione del Terzo Municipio dello scorso 10 dicembre presso il bar Silvestrini, ove era presente il presidente della commissione lavori pubblici Fabio Dionisi, la riunione per illustrare alcuni possibili futuri cambiamenti nella viabilità del suddetto quartiere si è tenuta presso l’aula consiliare di piazza Sempione lo scorso venerdì 19, alle ore 11. La necessità di apportare modifiche alla circolazione era emersa da tempo, visti gli ingorghi che intasano quotidianamente – specie nei pressi delle scuole in orario di ingresso o uscita degli studenti – un quartiere cresciuto spontaneamente alcuni decenni fa soprattutto con costruzioni familiari, che ha visto aumentare vertiginosamente il numero dei condomini e del traffico a partire dagli anni 90, con le edificazioni del costruttore Antonelli, cui era stato posto il vincolo del raddoppio del sottopasso di via S. Antonio, rimasto sulla carta nonostante siano stati versati gli oneri per la realizzazione dell’opera.
Mentre all’incontro precedente, tenutosi nel tardo pomeriggio, erano intervenuti un centinaio di residenti, a questo era presente una dozzina di persone appena, per lo più vicine alla Associazione “Il mio quartiere”, probabilmente a causa dell’ora mattutina, quasi impossibile da sostenere per chi lavora, e della sede municipale, tutt’ora difficilmente raggiungibile se non si ha a disposizione un mezzo privato, a meno di non considerare vari cambi di autobus.
Vi è stata una sommaria esposizione della materia da parte del consigliere municipale Fabio Dionisi, contornata da un paio di interventi del presidente del Municipio, Paolo Marchionne, e del suo predecessore Cristiano Bonelli.

Meglio chiarire subito che non c’è alcun timore di vedersi calare dall’alto e all’improvviso tali modifiche, che per giunta nemmeno sono ancora definite: l’incontro serviva appunto per presentare due bozze – studiate dal locale distaccamento della Polizia di Roma Capitale e ampiamente passibili di cambiamenti – a cittadini volenterosi, a loro volta incaricati di diffonderle e discuterle con il resto dei residenti in modo da presentare in successivi incontri, con modalità esse stesse da definire, osservazioni, obiezioni e suggerimenti individuando l’assetto stradale più idoneo. Sembrano dunque fondamentali una vera e propria informazione porta a porta o anche il dibattito in rete sui social network. Soluzione condivisibile ma un po’ rischiosa: nei molteplici passaggi di bocca in bocca c’è il rischio che l’informazione originaria – i due piani elaborati dai tecnici – venga distorta, sia pure in buona fede, con ulteriore fatica a carico della municipalità per riportare il quadro a dimensioni veritiere.

Rispetto alla situazione attuale, l’unica modifica in comune tra i due scenari (o la più rilevante, in un contesto dove a ogni modifica in una strada si crea una reazione a catena che interessa le vie rimanenti) sembra essere l’istituzione del senso unico su via dello Scalo di Settebagni provenendo da via delle Lucarie fino a via Sant’Antonio di Padova, quest’ultima prolungata fino a via Capoliveri con l’apertura al traffico della parte che si insinua tra le nuove edificazioni.

Per il resto, uno degli studi (per chiarezza chiamato 1) prevede di invertire il senso unico nel vecchio sottopasso di via Sant’Antonio di Padova, che verrebbe quindi destinato all’uscita dal quartiere: tale modifica contribuirebbe anche a risolvere il rischio di incidenti dovuti alle condizioni di luce che attualmente nelle ore diurne riducono la visibilità nella galleria arrivando dalla Salaria – situazione che non si presenta invece entrando dal lato opposto come vorrebbe la modifica – che peraltro però è comune a buona parte del Gra in direzione nord-ovest.
Sempre nella proposta 1, rimanendo l’attuale senso unico di via delle Lucarie, verrebbe istituito però quello su via Capoliveri che diventerebbe percorribile solo in salita, raccordandosi in cima alla collina con il proseguimento di via Sant’Antonio di Padova, aperta interamente sui due sensi di marcia fino alla vecchia galleria.
La proposta 2 lascia invece immutato l’attuale senso unico del vecchio sottopasso, abolendo però il doppio senso di marcia sul tratto di via Sant’Antonio di Padova che sbuca dalla galleria (consentito andare solo in direzione della collina) e rendendo inutili – quindi comportandone presumibilmente l’eliminazione – della banchina spartitraffico e dell’impianto semaforico per alternare i flussi veicolari che furono installati anni addietro.
PINOriunione3

A margine dell’incontro è stata sollevata anche la questione (vetusta più che annosa) della realizzazione di un nuovo sottovia ferroviario per sostituire il vecchio e stretto tunnel di via Sant’Antonio di Padova: dopo aver ripercorso per l’ennesima volta i passi della vicenda, più di uno dei presenti ha espresso seri dubbi sulla effettiva volontà delle Ferrovie di realizzare un’opera del genere anche in un futuro remoto. Per questo motivo alcuni dei cittadini presenti ritengono di aver individuato un modo alternativo di collegare Settebagni con l’esterno ampliando un viottolo di servizio in uso all’area di rifornimento sul tratto finale della A1 Diramazione Nord , effettivamente molto vicina alla estremità orientale del quartiere che in tal modo avrebbe un accesso su un fronte opposto alla consolare. Una proposta certamente ispirata dalla buona volontà ma che sinceramente ispira un certo scetticismo per quanto riguarda la fattibilità nel paese dove i tempi di completamento di talune opere pubbliche raggiungono lunghezze imbarazzanti. Per chi vive o lavora a Settebagni, quindi, le novità più rilevanti nel prossimo futuro saranno probabilmente limitate a una mutata organizzazione dei sensi unici.
Alessandro Pino

Settebagni, III Municipio di Roma Capitale: polentata d’inverno sul piazzale della Chiesa – di Alessandro Pino

22 Dic

polent2 (2)La polentata pre-natalizia, organizzata e offerta dal Comitato di festeggiamenti Sant’Antonio di Padova, è una simpatica tradizione che ogni anno si rinnova nel quartiere di Settebagni: e così la sera del 20 dicembre il piazzale della chiesa si è animato di residenti (e non solo, essendosi notate facce non familiari) in attesa del loro piatto di polenta, magari annaffiato da un bicchiere di vin brulè (anch’esso preparato sul posto) mentre al centro bruciava la legna per riscaldarsi e per abbrustolire pane in quantità. Quando ancora tutto era in preparazione, la banda musicale della associazione “Giuseppe Verdi” ha intrattenuto i presenti, così come in seguito il gruppo di fisarmonicisti di Fabio Coladarci e Silvia Berti. Un paio di metri più in là, i bambini della quarta elementare esponevano alcuni oggetti natalizi da loro realizzati in orario extrascolastico per donare il ricavato della vendita ad ActionAid, una organizzazione attiva contro la povertà nel mondo. Una maniera alla buona – consona a un’epoca di disagi economici sempre più preoccupanti -per ritrovarsi almeno una volta l’anno in un quartiere che con le continue nuove edificazioni perde sempre più i connotati originari di borgata sorta spontaneamente: forse è per questo – spiace constatarlo – che nel piazzale della chiesa si sono viste meno persone rispetto al passato.

Franco Califano, l’uomo dietro il personaggio. Una Onlus per ricordarlo

17 Dic
Franco Califano. Dietro il personaggio, l'uomo. Una onlus per ricordarlo

(pubblicato su http://www.di-roma.com)

Un colloquio con Antonello Mazzeo, presidente della Onlus Franco Califano. Dietro al personaggio a volte controverso c’è un uomo che vale la pena di conoscere, parola dei suoi amici più stretti, la sua famiglia.

 

Qualche giorno fa, organizzato dalla Onlus Franco Califano e dall’Aps, Associazione per lo Spettacolo, è andato in scena presso l’hotel Radisson Blu lo spettacolo “Franco Califano, Musica e Parole”, curato da Paolo Silvestrini, vero e proprio numero zero di una manifestazione che verrà portata in tournè su e giù per l’Italia, con letture qui affidate a Pino Insegno, Elio Pandolfi, Domitilla D’Amico ed Elisa Carucci e le musiche suonate dal vivo da Alberto Laurenti e la sua band. Numerosi i volti conosciuti tra il pubblico, molti amici del Califfo desiderosi di manterne vivo il ricordo.

Antonello Mazzeo, amico e storico collaboratore del Maestro, così lo chiamavano nel suo entourage, presidente della Onlus omonima, racconta il perché questa è nata, svelando l’uomo dietro il personaggio.

«Franco Califano era molto meglio di quello che la gente è portata a pensare. Adesso che non c’è più addirittura si rischia che qualcuno lo possa dipingere ancora ancora peggio.

Franco califanoProprio partendo da questa considerazione si è deciso di costituire la Onlus Franco Califano. Si è partiti da un’idea dell’avvocato Franco Mastracci – suo legale negli ultimi venticinque anni – e dalle persone che più gli sono state vicino da un punto di vista professionale, oltre me, Donatella Diana, Alberto Laurenti. In un prossimo futuro, a seconda di come andranno le prossime iniziative della Onlus, pensiamo di allargare ad altri amici che hanno avuto un ruolo nella vita del maestro. Il nostro obiettivo è quello di far conoscere il Califano sconosciuto ai più, quello che merita riconoscimento sia per la sia per la qualità della sua scrittura che per la qualità degli argomenti che affrontava. Un uomo, un artista che ha attraversato cinquant’anni di vita italiana.

Si è scelto di agire costituendo una onlus per un fatto puramente burocratico. Negli ultimi tempi della sua vita, il Maestro aveva espresso il desidero di essere sepolto ad Ardea, dove già c’erano le tombe del fratello e del nipote, morti dello stesso terribile male nel giro di sei mesi, eventi che lo colpirono in maniera profonda. Poi c’è stata questa possibilità, di poter riunire in un’unica tomba i le spoglie dei tre e l’amministrazione di Ardea ci ha dato disponibilità per poter costituire la casa museo di Franco. Ci voleva uno strumento tecnico che potesse fungere da interlocutore con il comune di ardea al quale affidare poi la gestione della casa museo stessa. Si è scelta questa natura giuridica perché le attività di supporto e beneficienza a strutture locali – come la casa per gli anziani, la squadra di calcio per i bambini – che si andranno a svolgere non prevedono nessun tipo di profitto. Per altre eventuali iniziative, la onlus è a disposizione di chi vorrà proporre un progetto valido.

La gestione del museo è curata con amore mistico da una cara amica del Maestro, Donatella Diana, presenza preziosa nella sua vita e anche ora che stiamo tentando, sempre attraverso lo splendido rapporto che si è creato tra amministrazione comunale e Onlus di sviluppare insieme alle realtà culturali locali, come ad esempio la Filarmonica, una serie di iniziative che porteranno la casa-museo franco califano a divenire un di polo culturale di riferimento per Ardea, polivalente, con attività di formazione a sfondo musicale, con seminari legati alla composizione di testi e musiche, con corsi musicali per bambini fino a sei anni e con particolare attenzione alle scuole e alle famiglie.

Uno dei primi progetti realizzati, con ottimi risultati devo dire, è stato “Parole e musica”, insieme all’ Associazione Italiana per lo Spettacolo, con la quale abbiamo in programma altre sinergie, seguendo dei percorsi che lo stesso Maestro aveva iniziato e che sono rimasti in ombra o di cui si è parlato sottovoce, che riguardano il proseguimento dell’attività benefica che faceva in silenzio e anche iniziative che abbiamo tenuto nelle università alla presenza di professori di letteratura, scrittura, sociologia, fislosofia, alla presenza di studenti dove il maestro si metteva in gioco sia per quanto riguarda il suo modo di comporre la musica e gli argomenti che trattava come la noia, la solitudine, l’amore. Ogni volta le aule sono risultate state stracolme.

Tornando a Parole e Musica, il grande gradimento riscontrato dalla serata in cui sono stati recitati alcuni testi di Califano, proposti come se fossero delle poesie ci ha convinto a portare in teatro lo spettacolo. Non escludiamo di poter riuscire a portarlo anche nelle carceri».

Da ogni parola da lei pronunciata si evince l’amicizia incondizionata che vi ha legato per lunghi decenni. Come vi siete conosciuti?

«Abitavamo nello stesso quartiere, lui a viale delle milizie e io a via della giuliana, vicino a largo trionfale. Il bar doria attuale è il bar della canzone de “l’ultimo amico va via”. Ci siamo incontrati perché io cominciavo a suonare la batteria e suonavo con un altro amico, Paolo gualdi, ottimo cantante e pianista che a sua volta era amico di Franco, che cominciava a suonare la chitarra e a cantare. Un altro caro amico, diventato poi direttore d’orchestra suonava il basso nella cantina di paolo, a via della Giuliana. Cominciammo le prove con questo gruppo che fece quattro o cinque serate ma finì ben presto, Franco dopo i primi successi con Edoardo Vianello andò a Milano. Ci si incontrava comunque nelle estati versiliane e nei nei locali perché io continuavo a suonare con il gruppo e lui veniva per divertirsi, in vacanza. Poi ritornò a Roma, dopo il processo Tortora andammo ad abitare insieme ad un altro amico, Franco Di Nepi, in una bella casa in campagna, alla giustiniana, che lui chiamava villa Solitudine. E’ stato on noi fino al novanta, quando andò a abitare a Fregene per un paio d’anni, poi tornammo ad abitare insieme in via Sisto IV, in una casa molto grande, per qualche mese vennero a stare da noi anche Alberto Laurenti e Enrico Giaretta, collaboratore musicale. Un porto di mare (sorride ndr). Gli piaceva la compagnia. Poi andò ad Albano, dopo aver venduto quell’abitazione. Io presi casa da un’altra parte, poi ci riunimmo nella casa di Acilia dove abbiamo abitato insieme finché non sono andato a convivere con la mia attuale moglie. Un giorno lo chiamai, gli dissi che gli dovevo parlare di una cosa importante. Lui: “di che si tratta? Vieni subito, ti aspetto”. Aveva la tendenza a entrare nella vita degli amici e farne parte per sempre. Andai e gli dissi “se mi fai da testimone, mi sposo”. Lui mi ha guardato un attimo e poi mi ha detto “che aspetti, ma fallo subito, già domani, certo che vengo”. Venne, era già malato, e mi fece da testimone. Alla fine della cena di nozze fece montare la tastiera e ci l’ultimo amico va via. E’ il regalo più bello che mi ha fatto. Al prossimo trenta marzo saranno due anni che non c’è più. Mi manca veramente tanto».

Amiche che scrivono e poi si vergognano – di Penelope Giorgiani

16 Dic
(pubblicato su http://www.di-roma.com)

La vostra Penelope torna per una recensione “irritante” sull’argomento che più le sta a cuore

Quando una amica, giornalista locale, si scopre piccante scrittrice

(e il suo scritto viene anche pubblicato e premiato in un concorso letterario!)

Sembra che ormai da un paio di anni una buona metà degli italiani si sia scoperta appassionata di cucina, pasticceria o scrittura; in alcuni casi qualcuno unisce le tre modalità provando a scrivere di muffin e costolette, con risultati indigesti anzi tossici su entrambi i fronti, letterario e culinario. Non passa settimana senza che io stessa riceva almeno un invito a una cena organizzata da amici insospettabili fino al momento in cui si rivelano temerari emuli di Cracco o alla presentazione di una raccolta di poesie: e se nel primo caso mal che vada te la cavi con una bustina di Alka Seltzer, nel secondo si può star certi che si tornerà a casa forniti del volumotto in brossura d’ordinanza, ben più difficile da digerire e spesso utilizzabile come fermaporta.

Mi capita poi la settimana scorsa di incontrare casualmente in centro la mia amica Luciana, che come sempre ha qualche libro che le spunta dal secchiello (dice che soffre di acquisto bibliocompulsivo); io non manco mai di sfilarglielo con mossa da borseggiatrice provetta per dare una sbirciata alla copertina e così ho fatto anche stavolta mentre, sedute al tavolino del caffè di via Crescenzio, è distratta dalla scelta tra un bignè al cioccolato o alla crema (alla fine li abbiamo presi entrambi, se interessa).

Autori Vari – Scrivendo racconto, editore Historica, così recita il frontespizio su panorama di tetti romani. Una raccolta di racconti, si direbbe; inarcando un sopracciglio indagatore (appena sistemato dall’estetista, tengo a precisare) mentre l’amica assume tutto il campionario delle espressioni di imbarazzo-finto-modesto, scorro il sommario leggendo titoli e nomi di questi autori vari, sogghignando quando arrivo (come sospettavo) a Un caffè e una margherita – di Luciana Miocchi.

Altra occhiata altrettanto rapida alla quarta di copertina e scopro che la imbarazzata-finta-modesta ha partecipato con un brevissimo racconto a un concorso letterario assieme a più di altri quattrocento testi, tra i quali ne sono stati selezionati centoventi incluso il suo. «Questo è sequestrato fino a lettura completata – le notifico intascando il libro nel mio zainetto – così impari a non farmi partecipe dei tuoi successi editoriali», come se io non sapessi che mi considera – come detto sopra – un po’ prevenuta verso premi letterari che a volte servono solo a spillare spese di iscrizione agli speranzosi concorrenti (mi assicura di non aver tirato fuori un cent per partecipare, braccina com’è, anzi, che la pubblicità di Scrivendo Racconto specificava l’assoluta gratuità dell’iniziativa).

Non mi ci è voluto molto a terminarlo, trattandosi anche di scritti (una quarantina, perché i centoventi vincitori sono stati divisi per aree geografiche) molto brevi e slegati tra loro, quindi senza necessità per il lettore di ricordare una trama più o meno complessa. Sembro di parte se dico che il testo da me più gradito è proprio quello della Lucy? Perché in mezzo a tutti è quello che si mantiene più aderente a una quotidianità interiore sperimentata da molti aggiungendoci un tocco di peperoncino che non guasta, così da renderlo pruriginoso il giusto senza però concedersi in descrizioni ginecologiche da olimpionici del materasso. Un po’ come quando la telecamera sfuma sul camino acceso mentre i protagonisti di un film vengono al dunque in camera da letto: gli spruzzi tipo idrante e i carpiati con avvitamento sull’asta preferisce lasciarli ad altri. Per me, abituata a leggerla di solito in veste di giornalista conosciuta (“Si, al massimo nel condominio” dice lei) come specialista in un tema grigio e noioso come la politica locale, è stata una sorpresa, devo ammetterlo.

«La politica non è noiosa – mi ha ribattuto poi al telefono, dopo aver evidentemente ripreso l’abituale piglio da sbruffoncella – è cronaca che va ben indagata e spiegata altrimenti si parla solo per partito preso. Questo è stato solo un gioco, per una volta è stato più facile e anche leggero scrivere una cosa totalmente inventata senza andar li a doversi documentare per essere precisi con gli avvenimenti. L’ho trovato divertente e rilassante. Poi è stato selezionato da Historica Edizioni e dalla rivista Scrivendo Volo per il concorso, ho anche il mio attestato in pergamena consegnatomi durante la premiazione (avvenuta collateralmente alla fiera “Più libri, più liberi – ndr) e me la tirerò un po’ passandoci davanti. Anche se sicuramente qualcuno malignerà che al massimo ci posso tirare le freccette».

Roma Capitale, arrivano gli ispettori e in III Municipio i consiglieri del No al cemento a piazza Minucciano chiedono a Marino di accantonare la delibera

12 Dic

(pubblicato su http://www.di-roma.com)

 

Roma Capitale, arrivano gli ispettori. Si avvicina il momento della verità? In III Municipio, i consiglieri dissidenti sul cambio di destinazione d’uso di Piazza Minucciano chiedono che la delibera venga accantonata

 

Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, dopo aver incontrato il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro (nella foto in basso dal sito della prefettura), lo ha delegato ad esercitare in sua vece accessi e accertamenti sugli atti amministrativi di Roma Capitale.

Prefetto Giuseppe PecoraroNegli uffici capitolini arriveranno gli ispettori, hanno tre mesi di tempo, prorogabili una sola volta per un egual periodo, onde verificare se esistano i presupposti per chiedere lo scioglimento per infiltrazione mafiosa del governo della Città Eterna.

I commissari non decideranno da soli. Dovranno stilare una relazione da inviare al prefetto, il quale avrà 45 giorni di tempo per consultare il comitato provinciale di ordine e sicurezza pubblica e il Procuratore della Repubblica e inviare così l’esito al Ministero. Non vi sarà atto o provvedimento già emesso da Comune e municipi che non verrà passato al microscopio, alla ricerca di un qualche indizio sospetto.

Il sindaco Ignazio Marino  ha offerto da subito, dopo averlo fatto con i magistrati della Procura, la sua collaborazione più ampia, desideroso di dimostrare che il suo governo non è colluso con il sistema mafioso venuto a galla con l’operazione “terra di mezzo”.

Di fatto però, l’amministrazione della città diverrà, a rigor di logica, particolarmente difficile, con dirigenti e amministratori attenti a non prendere alcun tipo di decisione che possa anche lontanamene attirare l’attenzione dei commissari. A gran voce, soprattutto sui social network si chiedono le dimissioni del sindaco, si paventa l’ipotesi che l’invio dei commissari sia solo un escamotage ordito dai partiti per non mollare il potere, che se ciò si fosse verificato in un qualsiasi comune del Sud la giunta sarebbe già stata sciolta.

Roma però non è un comune qualsiasi, è la capitale dello Stato Italiano. Ogni cosa che la riguarda viene ingigantita dalla lente mediatica e risputata in ogni angolo del mondo, con grandi ricadute sia sui mercati finanziari, sull’immagine dell’intero paese nei confronti dell’opinione pubblica mondiale e sul piano turistico, divenuto un territorio sempre più competitivo, dove un gran giro di denaro può essere spostato a causa di un museo chiuso, figurarsi dallo scioglimento, sull’onda emotiva del momento, della governance della capitale. La prudenza quindi è d’obbligo e la Legge prevede che prima di sciogliere tout court la giunta, si possa prevedere un periodo di ispezione, al termine del quale prendere una decisone ponderata. Scegliere il termine “ispettori” o “commissari” ha una sua valenza non trascurabile, in effetti. Né il Sindaco né la giunta al momento sono esautorati, continuano la loro ordinaria funzione amministrativa, che viene sottoposta ad un’attività di controllo. Ancora una volta sulla pelle della città si gioca una partita politica e non potrebbe essere altrimenti, trattandosi di Roma Capitale. A seconda degli intenti, i funzionari incaricati diventano Ispettori (investigatori, quindi) o Commissari (comune commissariato, sentenza già eseguita). Come andranno le cose, soltanto il tempo, le indagini e i controlli, potranno rivelarlo.

La situazione è particolarmente delicata: non si tratta soltanto di sostituire o meno una intera classe politica. Ci sono anche funzionari a vari livelli e di varie amministrazioni, coinvolti nelle indagini. Quelli non si possono mandare a casa con una scheda elettorale, le intercettazioni hanno chiaramente mostrato che “morto un papa” si cerca immediatamente di farne un altro. Il senso dell’attribuzione di reato di “associazione mafiosa” sta proprio qua. È come se la città si trovasse ad essere malata di un tumore. Bisogna capire quanto diffuso, se in metastasi oppure no, agire di conseguenza senza cedere alla tentazione di seguire solo la pancia.

Roma ha bisogno come mai prima di affidarsi al cervello, prima che al cuore: vi sono molte, troppe questioni sospese, importanti per la vita di chi questa città la abita e la vive ogni giorno, a partire dai troppi cambi di destinazione d’uso, alle varie emergenze, ai progetti urbanistici mai condivisi e allocati senza tener conto di viabilità e infrastrutture.

Intanto, con una nota emessa in maniera congiunta, Riccardo Corbucci e Marzia Maccaroni, presidente del consiglio del III Municipio il primo e consigliera municipale la seconda, entrambi Pd, con Fabrizio Cascapera, capogruppo Cd sempre del III, chiedono che “Visto quanto sta accadendo al Comune di Roma, chiediamo che la delibera per il cambio di destinazione d’uso di Piazza Minucciano, nota come proposta n. 129/2014, calendarizzata insieme a molte altre in aula Giulio Cesare per il 2 dicembre scorso e che non si è discussa per le note vicende di questi giorni, venga accantonata dal consiglio comunale per consentire doverosi e approfonditi accertamenti”. I tre avevano espresso voto contrario al cambio di destinazione d’uso, perdendo contro i quattordici consiglieri municipali favorevoli, da commerciale a residenziale, per la concessione edilizia di Piazza Minucciano, questione annosa che torna in maniera ciclica sui tavoli delle commissioni urbanistiche nonostante comitati di quartiere e cittadini non vogliano assolutamente, stante il sistema viario della zona già sottoposto a pressione fortissima, senza alcuna possibilità di essere ampliato.

Raggiunto telefonicamente, Corbucci ha così risposto alla domanda sul perché i tre siano tornati ad esprimersi su una questione che era ormai passata nelle mani del consiglio capitolino: «Secondo il nostro parere, il clima politico è ormai cambiato ed è più favorevole a chi è contrario alla cementificazione. Forse questa volta i residenti saranno ascoltati».

Luciana Miocchi

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Settebagni, III Municipio di Roma capitale: i residenti incontrano l’assessore all’ambiente e il presidente della commissione lavori pubblici. Il presidente del Municipio trattenuto da una riunione del Pd non fa in tempo a partecipare – di Alessandro Pino

11 Dic

PINOresoconto3 Richiesto nei mesi scorsi da molti residenti di Settebagni tramite l’associazione “Il mio quartiere”, un incontro pubblico con una rappresentanza della amministrazione del Terzo Municipio si è tenuto nel tardo pomeriggio del 10 dicembre presso il bar Silvestrini di via Salaria. Erano presenti – oltre a Marina Fava, vicepresidente del sodalizio – il consigliere Pd Fabio Dionisi, presidente della commissione lavori pubblici del III Municipio e l’assessore all’ambiente Gianna Le Donne, Sel. Era atteso, come scritto anche sugli avvisi sparsi per il quartiere, anche il presidente del Municipio, Paolo Marchionne, che però ha fatto sapere, a incontro iniziato di essere impossibilitato a presenziare (in realtà, nello stesso orario il pd romano aveva indetto un’assemblea nella periferia sud della capitale, presenti il Sindaco Marino e il segretario commissario del Pd romano, Orfini. Il presidente, data la gravità degli eventi che hanno coinvolto esponenti del consiglio e della giunta capitolina, si è recato là per ovvi motivi contingenti, che ben si sarebbero potuti rendere noti, ndr).
Meno di un centinaio, a occhio, i cittadini intervenuti e interessati alle risposte del governo municipale su questioni quali la viabilità nel quartiere, gli allagamenti del sottopasso di Salita della Marcigliana, lo smaltimento selvaggio dei rifiuti e la gestione del verde pubblico. Non si è trovato il tempo (pur essendosi la riunione protratta fin quasi alle ventuno) di trattare il tema della sicurezza, particolarmente sentito dai residenti specialmente dopo i ripetuti furti e atti di vandalismo verificatisi di recente: al proposito si è ipotizzato di organizzare eventuali futuri incontri suddividendoli per temi.

Per quanto riguarda la viabilità è stata esaminata principalmente la ormai annosa questione del vecchio e inadeguato sottopasso ferroviario di via Sant’Antonio di Padova, notoriamente stretto e male illuminato: Dionisi ha brevemente ricordato che nel 2008 si era tenuto un incontro con i tecnici delle Fs dal quale sembrava che i lavori di ampliamento fossero imminenti, grazie al milione e mezzo di euro versato dal costruttore Antonelli per le sue edificazioni in zona e a una pari cifra che avrebbero messo a disposizione la società ferroviaria. Ora però sembrerebbe non sia possibile un intervento del genere per intervenuti mutamenti nella circolazione dei treni, rimanendo aperte altre ipotesi: si è parlato di intervenire nella zona degli uffici della Anonima Petroli Italiana scavalcando o passando sotto la ferrovia. In alternativa, di procedere in maniera analoga ma nelle vicinanze del ponte che scavalca la Salita della Marcigliana. Dionisi ha voluto dare rassicurazioni sulla conservazione della somma versata all’epoca da Antonelli, che nel frattempo avrebbe fruttato interessi per duecentomila euro. Rimane comunque evidente una certa fatiscenza della vecchia struttura.

Già alla fine del mandato Bonelli, nel 2013, Fs aveva scoperto di non poter dare seguito al raddoppio del sottopasso dove Ferrovie stessa era stato indicato, in quanto a pochi metri è situato lo scambio che divide i treni sui vari binari, mentre i lavori fino a quel momento venivano rimandati fino alla fine degli adeguamenti della stazione Tiburtina a terminal per l’alta velocità. Si disse che occupandosi di Settebagni si sarebbero rallentata troppo la corsa dei treni, costringendo così Fs a pagare continue salate penali. Qualche tempo dopo veniva individuata un’area posta accanto alla strada che finiva nell’ormai dismesso passaggio a livello, quello sì di competenza di Fs ma ceduto tra lo stupore dei residenti proprio all’Api che infatti, provvide immediatamente a recintare, facendone una strada privata a proprio uso. L’area sarebbe la soluzione ottimale per un sottopasso ma andrebbe espropriata all’attuale proprietà, che fino a qualche tempo fa vi aveva messo in bella mostra un cartellone con su scritto “vendesi”. L’ipotesi del sovrappasso rimane comunque la più improbabile, essendo la linea ferroviaria coinvolta nella cd alta velocità ed è notorio che Fs non vuole simili strutture sopra le tratte av. Secondo questa concezione, tramonta anche l’ipotesi del ponte che possa scavalcare in qualche modo la salita della Marcigliana.

Eventuali modifiche alla circolazione automobilistica nel quartiere, con sensi unici che evitino gli ingorghi nei pressi delle scuole di via dello Scalo di Settebagni, sono state rinviate a dopo il completamento della nuova rotonda ai piedi del complesso di nuova edificazione noto come “Horti della Marcigliana”: al riguardo Dionisi ha affermato esistere già una proposta, depositata presso gli uffici della Polizia di Roma Capitale competenti per zona, che verrà illustrata alla cittadinanza anche tramite proiezione di diapositive in un incontro da organizzare appositamente.
Cambiamenti minori verranno dall’apertura della strada che passa internamente ai nuovi condomìni situati tra la fine di via Sant’Antonio di Padova e via delle Lucarie – via Capoliveri. Un’altra modifica alla viabilità dovrebbe consistere nel rifacimento dell’area antistante l’edicola sacra posta tra via della Stazione di Settebagni, la Salita della Marcigliana e la Salaria, con tre diversi tipi di sistemazione attualmente allo studio che però non sono stati anticipati e per i quali si sarebbe reso disponibile il costruttore Manetta, già impegnato nel completamento della adiacente rotonda sotto il suddetto complesso degli “Horti” da lui realizzato. Tra l’altro è prevista da parte sua, come opera pubblica (non a scomputo), la costruzione di un asilo nido (richiesto dal Terzo Municipio invece della scuola materna inizialmente concordata). A proposito degli allagamenti nel sottovia ferroviario che si immette nella rotonda, interessato nei mesi scorsi dai lavori di allaccio delle fogne del nuovo residence al canale di scolo principale (quello che corre sotto il marciapiede sul lato opposto della Salaria), Dionisi ha mostrato alcune foto (un vero e proprio scoop, a suo dire) scattate durante una videoispezione da lui richiesta: dalle immagini si vedrebbe una riduzione della sezione del canale (ingombrato anche da alcuni mattoni) che sarebbe la causa della ridotta capacità di smaltimento dell’acqua piovana e dei conseguenti, ripetuti allagamenti. Non è stata però autorizzata da Dionisi la riproduzione di tali immagini che – ha dichiarato – saranno sottoposte al vaglio di chi di competenza.
L’assessore municipale all’Ambiente, Gianna Le Donne, ha preso la parola sul finire della riunione, per quanto riguardava la manutenzione delle aree verdi a Settebagni e la situazione dei rifiuti (anche ingombranti) spesso lasciati per le strade di un quartiere rimasto pressoché senza cassonetti tradizionali da quando è stata introdotta la raccolta differenziata domestica. L’assessore ha invitato a vivere quotidianamente i parchi e a non abbandonarli, (col risultato, ci si immagina, di lasciarli preda del vandalismo). Ci permettiamo di osservare però che gli atti di teppismo si verificano solitamente in ore notturne quando il controllo sociale (già precario di questi tempi) è inesistente ed è difficile pensare che i parchi siano frequentati da mamme con carrozzina e anziani a passeggio. Da notare inoltre che in altri quartieri negli anni scorsi i parchi e i giardini pubblici venivano chiusi nottetempo da guardie particolari giurate adibite allo specifico servizio: si dirà come sempre che non ci sono soldi per pagare queste prestazioni, anche se a giudicare dalle recenti cronache quando si vuole i soldi saltano fuori eccome. Alcuni cittadini (anche a nome della locale società calcistica) si sono anche offerti di provvedere personalmente alla rasatura dell’erba e alla potatura degli alberi nel cosiddetto “Parco dei frutti”: iniziative generose che però si scontrano con un paese dalla burocrazia non particolarmente illuminata, esponendo al rischio di grattacapi legali in mancanza di precise autorizzazioni scritte.

Nell’altro grande parco di Settebagni, quello intitolato a Umberto Nobile, sarebbe allo studio la possibilità di adeguare ad area cani vera e propria (quindi con allaccio alla rete idrica e fognaria) la parte recintata che attualmente – pur servendo sostanzialmente allo stesso scopo – è considerata “di sgambettamento”, ossia per farli scorrazzare senza la costrizione del guinzaglio altrimenti prescritto, ipotesi scartata nella passata consiliatura per mancanza di fondi da impegnare.
Di fronte al parco Nobile si trova poi un’area pubblica inutilizzata se non per ospitare le giostre una volta l’anno in occasione della festa patronale: l’assessore Le Donne si è detta aperta a qualunque proposta per sfruttarla. Alcuni dei presenti – tra cui lo scrivente – avevano rappresentato lo stato indecente in cui certi angoli del quartiere in particolare vengono ridotti dallo scarico di rifiuti: se inizialmente Dionisi aveva liquidato la cosa affermando che il quartiere non ha l’esclusiva di certi problemi dovuti all’inciviltà, Le Donne ha fatto sapere di aver chiesto all’Ama l’invio in zona di personale addetto al controllo delle infrazioni in merito. Più volte durante l’incontro è stato sollevato un’altra questione ormai annosa, la creazione di una biblioteca pubblica nei locali un tempo adibiti ad alloggio del custode delle scuole (bisognosi di adeguamento dell’impianto elettrico): secondo alcuni dei partecipanti, se anche fosse possibile eseguire i lavori con il contributo finanziario e tecnico di privati cittadini, rimarrebbe la contrarietà del consiglio d’istituto all’apertura al pubblico, forse per evitare promiscuità ritenute inopportune tra gli alunni e frequentatori esterni in orario scolastico. Le proposte avanzate negli anni, comunque, prevedevano sempre l’apertura all’utenza esterna soltanto dopo la fine delle attività istituzionali, come avviene per altro per le attività sportive che si tengono nelle palestre scolastiche al fine del normale orario di lezione.scolastico. Una delle tante questioni, insomma, che nel quartiere si trascinano da anni e che forse vedranno sviluppi interessanti nei mesi a venire.

Alessandro Pino

Roma Anno Zero. The day after

4 Dic

(pubblicato su http://www.di-roma.com)

 

Trentanove tra arresti e arresti domiciliari, tra cui l’ex amministratore delegato dell’Ente Eur, Mancini, l’ex presidente di Ama, Panzironi, l’ex capo di gabinetto della giunta Veltroni e attuale direttore extradipartimentale di polizia e Protezione civile della Provincia di Roma, Odevine, e l’ex Nar ed esponente della banda della Magliana, il nuovo Re di Roma, Massimo Carminati, considerato a capo di tutto.

marcoaurelio

Quasi cento gli indagati, tra cui il presidente del Consiglio capitolino Mirco Coratti e l’assessore alla Casa, Daniele Ozzimo, che si sono dimessi volontariamente.

Perquisita l’abitazione dell’ex sindaco Gianni Alemanno che si autosospende da FdI e va in televisione a fare pubblica ammenda del fatto, che si dovessero dimostrare fondate le accuse ai suoi fedelissimi vorrebbe dire che lui, all’oscuro di tutto ciò che è avvenuto durante i cinque anni del suo mandato, è stato tradito nella fiducia che aveva riposto nei suoi amici.

Il terremoto giudiziario e politico che ha sconvolto la Città Eterna, ha radici lontane, sono infatti quattro anni che le indagini vanno avanti  con pazienza e, una volta tanto, nella massima discrezione. Un sistema definito non a caso “mafioso autoctono” capace di occuparsi di estorsioni come delle turbative di gara d’appalto, di stringere alleanze e riciclarsi in caso di vittoria politica di altra parte, parte avversa non esisteva, contavano soltanto i denari capaci di comprare coscienze e favori da restituire…

Politici e funzionari pubblici a libro paga, soldi per tutti mentre le buche e le erbacce prosperavano nell’urbe, le scuole cadevano in pezzi, gli autobus sparivano e i lampioni si spegnevano senza soldi per la manutenzione. I fondi per le emergenze e le gare d’appalto comunali utilizzati come un bancomat da cui era possibile prelevare in continuazione.

Una Città Eterna abituata da sempre a vedere di tutto, a sopportare di tutto con una secolare rassegnazione, che “Franza o Spagna basta che se magna”.

Una cooperativa, la 29 giugno, fondata per aiutare ex detenuti che invece aiuta soprattutto se stessa e le finanze del fondatore, Salvatore Buzzi, tradotto in carcere oggi, che intesse legami con cooperative di varia provenienza, sempre con lo stesso programma: ottimizzare il profitto a scapito della libera partecipazione. Ma questa volta qualcosa potrebbe essersi rotto. Perfino il più apatico dei romani ormai aveva notato che da troppo tempo le uniche spese in bilancio che venivano alzate mentre tutto il resto veniva falcidiato “a causa della crisi” erano le spese per l’assistenza a nomadi e rifugiati ma che le condizioni degli assistiti non miglioravano mai, anzi semmai peggioravano, senza controllo, come se ci fosse una regia occulta intenta a paventare scontri simili a quelli dei sans papier francesi di qualche anno fa, intenta a farli salire di numero soltanto per incrementare i propri affari.

Un senso di impunità e di immortalità che porta però gli attori principali a perdersi, certi di essere sopra il tetto del mondo, in telefonate esplicite, sms, libri mastri nemmeno crittografati in maniera elementare.

Arriva anche il commissariamento del Pd romano, nella serata del 3 dicembre, nel tentativo di salvare la faccia e il governo della città, anche se spirano venti di campagna elettorale. Non potrebbe essere altrimenti: ci sono intere file di piddini che scalpitano per prendere il posto degli ultimi esponenti di quel che fu ribattezzato il sistema Roma affondati da questa inchiesta, c’è il Movimento 5 Stelle che indice una conferenza stampa per proclamare la propria diversità – nessuno di noi è stato indagato è il loro slogan – e chiedere le dimissioni di Marino, che in realtà ha il grande pregio di essersi presentato in Procura con tutte le carte a sua disposizione e di aver collaborato con gli inquirenti, come fece ai tempi dello scandalo Atac.

Chi scrive non ha una particolare simpatia per il “marziano”, sindaco che in periferia ci è andato soltanto quando costretto, magari mal consigliato, con un’ossessione per il centro storico e la sua pedonalizzazione, con il pallino di tenere fuori i romani delle periferie, che dovrebbero accedere solo con autobus che non ci sono e non ci potranno essere per i noti fatti della municipalizzata dei trasporti e nel contempo li massacra con una tariffazione degli stalli che mangia un quarto di uno stipendio tipo. Almeno ultimamente ha confessato la necessità di far cassa, non l’intento pedagogico del provvedimento. Magra consolazione.

Però bisogna dare atto a questo “marziano” un po’ nerd un po’ gaffeur, di essere una persona fondamentalmente onesta, che magari a colpi di figure barbine non si è mostrato incline a partecipare alla “tavola” già apparecchiata in maniera talmente bipartisan che una delle intercettazioni rivela che se ai corrotti del Pdl versavano regolarmente stipendi pesanti, agli “amici” rossi pagavano le spese elettorali.

Il prefetto Pecoraro non esclude l’eventualità di sciogliere la giunta per arrivare a nuove elezioni. Perfino Marino potrebbe non esserne dispiaciuto: per lui diventa sempre più difficile capire di chi può fidarsi, chi ha taciuto o ha partecipato in maniera più o meno attiva. Probabilmente non si ricandiderebbe neppure, già mal sopportato da una dirigenza che non aveva gradito le sue esternazioni sullo scardinare il “sistema Roma” del Pd e consapevole di essersi giocato il consenso della popolazione sulle politiche di assistenzialismo ad oltranza a “caminanti” e “immigrati” mentre, nel contempo, la sua giunta aumentava tariffe e rette per i comuni romani portatori di isee.

Ma chiunque sarà, oggi o domani, alla guida del Campidoglio, dovrà prendere coscienza che tutto ciò è accaduto anche a causa dell’inadeguatezza morale e politica di alcuni dei funzionari e dei politici che hanno avuto la possibilità di governare la città senza esserne degni.

Roma, 4 dicembre 2014. Anno zero. Si ricomincia da qui.

Concluso con successo il “Premio Montesacro 2014” – di Alessandro Pino

4 Dic

Tutto esaurito al teatro Viganò per una serata di premiazioni e spettacolo

(Pubblicato su http://www.abitarearoma.net)

una visione del pubblico in sala

una visione del pubblico in sala in attesa che inizi la premiazione

Si è conclusa con una serata di premiazioni e spettacolo, tenutasi il primo dicembre presso il teatro Viganò di piazza Fradeletto, l’edizione inaugurale del “Premio Montesacro”, iniziativa tesa a dare il giusto riconoscimento a personalità e realtà attive nel territorio del Terzo Municipio e distintesi per il miglioramento della qualità di vita dei suoi abitanti.

i trofei in attesa di essere consegnati

I trofei in attesa della consegna ai vincitori

Voluto fortemente e patrocinato  dal presidente del Consiglio municipale Riccardo Corbucci e organizzato dalla associazione culturale Frog, senza sovvenzioni pubbliche e realizzato grazie alle sponsorizzazioni e al lavoro volontaristico, il premio aveva avuto una prima fase con l’apertura del proprio sito internet, utilizzato per illustrare le categorie in gara raccogliendo per ciascuna le segnalazioni da parte della cittadinanza. Tra esse, una giuria aveva poi selezionato tre finalisti scegliendo i vincitori, rimasti segreti fino all’apertura delle buste durante la serata a teatro presentata dalla giornalista Luciana Miocchi e da Simone Esposito, affiancati dal conduttore radiofonico Marco Baldini nel ruolo di impertinente commentatore: tutti divertenti e divertiti anche nello sdrammatizzare contrattempi come quello occorso alla cantante Nathalie  (vincitrice nella categoria Donna dell’anno) rimasta con la tastiera fuori uso al momento di esibirsi.

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Premiazione della Polisportiva Vico

Con ventiquattro categorie (più una alla memoria, per la quale è stata scelto di ricordare la giovanissima Valentina Col) ogni tentativo va fatto per evitare la compilazione di una lista somigliante a un elenco telefonico di coloro che hanno portato a casa il premio vero e proprio, consistente in una riproduzione della sede municipale di piazza Sempione, realizzata dallo scenografo Giancarlo Renzi e consegnato sul palco da personalità del territorio assieme alla reginetta di bellezza Claudia Spinella, la Miss Terzo Municipio in carica: dunque il giovane Federico de Rosa, scrittore autistico, è stato nominato Uomo dell’anno aggiudicandosi anche il trofeo per la sezione scrittura.

Tra i giovani ha vinto Deborah Evangelisti, generosa e capace soccorritrice di una bambina vittima di soffocamento. Per la scuola  il dirigente Michele de Gaetano. Dominate dalle ragazze le categorie relative allo sport: quella per le società ha visto prevalere la Polisportiva Vico, mentre tra le atlete sono state premiate a pari merito le ragazze della Asd Ginnica 3 e le calciatrici della Roma XIV, che hanno il campo casalingo a Settebagni. Francesco Barresi de “La Repubblica” e Sara Mechelli di “RomaToday”  (sito che si è aggiudicato anche la propria categoria) hanno vinto rispettivamente le sezioni per i giornalisti della carta stampata e della rete.

i saluti del presidente del consiglio municipale Riccardo Corbucci

i saluti del presidente del consiglio municipale Riccardo Corbucci

L’emittente locale Teleroma 56 è stata premiata per il suo ruolo ormai storico nell’informazione locale. Per il senso civico il trofeo è stato ritirato da Pierluigi Monaco ed Ermanno Righetti, dirigenti della associazione “Sulla Buona strada” attiva nella promozione della sicurezza stradale. Il premio per il volontariato è stato diviso in due categorie: quello di area cattolica è andato alla associazione Televita, quello laico alla Anagramma Onlus. Per il sociale ha vinto il Centro Tangram, specializzato nell’assistenza alla disabilità. Il dinamico presidente del Comitato di Quartiere Serpentata, Domenico d’Orazio – che tutti conoscono come Mimmo – ha vinto la categoria attivismo politico. Nel campo delle arti, la pittura ha visto primeggiare Letizia Marabottini; il cineasta Michele Vitiello ha vinto la sezione cinema e corti, mentre per il teatro sono stati premiati a pari merito Flavio de Paola (direttore artistico del “Degli Audaci”)  e il regista-autore Tommaso Sbardella, di casa al Viganò. Il brillante intellettuale  Gherardo “Dino” Ruggiero ha vinto la sezione cultura; per la promozione musica la vittoria ha arriso alla Associazione Italiana Rino Gaetano, intitolata all’indimenticato cantautore che di  Monte Sacro fu residente e il cui nipote Alessandro si è esibito sul palco alla chitarra. Oltre la mente però anche lo stomaco reclama la sua parte di nutrimento e giustamente è stata premiata la rosticceria Papero Giallo nella categoria commercio, per l’artigianato ha invece vinto Roberto Carminati. Il premio alla carriera (costellata di onorificenze e medaglie) è andato al Luogotenente      Salvatore Veltri,  che ha comandato la stazione Carabinieri di Talenti per oltre un quarto di secolo, dagli Anni di Piombo fino al recente congedo.

premio alla carriera 2014 Salvatore Veltri

premio alla carriera 2014 Salvatore Veltri

Le performance del gruppo  musicale “The Mirrors” (simpatico omaggio ai Beatles) e degli attori rugantiniani Fabrizio Russotto  e Gilberta Crispino hanno fatto da contorno alla consegna dei trofei, ma anche i candidati che non sono riusciti ad aggiudicarseli hanno ricevuto una pergamena a ricordo della manifestazione: «Mi dispiace per tutte le persone e le realtà che non sono riuscite a vincere quest’anno – ha commentato al termine Corbucci – spero che partecipino anche l’anno prossimo e che questo premio diventi un fiore all’occhiello per il Municipio e si moltiplichino anche le candidature».

Alessandro Pino