Archivio | dicembre, 2011

via della Marcigliana tra discariche abusive e incontri a luci rosse: non è cambiato nulla

30 Dic

(pubblicato su http://www.europagiovani.com)

Sembra un male incurabile il degrado di via della Marcigliana, la tortuosa, bellissima strada che si snoda nell’omonima riserva naturale tra Salaria e Bufalotta. Oltre a essere abituale luogo di incontri a luci rosse, da anni ormai viene utilizzata come discarica abusiva di rifiuti ingombranti che si accumulano ai bordi della carreggiata. Questo nonostante nel febbraio del 2009 fosse stata firmata in pompa magna alla presenza del sindaco Gianni Alemanno una convenzione tra il IV Municipio e la società Terna, che su questa strada possiede una stazione di trasformazione di energia elettrica, tesa alla riqualificazione della zona. Erano previsti l’installazione di un sistema di videosorveglianza e di recinzioni per impedire la sosta e lo scarico di rifiuti. A giudicare dai risultati l’accordo è rimasto pressoché lettera morta: delle telecamere non v’è traccia se non nell’unico cartello superstite di quelli posizionati all’epoca in ossequio alla normativa sulla privacy; gli altri sono stati asportati o beffardamente coperti di vernice. Le poche barriere montate sui cigli non creano alcun fastidio agli incivili che usano come pattumiera quella che dovrebbe essere un’area protetta: oltre a svariati cumuli di rifiuti generici e detriti provenienti da qualche demolizione si trovano abbandonati persino frigoriferi, altri elettrodomestici in vario assortimento e arredamenti completi, comprensivi di divano e poltrone. Su queste siedono in attesa dei clienti – con i quali poi appartarsi in auto o su giacigli di fortuna poco oltre la carreggiata – alcune ragazze che qui esercitano il mestiere. Meglio attrezzate sono alcune loro colleghe di lungo corso che hanno a disposizione due vecchi camper abitualmente parcheggiati alla confluenza della strada con la Salaria. Quelli con le prostitute non sono gli unici “incontri galanti” che qui avvengono a tutte le ore. La zona infatti è anche un noto punto di ritrovo dove si incontrano domanda e offerta di scambisti e anche di prostituzione maschile, talmente famoso da produrre su google centinaia di riferimenti. Ne sono testimonianza inequivocabile le decine di veicoli parcheggiati a bordo strada senza apparente motivo, mancando in questa stradina di campagna esercizi commerciali, abitazioni o fermate di mezzi pubblici. Chi viene in cerca di sesso va a colpo sicuro, o quasi: basta accostare e aspettare, entro un paio di minuti al massimo si viene avvicinati da qualcuno che non si ferma nemmeno davanti alla presenza in macchina di due persone. Rinunciano solo quando gli si sventolano sotto il naso reflex e videocamere, con il plateale intento non di riprendere furtivamente gli incontri per uso personale ma per scopo divulgativo.
In verità a fine maggio era stata compiuta una bonifica straordinaria della strada e delle aree verdi circostanti promossa da RomaNatura, l’ente regionale che gestisce le riserve naturali nel Comune di Roma, in collaborazione con l’Ama, il IV Municipio e la Terna. Durante l’intervento era stato riempito di rifiuti voluminosi l’intero cassone di un mezzo speciale fornito dalla municipalizzata, ma sono bastati pochi mesi per tornare a una situazione anche peggiore di prima. Se non si darà seguito a quel famoso accordo per la sicurezza e il decoro via della Marcigliana continuerà a essere una via di mezzo tra una casa d’appuntamenti all’aperto e uno sversatoio.
Luciana Miocchi

Raccolta mobile dei rifiuti in IV Municipio, quando la cura è peggio della malattia: immondizia a mucchi – di Alessandro Pino

28 Dic

È trascorso circa un anno da quando in alcune zone del IV Municipio (Prati Fiscali, Valli, Sacco Pastore) l’Ama ha introdotto un nuovo modello di raccolta dei rifiuti. Caratteristica principale è la consegna dei materiali non riciclabili (compresi gli scarti alimentari e organici) presso una rete di “Punti Mobili di Raccolta” presidiati da operatori: in pratica, automezzi della municipalizzata che sostano in orari e punti prestabiliti coprendo un arco di tempo che va dalle sei e mezza fino alle undici e mezza del mattino nei giorni feriali, dalle sette a mezzogiorno il sabato e i festivi. Ovviamente dalle strade interessate sono scomparsi i cassonetti per la raccolta dei rifiuti in questione, rimanendo soltanto quelli bianchi dedicati alla carta e quelli blu per il vetro, la plastica e i metalli. L’iniziativa probabilmente aveva lo scopo di incrementare le percentuali di raccolta differenziata contrastando il fenomeno delle microdiscariche abusive, non potendo gli addetti ritirare materiali riciclabili assieme agli scarti indifferenziati. In pratica è accaduto l’esatto contrario e per rendersene conto basta fare un giro nelle zone coinvolte dal progetto: in parecchi abbandonano gli involucri colmi di immondizia vicino ai contenitori della raccolta differenziata o lasciandoveli appesi quando non addirittura introducendoveli. Spesso i sacchetti si aprono sparpagliando il contenuto tutto intorno; specialmente in estate ne derivano effluvi non proprio da rose e fiori. Il fatto è che molti residenti non hanno la possibilità di essere presenti negli orari di permanenza dei furgoni. È il caso, ad esempio, di coloro che escono di casa prima che i mezzi dell’Ama arrivino in zona e tornano quando sono andati via da un pezzo. Impensabile che queste persone possano accumulare il pattume nella propria abitazione per giorni fin quando non abbiano l’occasione di affidarlo regolarmente agli operatori. Altrettanto stravagante l’idea che uscendo la mattina presto diretti in un altro quartiere si possa portare a spasso fino a destinazione il proprio bravo sacchetto dell’umido. Qualcuno, come gli arzilli soci dell’associazione bocciofila di via Val d’Aosta – di fronte al quale sono collocati due cassonetti della differenziata – non ci sta a vedere trasformato in immondezzaio il marciapiede antistante l’ingresso; con la franchezza un po’ sfrontata di chi ne ha viste tante non ci pensano due volte a riprendere verbalmente coloro che lasciano i rifiuti nei pressi del circolo. E se c’è chi, colto in flagrante, abbozza e si riprende il materiale, «capita pure di trovare quello che ti dice “fatte li cazzi tua” – riferiscono – perché in effetti non hai titolo per metterti a controllare». A questo proposito lanciano una proposta: «Come davanti alle scuole hanno messo gli anziani che vigilano sull’uscita dei ragazzini, ci vorrebbe che venisse istituita una figura preposta al controllo sullo scarico dei rifiuti. Una specie di ausiliario dell’immondizia, insomma». Forse servirebbe, ma è vero anche che alla prova dei fatti l’idea dei Punti Mobili di Raccolta si è dimostrata velleitaria e utopistica e certi problemi pratici come quelli di non sapere dove gettare la spazzatura non si risolvono a colpi di contravvenzioni. Ci voleva forse la sfera di cristallo per prevedere come sarebbe andata a finire?
Alessandro Pino

Quando Gesù nasce ogni anno nella “Sedia del Diavolo” – di Alessandro Pino

28 Dic

È ormai da una quarantina d’anni che durante le festività natalizie viene allestito un presepe all’interno della cosiddetta “Sedia del Diavolo”, il rudere di tomba risalente al II secolo che si trova a Roma in piazza Elio Callistio, quartiere Trieste. Artefice dell’installazione è fin dall’inizio Gaetano Chiacchio, proprietario di un bar proprio di fronte al monumento, assieme al gestore di un altro esercizio commerciale della piazza. Gaetano, di ascendenze partenopee (quindi con il presepe nel Dna), spiega come ebbe l’idea: «Appena mi stabilii qui pensai di fare il presepe, perché è bello farlo, valorizza la piazza e poi perché il monumento, con i resti della copertura a volta, mi ha sempre ricordato una grotta. Mi è sembrata anche una sfida al diavolo mettere una scena della Natività proprio nel rudere che tradizionalmente porta il suo nome». Per collocare le statuine (una decina in tutto, alte trenta centimetri circa) Gaetano inizialmente scavalcava l’acuminata recinzione posta attorno alle rovine, successivamente le autorità comunali – nella persona della funzionaria Antonella Gallitto che ne ha in custodia le chiavi – hanno concesso di aprirgli la cancellata in alcune occasioni come appunto l’allestimento del presepe o la pulizia periodica del sito archeologico. A fronte infatti di chi come il barista tiene alla cura e alla valorizzazione del monumento e della piazza, ci sono troppi incivili che scambiano la minuscola area verde per una pattumiera riempiendola di cartacce, situazione aggravata– a detta del consigliere del Secondo Municipio Massimo Inches – da un rimpallo di competenze tra Ama e Ufficio Giardini per quanto riguarda la manutenzione e la pulizia della stessa. Per supplire a questa carenza alcuni cittadini – tra cui anche Gaetano – hanno dunque creato una onlus chiamata “Solidarietà Benessere Natura” alla quale – caso unico a Roma – è stata dato in affidamento il complesso della Sedia del Diavolo. I membri dell’associazione – tutti residenti nella zona – non sono interessati solo a tenere in ordine l’area ma anche a diffonderne la conoscenza. Molti romani ignorano la storia di un edificio appena un secolo più giovane del Colosseo, cosa che stride in maniera imbarazzante con la competenza dimostrata, come ricorda Gaetano, da numerosi turisti stranieri che allontanandosi dal centro vengono qui apposta per vederlo. Periodicamente quindi vengono organizzate delle giornate di divulgazione alle quali partecipano eminenti cultori della storia romana, come l’attore Dino Ruggiero. Anche una targa esplicativa sulla cancellata servirebbe senz’altro allo scopo. Nell’attesa che si possa affiggerne una, Gaetano tiene esposto nel suo caffè un tabellone illustrato con la storia della Sedia del Diavolo.
Alessandro Pino

Comitato acqua: dov’è la vittoria referendaria? Assemblea, in quarto municipio, per proporre una campagna di “obbedienza civile” – di Alba Vastano

27 Dic

Il comitato “Acqua bene comune” del quarto municipio, il 19 dicembre, presso la sede del Ccp(centro cultura popolare) ha indetto un’assemblea informativa sugli esiti referendari e sui risvolti della vittoria del giugno scorso. I “SÌ” hanno abrogato la legge Ronchi e di conseguenza hanno cancellato la norma che consentiva ai gestori di caricare sulle bollette dell’acqua anche la componente della “remunerazione del capitale investito”, ovvero il profitto del gestore. La campagna di obbedienza civile(ironicamente così definita) ) che sta prendendo il via, promossa dal comitato nazionale per l’acqua pubblica ha come finalità l’applicazione dei due quesiti referendari che, al momento, è disattesa. Nel corso dell’assemblea i relatori Marco Bersani ( rappresentante del Comitato acqua pubblica) e Danilo Corradi , autore del libro “Capitalismo tossico”, hanno illustrato ai presenti la situazione politica attuale, in riferimento al debito pubblico analizzandone la questione e informato su come condurre la campagna di obbedienza civile, perché questa volta non si tratta di disobbedire ad una legge, ma di obbedire alle leggi in vigore, così come modificate dagli esiti referendari.«I poteri forti, non potendo contare sul consenso dei cittadini, contano semplicemente sull’imposizione-dichiara Marco Bersani-Ci stanno comunicando che dobbiamo rassegnarci ad operare in una direzione obbligata verso la privatizzazione. In questo senso la partita dell’acqua diventa decisiva, perché se noi accettiamo questa imposizione, nonostante la vittoria referendaria, abbiamo perso definitivamente». Per informare i residenti del quarto municipio sulle modalità per il riconoscimento dei propri diritti, in base agli esiti referendari, il Comitato del territorio aprirà uno sportello, presso la sede del Ccp(Via Capraia-Tufello), a cui si potranno rivolgere tutti i residenti che intendano avere maggiori delucidazioni sulla corretta applicazione delle nuove tariffe delle bollette dell’acqua.
«Abbiamo costituito il Comitato dell’acqua pubblica tre anni fa e condotto una campagna referendaria che ha avuto ottimi risultati in quarto municipio. Ora siamo in un’altra fase che ci chiama a mettere in pratica la vittoria e lo facciamo aderendo alla campagna di obbedienza civile. La nostra finalità è quella di ottenere una riduzione della bolletta dell’acqua che al momento nessuno sta applicando. A gennaio apriremo uno sportello informativo con l’obiettivo di comunicare ai cittadini che la Corte costituzionale il 21 luglio scorso ha reso norma la vittoria referendaria e, pertanto, dobbiamo chiedere che venga applicata .Vogliamo obbedire alla legge che recita che la bolletta dell’acqua va ridotta» riferisce Roberto Rossetti, uno dei promotori del Comitato acqua pubblica del municipio.
Alba Vastano

Natale in Afghanistan con i militari italiani per il fotoreporter Alberto Alpozzi

23 Dic

Alberto Alpozzi

C’è chi a Natale va in montagna in settimana bianca e chi invece, come il fotoreporter torinese Alberto Alpozzi, parte per lavoro alla volta di Herat in Afghanistan: sempre montagna (circa mille metri), ma in piena zona di guerra. Vi rimarrà una decina di giorni nella veste di fotografo “embedded” ossia accreditato per partecipare a una sorta di media tour organizzato dall’Esercito per documentare l’andamento della missione militare italiana. Una figura, quella del reporter “embedded”, nata ufficialmente con la Seconda Guerra del Golfo per venire incontro alle richieste dei media americani, insoddisfatti dell’accesso alle informazioni loro consentito nei conflitti immediatamente precedenti. Alberto parla dell’impegno che lo attende seduto a un tavolino di un bar della stazione Termini: è appena sceso dal treno con uno zaino e la valigetta delle fotocamere e manca ancora qualche ora all’appuntamento con i militari che lo accompagneranno al velivolo dell’Aeronautica diretto alla base italiana chiamata Camp Arena; l’itinerario esatto e le tappe sono ovviamente riservati per motivi di sicurezza. Anche se è già stato all’estero come fotografo e ha collaborato in passato con l’Esercito, questa è la prima volta che si reca in uno scenario operativo. Ammette di essere un po’ emozionato ma evidentemente nasconde bene lo stato d’animo, visto che risponde senza scomporsi quando gli viene chiesto come gli è venuto in mente di andare in Afghanistan, roba da meritare la fucilazione sul posto dell’intervistatore: «Per due motivi: è il mio lavoro, fa parte di esso portare agli occhi degli altri ciò che non possono vedere. Ci sono zone nelle quali per loro fortuna non tutti possono essere presenti. E poi perché è Natale e anche in patria si parla poco dei nostri soldati. È giusto che si sappia come vivono». Come detto, l’emozione c’è ma ci tiene a evidenziare la differenza tra la sua condizione e quella dei militari che seguirà: «Un po’ di ansia, sì, perché vado in una situazione che non conosco. Ma mi rendo conto che è nulla rispetto a quello che prova chi ci va in missione. Io ho tutta una serie di precauzioni e una scorta dedicata. In pratica sono un pacco postale». Al proposito, conclude riferendosi alla polemica – rinnovantesi periodicamente specie in occasione di attentati contro le Forze Armate italiane – che vorrebbe come principale motivo di partecipazione alle missioni estere le elevate indennità previste: «A quelli che muovono un’accusa del genere vorrei chiedere semplicemente: ma voi ci andreste, essendo disposti a lasciare per mesi tutti i vostri telefoni ultimo modello e i vostri social network in cui cazzeggiare ventiquattr’ore al giorno?».
Alessandro Pino

Immagine

PINOalpozzi 001

23 Dic

PINOalpozzi 001

Alberto Alpozzi

visita in anteprima alla stazione “S.Agnese – Annibaliano” della metro B1

18 Dic

 pubblicato su http://www.europagiovani.com

plastico della linea

Iniziati nel novembre del 2005, i lavori per la costruzione della prima parte della linea metropolitana B1, ovvero la diramazione che partendo dalla esistente stazione di piazza Bologna arriva – per ora – a quella di piazza Conca d’Oro, sono ormai in via di completamento e per questo motivo il 17 dicembre è stata aperta in anteprima al pubblico la fermata chiamata “S.Agnese – Annibaliano”, il cui ingresso si trova nella piazza intitolata all’imperatore romano. La stazione esternamente appare come un arena scavata nel terreno a cui si accede tramite scale e ascensori. I visitatori – numerosi nonostante la giornata piovosa – sono stati accolti dal personale di Roma Metropolitane con grande spiegamento di forze e di sorrisi. Nell’attesa di scendere nelle gallerie,  tramite l’ausilio di filmati sono state sommariamente illustrate ai visitatori le tecniche di costruzione (con talpa meccanica direzionata al millimetro grazie a dei riferimenti laser e posa di conci prefabbricati) e le dotazioni della linea (impianti di ventilazione, comunicazione, videosorveglianza e traslazione, vale a dire scale mobili e ascensori).

il plastico della stazione

Finalmente, i partecipanti a gruppi di venti sono stati accompagnati fino ai due piani binari, il più profondo dei quali si trova a circa quaranta metri sotto il piano stradale. Alla vista delle pareti dipinte di fresco (un grigio un po’ deprimente, ma a detta dei tecnici è il colore che meglio “regge” lo sporco) qualcuno non ha potuto fare a meno di considerare che ben presto non saranno più tali, data la sindrome dello “scarabocchio urbano” che colpisce i muri puliti. Ma con l’applicazione delle nuove tecniche, le superfici sono state sottoposte a un trattamento – che va periodicamente rinnovato per mantenerne l’efficacia – che ne rende più facile il lavaggio in caso di atti vandalici, quindi il decoro dovrebbe essere assicurato nonostante l’utenza maleducata. In corrispondenza dei tornelli ancora incellophanati i visitatori hanno trovato ad attenderli un fornitissimo buffet.

sulle banchine

Per i più piccoli era stata prevista la distribuzione di palloncini e di zucchero filato, apprezzato anche da alcuni reporter che giovani lo sono rimasti dentro. Come ultima, gradita cortesia, a ognuno è stato distribuito un buono per un regalo,  un souvenir della giornata.

la tazza gadget andata a ruba

Letteralmente a ruba le tazze in ceramica con il marchio di Roma Metropolitane, qualche penna in cartoncino riciclato, qualche maglietta con il logo Roma Metropolitane, simile a quella utilizzata dagli operai del cantiere. Quasi snobbati i mini panettoncini, i meno graditi in assoluto. Alla fine del percorso un libro per raccogliere le impressioni e…i recapiti dell’utenza.

i tornelli della stazione

 

 

 

 

 

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Luciana Miocchi e Alessandro Pino.

Cartelli stradali “spiritosi” – una fotonotizia di Alessandro Pino

18 Dic

Via della Cerasina” o “della Cesarina” ?

Da alcuni giorni sono iniziati i lavori di ripristino di via della Cesarina, dopo i gravi danni riportati a  causa delle piogge cadute dalla fine di ottobre in poi, quando smottamenti e allagamenti ne avevano consigliato la chiusura al transito. Riaperta successivamente ma con delle limitazioni, adesso è di nuovo interrotta all’altezza del civico 212 per consentire l’intervento, come c’è scritto su un cartello posto all’incrocio della stessa strada con le vie della Marcigliana e di Tor San Giovanni. Guardando bene l’avviso ci si accorge però che il toponimo “della Cesarina” è stato storpiato in “della Cerasina”, quasi che il malaccorto compilatore avesse in mente qualche sagra delle ciliegie. Magari conservate sotto alcool, cosa che spiegherebbe la svista occorsa…

Alessandro Pino

Piazza del popolo: “Se non le donne, chi?”Le donne italiane scendono in piazza per manifestare contro il governo – di Alba Vastano

18 Dic

L’obiettivo è di riportare le donne al centro della politica. Lavoro, welfare, rappresentanza e comunicazione i temi sollevati.

Solo affievolite le voci rosa del comitato “Se non ora quando”, hanno ripreso piena sonorità  a piazza del Popolo. Il 13 febbraio  sotto il sole e domenica  11 dicembre sotto un cielo plumbeo, ma lo spirito è lo stesso: fiero, combattivo e indignato. Non demordono le donne italiane, vogliono essere riconosciute e la politica attuale continua a non farlo.

Dal palco, allestito per l’evento che ha visto scendere in piazza migliaia di persone, si sono levate le voci di protesta di molti personaggi del  mondo della politica e dello spettacolo, fra cui la regista Cristina Comencini, l’avvocato Giulia Bongiorno, deputato Fli (Futuro e libertà) e le cantanti Paola Turci e Emma.

«Chiediamo al governo di mettere le donne al centro dello sviluppo. Il welfare delle donne non è una spesa, ma un investimento» afferma Cristina Comencini.

«Gli asili nido al centro di Roma sono inesistenti, bisogna crearli per  la sicurezza della lavoratrici madri. Alla camera dei deputati c’è un barbiere, ma non un nido- dichiara Giulia Bongiorno-In un momento così difficile per il paese a tutti viene chiesto tanto, alle donne ancora di più».

E sul tema del lavoro si pronuncia Luisa Rizzitelli del comitato Snoq(Se non ora quando) «Le donne italiane lavorano anche 60 ore settimanali, più di tutte in Europa. Hanno ancora stipendi più bassi degli uomini fino al 30 per cento e  sono ancora sistematicamente escluse dai luoghi decisionali».

Un coro unanime di proteste al femminile, affinché alla donna venga riconosciuta pari dignità sociale. A richieste sul tema delle pensioni  risponde la Bongiorno «L’età pensionabile si può allungare per equipararsi alla media europea, ma contemporaneamente non si può non aiutare la persona in difficoltà, quando deve conciliare il lavoro con le responsabilità della famiglia».

Ventimila a Roma, centomila in  altre piazze italiane le voci rosa che hanno chiesto centralità  nel dibattito politico italiano, maggiore possibilità di partecipazione per portare il paese verso un cammino di ripresa, di equità e di rinascita, perché “Se non le donne, chi?”.

Alba Vastano

Sottrazione dei minori alle famiglie: in un meeting si è discusso come riformare un sistema criticato da molti – di Alessandro Pino

15 Dic

Organizzato dal “Movimento Nazionale Italia Garantista” presieduto dal consigliere provinciale  Pier Paolo Zaccai, ex Pdl ora ” indipendente neutrale del gruppo misto”, si è tenuto presso Palazzo Valentini – sede della Provincia di Roma – un convegno sul tema “Sottrazione coatta dei minori alle famiglie”. Il termine tecnico del titolo richiama alla mente fatti di cronaca che infiammano periodicamente l’opinione pubblica. I pochi casi eclatanti, però, sono solo la punta dell’iceberg: attualmente più di trentaquattromila i minori allontanati dalle rispettive famiglie e inseriti in “strutture protette”, per un costo – si pensi alla sola gestione degli alloggi – stimato attorno al milione di euro l’anno. Tra gli obiettivi del convegno, proprio la sensibilizzazione delle istituzioni e del pubblico riguardo gli errori e le storture compiute dal sistema giudiziario e dai servizi sociali comunali. Naturale che sovvenga immediato il ricordo dei casi più clamorosi tra quelli giunti alla ribalta dei media, alcuni ormai remoti. Era il 1989 quando, surclassando in assurdità la più allucinante delle trame kafkiane, i genitori di Miriam Schillaci – nemmeno tre anni – si videro sospendere la patria potestà e furono messi alla gogna nella veste di sadici aguzzini: il via fu dato dai medici che scambiarono  incredibilmente un tumore al retto della bambina per il segno di ripetute sodomizzazioni, il resto lo fecero magistrati e giornalisti in un crescendo di arroganza e superficialità. Il castello di accuse infamanti infine cadde ma non ci fu lieto fine. Il teratoma sacro-coccigeo non lasciò scampo alla piccola. Nessuno fece autocritica per l’accaduto, solo l’allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga chiese perdono ai genitori a nome dell’intero paese. Più recente, del 2008, il caso conosciuto come “dei fratellini di Basiglio”, dal comune alle porte di Milano nel quale risiedeva la famiglia dei giovanissimi protagonisti. Una bambina di nove anni e il fratello di tredici furono tolti improvvisamente ai genitori per ordine del Tribunale dei Minori a causa del ritrovamento, nella classe frequentata dalla piccola, di un disegno a lei attribuito e interpretato da due maestre come inequivocabile indice di inenarrabili depravazioni subite in ambito domestico. I due piccoli furono portati in diverse comunità e solo dopo più di un mese e mezzo fu permesso ai genitori di mettersi in contatto con loro. Di quella separazione rimasero a testimonianza i diari tenuti durante  dal ragazzo durante l’allontanamento, che parlavano di pressioni e angherie, subìte però non a casa ma proprio nella struttura che avrebbe dovuto tutelarli. Nel frattempo le indagini  dimostravano l’inconsistenza delle accuse – i disegni erano stati fatti per dispetto da un’altra alunna- gettando inoltre forti ombre sugli operatori sociali e scolastici che avevano richiesto il provvedimento e che furono rinviati a giudizio con le accuse di falso ideologico, falsa testimonianza e lesioni colpose per il trauma provocato in particolare al ragazzo, che veniva riaffidato alla famiglia assieme alla sorellina. Gli operatori imputati furono poi prosciolti con una sentenza che suscitò ulteriori polemiche su una vicenda destinata a segnare per sempre la vita di una famiglia. All’epoca dei fatti era stato pesante il commento di don Antonio Mazzi: «I casi come questo sono più frequenti di quanto si possa immaginare. Cercare di fare qualcosa è difficilissimo: il Tribunale dei minori è un fortino blindato con meccanismi che non si arrestano nemmeno davanti all’evidenza dei fatti». Il religioso, secondo cui «psicologi e assistenti sociali  andrebbero affiancati da gente con più contatto con la realtà» si augurava, in un’intervista rilasciata al “Corriere della Sera”, una incisiva riforma «o i casi come quello di Basiglio continueranno a moltiplicarsi». Parole molto dure, attualizzate in una sorta di eco attraverso i commenti pubblicati in rete dai numerosissimi iscritti (più di diecimila) al gruppo di Facebook chiamato “Insieme per Stella”, sorto per tenere desta l’attenzione sulla vicenda della piccola Anna Giulia Camparini, chiamata Stella nei media fin quando la sua vicenda – tuttora in corso di sviluppo – ha assunto una  rilevanza tale da renderne impossibile la tutela dell’anonimato . La bambina fu tolta ai genitori nel 2007 in base a una relazione dei servizi sociali di Reggio Emilia in cui si giudicava “fatiscente” l’abitazione nella quale vivevano insieme. Iniziò così una drammatica odissea che li spinse anche al gesto estremo di portare via la bambina dalla struttura in cui era stata inserita. Una battaglia, la loro, combattuta non solo nelle aule giudiziarie ma anche mediaticamente, ospiti più volte della trasmissione “Chi l’ha visto”.

I casi riportati e tutti gli altri che non hanno avuto modo di approdare alla ribalta dell’informazione fanno riflettere sulla necessità di rivedere urgentemente un sistema che pure in altri casi ha contribuito a risolvere situazioni tremende. Al termine dei lavori, cui hanno partecipato i rappresentanti di associazioni genitoriali e politici di ogni schieramento, è stato quindi redatto un documento tra i cui punti qualificanti, oltre alla proposta di un aiuto concreto per le famiglie in difficoltà economiche (ottanta per cento dei casi di sottrazione di minori), figura l’introduzione di un vero contraddittorio medico-scientifico su quanto rilevato dai servizi sociali e di una sostanziale parità tra accusa e difesa. Un cambiamento, questo, avvertito come irrinunciabile se si vuole evitare che continuino a verificarsi aberrazioni come quelle citate.

Alessandro Pino

Un “nasone” più importante della fontana di Trevi – fatterello semiserio capace di spiegare il big bang, l’influenza delle fasi lunari e l’eliminazione della remunerazione per le cariche onorifiche (in testa a tutte quelle municipali)

9 Dic

Sembrava una cosa da niente, una di quelle notiziole che quando usciva il giornale cartaceo venivano relegate in un angolino, tale era la dimensione locale e la banalità del fatto: una fontanella di acqua pubblica a Settebagni che, rimasta inattiva per alcuni mesi dopo essere stata rimpiazzata – ancora non si sa bene se a seguito di furto, come dicono alcuni, o a seguito di asportazione di tecnici dell’Acea Ato2, secondo altri – una mattina di dicembre finalmente comincia a funzionare. Una foto, qualche riga e via, condividendola sulle pagine di un paio di gruppi di Facebook.

Nell’articolo veniva data anche una ipotesi di spiegazione del perché tanto ritardo, l’unica fornita da chicchessia e si citavano un consigliere municipale e l’assessore di riferimento che avevano chiesto per iscritto lumi all’azienda idrica, reiterando le missive fino a qualche giorno prima dell’evento. Invece, successivamente alla pubblicazione, minuto dopo minuto la faccenda assumeva toni e dimensioni da incidente diplomatico, diventando un caso di importanza capitale capace di suscitare diversi rodimenti di fegato (per non coinvolgere altra parte anatomica). Il motivo? La mancata citazione nel pezzo – senza nessuna richiesta di rettifica, peraltro – di chi rivendicava un ruolo determinante nella apertura del rubinetto di una fontana pubblica che sembrava essere diventata il centro del mondo, roba da fare invidia a quella di Trevi.

Per lo sbigottimento dei due estensori del pezzo incriminato, hanno espresso il loro disappunto consiglieri municipali distintisi in passato per il ruolo di denuncia in inchieste, quelle sì, di grande rilevanza, assieme a personaggi che in consiglio municipale non siedono ancora ma ambirebbero farlo. Al loro fianco, volenterosi attivisti di quartiere talmente affezionati allo stesso da essersi eletti a paladini del medesimo, perdendo però il senso delle proporzioni e del ridicolo. Davvero un gran successo, dicevamo. Una vittoria di immagine. Pensate con quale fervore ci si debba impegnare per ottenere un risultato simile. Mesi di lettere, telefonate e sensibilizzazione per fare attivare un nasone che per il semplice fatto di essere stato ricollocato al suo posto con un basamento nuovo di pacca, con i chiari di luna attuali, era lampante che sarebbe stato rimesso in funzione, tempi tecnici permettendo. Un successo di cui fregiarsi con orgoglio. Soldi ben spesi, quelli per mantenere gli emolumenti al Municipio, se davvero l’utilità dei politici locali fosse quella di riuscire a farsi riaprire un misero rubinetto con mesi di cotanto pressing…forse bisognerebbe cambiarli con quelli che avendo messo qualche rigo e alcune foto sul web, dopo pochi giorni si piccano di aver contribuito così celermente al risultato.

In un primo momento gli evidentemente incauti autori avevano pensato di lasciar perdere per il futuro argomenti ‘si pericolosi, capaci di infondere sentimenti paragonabili all’attribuzione della paternità dell’invenzione del telefono, suscettibili di andare incontro ad un’obiettività da contradaioli del Palio di Siena. In seconda battuta però hanno realizzato che non si può privare l’opinione pubblica di notizie di cui è così assetata, convenendo però che i prossimi articoli si faranno uscire in allegato con l’elenco del telefono: all’occorrenza, lì i nomi degli interessati si trovano certamente. Ed in rigoroso ordine alfabetico.

Luciana Miocchi e Alessandro Pino

“Il futuro è adesso”. Alla sala Agnini l’Italia vista dall’Europa – incontro con la eurodeputata Debora Serracchiani

8 Dic

Silvia Di Stefano, Dario Nanni, Debora Serracchiani, Riccardo Corbucci (foto A. Pino)

«Andare ad elezioni dopo le dimissioni del governo Berlusconi? Era da irresponsabili e anche impossibile. Il Presidente della Repubblica si è fatto carico di affidare il paese a chi meglio di altri poteva rappresentarlo in Europa». Ha esordito così Debora Serracchiani, europarlamentare Pd, quando ha preso la parola durante l’incontro “Il futuro è adesso” nella Sala Agnini di Viale Adriatico, a Montesacro. Precedentemente a lei erano intervenuti Silvia Di Stefano, coordinatrice del circolo Settebagni-Castel Giubileo che ha coordinato gli interventi, Riccardo Corbucci, vice presidente del consiglio municipale e Dario Nanni, consigliere comunale. Presenti, insieme a numerosi cittadini, molti esponenti locali del partito. Contrariamente a quanto avviene di solito, con l’esponente di spicco che si fa attendere, i lavori sono iniziati con una puntualità svizzera, alle 18.

Silvia Di Stefano ha ricordato che l’assemblea regionale del Partito democratico il prossimo febbraio svolgerà le primarie per le elezioni del nuovo segretario, forse insieme a quelle per il candidato sindaco di Roma e per il candidato alla presidenza del IV municipio. Corbucci e Nanni hanno raccontato delle loro battaglie in Municipio e all’assise capitolina, degli abusi dei mondiali di nuoto e di un certo modo di amministrare la città per cui si cedono le ex aree mercatali, a volte molto pregiate a società di costruzioni che realizzano lauti guadagni avendone in cambio pochi appartamenti che non riescono a vendere in zone ultra periferiche della città.

Poi è iniziato l’intervento dell’europarlamentare, particolarmente atteso. Non capita tutti i giorni di poter avere testimonianza diretta di quanto avviene a Strasburgo, figuriamoci in un municipio grandissimo si, ma considerato “periferico” rispetto ad altri. Oggi come oggi l’argomento “Europa” è molto sentito, visto che è nel suo nome che ci vengono chiesti ed imposti sacrifici importanti.

Parla velocemente, senza sprecare tempo né una parola più del necessario, l’eloquio allenato anche dal fato di essere un affermato avvocato specializzato in diritto del lavoro.

«Per descrivere la nostra situazione in Europa, partirei da due fotografie, indicative. La conferenza stampa Merkel-Sarkozy, con la risatina rimasta famosa e poi un’altra conferenza stampa dove c’erano tre persone sullo stesso piano: Merckel, Sarkozy e Monti.

Nel giro di qualche giorno l’Italia si è trasformata, almeno nella forma, ed è tornata ad avere un ruolo centrale, il ruolo che gli è stato riconosciuto quando ha co-fondato la comunità europea insieme alla Germania e la Francia, ruolo che negli anni avevamo in qualche modo perso.

In pochi giorni, in poche settimane noi abbiamo riconquistato quell’affidabilità e quella credibilità che l’Europa pretendeva dall’Italia. In questo momento ci viene riconosciuta la nostra funzione di pontiere tra Francia-Germania e i paesi in difficoltà economica insieme a noi».

Il tempo scorre veloce, l’argomento è talmente interessante e vasto che nessuno interrompe per fare domande. «Ora c’è il problema di come quelle tre persone hanno intenzione di affrontare la situazione. L’Europa è arrivata a gestire questa crisi economico-finanziaria in maniera impreparata, senza la forza politica che doveva accompagnarsi alle scelte economiche e finanziarie che sono state fatte negli anni. Nel 1992 Jacques Delors diceva che la banca centrale europea contava 340 milioni di utenti ed era impensabile che non vi fosse l’accompagnamento di precisi e forti impegni politici. Dal 92 ad oggi di costruzione politica dell’Europa se ne è vista ben poca. Arriviamo quindi alla crisi economica attuale sommandola alla crisi strutturale che già c’era. Questa attuale però non è l’Europa di Khol, Mitterand e Delors ma è quella di Merkel, Sarkosi e fino a qualche giorno fa di Berlusconi. E’ differente la classe dirigente che affronta la crisi. Basta ricordare che se avessimo aiutato la Grecia un anno fa ci sarebbe costato la metà di quanto ci sta costando adesso. Se la Germania avesse sciolto il nodo degli aiuti finanziari alla Grecia avremmo evitato di bruciare in due settimane diciassette miliardi di euro e li abbiamo bruciati semplicemente perché bisognava attendere le elezioni in alcune regioni tedesche. Abbiamo un’Europa poco politica, leadership internazionale in difficoltà e stati nazionali che di fronte alla crisi invece di affidare un pezzo della loro sovranità nazionale se la riprendono, in particolare due grandi stati che in qualche modo si impegnano a fare da soli.»

Anche le curiosità riguardo la figura del premier Monti vengono anticipate. « Monti diventa determinante. Quei tre in comune non hanno nulla, la loro visione dell’Europa è profondamente diversa. I premier francesi e tedeschi pensano di poter fare da soli, l’italiano è un convinto europeista, che ha fatto il commissario europeo per anni, vuole la collegialità. L’apporto dell’Italia in questo caso è di arricchimento di quelle scelte che i capi dei due grandi stati non hanno fatto fino in fondo. Ne cito alcune. Noi siamo qui in bilico a decidere se fare o no il fondo salvastati, siamo in bilico a decidere se fare o no gli eurobond, che sono mettere insieme il debito degli stati nazionali, darlo in qualche modo all’Europa e a cercare di garantire che tutti gli stati, nessuno escluso, possano affrontare la crisi e magari anche superarla. C’è anche una difficoltà di individuazione della strategia e di individuazione della visione. La Merkel crede nell’Europa ma ne vuole il controllo, non è pronta a fare il passo di affidarsi ad un’Europa che mette insieme gli stati, si prende impegni politici e assume responsabilità verso gli altri stati membri. L’ingresso improvviso, voluto dell’Italia, è fondamentale.»

Sul diverso modo di reagire alla crisi dei stati membri, la Serracchiani dice «la crisi economico-finanziaria ha colpito tutti i paesi non soltanto quelli europei. Ognuno dei nostri 27 però ha reagito in maniera diversa. La Polonia ha un tasso di crescita superiore alla Germania. La Svezia è addirittura in crescita. Il Financial Times ha addirittura premiato il ministro svedese che per primo ha letto la crisi, ha bloccato i bonus alle banche e ha cominciato a fare quelle azioni che a noi vengono chieste tutte insieme, all’improvviso. Dobbiamo chiederci perché in questi ventisette stati ce ne sono molti che hanno una difficoltà economica superiore alla nostra, non solo la Grecia ma anche Portogallo, Spagna e Irlanda ma la Bce ha scritto solo a noi? Questo è un problema più politico. L’Italia è uno stato che aveva già promesso quegli interventi , in tre anni abbiamo fatto tredici manovre, dicendo sempre che eravamo pronti a fare le grandi riforme, avevamo già promesso che le avremmo fatte ma poi in realtà non è stato così. La banca centrale europea scrive proprio a noi perché in qualche modo sembravamo trascurare la questione, bastava prendere un qualsiasi giornale italiano per convincersi che la crisi non c’era.

Qualcuno ha reagito meglio. Viene da domandarsi cosa questi stati hanno fatto che non è riuscito a noi. La Spagna in campagna elettorale. ha spostato le tasse dal lavoro al capitale, ed è nel nostro paese un fatto che non è stato preso neppure in considerazione. Noi non abbiamo fatto la patrimoniale. Ora ne possiamo parlare liberamente, ma fino a qualche mese fa non si poteva neppure utilizzare il termine. In questo senso spero che monti vada fino in fondo con i tre requisiti rigore, equità, crescita. Che vanno messi insieme, non tenuti distinti. Rigore, se fai delle azioni che deprimono, devi fare un azione altrettanto equa. In Europa la patrimoniale è di due tipi, straordinaria con un aliquota più alta ma limitata nel tempo o più bassa ma in vigore per più tempo. Sarcozy  aveva promesso che l’avrebbe eliminata ma appena eletto ha detto ora non si può. In Francia si tassa tutto il patrimonio ma per loro è più semplice, non hanno il tasso di evasione che c’è da noi, che tassiamo solo l’immobiliare perché è quello più difficile da nascondere. Va bilanciata tenendo in considerazione anche la liquidità, con equità va valutato anche il reddito della persona perché essere proprietario di immobile non significa automaticamente avere la liquidità per pagare. Se queste scelte le avessimo fatte per tempo ora ci sembrerebbero più accettabili.»

Altro punto dolente da spiegare, le pensioni. «In Europa si dice che il nostro sistema pensionistico tiene, ma tiene nel lungo periodo, per i prossimi quindici anni no, perché c’è il peso delle pensioni di anzianità di chi ha iniziato a lavorare molto giovane e che, accumulato li anni di contribuzione, sta andando in pensione. Nel tempo sono sempre di meno quelli che hanno iniziato a lavorare presto, se si è 25 anni e molti di quelli che cominciano ora non accedono neppure all’inps ordinaria ma alla gestione separata. Il peso c’è ora. Ci sarà un aggiustamento? Molti sono gli interventi da fare prima di toccare le pensioni, ma se si decide di fare questo, le opzioni che più probabilmente verranno richieste all’Italia sono l’innalzamento dell’età già previsto per il 2026 e il passaggio al metodo contributivo, si abbassa un pochino la pensione ma diventa più equa, poi la flessibilità in uscita, cioè il lavoratore decide quando vuole uscire più lo fa prima più ne prende di meno. Ancora si possono eliminare tutte le pensioni privilegiate che esistono in questo paese. Potevamo farlo dieci anni fa, quando c’erano le condizioni economiche».

Sui problemi del sistema Italia il suo pensiero è «Al di la della crisi economica, il paese ha un problema di competitività rispetto agli altri i.. qui l’energia elettrica costa il 26 per cento in più della media europea, il carburante subisce due accise, mancano le infrastrutture e trasportare merci costa il 20 per cento in più. C’è un eccesso di burocrazia. L’ Eeuropa batte sulla competitività.»

Sul costo del lavoro: «Si dice che in Italia il costo del lavoro è troppo elevato per cui non si fa impresa. In parte è vero ma come mai in Germania il lavoro costa di più e gli stranieri vanno a mettere li le lori imprese? Ci vanno perché il paese è più competitivo. C’è anche un problema culturale per cui da noi i lavoratori sono sempre un costo per cui se una azienda deve abbattere i costi la prima cosa che fa è tagliare il personale. Perché noi siamo ancora convinti che un lavoratore che viene specializzato in quell’azienda e viene fidelizzato costa molto di meno di quanto costi cambiare in continuazione dipendenti. E da altre parti l’hanno già capito. In Italia è complicato capire che il mercato del lavoro va riordinato perché non è normale che se io decido di assumere una persona ho trentaquattro forme diverse contrattuali per farlo. »

L’intervento politico come esponente del Pd

«Ora abbiamo un governo tecnico, ma i governi non sono mai tecnici, sono politici. Monti ha fatto il commissario in Europa per dieci anni alla concorrenza al mercato unico e ha aperto una procedura di infrazione alla concorrenza a Microsoft. Mettere insieme ventisette teste diverse non è roba da tecnici ma da politici. E comunque, se se questi faranno le cose fatte bene, perché dopo dovrebbero rimettere il paese in mano alla “politica”?

Dobbiamo seguire passo passo tutto quello cha andrà ad accadere perché non sarò sufficiente se la politica non avrà l’ambizione di cambiare il modello culturale nel quale questo paese vive. Dobbiamo tornare a dire questo è uno Stato,  è una comunità, una nazione con il rispetto delle istituzioni, l’etica. Alcuni hanno detto ad esempio che l’appello che ha fatto il presidente alla necessità di dare la cittadinanza ai giovani che si sentono  italiani, che nascono in Italia da famiglie straniere, non è una priorità perché ora c’e altro da fare. Questo può riguardare il governo Monti perché deve fare delle scelte economiche ma non può riguardare la politica che deve fare delle modifiche al modello culturale. Possiamo fare due scelte; mettere quelle persone ai margini della società e non considerarli italiani ma quando si mettono le persone ai margini delle società quelle si incattiviscono e diventa difficile conviverci, oppure che diventino italiani, che ci sia un possibilità di assumersi i diritti ma soprattutto i doveri di essere cittadini italiani. Perché allora si costruisce un paese diverso. Ci aspetta una campagna elettorale dura, perché chi ha fatto una scelta vergognosa di mettersi all’opposizione, per tenere il proprio consenso elettorale, mi riferisco alla lega nord, che poi non ha avuto neppure il coraggio di portarci fuori da una situazione difficile. Quella forza politica farà solo un tipo di campagna elettorale: no all’ Europa, salviamo gli italiani mandiamo via gli immigrati, salviamo il nord togliamo il sud. Il nostro è l’unico paese europeo che durante la crisi ha tagliato scuola, sanità e ricerca. E anche qui la volontà politica era chiara, un popolo ignorante si governa molto meglio. Tutte queste cose le sentiamo nostre ed è una battaglia da fare in questi quindici mesi, dove la politica deve appoggiare questa sfida economica ma deve avere l’ambizione importante di tornare ai valori dell’etica. Quello che sta succedendo a questo paese è che sta tornando normale. Non è un pese normale quello che si stupisce se il presidente del consiglio va a vedere una mostra, si mette in fila e paga il biglietto. Non è neppure normale un paese che si stupisce se il presidente del consiglio potendo scegliere tra due aerei uno più grande e uno più piccolo sceglie quello più piccolo. Come non è normale aprire il giornale e trovare uno ricco che dice fatemi pagare più tasse. Dobbiamo ritrovare la normalità. Le battaglie sindacali sulla dignità del lavoro, sulla sicurezza. Dobbiamo recuperare la normalità. Dobbiamo impegnarci tutti a stare sul territorio marcando la differenza tra noi e gli altri per governare al meglio dove già lo facciamo e tornare dove non siamo più. Se vogliamo tornare in Europa dobbiamo farlo a testa alta.»

* * * *

Dopo l’intervento a “Il futuro è oggi” Debora Serracchiani ha accettato di rispondere ad alcune domande poste da www.europagiovani.com

(per leggere l’intervista completa copiate l’indirizzo http://www.europagiovani.com/index.php?module=loadRubriche&IdCategoria=25&IdRubriche=307  )

Luciana Miocchi

Habemus aquam!! Finalmente attivata la fontana di via Sant’Antonio di Padova

7 Dic

ecco la prova: l'acqua ora c'è!!

È terminata l’odissea della fontanella pubblica che si trova davanti la chiesa di Sant’Antonio di Padova a Settebagni. Apprezzatissima nel quartiere specie durante la stagione calda, proprio in una notte della scorsa estate era stata trafugata da ignoti – così si disse – dopo che era rimasta a lungo con il flusso al minimo in seguito all’urto di un veicolo: per diverse settimane rimase solo il tubo nudo che somigliava molto da vicino ad una pianta secca. Però continuava a stillare quel filo d’acqua prezioso specie per i due chioschi, uno di fiori e uno di prodotti ortofrutticoli, che si trovano sul marciapiede antistante e non hanno allaccio alla rete idrica. Di sicuro meglio che niente: «Mi arrangio come posso raccogliendo con un secchio quel poco che esce» aveva detto la fioraia Dina. A fine agosto sembrava si fosse compiuto il miracolo: in un paio di giorni fu installato un nuovo “nasone” simile a quello scomparso e provvisto addirittura di base in marmo. Un piccolo capolavoro rimasto però all’asciutto fino a questa mattina, quando l’acqua è tornata a sgorgare copiosa. «Mi sembra un miracolo – afferma raggiante Dina – ci sarebbe da stappare una bottiglia di spumante». Quali difficoltà tecniche o burocratiche abbiano impedito per tutto questo tempo la semplice apertura di un rubinetto rimane un mistero. Della vicenda si sono occupati per lungo tempo,  fino ad arrivare alla felice conclusione,  l’assessore municipale all’ambiente Antonino Rizzo ed il consigliere Marco Bentivoglio, entrambi Pdl. Hanno prodotto un corposo carteggio con l’Acea Ato 2 ma delle motivazioni ufficiali per il mostruoso ritardo non v’è traccia. Sembrerebbe, il condizionale è d’obbligo, vista l’assenza di riscontri per iscritto, che abbiano influito i lavori di potenziamento idrico effettuati lungo la Salaria, che in questi mesi hanno determinato un calo della pressione anche all’interno delle abitazioni poste più in alto. Chiusa, probabilmente, per non deprimere ulteriormente la spinta verso le case. Una storia da custodire con geloso segreto per non compromettere la sicurezza nazionale, insomma.

Rimane ancora irrisolto il giallo della fontanella contesa all’interno del piazzale tra l’alimentari, l’edicola e il bar…

Alessandro Pino e Luciana Miocchi

Guardala la crisi: tutti all’assalto di giacconi firmati e cellulari ultimo grido – di Alessandro Pino

3 Dic

Mentre la parola “crisi” è all’ordine del giorno e la litania delle famiglie che non arrivano a fine mese viene ripetuta come un rosario, capita di assistere a spettacoli che invece darebbero ragione a chi invoca e impone tagli e sacrifici perché “i soldi ci sono”. È di pochi giorni fa la notizia che in diverse città italiane le sedi di una storica catena di grandi magazzini, presso le quali era stata annunciata la vendita a prezzo stracciato di giacconi firmati, sono state invase da folle oceaniche di predatori dell’affare perduto. In un caso la ressa è stata tale da creare problemi di ordine pubblico al punto che si è stati costretti ad annullare la vendita speciale. Scene simili si sono registrate durante la recente inaugurazione del nuovo punto vendita romano – zona Ponte Milvio – di un noto marchio di negozi di elettronica, preso d’assalto da una massa di invasati molti dei quali accampatisi la sera precedente, attratti dagli sconti pubblicizzati per il primo giorno di attività. Particolarmente appetiti erano i cento esemplari promessi del telefono cellulare più famoso del mondo, venduti a un prezzo molto inferiore a quello di listino ma in ogni caso non indifferente (circa quattrocento euro, la rata  media di un mutuo). Le cronache hanno riferito di scene da Presa della Bastiglia, con vetrine infrante e colluttazioni per portarsi a casa qualcosa, magari per la sola soddisfazione di acquistare a prezzo scontato un oggetto di cui probabilmente non si aveva affatto necessità. Se  le conseguenze si fossero limitate a questo, poco male. Il fatto è che l’abnorme afflusso di persone – e quindi di veicoli – ha creato ingorghi mostruosi anche ben oltre la zona in cui si trova il negozio, casomai solitamente ci fosse poco traffico. Per tentare di governare in qualche modo una situazione rapidamente congestionatasi la Polizia di Roma Capitale ha dovuto fare intervenire in tutta fretta duecento unità ma ormai la frittata era fatta e il caos si era impadronito di Roma Nord, come già accaduto in altri quadranti in occasioni analoghe. Proprio per questo molti hanno giudicato poco avvedute le parole del sindaco Gianni Alemanno secondo cui tutto ciò non era prevedibile. Polemiche a parte, resta il fatto che questi comportamenti sarebbero stati ammissibili nel caso si fossero distribuite gratuitamente bistecche e pacchi di pasta ma non per la vendita di beni superflui e – specialmente nel caso dell’elettronica di consumo – dalla rapida obsolescenza: basti pensare che a fine giornata pare sia stata acquistata merce per un valore di circa due milioni di euro. Nessuno stupore però se uscisse fuori che buona parte di quella cifra sia stata anticipata con finanziamenti accesi da chi effettivamente ha difficoltà economiche ma non rinuncia a mettersi in casa gli ultimi ritrovati della tecnologia. Come dire: saremo più poveri, ma gonzi uguale.

Alessandro Pino

 

Studenti occupano l’ingresso del IV Municipio – di Natascia Grbic

3 Dic

La mattina del 2 dicembre circa 500 studenti di gran parte delle scuole del IV municipio, si sono dati appuntamento alle nove del mattino a piazza Sempione, per poi muoversi in corteo.

Scopo della manifestazione, la denuncia delle condizioni edilizie disastrate in cui versano molte scuole della zona, la contrarietà alla legge Gelmini e al neogoverno Monti. «Vi sono classi sovraffollate e assolutamente fuori da ogni norma di sicurezza e in molti casi mancano…(prosegui la lettura su

http://natasciagrbic.wordpress.com/2011/12/02/studenti-occupano-lingresso-del-iv-municipio/  )

Asl di Settebagni: il servizio proseguirà con più regolarità, parola del dirigente Cristofanelli

2 Dic

Giovedì 25 novembre anzichè chiudere i battenti come da orario esposto al cancello, lo sportello Asl di via salita della Marcigliana, a Settebagni, già decimato nei servizi offerti ma ancora funzionante a furor di popolo per un solo giorno a settimana per i prelievi e le prenotazioni del Cup, chiuse alle dieci e trenta, repentinamente e senza dare una minima spiegazione agli utenti presenti, se non quella che era giunto il termine dell’orario di apertura al pubblico.

Immediate le proteste, anche presso gli studi dei medici di base, che nel quartiere da sempre sono un saldo punto di riferimento per la popolazione, in gran parte anziana. Valanga di segnalazioni anche alla presidente del comitato di quartiere di Settebagni, Domenica Vignaroli, che dalla linea telefonica della sua attività commerciale ha tentato di mettersi in contatto, inutilmente, con il direttore della Asl dalla mattinata stessa e  per tutta la settimana, fino a che ieri non ha ottenuto risposta. Per coincidenza, anche il consigliere municipale Riccardo Corbucci, Pd, ha riferito di essere riuscito a raggiungere telefonicamente il funzionario soltanto questo giovedì. Entrambi sono stati rassicurati che il servizio proseguirà ma non è stata data giustificazione del perchè il 25 novembre si dava l’orario di chiusura alle 10,30,  contrariamente a quanto scritto sulla targa apposta al cancello d’entrata. Alla domanda diretta della signora Vignaroli veniva indicato nel malfunzionamento del riscaldamento il motivo dell’anticipo. Peccato che i cittadini di cui ha raccolto le doglianze non ne abbiano fatto cenno alcuno nel racconto delle loro disavventure, anzi qualcuno si è lamentato del rifiuto netto a fornire spiegazioni.

In altre occasioni gli utenti le avevano segnalato i continui salti di tensione e di scollegamento della rete informatica, dovuti a sovraccarico, perchè i riscaldamenti erano assicurati dalla corrente elettrica, altre volte i disagi sono stati patiti dai tanti utenti anziani costretti ad aspettare molto tempo al gelo per mancanza totale degli stessi.

A voler malignare sulla serie continua di piccoli imprevisti, ritardi, disservizi, si potrebbe pensare che tutto ciò sia in qualche modo finalizzato ad indisporre l’utenza, a scoraggiarla dal richiedere servizi e a rivolgersi altrove. Uno dei motivi per cui si è tentato di chiudere la struttura, infatti, è l’asserito basso utilizzo, mentre più e più volte i cittadini sono stati rimandati indietro perchè l’orario dei prelievi era terminato e c’era ancora la coda per farseli fare. Spesso è stata data la colpa agli stessi impiegati del presidio, che verrebbero qui malvolentieri, perchè è un sito lontano dalla asl di via Rovani e perchè devono utilizzare i mezzi privati per giungere sul posto di lavoro senza che nessuno gli rimborsi la benzina. Come la maggior parte dei lavoratori italiani, del resto. Vero è che nelle vicinanze non c’è un punto di ristoro, che questa estate avevano chiuso perfino la fontanella che si trova sulla via e che all’interno dei locali non è istallato nemmeno un distributore automatico di alimenti e bevande, anche se più volte richiesto, ma questa sarebbe una mancanza di facile risoluzione. Sembrerebbe un posto inospitale dove lavorare, insomma. Qualcuno si è lamentato perfino che dalle finestre si vede solo campagna e ferrovia. Bel discorso da fare a chi qui ci è nato e vissuto. Soprattutto, un discorso a cui devono essersi date delle risposte differenti i costruttori dell’edificando “Colli della Marcigliana”, se hanno deciso di investire in un complesso residenziale proprio qui, con la prospettiva di contribuire a far aumentare di molto la concentrazione abitativa nel quartiere.

Insomma, anche per questa volta i sia pur ridotti all’osso servizi del poliambulatorio della Marcigliana sono salvi, almeno fin al prossimo imprevisto-rotturaditubazioni-caloditensione-periodoestivo. La combattiva signora Vignaroli ha paventato manifestazioni ad oltranza mentre i politici legati al territorio sono più diplomatici nelle parole, ma il centro del discorso rimane sempre lo stesso. Se non si usa, si chiude. I residenti, ricordiamo che il bacino di utenza arriva a Castel Giubileo e a Fidene, territori storicamente legati tra loro, non mollano, sono decisi a difendere il presidio periferico e non capiscono perchè, a parità di tasse pagate con chi risiede in zone più centrali, debbano essere sempre i primi a sopportare i tagli. Che dall’amministrazione venga un segnale, quel poco che è rimasto almeno venga garantito con continuità.

Luciana Miocchi

indagini sull’aggressione ai cinque militanti di sinistra del tre novembre: eseguito il mandato di custodia cautelare in carcere per Alberto Palladino, accusato di aver partecipato al pestaggio

1 Dic

E’ l’agenzia OMNIROMA, nel pomeriggio di ieri, a battere per prima la notizia, ripresa pari pari dai maggiori quotidiani e siti di informazione,  dell’arresto da parte deil Ros e del Comando Provinciale di Roma di  Alberto Palladino, leader di Casapound Italia,  in seguito alle indagini  per l’aggressione ai danni di cinque persone, quattro ragazzi del movimento Giovani Democratici e Paolo Marchionne, capogruppo Pd nel consiglio del municipio di Montesacro, avvenuta attorno all’una di notte del 3 novembre scorso in zona di Prati Fiscali. Il gruppetto stava attaccando i manifesti per un’iniziativa politica quando fu accerchiato da una quindicina di  15 persone a volto coperto e armate di bastoni e altri oggetti atti ad offendere. Il pestaggio venne interrotto  dall’intervento tempestivo di una pattuglia dei Carabinieri che si trovava da quelle parti per una coincidenza fortuita. Il bilancio alla fine fu di due braccia rotte, traumi cranici, contusioni e svariati punti di sutura, ricoveri in osservazione per tutti. Il provvedimento di custodia cautelare, eseguito al rientro del Palladino da un soggiorno in Thailandia iniziato qualche giorno dopo l’evento di cui è accusato di aver partecipato. Le indagini condotte hanno portato ad acquisire ” elementi di certezza della partecipazione di Alberto Palladino all’aggressione, peraltro unico del gruppo aggressore rimasto volutamente a volto scoperto”.

Immediate le reazioni a mezzo comunicati stampa.

Questo è quello emesso da Casapound Italia: «Riteniamo gravissimo e del tutto ingiustificato l’arresto di Alberto Palladino per l’aggressione del 3 novembre scorso a Prati Fiscali, arresto avvenuto sulla base di un unico indizio a suo carico: le dichiarazioni di Paolo Marchionne, che ha detto di averlo riconosciuto tra gli aggressori. D’altra parte Marchionne, capogruppo del Pd in IV Municipio, effettivamente lo conosce bene: Palladino è il responsabile di CasaPound Italia in IV Municipio, è l’animatore dell’occupazione di Val d’Ala, contro la quale Pd e centri sociali hanno organizzato cortei non autorizzati e alimentato la ‘rivoltà in strada, ed è stato l’obiettivo principale di una strategia diffamatoria finalizzata a estromettere Cpi dalla vita politica del quartiere. Strategia che talvolta è sfociata in episodi violenti, quando non in vere e proprie intimidazioni, come nel caso dell’attentato incendiario messo a segno alcuni mesi fa proprio sotto casa di Palladino». Lo afferma il presidente di CasaPound Italia Gianluca Iannone. «D’altra parte – sottolinea Iannone – nel caso di specie, non solo sono assenti i gravi indizi di colpevolezza, ma non sono riscontrabili nemmeno le esigenze cautelari che possono giustificare un arresto: Palladino è partito per la Thailandia non certo per sottrarsi alla giustizia, visto che all’epoca non risultava nemmeno indagato, ma per partecipare a una missione umanitaria, programmata da tempo sia nella data di partenza che in quella di rientro, nell’ambito di un progetto di solidarietà a cui partecipa da anni. Né, rispetto all’episodio in questione, potrebbe in qualche modo inquinare le prove. Quanto al pericolo di reiterazione del reato, è un rischio inesistente. Palladino è un giovane incensurato, impegnato da anni in politica e in attività di volontariato». «Apprendiamo con stupore infine – conclude Iannone – che in uno Stato di diritto come il nostro sono le forze di polizia e non la magistratura a decidere dell’innocenza o della colpevolezza di chi non è nemmeno un imputato, ma ancora un indagato: fa specie leggere infatti sulla nota dei carabinieri che siano stati acquisiti ‘elementi di certezza della partecipazione di Palladino all’aggressione».

Nel Pd la questione è molto sentita. I comunicati sono numerosi. Di seguito, alcuni tra i tanti

Riccardo Corbucci, vicepresidente del consiglio municipale di Montesacro, membro del gruppo consiliare del Pd: “Un plauso alle forze dell’ordine che oggi hanno proceduto all’arresto dell’esponente di Casapound Alberto Palladino, accusato dell’aggressione ai danni del capogruppo Pd in IV municipio e dei giovani democratici che stavano affiggendo manifesti contro le mafie in via dei Prati Fiscali. Allo stesso modo destano grande preoccupazione le parole di Casapound che mettono in luce in un comunicato stampa come l’unico indizio a carico dell’arrestato siano le dichiarazioni del capogruppo Paolo Marchionne a cui va il mio forte abbraccio e che viene quindi additato quale responsabile dell’arresto. In realtà la nota dei carabinieri mette in evidenza come siano stati acquisiti elementi di certezza della partecipazione di Palladino all’aggressione, circostanza che sarà certamente anche confermata in sede processuale” 

Il consigliere del Pd Dario Nanni membro della commissione sicurezza del Comune di Roma: «L’arresto di Alberto Palladino per l’aggressione a Paolo Marchionne e ai giovani del PD del IV municipio, confermano le pessime frequentazioni del Sindaco di Roma. L’ esponente di spicco di Casapound, accolto e coccolato in Campidoglio insieme alla sua associazione ha ricevuto nei mesi scorsi sponsor e sostegni a favore di iniziative di dubbia utilitá. Chiedo al Sindaco che sia interrotta immediatamente qualsiasi iniziativa a favore di Casapound e dei suoi affiliati. Al tempo stesso auspico la costituzione di parte civile del comune in difesa e a sostegno di un consigliere municipale democraticamente eletto»

Nicola Zingaretti, presidente della Provincia di Roma: «Ringrazio le Forze dell’Ordine per l’arresto del militante di destra di Casapound accusato di aver aggredito e malmenato a colpi di spranga qualche settimana fa dei giovani militanti del Pd che stavano affiggendo manifesti nel IV Municipio di Roma. Ora la Magistratura accerterà le sue responsabilità in via definitiva. È importante ribadire con forza per l’ennesima volta che a Roma deve essere garantita la possibilità, a tutti gli schieramenti, di poter esercitare la propria attività politica serenamente e senza essere oggetto di violenze e intimidazioni»

Al momento, non risultano essere pervenuti comunicati dalla maggioranza municipale né da quella comunale

Luciana Miocchi